Disclaimer: Glee e
i suoi personaggi non mi appartemgono, così come la canzone
usata. Scritta perché certe volte mi piace farmi del male.
Avvertimenti:
Character Death. Songfic.
Note: OK, non
dovevo riesumare i vecchi cd. Ho trovato questa canzone e mi è
venuta fuori sta cosa. Ispirata da “Occhi di Speranza”
di Eros Ramazzotti, ho sempre adorato questa canzone anche se è
triste.
Ci si sente in fondo!
Ogni volta che chiudo gli
occhi ho paura.
Paura che sia l'ultima
volta, paura di non riaprirli, paura di quello che c'è dietro
le mie palpebre che presto resteranno chiuse per sempre.
Ma soprattutto ho paura di
riaprire gli occhi e non ritrovare i tuoi.
Invece no, anche stavolta
sei seduto accanto al mio letto a tenermi la mano. Si vede che sei
stanco, che stai facendo di tutto per non piangere e crollare davanti
a me, eppure non ti muovi da qui.
Sei una persona
meravigliosa, Kurt, è per questo che ti amo così tanto.
Riesci a sorridermi appena
ti accorgi che mi sono svegliato, passandomi lentamente una mano tra
i capelli.
Concentro le mie forze nel
ricambiare il sorriso, ti stringo la mano sperando scioccamente di
non lasciarla mai. Probabilmente sarà così, il mio
“mai” al momento è un periodo di tempo piuttosto
limitato.
Lo sento, nei muscoli che
protestano per ogni minimo movimento, nel respiro che si fa sempre
più difficoltoso. E devo ringraziare tutta la morfina che ho
in circolo per questo. I medici ormai non possono fare più
niente tranne che calmarmi il dolore.
Sento mio padre
avvicinarsi, ma non stacco gli occhi dal tuo viso. Annuisco appena
quando mi dice che andrà a chiamare mia madre. Lei non ce la
fa a stare qui. La capisco, non gliene faccio una colpa. Deve essere
dura vedere come la vita mi stia abbandonando così in fretta e
non poter fare niente. Sono il suo bambino, e gli sto scivolando via
dalle dita come sabbia.
Quasi non posso credere
che siano passati solo un paio di mesi da quando abbiamo vinto le
nazionali. Sembra una vita fa, e forse lo è davvero. Un altro
tempo, un'altra vita. Prima di quella strana stanchezza, prima dei
cali di pressione e degli svenimenti, del letto d'ospedale e di tutte
quelle analisi, quando ancora non sapevo che sulla mia testa pendeva
una sentenza di morte.
Siamo proprio come foglie,
vero Kurt? Io sto già volando nel vento e sto per posarmi a
terra. Tu no, tu sei il bocciolo di un fiore che sta per aprirsi al
mondo, già bello ma che promette di diventare meraviglioso. Il
mio rimpianto più grande è proprio il fatto che non
sarò lì per vederti brillare sempre di più.
Quasi mi scappa una
lacrima al pensiero, ma mi trattengo. La sento fermarsi tra le mie
ciglia, esitante. Sbatto subito le palpebre per cacciarla via, non
voglio che tu mi veda piangere ancora, non adesso. Ho troppo poco
tempo per sprecarlo con le lacrime. Voglio solo riempirmi lo sguardo
di te, non riesco a pensare ad altro.
I tuoi occhi Kurt, i tuoi
occhi sono tutto il mio mondo.
La prima volta che li ho
visti erano chiari, luminosi e sgranati dallo stupore. Azzurri come
il cielo d'estate.
Su quello però mi
sbagliavo, non sono semplicemente azzurri. A volte mi perdevo a
guardati anche solo per capire di quale sfumatura fossero quel
giorno. Era come guardare una notte stellata in montagna, quando il
cielo è così pieno di luci e stelle che non puoi fare
altro che stare fermo ad ammirarlo in silenzio.
Sono così
espressivi che a volte parlano per te, ed è un altro dei
motivi per cui non mi stancherei mai di fissarli.
Come si illuminano quando
sorridi per le piccole cose belle che succedono ogni giorno. O
sembrano in tempesta quando sei arrabbiato.
