Elizabeth chiuse gli occhi e
cercò di rilassarsi, come le
stava dicendo Walter.
Si concentrò sul respiro
del suo piccolo, che dormiva
tranquillo, in braccio a lei. Un brivido le attraversò il
corpo; quando passò
ci fu un improvviso silenzio, che però durò poco.
Una leggera musica invase
improvvisamente l’aria. Elizabeth
la riconobbe: Stravinskij, The Firebird. Era la sinfonia preferita dal
padre;
da quando era andato in pensione l’ascoltava spesso.
La giovane donna aprì gli
occhi e si guardò intorno. Si trovava
ancora nel laboratorio, ma qualcosa era cambiato. La strumentazione non
era la
stessa di quando aveva chiuso gli occhi, era diversa,
più… moderna.
Si aggirò per il locale,
guardandosi attorno.
“C’è
nessuno?” chiamò.
Improvvisamente sentì dei
rumori dall’ufficio. La porta si
aprì e ne uscirono due uomini, un uomo sui 32 o 33 anni e un
anziano, che aveva
circa sessant’anni.
“Elizabeth! Sapevo che ce
l’avresti fatta!” disse l’anziano,
abbracciandola e facendola sedere sulla sedia più vicina.
“Papà…”
cominciò la ragazza “Eddie non ce l’ha
fatta…”
“Lo so, tesoro. Lo sapevo
fin dall’inizio.” rispose il
vecchio Peter, carezzandole i capelli.
“T… tu lo
sapevi?” balbettò Elizabeth, sull’orlo
delle
lacrime “Tu sapevi tutto e non hai fatto nulla?”
“Liz…
papà non poteva fare molto. Se impediva a Eddie di
andare sarebbe cambiato tutto, forse io non sarei neanche qui, ma
nell’altro
universo…” spiegò il giovane uomo,
Henry, cercando di calmare la sorella.
“Ma Eddie non
c’è più… cosa
farò adesso?”
“Puoi andare avanti, per il
bambino.” la incoraggiò Henry,
facendo una carezza al piccolo, che si era svegliato e si guardava
intorno.
Elizabeth fissò la sua
creatura a lungo. Lui era l’unico
ricordo che le era rimasto di Eddie, il loro figlio. Lo
esaminò bene e si
accorse che somigliava incredibilmente al padre. Sorrise, infine
tornò a
guardare Peter e Henry.
“Il mio piccolo Eddie
Peter…” sospirò, infine si rivolse
nuovamente a Peter “Papà… ho una cosa
per te.” lo informò, frugandosi nelle
tasche e consegnandogli il foglio con la formula della cura che le era
stato
consegnato prima della partenza.
Peter prese il foglio e lo
aprì, infine, tutto eccitato, si
rivolse a Henry.
“Fantastico! Henry, prepara
tutto e chiama tua sorella! E
non dimenticarti le mentine!”
“Sorella?” chiese
la giovane, confusa. Non si ricordava di
avere altre sorelle.
“Ah
sì… tu non puoi saperlo. Questo futuro
è diverso da
quello che hai lasciato, non molto ma lo è. Mamma si
è sposata, dopo che sei
andata via. Rachel è nata cinque anni dopo… e
c’è mancato poco che papà
rifacesse lo stesso lavoro che ha fatto con te.” disse Henry,
seguendo il padre
con gli occhi.
“Non
capisco…” disse ancora Elizabeth, confusa.
“Semplice, io non sono
cresciuto nell’altro universo.”
spiegò “E mamma e zio Lincoln si sono trasferiti
qui.”
“Continuo a non
capire…” confessò la giovane.
“Papà, glielo
spieghi tu?” chiamò, rivolto a Peter.
Il vecchio si avvicinò ai
figli, mangiando una caramella
gommosa.
“Sì…
è successo tutto dopo che te ne sei
andata…”
Trenta anni prima.
Il gruppo fissò per
qualche secondo il punto dove poco prima
c’era la giovane donna. Ad un certo punto Peter
guardò gli altri.
“Devo andare a Liberty
Island. Olivia, Lincoln, vi conviene
venire con me se volete tornare nel vostro mondo.”
“Cosa vuoi fare?”
chiese la bionda, avvicinandosi a lui.
“Voglio chiudere il
passaggio.”
Lincoln e la rossa si scambiarono uno
sguardo, infine
quest’ultima parlò.
“Se possibile, noi vorremmo
restare qui. Questo mondo è più
sicuro, Henry starà meglio qui che dall’altra
parte.”
Peter li fissò, infine
annuì.
“Va bene.
Andiamo!” esclamò, infilandosi il cappotto ed
uscendo dal laboratorio, seguito dalla compagna e dai due agenti
dell’altro
universo.
Qualche ora dopo erano a Liberty
Island.
Peter fissava la macchina, avrebbe
dovuto entrarci di nuovo,
non aveva altra scelta, se voleva dare un futuro ai suoi figli.
Fece un passo avanti. Gli
tornò alla mente l’ultimo periodo,
Elizabeth ed Eddie. Pensò alla giovane donna, che ancora non
era nata. Aveva
corso un grosso pericolo a tornare indietro, e il suo compagno aveva
perso la
vita. Peter aveva fatto la stessa cosa la prima volta che era entrato
nella
macchina, e stava per farlo ancora.
Salì gli scalini e si
girò verso il gruppo. Guardò la sua
Olive, che il giorno precedente gli aveva detto di essere incinta.
Elizabeth
sarebbe nata tra pochi mesi; infine guardò Henry, in braccio
alla rossa. Suo
figlio, un innocente. Promise a sé stesso che sarebbe sempre
stato presente per
lui, nonostante i dissapori con la madre.
Infilò i piedi negli
alloggiamenti, poi fu il turno delle
braccia.
Per
Elizabeth. Per
Henry. Per il futuro del mondo.
Contatto!
FINE
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