Sage vom Fliegenden Holländer

di WarHamster
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Introduzione:  Era il 1964 quando mi iscrissi a medicina a Barkley, il campus mi sembrava solo una bolgia caotica, ma ero giovane e pieno di voglia di vivere e avevo finito per convincermi che la laurea si prendesse coi festini e i raduni delle confraternite. Anche il mio compagno di stanza la pensava così, era uno spirito libero, lui, una specie di pirata.
Avvertimenti: linguaggio colorito
Memories contest: una volta il mio migliore amico mi ha detto “ti amo”. Non ho mai avuto il coraggio di chiedergli spiegazioni su quelle parole e il tempo mi ha tolto la possibilità di farlo.
Note dell’autore: questa shot è ambientata nel 1993 e si muove tra il ’64 e il ‘69 anno in cui Jake e Mikk hanno frequentato l’università. Mikk è olandese (Van Hofwegen è un cognome prettamente dutch) e il titolo stesso significa “Olandese Volante” in olandese. Le due canzoni citate sono degli immensi Rolling Stones e la frase incisa sulla lapide è del buon Bill Wyman (che ha lasciato gli Stones nel ’92, mentre Brian Jones -pace all’anima sua- se n’è andato nel ’69), la citazione significa “Tutto il divertimento l’ha lasciato”.
Buona lettura.

 
 

Sage vom Fliegenden Holländer

 

 
 
Mentre camminavo tra quelle graziose siepi che facevano sembrare il posto più un giardino all'italiana che un cimitero, di certo non pensavo a te, Mikk.
Posso quindi dire che sia stata una sorpresa incontrarti, non che vi sia molto di sorprendente nel trovare una lapide in un luogo di sepoltura, ma la tua, proprio la tua, davvero non me l'aspettavo.
 
Mikael Van Hofwegen
23-12-1944 ~ 15-5-1975
 
Per gli amici Mikk, per il resto del campus "L'Olandese Volante".
Quanto ti piaceva quel soprannome, lo sfoggiavi come un girocollo di perle, era la tua arma con le ragazze, quella fama da pirata. Quante di loro ti hanno visto per quello che eri davvero, Mikk?
Credo proprio nessuna, ma io, dannazione, io sì. Non c'ero quando te ne sei andato, ma ero un attento spettatore della tua vita.
 
Cinque anni. In cinque anni ne ho viste di cose. Ti ho sentito berciare Route 66 da ubriaco, ogni dannato sabato sera, e dal '65 in poi le mie mattine sono cominciate con te che cantavi Satisfaction sotto la doccia. Cazzo se eri stonato, Mikk, ma non te l'ho mai detto, tanto non avresti smesso di cantare comunque.
Andavi in giro con quel tuo stupido chiodo e quella bocca rossa, enorme, cucita sulla schiena e ogni sera, ogni dannatissima sera, lo lasciavi sul mio letto, appena prima di buttartici sopra anche tu.
Dimmi Mikk, lo sapevano quelle ragazze che avevi paura di dormire da solo? No, non credo proprio, ma io sì.
E ti ho mai cacciato via? Nemmeno una volta.
E lo sai perché, Mikk? No? Beh, diavolo, nemmeno io lo so. Forse perché mi piaceva essere l'unica ancora di salvezza per un tipo come te, un grande, uno di successo: L'Olandese Volante, quello che aveva scambiato l'università per un parco divertimenti; quello che diceva mille cose al secondo, che non aveva un filtro tra bocca e cervello, quello che una sera – dopo essersi tuffato ancora vestito nel mio letto – aveva detto "Ti amo, Jake" e poi se n'era dimenticato, come ci si dimentica dell'ombrello prima di uscire di casa, come ci si dimentica del libro di statistica medica il lunedì mattina.
Ci hai mai ripensato a quella sera? Ti sei mai chiesto perché ti guardavo sempre come se mi aspettassi qualcosa?
 
Dopo cinque anni ero stufo di aspettare una risposta che non sarebbe arrivata e mi sono sposato, con una ragazza per cui "L'Olandese Volante" era una nave fantasma, o al massimo un’opera lirica. E sai, con lei sono riuscito a essere felice, a dimenticarmi di quella spiegazione che aveva aspettato per così tanto.
Illusioni, tutte illusioni, in fondo la cercavo ancora, ero convinto che il tempo me l'avrebbe riportata, come il mare riporta i tronchi degli alberi dopo un uragano.
Poi, due anni dopo aver sposato Mary, il giorno del mio compleanno, ho aperto il giornale e lì, nella pagina dei necrologi, quella che non guardavo mai, c'era il tuo nome.
 
Ne danno il triste annuncio amici e parenti tutti.
 
No, tutti no, io non annunciavo un bel niente, io non sapevo nemmeno che fine avessi fatto da quando avevamo finito l'università, sei anni prima. Quello che sapevo per certo, era che non avrei mai più ricevuto la mia spiegazione.
 
Che amara scoperta questa tua tomba, Mikk, avrei preferito non vederla mai, avrei preferito ricordarti come una foto fra i necrologi – quella che ho ritagliato e tengo nel portafoglio – come quello che s'infilava nel mio letto per non dormire da solo.
 
All the fun has gone out of it.
 
Sulla tua lapide non potevano che esserci i Rolling Stones, chissà cosa diresti scoprendo che Bill Wyman li ha lasciati l'anno scorso. Ti ho pensato quel giorno, mi sono proprio chiesto "Chissà cosa avrebbe detto Mikk", magari avresti pianto, come quando é morto Jones. Chi lo sa.
 
 
 
«Tesoro, chi é questo ragazzo?».
Mary mi appoggia una mano sulla spalla.
Lei non sa chi é l'Olandese Volante.
 
«Un amico. Solo un vecchio amico».
Solo un vecchio amico, che cantava sotto la doccia, dormiva nel mio letto, diceva "Ti amo" e se ne dimenticava.




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