Erano colmi di speranza e
gioia incredula poco prima del nostro primo bacio.
La prima volta che abbiamo
fatto l'amore mi hai fissato per tutto il tempo e credevo sul serio
che il cuore mi sarebbe scoppiato da quanto mi batteva forte in quel
momento.
Mi ritengo fortunato anche
solo per aver potuto vedere un simile spettacolo.
Cerco di non pensarci
perché non voglio altre lacrime di tristezza e rabbia, voglio
andarmene con l'immagine dei tuoi occhi nei miei per un'ultima volta.
Solo che è
dannatamente dura lasciarti andare Kurt. Non vorrei mai smettere di
accarezzare la tua mano, ma presto, troppo presto, non avrò
più la forza di stringerla.
Eppure c'è una
parte di me che continua a sperare di rivederti. Sei l'amore della
mia vita, non posso arrendermi al fatto di doverti lasciare in questo
modo. Ed è completamente da folli, lo so. Forse sono solo
stupidi pensieri dovuti al fatto che vivrò ancora, in qualcun
altro. Io non ci sarò più, ma i miei occhi si apriranno
ancora.
E so già che non
faranno altro che cercare i tuoi.
Sorrido al pensiero e tu
ricambi.
- Ti amo.- sussurro. Mi
spaventa sentire com'è flebile la mia voce.
Mi accarezzi una guancia
prima di rispondere.- Sssshhh, ti amo anch'io Blaine. Non sforzarti.-
- A quel... paese.- ansimo
pesantemente ma non voglio fermarmi.- Voglio dirtelo finché
posso.-
Sospiri prima di portarti
la mia mano alla bocca e baciarla. Non aggiungi altro, non ne hai
bisogno. Ma io ho qualcosa da dirti.
- Ti troverò di
nuovo.-
- Cosa?-
- Ti... troverò di
nuovo, Kurt. Lo prometto.-
Ti mordi le labbra per un
attimo, immagino per non piangere. Quanto vorrei avere tutta la tua
forza.- Blaine...-
-No, asc...ascoltami. So
che non credi in Dio o... che ci sia qualcosa dopo. Ma non è
questo. Non so se esiste qualcosa... il destino o altro, o se tutto
accade per caso. Ma quello che c'è tra noi non finirà
così. Non so come... non so quando. Ma prometto di
ritrovarti.-
Stai tremando ora nel
tentativo di trattenere le lacrime. Vederti così mi uccide più
della malattia.
- Però... tu devi
vivere, capito? Vivi per me Kurt. Fai... fai tutto quello che
volevamo fare insieme. E anche di più. Emozionati ancora.
Ar... arrabbiati. Canta. Innamorati. Tutto quello che vuoi. Io ti
troverò.-
A quel punto ti chini su
di me e mi baci. Posso sentire tutto l'amore che ci metti nel farlo e
te ne sono così grato che non saprei come dirlo. Basta che mi
tocchi ancora, solo quello.
- Mi credi?- ti sussurro
sulle labbra quando ti stacchi.
- Si.-
- Promettimelo.-
- Te lo prometto Blaine.
Sul serio.-
Sorrido di nuovo, mentre
ti rialzi.
Poco dopo entrano i miei
genitori. Mia madre singhiozza mentre mi prende l'altra mano, stringo
anche la sua anche se la vita sta scivolando via.
Respiro. Guardo i tuoi
occhi. Respiro. Sono così stanco. Respiro. Devo averlo
sussurrato, perché il tuo sguardo si fa dolce mentre mi dici
di dormire. Respiro. Fisso quel cielo stellato e sento l'ombra di un
sorriso sulle mie labbra. Respiro. Chiudo i miei occhi esausti
portando con me l'immagine dei tuoi.
