Capitolo 1: E ricominciamo da
quì...
E’ il primo giorno di scuola al liceo
scientifico Giacomo Leopardi, situato in una sperduta provincia di Perugia tra
un distributore di benzina e un parco giochi per l’infanzia.
Il sole è alto nel cielo, illumina
tutto quello che gli capita sotto tiro, ma l’aria è fresca, con un vento leggero
che fa ondeggiare la bandiera italiana appesa al cornicione più alto
dell’edificio.
La classe quarta B è quasi al completo,
ma non si decide ancora ad entrare, preferendo la scomoda panchina di legno
quasi marcio del marciapiede di fronte.
Luisa Bianchi, biondina tutte curve e
niente cervello, si lamenta dall’estremità destra della suddetta panchina con la
sua migliore amica, tal Manuela Rossi, del clima poco adatto alla sua folta
capigliatura bionda, in pericolo per il vento e l’aria non del tutto priva di
umidità.
All’estremità sinistra Vittoria
Cardelli sogghigna ascoltando il discorso della Luisa, mentre si accende una
sigaretta – la prima delle tante della giornata – e ruba l’mp3 a basa di rock a
Stefano, amico di vecchia data nonché inseparabile compagno di banco dall’inizio
delle superiori.
Vicino a lei, oltre a Stefano, ci sono
Federica Silvestri, una ragazza magrolina con un orecchino d’argento al naso e
un divertente taglio di capelli, elemento indissolubile del loro gruppetto,
genio del latino e appassionata di letteratura straniera, con una vera e propria
venerazione per i miti del rock anni ’60 e ’70; Giulio Marchi, con la sua folta
e arruffatissima chioma bionda che gli ricade sulle spalle in maniera alquanto
disordinata e la solita maglietta dei Nirvana, compagna inseparabile al cui
riguardo sono nate vere e proprie leggende; Filippo Martini che sta strappando
l’accendino dalle mani di Vittoria per accendersi la sua sigaretta –
rigorosamente Marlboro – e che calcia con le sue vecchissime All Star nere,
completamente rotte, da buttare, un sassolino indifeso davanti a lui; e Ginevra
Smith, inglese di nascita ma trapiantata in Italia da anni, la dark del gruppo,
che quella mattina sfoggia un ampia gonna nera, lunga fino ai piedi, e uno
spettacolare rossetto rosso sangue.
Non si sa bene perché la Luisa e la
Manuela abbiamo deciso di sedersi vicino a loro per aspettare l’entrata, ma
Vittoria è sicura del fatto che le stanno facendo fare un sacco di risate, e gli
è grata per questo. Stefano, in piedi davanti a lei, guarda storto la sua
migliore amica: sa quanto può diventare bastarda con gente come quelle due, e
vuole evitare spargimenti di sangue il primo giorno, almeno per quanto sia
possibile. Vittoria alza le spalle, ad indicare che, per il momento, non ha
intenzione di parlare, ma si limita solo a ridere piuttosto rumorosamente tra un
tiro di sigaretta e l’altro.
Seduta accanto a lei la Fede gioca con
i capelli di Giulio, divertendosi ad intrecciarglieli, rendendoli ancora più
arruffati e ingarbugliati di come non siano già, rispondendo alle occhiatacce
assonnate del ragazzo con dei mega sorrisi allegri, mentre appollaiati sullo
schienale della panchina, in equilibri piuttosto precario, ci sono Filippo e
Ginevra, impegnati a decidere se le sigarette facciano più o meno male
dell’alcol.
Il suono della campana d’inizio
costringe i ragazzi ad alzarsi malvolentieri, e a trascinarsi fino all’entrata
strascicando i piedi calzati in gran parte da vecchie All Star - nel caso della
Luisa e della Manuela da ballerine nere con tacchetti – e mettendosi in spalla
gli zaini e le borse.
