Simon's Mind

di My_Name_Is_Toby
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Simon Lewis era sempre stato un ragazzo gentile ed educato; era uno di quei bravi ragazzi dalla faccia pulita che piacevano tanto alle madri.

Peccato che non fosse mai piaciuto un granché alle figlie delle madri: le ragazze preferivano di gran lunga un ragazzo che era tanta roba.

Un ragazzo come Jace Lightwood.

Quel Nefilim sprizzava bellezza e ironia da tutti i pori e poco interessava alle ragazze se le guardava con la faccia di uno che ti ha appena bruciato la casa.

Si trovava nello stesso Veselka dove si era seduto con Izzy il giorno del suo primo incontro con Camille, quello posizionato all'angolo fra Ninth Street e Secon Avenue.

Si ricordava che, quel giorno, Isabelle aveva attirato molte attenzioni camminando per la strada.

Si corresse quasi subito.

"Isabelle attira sempre l'attenzione della gente."
<< Cosa prendi? >>

La stessa cameriera di quel giorno lo stava guardando con gli occhi annoiati e leggermente assenti.

<< Un caffè, per favore.>>

<< Niente da mangiare?>>

Quello era davvero un dejavu bizzarro.

<< Solo un caffè, grazie.>>

Molti pensieri solleticavano la sua mente: senza il Marchio, Raphael avrebbe sicuramente cercato di farlo fuori il prima possibile.

Pensò a quando si era inficcato in quella situazione, ostinato a seguire Clary fino all'Istituno, fino alla festa di Magnus, fino alla Corte di Seliee.

Pensò a quella battaglia, che aveva fatto soffrire tutti, nessuno escluso.

Clary non era l'unica che aveva perso molto. C'erano anche Alec, Magnus, Maia, Luke, Jordan, Jocelyn, Isabelle....

Isabelle.

Simon doveva ammettere che, quando lei gli aveva lasciato quel bigliettino in cui gli cheideva di aiutarla, si era fiondato giù dalle scale senza neanche pensare.

Quando lei lo aveva baciato, si era sentito felice.

Quando lei aveva iniziato una frase, mai conclusa, con << Io...>> lui era rimasto leggermente deluso non sentendola dire << Ti amo>> oppure semplicemente << Ti voglio bene>>.

Con Clary era tutto diverso: lei era tranquilla, Izzy no.

Izzy di notte scalciava e si dimentava.

Un secondo prima erano avvolti in uno di quelli che Iz avrebbe definito abbracci platonici, due secondi dopo lei gli aveva tirato un calcio alla gamba o un pugno in faccia.

Però non gli dispiaceva stare con lei: era una ragazza fantastica e stupenda.

Quando aveva avuto bisogno, lei era venuta per lui.

Quando si era sentita triste, si era fidata di lui e gli aveva chiesto di starle accanto.

Simon sapeva fin troppo bene quanto le fosse costata quella richiesta.

Simon sapeva poche cose riguardo a quello che stava succedendo con Iz.

L'unica cosa certa era che non voleva abbandonarla.





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