Falling
in the black
Slipping
through the cracks
Falling
to the depths can I ever go back
Dreaming
of the way it used to be
Can
you hear me?
Falling
in the black
Slipping
through the cracks
Falling
to the depths can I ever go back
Falling
inside the black
Falling
inside, falling inside the black
[Skillet,
Falling inside the black]
Aspettava.
Non sapeva bene cosa, forse l’autobus, forse i suoi amici,
forse aspettava che la vita lo raccogliesse o molto più
probabilmente aspettava la morte.
Il freddo gli sferzava il viso, il respiro si condensava ogni volta che
usciva dalle sue labbra, non gli importava.
Il forte suono della chitarra elettrica usciva dalle cuffie alle suo
orecchie, una delle canzoni rock che preferiva.
Il bambino che gli passò accanto inseguito dalla madre lo
ridestò dai propri pensieri.
Da quanto lui non era più così spensierato?
Anni? Si erano anni che Kang Daesung non aveva più una vita
decente.
Bhè,
all’incirca da quando suo padre e sua madre avevano
divorziato “Non ci troviamo più bene, è
meglio così” gli aveva detto la madre, ma non ci
aveva creduto troppo, soprattutto dopo che era caduta in depressione.
L’aveva
trovata un giorno, tornato dalla scuola, stava sul divano e piangeva,
diceva di voler morire perché non meritava niente a questa
vita, era li che gli appuntamenti dallo psicologo si erano susseguiti
uno dietro l’altro, tanto che delle volte si chiedeva se la
madre passasse più tempo nello studio del dottore che in
casa. Era successo mentre era a scuola, lo avevano chiamato ed era
corso fuori dall’edificio verso l’ospedale, sua
madre aveva tentato il suicidio, non capiva perché lo avesse
fatto, le cose ultimamente andavano meglio, la donna sorrideva sempre
più spesso e aveva ripreso a parlare con le amiche.
Purtroppo la madre non
ce l’aveva fatta, non sapeva cosa avesse portato la donna ad
alzarsi, andare in cucina e prendere il coltello che solitamente usava
per tagliare la carne.
Al funerale della madre
c’era anche il padre, avrebbe potuto farla più
facile e urlargli contro, dirgli “è colpa tua, hai
visto cosa hai fatto?” ma sarebbe stato ipocrita, non era
colpa dell’uomo se la madre aveva preso quella decisione,
forse la colpa era solo sua. Pianse molto quel giorno,
dall’inizio alla fine della cerimonia, le amiche della madre
erano tutte presenti e a turno gli si erano avvicinate una per una a
dargli le condoglianze e a dirgli che si dispiacevano, che era una
brava donna. Daesung voleva urlare.
Presto dovette fare le
valigie e gli scatoloni necessari per il trasferimento, mentre lui e
sua madre combattevano la depressione suo padre aveva trovato la
felicità, si era trovato una compagna e nonostante tutto non
poteva esserne scontento.
<< Daesung! >>
La voce squillante di Ji Yong lo aveva distratto per la seconda volta,
fu grato all’amico di essere arrivato giusto in tempo, si
passò il palmo sugli occhi lucidi scacciando le lacrime che
ancora bruciavano per la perdita della figura materna.
<< Buongiorno Hyung, tutto bene? >>
Ji Yong era poco più grande di lui, gli piaceva tingersi e
amava la musica più di qualunque altra cosa.
Adorava essere in sua compagnia, forse perché era silenzioso
e discreto, fatto sta che non c’erano mai domande di troppo,
non voleva sapere se non volevi dirglielo… tutta via delle
volte era insopportabile, come in quel momento.
<< Dae! Guarda chi c’è?
>>
Odiò il suo tono di voce troppo alto, il suo sorriso a
trentadue denti e il suo sventolare la mano per salutare.
<< Non me lo dire per favore >>
Piagnucolò, questi ghigno
“Bene, la giornata è iniziata male, adesso ti
prego autobus, sbrigati e investimi”
Evidentemente qualcuno lassù doveva proprio avercela con lui
perché Choi Seug-hyun gli toccò la spalla
salutandolo con un occhiata e rispondendo calorosamente al sorriso di
Ji Yong, si chiese perché dovesse assistere a certe cose.
Tum.
Tum Tum.
Tum.
Era arrivato, poteva capirlo anche senza vederlo, il suo cuore batteva
irregolarmente ogni volta che era nei dintorni, Dong Young-bae
aveva appena svoltato l’angolo con tutta la
tranquillità del mondo, con lo zaino issato su una spalla e
la cresta alta verso il cielo.
Si dispiacque per non essere nel circolo dei suoi amici, anche se
infondo non era quello che voleva.
<< Ci sei? >>
Ji Yong gli stava parlando gia da un po’, le dita
delle mani intrecciate a quelle di Seug-hyun, Daesung spostò
lo sguardo velocemente, non perché fosse infastidito dalla
omosessualità dei due amici, più che altro ogni
volta si sentiva il terzo incomodo, quindi posava la sua attenzione da
qualche altra parte.