L’edificio accoglie la quarta B –
adesso raggiunta da molti altri componenti – con le sue solite pareti scrostate,
minacciose di crollare addosso ai poveri studenti da un momento all’altro, e il
suo solito odore di chiuso e di vecchio.
La loro aula è all’ultimo piano
quest’anno, quindi con grande scazzo di Stefano – notoriamente pigro come un
orso andato in letargo – i ragazzi sono costretti a salire tre rampe di scale,
appoggiandosi alle ringhiere di ferro battuto per non cadere in preda al sonno.
Entrati in classe uno spettacolo fin
troppo familiare si presenta davanti ai loro occhi: dieci banchi doppi disposti
nelle maniere più assurde che aspettano solo di esser sistemati, ovviamente
senza risparmiar loro le scritte oscene risalenti ai precedenti proprietari
sulle loro superfici e le gomme da masticare appiccicate sui
sottobanchi.
Vittoria sbuffa sonoramente,
recuperando il primo banco che le capita sottomano e sistemandolo in fondo
all’aula, rigorosamente vicino alla finestra.
Sarà un anno duro, questo.
Giulio sta scarabocchiando sul banco
qualcosa che assomiglia vagamente a un mostro a cinque teste, mentre, a qualche
banco di distanza da lui, la Fede sonnecchia con la testa appoggiata al banco e
l’mp3 di Stefano nelle orecchie. Giulio pensa che Federica ha la straordinaria
capacità di essere divertente anche quando dorme: basta vedere la sua
espressione di quel momento, completamente abbandonata al dormiveglia,
indifferente del ciuffo di capelli castano scuro che le cade esattamente al
centro della faccia e del filo del mp3 incastrato tra il braccio e l’orecchio,
in un nodo che sarà difficile sciogliere al suo risveglio. Perché alla fine la
Fede è esattamente quella che si dice una ragazza simpatica: sempre con la
battuta pronta, di un’allegria travolgente e con una voglia di vivere che mette
quasi paura a lui e a Stefano, che nella loro, di vita, non farebbero altro che
dormire e mangiare. Il fatto è che, si ritrova a pensare Giulio, la Fede non è
solo una ragazza simpatica e divertente: è anche parecchio carina. Forse di una
bellezza un po’ strana, questo si, che non è la bellezza stereotipata di
quell’oca della Luisa o quella misteriosamente seducente di Ginevra, ma è
comunque bella con quei suoi capelli ricci dal taglio strano, con quella treccia
rasta più chiara che le scende lungo il collo, e i suoi occhi sono davvero i più
belli che lui abbia mai visto. Giulio si scopre a pensare, mentre ultima il
dragone a cinque teste con un rapido tratto della matita, che non sarebbe
affatto male se la sua amicizia con la Fede diventasse un po’
più…intima.
Resta solo capire come riuscirci.
Accanto a Vittoria che prende
freneticamente appunti di storia – alla lavagna, in piedi con un completo di un
arancione sgargiante, c’è la Bossi, la professoressa di storia più pallosa
dell’intera scuola – Stefano pensa che è ora di dare una svolta alla sua vita
sentimentale.
Ha avuto un paio di ragazze l’anno
passato, ma nessuna è stata capace di farlo innamorare sul serio, di andare
oltre all’attrazione fisica e allo stare bene insieme, di fargli capire cosa
diavolo è quel sentimento che tutti si ostinano a volergli descrivere come
travolgente.
In effetti Stefano è incuriosito da
tutte quelle descrizioni – in primis da quelle di Vittoria, dichiaratamente
cotta da anni di Filippo, nonostante il sottoscritto non l’abbia mai saputo,
almeno non per confessione della ragazza - ed è qualche tempo che pensa a chi
mai potrebbe essere la ragazza capace di fargli scoprire quel sentimento.
A dire la verità qualche idea in mente
ce l’ha, ma non è sicuro che sia quella giusta.
Cioè, forse il fatto che abbia tutti
questi dubbi indica solo che non vuole rovinare l’amicizia che lo lega a questa
ragazza, ma è anche vero che se non ci prova con lei non potrà mai scoprire se
sono fatti l’uno per l’altro, e non solo come amici di bevute e nottate di
pazzie.
