Come alive.

di BlackSam
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La mora non sembrava sentire freddo sotto la maglietta blu di suo padre, probabilmente di 3-4 taglie in più. 
Camminava svelta nel cortile ghiacciato della scuola in cerca di rifugio.
Le foglie delle piante erano ricoperte di brina, l'aria polare e rimanere all'aperto era un suicidio per tutti.
La massa di ragazzi che normalmente avrebbe dovuto  invadere lo spazio intorno al cancello era sparita in qualche bar lungo la strada, nel tentativo di scaldarsi.
Il divieto di Katia, la bidella simpatica, d'entrare l'aveva irritata parecchio e ora non faceva che pensare che se ci fosse stata Dev con lei sarebbe stato tutto più facile. Invece no, doveva per forza catapultare qualcuno a Mystic Falls e siccome lei era la sua alleata e amica più fidata aveva spedito lei, un'umana cacciatrice, in un covo di creature sovrannaturali.
Evidentemente, la bella vampira non si fidava più dei suoi aguzzini.
E forse faceva bene.
Entrò nel baretto vicino alla scuola. Era rimasto lo stesso, gli stessi colori decoravano il locale con un tocco vintage e grintoso.
La prima volta che ci era entrata era stata a causa di Lizzie, la bionda sorellastra che la faceva andare fuori di testa.
E ora non sapeva nemmeno dov'era. 
Avanzò qualche passo verso il loro tavolo e lasciò che la borsa scivolasse a terra. La prima cosa che fece in seguito comprare qualcosa da bere. Una cioccolata calda poteva andare bene. Daltronde era tanto, troppo, che non ne prendeva una.
Tutto sembrava così estraneo ai suoi occhi. Non era più la stessa ragazzina che anni prima andava tutte le mattine a salutare il barista prima dell'inizio delle lezioni. Non era più lei.
Era morta. Di quella morte che ti colpisce dentro. Che ti disintegra.

Seems like everything's the same around me 
When I look again and everything has changed 

Una voce calda la destò dal suo sonno spirituale. 
Un bel ragazzo la guardava. Sentiva il suo sguado penetrante puntato sulla chioma nell'attesa che si voltasse.
Così fu, si voltò. 
"Aria?" chiese nuovamente, sbalordito di rivederla.
"Non so di cosa stai parlando", disse la mora dandogli le spalle e aspettando intensamente che la cioccolata arrivasse.
Mancava solo che Jeremy iniziasse a chiederle del perché era tornata e non c'era l'amica con lei.
"Non me la bevo", disse ridendo lui, che non si schiodava da lì.
Però nemmeno lei se ne sarebbe andata. Voleva ciò che aveva ordinato e non si sarebbe volatilizzata per colpa sua.
"Non è un mio problema", rispose a tono mentre riceveva la sua tanto agognata bibita.
La prese tra le mani e iniziò a soffiarci sopra sempre più forte. Le stava bruciando le mani, era bollente.
"Dov'è Lizzie?" 
Dov'è Lizzie, chiese Arabelle a sè stessa utilizzando lo stesso tono del ragazzo.

I'm not dreaming so I don't know why 

"Dov'è tua sorella? E per quale assurdissimo motivo ti ha lasciato girare da solo?"
"Ha! Lo sapevo! Sei Aria!"
"Arabelle, mi chiamo arabelle, razza di bagarozzo."
"Hey, così mi offendi". 
Jeremy era cresciuto tantissimo, i suoi lineamenti cominciavano a diventare sempre più maturi.
In quel momento stava abbozzando un sorriso solare. 
La rendeva felice quando le parlava.
La rendeva felice quando le sorrideva.
La rendeva felice e basta.
Rispose con un sorrisetto di circostanza, che forse assomigliava troppo ad una smorfia.
"Allora, Jeremiah. " iniziò Arabelle sedendosi ed invitando l'amico a fare lo stesso.
Al suo soprannome, il ragazzo la guardò male.
"Come vanno le cose a Qui-non-succede-mai-niente-Landia?"





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