Tu
che mi vuoi restare accanto fino
all'ultimo momento tu
non parli mentre qui qui una
lacrima si impiglia nella
rete delle ciglia e
rimane ferma lì col
timore di cadere non
si vuole far vedere da
nessuno né da te anzi
quando me ne andrò lo
farò con un sorriso così
luce resterà nei
miei occhi appena offerti a
chi non li ha mai aperti ma
ben presto lo farà e
allora sì
Kurt non si mosse e non
pianse. Restò accanto a quel letto ad ascoltare il pianto
sommesso della signora Anderson, mentre Blaine chiudeva lentamente
gli occhi. Gli accarezzò dolcemente la mano mentre ascoltava
il suo respiro sempre più lento. I macchinari in sottofondo
con i loro bip scandivano i minuti che se ne andavano. Non avrebbe
saputo dire quando tempo era passato, sempre e comunque troppo poco.
Alla fine il petto di
Blaine si alzò per un'ultima volta, poi rimase innaturalmente
fermo. Si chinò a baciarlo in fronte, sussurrando “Buonanotte
amore” sulla sua pelle ancora calda, ma Blaine non c'era più.
Non era più lì.
Uscì, e ancora non
piangeva. Lasciò i signori Anderson nel loro dolore, lasciò
i medici al loro lavoro ed uscì fuori ora che Blaine non c'era
più. Suo padre lo aspettava fuori dalla stanza con Finn e
Rachel, ma non si fermò quando lo chiamarono, accelerando il
passo fino a correre fuori dall'ospedale.
L'aria frizzante di una
sera di fine estate lo accolse, ancora calda e carica di gioia, di
risate con gli amici e avventure. Ma Blaine non era più lì.
Solo a quel puntò
Kurt iniziò a piangere e a urlare.
sì gli
occhi miei vedranno ancora dietro
gli alberi l'aurora che
dal buio salirà sì e
vedranno infinità di
ragazzi e di colori in
un'unica città grande
quanto grande è questo
sguardo di speranza che
ho di rivedere te
A volte era strano vedere.
Era stato al buio per così
tanto tempo che quasi non ci credeva quando apriva gli occhi la
mattina ed era invaso dai colori.
Ricordava quando era
bambino e il suo mondo era piombato nel buio. Aveva cercato
disperatamente di aggrapparsi ad ogni memoria, ad ogni sprazzo di
luce, ma a volte era così difficile credere che fossero
esistiti sul serio. Sembrava un altro mondo rispetto al suo, fatto di
tatto e udito.
Per questo quando aveva
riaperto gli occhi era stato come ricominciare tutto da zero.
Era stato seguito da uno
psicologo prima e dopo l'intervento, perché un cambiamento del
genere alla sua età e dopo essere stato cieco per tanto tempo
poteva essere disorientante.
Lo era stato, certo, ma
era anche un dono così grande da non riuscire a descriverlo.
Ringraziava ogni giorno la persona che gli aveva dato quella
possibilità, anche se non avrebbe mai saputo chi era. Il modo
migliore per onorare la sua memoria era sfruttare il suo dono quanto
poteva. La vita era breve e imprevedibile, no? E lui non voleva più
perdersi niente.
Aveva guardato l'alba sul
mare e la neve cadere in montagna. La luna piena nel cielo estivo e
la pioggia che cadeva fitta in autunno, lavando via i colori delle
foglie.
Osservava tutto e aveva
visto delle cose davvero meravigliose, grandi e piccole.
Eppure a volte aveva come
la sensazione che mancasse qualcosa. Per quanta bellezza vedesse
intorno a lui, c'era sempre quella strana sensazione che gli
sussurrava “non ancora”. Per quanto stupido, era come se
i suoi occhi fossero alla ricerca di qualcosa. I suoi occhi nuovi,
con quel colore particolare. Sua madre li trovava bellissimi, suo
fratello sghignazzava che quel colore gli donava. Lui si guardava
allo specchio ogni giorno per esaminare quella persona che ricambiava
il suo sguardo. Certe volte era ancora strano riuscire a conoscere il
proprio aspetto. Non badava a quelle battute, perché quello
ora era lui.
Il trillo della porta
interruppe i suoi pensieri. Non alzò lo sguardo da quella
rivista che in realtà non stava leggendo, ma quando sentì
quella risata...