In fondo che lui sappia la Fede non è
legata a nessuno, e tantomeno innamorata di qualcuno che non sia Jim Morrison,
quindi teoricamente è libera e disponibile come l’aria.
Perché deve ammetterlo, la Fede l’ha
sempre intrigato: quell’aria simpatica e scanzonata che la contraddistingue
sembra nascondere un temperamento piuttosto sexy, pronto ad esplodere al momento
giusto. In più i suoi occhi color cioccolato sono meravigliosamente affascinanti
e il suo sorriso ha la capacità di trasformare la giornata più brutta del mondo
in una giornata se non perfetta almeno accettabile. Stefano ha deciso: farà
innamorare la Fede di lui, e costruiranno una storia perfetta, a base di birra,
rock e tanto amore.
Federica è precipitata in uno stato di
dormiveglia, conciliato dalla soporifera lezione della Bossi che non accenna a
voler finire e dalla levataccia mattutina a cui non è più abituata.
Così, con l’mp3 di Stefano nelle
orecchie che spara i Doors a tutto volume – e la sensualissima voce del suo
amato Jim che la culla – il sonno sta pian piano prendendo la meglio sulla
consapevolezza che è a scuola, e dovrebbe stare attenta alla lezione più noiosa
a cui abbia mai partecipato. Ci sono cose, pensa Fede, che è impossibile
contrastare: una di queste è il sonno.
Un’altra è la crescente attrazione che
ormai prova da un bel pò verso quello che da un paio d’anni è il suo compagno
più fidato di sbronze, che in quel momento la sta guardando sorridendo da
qualche banco di distanza.
La Fede pensa che Stefano sarebbe tutto
meno che un ottimo fidanzato, uno di quelli che ti comprano le rose e ti aprono
le porte per intenderci, ma pensa anche che questa è un ottima cosa,
considerando la sua avversione per i tipi del genere. Stefano è uno con cui puoi
bere, puoi fumare, puoi suonare e puoi anche divertirti da pazzi, ma sempre
senza impegno, con naturalezza, senza legami o costrizioni. Ecco perché le sue
due ultime storie non hanno funzionato: quelle ragazze non avevano capito che
Stefano non sopporta i legami, di alcun genere.
Anzi, si dice Federica, forse di legame
ne sopporta uno, ma è talmente saldo, talmente vecchio, che per il loro
gruppetto è diventato quasi invisibile. Sta parlando del legame che lo lega a
Viki ovviamente, un legame che con l’amore centra poco, ma che sicuramente non
può essere ridotto ad una semplice amicizia, come quella che invece lega loro
due. Perché Fede ne è convinta: il loro legame è questo, una semplice amicizia,
alcolica perlopiù, e difficilmente potrà diventare qualcos’altro, anche se, lo
deve ammettere, ultimamente è sempre più difficile nascondere il suo interesse
nei confronti del bel batterista dai lunghi capelli neri.
La Fede sospira rumorosamente,
chiudendo definitivamente gli occhi: accarezzare i lunghi capelli di Stefano
sciogliendo la solita coda bassa con cui li raccoglie è un desiderio destinato a
rimanere nei suoi sogni più intimi.
A Vittoria la storia piace, anche
parecchio, ma studiarla con la Bossi mette a dura prova anche la sua passione e
il suo interesse di solito vivissimo per tutto ciò che riguarda mummie,
cavalieri e regine. La lezione sta quasi terminando, e la pagina di quaderno su
cui Vittoria sta scrivendo gli appunti è quasi completamente piena di date e
nomi piuttosto assurdi. La ragazza sbuffa, posando con un gesto seccato la
penna, rinunciando definitivamente a seguire l’intricato diagramma di flusso che
la Bossi sta tracciando da un’ora alla lavagna, e volge la mente
altrove.
