Dedicata
alle lettrici di Obsidian Butterfly
che hanno creduto in me sin dal primo momento.
Dedicata a oOo LaViSvampita oOo
perché il suo contest ha ispirato questa storia.
Dedicata alle fan
dei personaggi secondari,
perché la vostra sensibilità riempie il fandom di
storie originali.
Dedicata alle fan
di Faccia di Volpe,
perché sappiamo che lei non era solo furba, o veloce.
Lei era il tributo che per niente al mondo avrebbe ucciso.
Nemmeno per salvare se stessa.
Dedicata a Faccia
di Volpe,
perché credo si meriti un nome, almeno.
Un nome, una storia, un carattere.
Per non dimenticare.
1. Hannah
Hannah dai capelli rossi.
Così la chiama la mamma. E anche i suoi fratelli.
Hannah-rella
svampitella.
Così la chiamano tutti i ragazzini del suo distretto.
Loro sono cattivi, la prendono sempre in giro. Le dicono cose brutte,
le fanno i dispetti.
E lei scappa, scappa via. Sempre.
Loro non capiscono. Nessuno capisce.
Tutti dicono che ha qualche problema, che non sta bene, che non
è normale.
Perché lei non parla, quasi mai. Lei guarda, osserva,
studia, riflette... ma non parla. Non le piace parlare. Ne ha quasi
paura.
Sì, perché farlo implica interagire con le
persone, e questo la spaventa più di ogni altra cosa.
Lei non è fatta per vivere in quel mondo, composto di
parole, di preoccupazioni, di odio e di amore. Niente di tutto questo
fa per lei.
Hannah ama stare nel bosco dietro casa, seduta sui rami degli alberi o
coricata sul fresco terriccio. Ama giocare con le rane, cantare con gli
uccellini e lasciarsi accarezzare dai petali dei fiori.
I leprotti e gli scoiattoli sono i suoi migliori amici. Loro le
vogliono bene, sì. E a lei piace parlargli; di loro non ha
paura.
Canticchia anche.
Hannah-rella svampitella
Sembra proprio stupidella
Non si ferma a giocare
Perdi tempo a parlare.
Hannah-rella svampitella
Pare proprio pazzerella
Canta e balla sempre in
tondo
Scuote il capo tutto il
mondo.
Hannah-rella svampitella
Si sposasse una gazzella
Prima o poi
succederà
Mai nessuno se la
filerà.
È una filastrocca che hanno inventato i suoi compagni di
classe, a scuola. È un modo divertente per deriderla, lo sa,
ma il ritmo di quella strana canzoncina le piace, in fondo.
Gliel’hanno cantata così tante volte che ormai le
è entrata nella testa.
Hannah-rella svampitella
Sembra proprio
stupidella...
Anche ai suoi uccellini piace tanto. Stanno ad ascoltare mentre la
recita, poi la intonano a loro volta.
Hannah-rella svampitella
Pare proprio
pazzerella...
Lei sta bene così, lontano da tutti. Il suo posto
è qui, tra il verde delle foglie. Verde foresta, come i suoi
occhi. Rosso tramonto, come i suoi capelli. Un tutt’uno con
la natura.
Respira a fondo l’odore familiare di erba fresca, ed
è come essere coccolata.
«Hannah!».
Sussulta.
«Hannah, torna in casa, sbrigati! Devi prepararti!».
Sua madre urla affacciata alla finestra della camera da letto, sul
retro.
Si alza da terra e saluta con la mano il nido di una Ghiandaia
Imitatrice, lassù, sul ramo del suo albero preferito, poi
corre verso casa, di malavoglia.
Odia quel giorno dell’anno. Il giorno della Mietitura.
Odia indossare l’unico vestito buono che ha
perché significa andare in mezzo alla gente. Significa farsi
pungere il dito, significa sperare che il suo nome non venga estratto.
Significa avere paura. Ancora.
Hannah-rella svampitella
Sempre, sempre
tremarella...
*
Stringe forte la mano di suo fratello. Lui è grande; ha
diciotto anni e questa è la sua ultima Mietitura. Per
sfamare la loro famiglia aveva fatto richiesta per del cibo extra, che
oggi gli sarebbe costato diversi biglietti in più col suo
nome dentro la boccia dei potenziali tributi maschi.
Anche lui ha paura, nonostante tenta di nasconderlo. Aveva abbracciato
la mamma forte forte prima di uscire di casa, come se le avesse detto
addio.