Era di nuovo quel ragazzo,
quello che incrociava così spesso nella lavanderia vicino casa
sua, come in quel momento. Distoglieva lo sguardo con imbarazzo ogni
volta, perché gli bastava sbirciarlo per arrossire ed era una
cosa assolutamente ridicola.
La prima volta che lo
aveva sentito canticchiare a bassa voce era rimasto immobile a
chiedersi se per caso non fosse un angelo o qualcosa del genere.
Come faceva il resto della
clientela a restare indifferente?
Ed ecco, di nuovo, quel
suono bellissimo. Aveva ricominciato a canticchiare tra sé
mentre sistemava le sue cose.
Si alzò per
distrarsi, visto che aveva finito con la sua roba, ma quella voce...
Chiuse gli occhi, restando
ad ascoltare. A volte si sentiva ancora a suo agio nel buio, quasi al
sicuro. Iniziò a svuotare l'asciugatrice con gesti automatici,
sempre tenendo gli occhi chiusi e senza distogliere l'attenzione da
quel suono meraviglioso a pochi passi da lui. Per questo non si
accorse di niente finché non si scontrò con un altro
cestino e sentì uno stizzito “attento, idiota!”,
mentre le sue cose finivano a terra. Barcollò per un attimo,
riaprendo gli occhi per fissare l'uomo che stava uscendo, guardandolo
male.
- Che razza di
maleducato!- esclamò qualcuno alle sue spalle.- Aspetta, ti do
una mano.-
Rimase a bocca aperta.
Quella specie di angelo si era chinato vicino a lui e stava iniziando
a sistemare il suo bucato nel cestino.
- Oh, non... non devi
disturbarti.-
E aveva iniziato a
balbettare, perfetto.
- Nessun disturbo, se non
ci si aiuta tra vicini... Insomma, abiti qui intorno vero? Ti vedo
spesso in questa lavanderia e io sto praticamente dietro l'angolo.-
- Si, abito qui. Anch'io
ti vedo spesso.-
Il ragazzo si rialzò
con un sorriso, guardandolo dritto negli occhi.
E in quel momento capì
cosa gli mancava, cosa stava cercando fin da quando aveva
riacquistato la vista. Quegli occhi, quegli occhi erano la cosa più
bella che ci fosse al mondo.
Restò a fissarli
senza dire nulla, incapace di fare altro se non sorridere. Li aveva
trovati, finalmente.
Il ragazzo arrossì
sotto il suo sguardo, diventando ancora più adorabile.
- Scusa.- mormorò,
incapace di staccare lo sguardo.- E' solo che non ho mai visto niente
di più bello dei tuoi occhi.-
Per un attimo pensò
di aver fatto un errore a lasciarsi sfuggire quelle parole, perché
l'altro reagì in modo strano, quasi sussultando spaventato. Si
avvicinò di un passo, quasi incredulo, e con una serie di
emozioni che gli illuminavano lo sguardo. Speranza. Ecco, era come se
avesse paura di sperare in qualcosa. Lo fissò con attenzione,
come cercando qualcosa. Pregò che la trovasse, qualsiasi cosa
fosse. Non voleva lasciarlo andare.
Ma poi si sciolse in un
sorriso dolcissimo, mormorando sottovoce.- Lo avevi detto che mi
avresti trovato.-
Gli scappò un
ghigno allegro.- Davvero?-
- Penso di sì.-
disse, continuando a sorridere. Gli tese la mano.- Io sono Kurt.-
Kurt. Si, era perfetto per
lui. Kurt. Finalmente lo aveva trovato.
- Damien.-
e
poi vallate sterminate incredibili
stellate tutto
questo i miei occhi lo
vedranno come prima e
se poi ti incontreranno rideranno
perché allora riconosceranno
i tuoi
Ola!
Spero sia venuta decente,
di certo mi sono limitata perché non ne venisse un papiro, già
così mi chiedo che mi è saltato in testa di scrivere
death!
Qualsiasi imprecisione è
ovviamente colpa mia e me ne scuso.
E prima o dopo dovrete
togliermi l'ipod prima di fare altri danni :P
Grazie a chiunque abbia
letto e commentato!
See you!
Ciriciaux!
Tsubychan1984
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