Precisamente la volge – e con lei volge
anche lo sguardo – al banco affianco al suo dove, abbandonato sulla sedia con
un’espressione da pesce lesso, giace Filippo, lo sguardo perso nel vuoto e le
dita che tamburellano rumorosamente sul banco. Filippo le piace da anni, da quel
ormai lontano primo giorno di liceo, quando entrò in classe clamorosamente in
ritardo inciampando in una sedia grazie alle scarpe dai lacci perennemente
sciolti e trascinò con sé nella sua caduta anche la povera Vittoria, allora una
ragazzina bassissima e dall’aria perennemente imbronciata.
Filippo non ha mai saputo della sua
cotta, e a ben ragione pensa Viki, viste le poche possibilità di riuscita di una
sua ipotetica dichiarazione. Perché Vittoria pensa che lei, con il modello di
ragazza ideale che Filippo non manca mai occasione di esporre, c’entri veramente
poco. A lui piacciono le ragazze come Ginevra, seducenti, affascinanti,
dall’aria misteriosa, oscura, non quelle come lei, maschi mancati con una
seccante propensione alla storia e al sarcasmo. E infatti gli sguardi di Filippo
non sono mai rivolti a lei, ai suoi jeans scoloriti e laceri e alle sue
magliette larghe, ma alle lunghe gonne di Gin che nascondono le gambe pallide,
coperte dalle calze a rete, e ai suoi rossetti scuri che non fanno altro che
evidenziare l’anellino d’argento che buca il labbro inferiore della dark.
Per carità, Vittoria non ha niente
contro Gin, è una delle sue più care amiche, ma a volte vorrebbe che qualcuno
guardasse anche lei, guardasse oltre la faccia acqua e sapone e i vestiti
larghi.
Filippo non è quello che si dice
esattamente un bel figo, ma a Vittoria questo non importa: è esattamente il suo
tipo. Slabbrato e lacero anche lui, con occhiaie perenni e la barba incolta che
gli marca le guance scavate, Filippo pare appena uscito da un centro sociale in
preda ad un attacco di rota da ero. E la cosa a Vittoria attrae. Eccome se la
attrae.
Ginevra accavalla le gambe, sbattendo
appena contro quelle della Fede, incrociate in una posizione assurda sotto il
banco. Le dà fastidio non riuscire a prendere sonno tanto facilmente come riesce
alla sua compagna di banco, ma in fondo pensa che ognuno ha un suo talento
particolare. Evidentemente il suo è ancora nascosto, ma prima o poi troverà il
modo di farlo saltare fuori, a costo di doverlo cercare in tutti i modi
possibili. Le dà fastidio anche la voce monotona della Bossi che tenta di
interessare la classe a un altro re morto da secoli, incurante del fatto che in
mezzo a quel mare di studenti addormentati l’unica che sta seguendo – o almeno
ci sta provando – è Vittoria, e non certo perché la lezione la sta prendendo.
Ginevra sbadiglia, coprendosi con la mano pallida la bocca coperta di rossetto
scuro, e si passa una mano tra i capelli neri e rossi, mossi e lunghi fino alla
schiena, scotendoli leggermente. La noia regna sovrana nella classe, osserva la
ragazza, e di certo non aiuta il fatto che dalla finestra si possa intravedere
quel leggero sole invitante che fino a pochi giorni prima poteva essere goduto
senza alcun impedimento.
Non che lei abbia passato l’estate
godendosi il sole: si è chiusa nella sua casa in montagna, uscendo la sera ed
evitando il sole come la peste per tutti e tre i mesi. Capisce però che per i
suoi compagni quella visione renda tutto ancora più drammatico. Ginevra nota che
tra i suoi amici sta correndo qualche occhiata di troppo: Stefano e Giulio
fissano insistentemente la Fede addormentata vicino a lei, mentre Vittoria ha
smesso si seguire la Bossi e si limita a fissare Filippo in uno stato di trance.