Con lei sono rimasti i loro due fratelli più piccoli, ancora
troppo giovani per partecipare alla Mietitura. Quello per Hannah
è il terzo anno, invece. Ha già compiuto
quattordici anni.
«Va’ a registrarti, Hannah, poi raggiungi le
ragazzine della tua età in piazza», le dice suo
fratello.
Si morde il labbro e scuote la testa ripetutamente, avvinghiandosi alla
sua mano. Tutto questo movimento, questa bolgia silenziosa... Non vuole
andare lì in mezzo da sola.
«Coraggio», la incita. Si mette davanti a lei e le
poggia le mani sulle spalle. «Io devo andare con i ragazzi,
lo sai. Non ti succederà niente, il tuo nome è
là dentro soltanto tre volte».
Nonostante fossero in due ad avere l’età per poter
partecipare agli Hunger Games, suo fratello non aveva voluto che si
accollasse anche lei dei biglietti in più per il cibo.
«Hannah non può rischiare», aveva detto.
«A stento riesce a sopravvivere qui nel distretto,
figuriamoci nell’arena! Sarebbe come mandare un agnellino al
macello».
A modo suo, aveva voluto proteggerla.
Respira profondamente e annuisce.
Deve essere forte anche lei. Si tratta solo di un’ora al
massimo, in fondo, poi tutto tornerà normale. Sì,
può farcela.
Lo abbraccia senza dire nulla, poi fa come le ha detto. Lascia che le
pungano il dito e prelevino una goccia di sangue, dopodiché
si avvia in mezzo alla piazza, con la testa china. Quando raggiunge le
sue coetanee, ex compagne di scuola, attende in silenzio. Loro fanno lo
stesso, per una volta, squadrandola senza aprire bocca.
Anche loro hanno paura,
pensa.
«Benvenuti», dice l’accompagnatrice di
Capitol City, Dawn, una donna molto, molto strana, con i capelli
innaturalmente all’insù di un colore viola
malaticcio. «Benvenuti alla settantaquattresima edizione
degli Hunger Games».
Segue il tradizionale cortometraggio della storia di Panem, che ormai
Hannah conosce a memoria. Sottovoce recita le battute del narratore
mentre giocherella con una ciocca di capelli, nervosamente.
«Adesso estrarrò i nomi dei due giovani tributi
che avranno l’onore di rappresentare il Distretto 5 ai Giochi
di quest’anno!», esclama eccitata. «Come
sempre, prima le signore!».
Sussulta impercettibilmente. Lascia ricadere la ciocca arricciata sulla
spalla e prende a mordicchiarsi le unghie.
Hannah-rella svampitella
Finirà
così zitella
Oh, sei proprio poverella
Con il mento a pecorella.
Dawn infila la mano nella boccia a destra del palco, fruga qualche
secondo, poi sceglie.
Hannah morde l’unghia del pollice così in
profondità che sente il sapore del sangue in bocca.
Non sono io,
si dice. Non sono io,
non sono io, non sono io...
«Non io, non io, non io...», si ritrova a
sussurrare tra sé e sé.
Dawn torna al microfono accompagnata dal sinistro ticchettio dei suoi
tacchi a spillo, l’unico rumore distinto in tutta la piazza.
Apre il bigliettino e lo liscia con le dita affusolate.
Non io, non io, non io...
«Hannah O’Doherty».
Hannah-rella svampitella
Oh, sei proprio
poverella!
Niente
da fare, dovevo scrivere questa storia **
Faccia
di Volpe ha sempre avuto un posticino tutto suo nel mio cuore e, beh...
io me la immagino così. Un po' svampita, asociale (affetta
da sociofobia, possiamo dire), lunatica...
E
sì... io ho sempre pensato si chiamasse Hannah (ce l'ha la
faccia da Hannah, secondo me xD Hannah dai capelli rossi ** Simpatico
gioco di parole, dai, passatemelo xD) e che avesse origini irlandesi
(da qui, il cognome O'Doherty).
Sarà
una storia molto particolare, anche se piuttosto breve (non voglio
farne una long asfissiante; avrà pochi ma intensi capitoli
^^).
Spero
vi piaccia la mia versione di Foxface ^^
Ringrazio Yuko Chan e Akamint per aver creato
rispettivamente il banner e il divisore appena sopra.
Sono grafiche straordinarie, e io ne ho addirittura due! *^*
I love you!
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