Era un bugiardo.
Lui invidiava la loro felicità, ma non glielo avrebbe mai
detto.
Un brivido gli percosse la schiena, senti degli occhi perforargli la
testa, si girò chiedendosi di chi fosse quello sguardo.
Alla fermata c’erano tre gruppi, il suo (se gruppo
lo si voleva chiamare), uno costituito da solo ragazze che civettavano
allegre e quello di Young-bae.
Si chiese chi mai avesse potuto fissarlo.
Torno a parlare con i suoi amici… o meglio a guardarli
mentre si scambiavano efusioni.
Sperò che l’autobus arrivasse il prima possibile.
Che il destino lo odiasse ormai gli era noto, l’autobus era
arrivato tardi, assicurandogli una capatina in presidenza, era pieno e
l’unico posto libero che c’era era vicino
a Young-bae.
Si avvicinò timoroso e tentennando nel sedersi
<< Posso? >>
Chiese, maledisse la voce che gli era uscita tremante e il cuore che
batteva troppo velocemente.
Young-bae lo aveva fissato facendolo diventare rosso, poi aveva
spostato lo zaino nero per farlo sedere, si era seduto in modo strano,
tanto strano che attirò l’attenzione
dell’altro ragazzo.
<< Non mordo mica sai >>
Gli aveva sorriso, il cuore di Daesung (Che aveva appena ripreso un
ritmo regolare) era nuovamente partito a galoppare.
Aveva balbettato qualcosa e si era seduto per bene, non seppe cosa lo
aveva spinto a farlo, ma lanciò uno sguardo al lettore
musicale con cui l’altro stava giocherellando, il titolo
scorreva pigramente sullo schermo “Falling inside the Black,
Skillet”. Era una delle sue canzoni preferite.
<< Bella vero? >>
Aveva parlato senza pensarci attirando così
l’attenzione di Young-bae e arrossendo di conseguenza quando
ne se accorse.
<< Ti piacciono gli Skillet? >>
Gli aveva sorriso, ancora.
Daesung aveva annuito.
<< Sono uno dei miei gruppi preferiti >>
Aveva sussurrato.
In realtà quella canzone era stata la prima che
aveva sentito, era stato per caso, un giorno navigando sul web si era
ritrovato quella canzone e per curiosità l’aveva
sentita, ne era rimasto colpito ed affascinato.
Rappresentava perfettamente la sua situazione.
Stava lentamente cadendo nell’oscurità, per lo
psicologo stava seguendo sua madre nella depressione, ma lui sapeva di
star bene, doveva solo trovare qualcosa per essere felice…
Bhè in realtà l’aveva trovato, la fonte
dei suoi sorrisi era diventato Young-bae, il ragazzo di cui si era
innamorato appena arrivato a Seul, ma purtroppo il diretto interessato
non lo sapeva, in fondo cosa aveva da offrirgli un ragazzo gay orfano
di madre che, a detta dello psicologo, era caduto in depressione?
Senza accorgersene parlarono molto durante il viaggio e si dispiacquero
quando arrivarono a scuola.
<< Daesung-ah, mi piace molto parlare con te, tieni il
mio numero, magari qualche volta possiamo anche uscire! >>
Gli aveva passato un biglietto e gli aveva fatto l’occhiolino
avviandosi poi verso l’ingresso.
Ji Yong gli si avvicinò sorridente, Seug-hyun era sceso
qualche fermata prima visto che frequentava un’altra scuola.
<< Ce l’avete fatta a parlare un po’!
>>
Daesung lo guardò confuso, cos’è che
intendeva esattamente?
<< Ti guarda sempre, anche stamattina ad esempio, mentre
parlavi con me ti fissava, poi appena ti sei guardato attorno si
è girato! >>
Quindi era lui? Lo guardava?
<< Aspetta… e perché me lo dici
solo ora? >>
Ji Yong gli fece la linguaccia correndo verso il cancello
dell’istituto.
Daesung sorrise sistemandosi la tracolla con i libri sulle spalle.
Forse stava uscendo dall’oscurità che lo avvolgeva.
La morte poteva anche aspettare, quello che lui attendeva era arrivato
e non voleva farselo scappare.
Note
Autrice:
Salvee!
:D
Inizio
con il dire che è la mia prima fan fiction sui Big Bang.
Sono
molto tesa riguardo questa storia, in quanto ce l’avevo in
testa già da un po’ e mi piace veramente
ciò che ho scritto.
Aimè
questo non è il mio “fandom madre” e non
so se può piacere o meno!
Qualsiasi
critica è ben accetta potrà solo aiutarmi a
migliorare ^^
La
canzone è “Falling
inside the black” degli Skillet [Come
già detto nella storia]
Sono
bravi e sono l’unico gruppo che mi piace che non fa parte del
Kpop! :D
Hem…
penso di aver detto tutto [Tralasciando il fatto che sono le note
più lunghe che io abbia mai scritto!]
Chiedo
scusa per eventuali errori grammaticali ^^’’
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