Ginevra scuote la bella testa, passandosi una mano sul volto dal colorito quasi
cadaverico: guai in arrivo. Ha sempre pensato che nel loro gruppetto presto o
tardi le cose si sarebbero complicate per via di qualche cotta non troppo
corrisposta, ma non pensava che le cose fossero così complicate. O meglio, non
pensava che l’unica ad essere immune a innamorarsi fosse lei.
Filippo sta dormendo ad occhi aperti.
Vorrebbe stare attento, lo vorrebbe davvero, ma il sonno e la noia sono più
forti di lui: non riesce a tenere lo sguardo fisso per terra, figuriamoci sul
panda in arancione in piedi alla lavagna. Forse tutta questa fatica a svegliarsi
è dovuta alla mancanza di sonno accumulata in quegli ultime tre mesi, quando non
dormiva per più di tre ore a notte, o forse è solo dovuta al fatto che la Bossi
farebbe addormentare perfino un sasso. Anzi, farebbe addormentare perfino
Vittoria, la più grande appassionata di storia che lui abbia mai
conosciuto.
Non l’ha mai capita la passione di
quella ragazza per la storia, ma in fondo lui di Vittoria ha sempre capito molto
poco. L’ha sempre vista in lontananza, come si guarda una sorellina minore che
si vuole proteggere ma che non si riesce ad avvicinare, come una ragazza quasi
del tutto incomprensibile, dalle mille sfaccettature. Non riesce a classificarla
con un tipo di ragazza, come riesce invece a fare perfettamente con la Fede – la
ragazza simpatica, divertente, allegra, mai senza il sorriso – e con Ginevra –
quella misteriosa, seducentemente contorta – o con il resto delle ragazze che
conosce, tutte rientranti nello stereotipo delle ragazze carine ma oche.
In realtà deve ammettere che non l’ha
mai interessato parecchio capire Vittoria, essendo molto più propenso ad altri
tipi di conoscenza con altri tipi di ragazze. Ragazze come Ginevra, ad
esempio.
Non Ginevra in sé e per sé, perché è
perfettamente a conoscenza del fatto che tra lui e Ginevra non potrebbe mai
succedere niente – troppo diversi e troppo uguali allo stesso tempo, un vero
concentrato di problemi e complicazioni – ma a quelle come lei: fredde, dalla
bellezza oscura, dallo sguardo glaciale, l’aria dark. A dire la verità ne ha
conosciuta una, di ragazza così, quell’estate, ad un concerto metal visto a
Perugia, ma purtroppo ha perso le sue tracce immediatamente dopo la fine del
concerto e quella quindi quasi simultanea del loro incontro "ravvicinato".
Filippo si allunga ancora di più sulla sedia, sbadigliando apertamente e
passandosi una mano sul volto per sfregarsi la lunga barba incolta.
E’ sicuro: deve ritrovare quella
ragazza.
*
" Porca miseria, la vuoi smettere di
fumare e prestarmi un minimo d’attenzione, per favore?"
" Non vedo il perché dovrei fare una
cosa simile, cara la mia Viki"
" Pechè sto cercando di parlarti
seriamente, pezzo di genio!"
" Tu? Parlare seriamente? Ma
quando?"
Vittoria sbuffa, incrociando le braccia
in grembo e guardando storto Stefano, seduto sul suo letto in preda ad un
attacco di bruciante noncuranza nei suoi confronti.
Il ragazzo continua a fumare,
sorridendo sornione alla sua migliore amica, appollaiata sulla scrivania di
legno di fronte al letto.
" Sul serio, Ste, ho bisogno di
parlarne con qualcuno"
" E tu pensi che questo qualcuno sia
io?"
" Beh, con chi altro ne dovrei
parlare?"
" Non lo so! Con la Fede magari, che
sicuramente ne capisce più di me in queste cose"
" La Fede ha altro per la testa, te lo
assicuro…"
" Ah si? E cosa,
precisamente?"
" Non cosa, piuttosto chi"
" Chi allora?"
