I 50° Hunger Games

di Chutch
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I 50° Hunger Games
 
Sono in camera mia e sto guardando una rivista.
Un’articolo parla delle mietiture che ci saranno tra tre giorni, il giorno del mio compleanno.
Mio padre entra in camera mia con un sorriso stampato sulle labbra.
«Effie, ho una sorpresa per te!» dice lui con tono dolce.
«Oh, davvero? Che cos’è? Che cos’è?» rispondo saltellando da un piede all’altro.
Mi sono sempre piaciute le sorprese.
«Io e tua madre, per il tuo compleanno, visto che fai gli anni il giorno della mietitura, abbiamo deciso che potrai scegliere tu chi sponsorizzare per questi Hunger Games.»
«Davvero? Oh, grazie papà!!»
«Figurati, piccola mia. D’altronde hai 15 anni, ormai sei una signorina no!?»
«Grazie papà, grazie!!»
Mio padre esce con un sorriso.
Appena chiude la porta prendo il telefono e chiamo la mia amica per darle la bellissima notizia.
[…]
 
«Allora Effie, hai scelto chi vuoi sponsorizzare?»
«Oh, papà. È così difficile. Poi con tutta questa scelta io.. non so proprio.» dico e riprendo in mano le fotografie dei 48 tributi. Le riguardo, partendo dal primo distretto e scorro verso il fondo. Nessuno mi convince veramente. Poi arrivo al dodicesimo distretto. E un ragazzo coglie la mia attenzione. Haymitch Abernaty, 16 anni. È un bel ragazzo: alto, occhi azzurri e capelli biondi. E in quel momento so chi sceglierò!
«Questo papà! Voglio sponsorizzare questo!» gli dico indicando la fotografia del Tributo del 12.
«Sei sicura? Non preferisci uno del primo, del secondo o del quarto distretto?» mi chiede preoccupato.
«No papà, voglio lui!»
[…]
 
Oggi i tributi entreranno nell’arena. Sono così eccitata, però ho anche paura. Ho paura di aver fatto la scelta sbagliata. E anche se fosse, cosa importa?
[…]
 
Sono rimasti in 5 e lui è ancora vivo. Sapevo, sapevo che ci sarebbe riuscito.
[...]
 
Sono solo in due, e tra poco ci sarà lo scontro finale.
Ecco, ecco inizia.
Mi butto sul divano e aspetto.
L’altra ragazza arriva, lo sta inseguendo.
Lui arriva su un dirupo.
Lei lancia la sua ascia.
Lui riesce a schivarla.
Ma non si alza per combattere.
Cosa sta facendo?
E di colpo capisco.
Da dietro la sua spalla.
L’ascia sta tornando indietro.
La ragazza però lo capisce un secondo troppo tardi e l’ascia si conficca nella sua testa.
Haymitch ha vinto.
È riuscito a vincere.
Ho fatto la scelta giusta.
Mio padre sarà fiero di me.
Oh, che bello.
Sto saltando per tutta casa mentre rido.
[…]
 
Quanto ero stupida?
Ero così contenta di questi giochi.
Ero così felice per aver scelto bene chi sponsorizzare che non mi chiedevo neanche cosa pensasse lui.
Cosa provasse.
E ora che lo vedo, capisco.
Lui non è mai uscito da quella arena.
Ma la domanda che mi assilla è “avrebbe preferito morire li dentro? Io lo ho aiutato veramente o lo ho soltanto condannato?”
Vorrei tanto una risposta.
Ma credo che lui non me la concederà mai.
 




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