Un anno dopo il matrimonio. Non era cambiato nulla, era tutto statico come la stagione morta e fredda dell' inverno che era appena passato. Il sole un po' meno timido ora riscaldava con più forza le gelide terre della provincia di Macerata. La neve già cominciava a sciogliersi e il bianco che aveva regnato per sette lunghi mesi adesso lasciava colore alla Natura e al giallo antico dei palazzi e delle case e il rosso dei tetti. Era una tiepida mattina di fine inverno e il piccolo paese era più vivo, la gente si godeva di quell' aria un po' più calda. I ragazzini correvano più volentieri per le strade di pietra e il vociare tornava ad occupare il silenzio, gli zoccoli dei cavalli e le ruote delle carrozze, i tacchi di una bella dama riecheggiavano per le strette vie di Recanati. Il poeta marchigiano come a suo solito si svegliava tardi, poi faceva la sua colazione leggera, si vestiva e andava a godersi dell' aria pulita che c' era fuori ad ascoltare il cantare degli uccelli sugli alberi. Ma da quella mattina sarebbe stato diverso.
Giacomo tentò di trattenere la commozione e si tamponò con un lesto movimento le palpebre inferiori con un fazzoletto ch' estrasse dalla tasca della finanziera. La bambina piano si staccò dalla compagna e guardò la donna, aveva voglia di abbracciarla forte, di chiamarla già mamma, come se fosse stata la sua madre biologica e non adottiva, ma sentiva che l' avrebbe voluta bene ugualmente, con tutta sè stessa. Poi si lasciò trasportare dalle emozioni, si avvicinò a lei e l' abbracciò cingendole il collo con le braccia e poggiando il capino sulla spalla di Elizabeth, scoppiò in lacrime e sussurrò al suo orecchio:
-
Non voglio più stare qui... vi prego, portatemi con voi..
Giacomo si avvicinò e delicatamente le sfiorò i riccioli.
-
E' deciso. Ti adotteremo.
La bambina sentendo quelle parole alzò il capo e guardò con gli occhi inumiditi dalle lacrime quello che tra pochi istanti sarebbe stato suo padre, gli sorrise felice.
Elizabeth strinse a sé la piccola cercando di trasmetterle fin da subito tanto amore.
- Verrai via con noi cara.
Le carezzò i riccioli provando così a placare le sue lacrime. Quando la bambina sciolse quel lungo abbraccio, la sua nuova mamma le sorrise.
- Adesso noi andiamo a parlare con la madre superiora, tu saluta le tue amiche e prendi le tue cose, torneremo tra pochissimo.
Le carezzò con dolcezza il visino e dopo aver atteso un suo cenno del capo tornò a rizzarsi in piedi per concludere rivolta all'austera monaca:
- Abbiamo preso la nostra decisione
Lui rimase sulla soglia, mentre Elizabeth uscì fuori raggiungendo la vecchia suora che nel frattempo si era allontanata in un secondo momento per lasciare soli i coniugi. La Madre Superiora guidò la Contessa nel suo studio e prese l' attestato d' adozione da un cassetto della scrivania, lo poggiò su di essa e lo avvicinò alla donna, per poi intingere la penna nell' inchiostro e porgergliela.
Dopo aver mangiato, Giacomo pagò e tornarono a casa, mostrando alla bambina tutte le stanze. La sua camera era ancora neutra, ma c' era il minimo indispensabile, un letto, una cassettiera, una scrivania una piccola libreria con libri di favole famose. Nonostante queste poche cose la camera era elegante, solo le tende alle finestre stonavano col bianco della camera e il marrone dei mobili, Giacomo avrebbe voluto metterle color rosa pesco adesso, si sarebbe addetta di più ad una bambina, Elizabeth avrebbe sicuramente provveduto ai quadri. Silvia si guardò intorno e appena vide l' orso di pezza sul letto, corse ad abbracciarlo, stringendolo forte al petto.
- Ho sempre desiderato un orsetto!
Esclamò felice la bimba. Giacomo si commosse, di nuovo. E si asciugò le lacrime fuggitivamente, di nuovo.
Elizabeth trattenne le lacrime e avvicinandosi alla bambina si sedette sul letto.
- Dovresti trovargli un nome..ogni orsetto che si rispetti ha un nome.
Le sorrise cercando di non farle notare le lacrime del padre. Era troppo piccola per capire, forse avrebbe frainteso.
- Dico solo la verità, amore mio...
La baciò nuovamente assaporando quelle labbra con dolce passione, mordendole. Quel bacio sarebbe stata la giusta conclusione, anzi la perfetta conclusione della giornata che aveva cambiato la loro vita.
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