" Non posso dirtelo. O meglio, non sono
ancora del tutto sicura di questa cosa, quindi è meglio non parlarne fino a
quando la Fede non confermerà tutto"
" Cosa dovrebbe confermare la
Fede?"
" Stefano, smettila di parlare della
Fede e ascoltami!"
" Sono tutt’orecchi"
Vittoria incrocia le gambe e vi
appoggia sopra i gomiti, tenendosi la testa ferma fra le mani.
Stefano la guarda, incuriosito: quando
la Viki fa così significa una sola cosa: vuole parlare di Filippo.
" Allora?"
" Allora a Filippo piace
Ginevra"
Stefano scoppia a ridere, ciccando la
cenere della sua sigaretta in un posacenere di fortuna, scovato da qualche parte
sotto il letto di Vittoria.
" Ma che vai dicendo!"
" Lo giuro, non hai visto come la
guarda?"
" Vittoria, la guarda così solo perché
Ginevra deve essere guardata così!"
" In che senso?"
" Nel senso che Ginevra attira quel
genere di sguardi da tutti, non solo da Filippo. E’ una cosa naturale, non ci si
può far niente"
Vittoria si accende una sigaretta e
tira una lunga boccata.
" Quindi mi stai dicendo che solo
perché la guarda come qualcuno guarderebbe il Santo Graal non vuol dire che sia
innamorato di lei?"
" Esattamente. E poi dai, ce lo vedi
Filippo innamorato di Gin?"
" In realtà si. Sono uguali, sarebbero
perfettamente atroci insieme"
" Appunto. Atroci. E Filippo è
abbastanza intelligente da sapere che con Ginevra non potrebbe funzionare.
Mai"
" Quindi non devo
preoccuparmi?"
" Di Ginevra no. Ma di qualche altra
ragazza probabilmente si"
Stefano spegne la sigaretta e stringe
il nodo che lega i suoi capelli. Odia parlare di queste cose con Vittoria. La
fanno sembrare troppo bambina, molto diversamente da come è in realtà.
Vittoria dal canto suo continua a
tirare lunghe boccate, facendo uscire il fumo in piccoli cerchi che si spezzano
solo dopo qualche secondo.
Fumare la rilassa, le ha sempre fatto
quest’effetto. E sa quanto bisogno abbia di rilassarsi in questo momento.
" Quindi cosa devo fare?"
" Non lo so, Vic, non lo so.
Probabilmente quello che ti senti di fare"
" Cioè niente"
" Cioè qualsiasi cosa ti faccia
smettere di ossessionarmi con questa storia"
Vittoria finisce la sigaretta e scende
dalla scrivania, andando ad aprire la finestra.
Le colline sotto di loro sono
illuminate dal tramonto d’inizio autunno, il vento è fresco e toglie quasi
subito l’odore di fumo dalla stanza.
" Va bene, Stefano"
La Fede pensa, fissando una cassa
d’acqua vuota appoggiata ad un muro del suo garage, che probabilmente suonare
con Stefano sia la cosa più eccitante che mai capiterà a loro due. Girarsi
indietro verso la sua batteria, guardarlo negli occhi e poi tornare a cantare è
una cosa che le piace da morire. Specie quando il suo sguardo è ricambiato, e
magari Stefano vi aggiunge anche un sorriso un po’ spezzato, obliquo, e poi
torna a concentrarsi sui piatti mantenendo quel sorriso.
Hanno fatto così anche oggi: lei si è
girata, lo ha guardato, lui le ha sorriso e poi ha abbassato lo sguardo. Fede
ondeggia davanti al microfono, mentre socchiude gli occhi e continua a cantare,
scuote la testa al ritmo della musica, facendosi dondolare la treccia rasta
davanti agli occhi.
Effettivamente, si dice la Fede mentre
la canzone sta per finire, suonare insieme è eccitante sul serio. In fondo
mentre suonano Stefano non ha molte possibilità di girare la testa in giro,
quindi è costretto a guardare dritto davanti a lui, e davanti a lui c’è lei, che
si agita e balla.
