DON’T WORRY, BE HAPPY! –ma ’sti ca..

di Fenice_blu_strania
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C’è tensione nell’ aria (ed anche silenzio, ma chissà perché, non lo dice quasi mai nessuno). Perdonate l’ interruzione, esigenze di trama. Dunque… ah, sì. Ore otto di mattina. La prof entra in classe, e cala il silenzio. Noi guardiamo lei, lei guarda noi. Non importa se non è una guerra, come tale viene percepita dagli studenti, nonostante la prof voglia solamente salutarci e, magari, fare l’ appello.
- Buon giorno ragazzi.
- Buon giorno prof!
Rispondiamo tutti in coro, con voce allegra, speranzosi che la nostra buona stella, se si trova da qualche parte, ce la mandi buona e non faccia interrogare. E subito abbiamo la risposta dal cielo: la prof apre il registro, e subito dopo l’ appello, si guarda intorno.
- Come avevo già detto, oggi interroghiamo.
E si sente la disperazione pervadere le persone che ancora non hanno voto: la situazione è ancora peggiore il primo mese, perché molte di loro non hanno affatto studiato.
Inizia a scorrere l’ elenco della classe. Credo che, in termini tecnici, tale punto potrebbe essere chiamato “spannung”: il punto di massima tensione. Ma interrompiamo la spiegazione, esaminiamo più nel dettaglio due figure, sedute nella fila centrale, più precisamente in primo banco. Ossia, io e la mia compagna. Siamo lì, sull’ attenti, pronte a captare ogni possibile sguardo della Rossi. Pure chi ha voto (tipo me) sta attento. Perché ogni studente ha in sé un istinto di autoconservazione, un qualcosa che lo spinge a cercare di diventare improvvisamente invisibile. Sento Elena che mi da una gomitata.
- Cosa c’ è, Ele?
- Dì un rosario per me, dì un rosario per me cazzo! Non so nulla, non deve assolutamente interrogarmi o sono fregata!
- E stai calma, se ti chiama ti chiama…
Ma nonostante questo, mi sfilo dal polso il rosario, e comincio a recitarlo: un po' di preghiere, nonostante tutto, non faranno certo male.
Però non voglio raccontarvi un giorno comune: corre un giorno imprecisato di Gennaio, e l’ interrogazione è quella sui Promessi Sposi. Libro alquanto controverso in verità: conosciuto da moltissima gente, ed amato da un infinitesima parte dei ragazzi. Ma destino volle che debba essere letto in classe.
Elena è piuttosto agitata: resta pochissima gente senza voto, è quasi certo che verrà interrogata lei. E’ in uno stato altamente pietoso: occhiaie, aria disperata, con un pizzico di rassegnazione. Mi guarda, mi supplica con lo sguardo:
- Con le tue preghiere mi hai evitato tutto questo tempo l’ interrogazione, fa’ ancora una volta il miracolo!
Porella lei. Mi sfilo il rosario e glielo passo, lo stringe in un pugno e inizia a pregare.
- Mhh, Grossi, Mora, e poi… - pausa della Rossi, trattenimento del respiro da parte nostra – sì, direi Bianchi e Rosso. Che carina l’ assonanza: Bianchi e Rosso!
Lo ripete due volte, quasi a farlo apposta. Elena mi guarda, con volto funereo: è il suo turno. Mi restituisce il rosario, chiedendomi di inviarle pensieri positivi durante l’ interrogazione. Dopo tre quarti d’ ora, torna a posto. Appena siamo di nuovo sedute vicine le chiedo:
- Come è andata?
E lei mi risponde:
- Sufficienza!
Accompagnata da un mini balletto di vittoria (invisibile ai più, scommetto che nemmeno lei si accorga di farlo). E mentre io sospiro di felicità per la pace di cui potrò d’ ora in poi bearmi, apro il diario al giorno dopo, e leggo la fatidica scritta: interrogazione. Di latino. Oh, ca**o. 




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