Non che la Fede pensi di essere un
bello spettacolo, ma perlomeno Stefano, volente o nolente, è costretto a
guardarla. E prima o poi si accorgerà che, alla fin fine, che anche lei è una
ragazza. No?
" Tieni Fede, bevi che ti fa
bene"
Federica guarda Stefano che le sta
porgendo una birra scura, una delle loro preferite.
Evidentemente il momento della
rivelazione è ancora lontano. Parecchio.
Giulio dorme in una posizione
stranissima: è supino, con le gambe incrociate tra loro e le braccia aperte,
come se fosse appena stato messo in croce. Inoltre Giulio non riesce ad
addormentarsi se nella sua stanza non rimbomba la sua sacra musica, nient’altro
che i Nirvana.
Vittoria si è sempre chiesta come
diavolo sia possibile addormentarsi con quella musica, e addormentarsi anche
piuttosto profondamente, tra l’altro. La camera di Giulio è disordinata
all’inverosimile, tant’è che la ragazza ha qualche seria difficoltà a trovare
l’amico, sepolto ai piedi del letto sotto un cumulo di vestiti non troppo
puliti. Quando finalmente riesce a trovarlo e a spostare la montagna sopra di
lui, Vittoria si accorge che svegliare Giulio in quel momento sarebbe come
svegliare il can che dorme: un suicidio. Così si siede sul letto enorme, dove di
Giulio ne c’entrerebbero tre, e appoggia la schiena alla testata di legno
placcato di grigio chiaro, infilandosi nelle orecchie le cuffiette dell’ mp3.
Non ce la fa proprio ad ascoltare i Nirvana in quel momento.
Ginevra è appollaiata su una poltrona,
rigorosamente nera, in un angolo della sua camera. Sta leggendo, mentre dallo
stereo a basso volume suonano i Cure, e le tendine scure impediscono alla luce
del tramonto di illuminare la stanza, almeno non troppo. Non ha molta voglia di
uscire, preferisce rimanere lì, da sola nella sua stanza con i suoi pensieri.
Gli altri non le vorranno a male, sanno che ogni tanto preferisce la solitudine
alla loro compagnia. Ginevra chiude il libro, fissando la parete viola scuro
della sua stanza. Le manca l’Inghilterra. Cazzo, quanto le manca.
Filippo sa che fumare così tanto non
giova certo alla sua salute, ma non può farne a meno.
Il fumo lo rilassa, gli permette di
distendere i nervi,di calmare le incazzature. Non che in quel momento sia
incazzato, ma potrebbe diventarlo presto se Stefano fa un altro minuto di
ritardo.
Poi lo vede: sta correndo qualche metro
più avanti, la borsa nera che gli sbatte aritmicamente sul fianco, i capelli
neri completamente usciti dalla solita coda bassa.
" Finalmente!"
" Scusa il ritardo, stavamo
provando"
" E tutto questo tempo ci è
voluto?"
" Beh, poi mi sono fermato a bermi una
birra con la Fede"
" Tu ne bevi troppe, di birre con la
Fede"
Stefano guarda storto l’amico.
Sull’argomento è molto suscettibile al momento.
" Vaffanculo, Fil. Che stai cercando di
dirmi?"
" Niente. Adesso muoviti, siamo in
ritardo"
I due s’incamminano lungo una stradina
terrosa, alla cui fine c’è il loro pub preferito.
E’ ora di festeggiare come si deve
l’inizio dell’anno scolastico.
Nuova storia, e stavolta si parla di
sei ragazzi normali, alla prese con il loro penultimo anno di scuola e le loro
vite quotidiane di diciasettenni innamorati.
Spero vi piaccia, e spero che in almeno
uno di questi sei personaggi riusciate a trovare un pò di voi stessi. Io ce l'ho
fatta. Fatemi sapere cose ne pensate voi...
Ciocco
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