Mio fratello è figlio unico!

di Tsuki Hoshizora
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Marionetta

Romano si girò di scatto. «Una domanda... o meglio, solo una curiosità, per quanto sciocca e inutile che sia. Hai mai voluto davvero bene a qualcuno?»

«Voler bene a qualcuno? A che scopo?» chiese l'italiano, alzando un sopracciglio. Un lungo sospirò seguì quelle parole.

«Lasciami essere più chiaro. Ci sono poche e semplici regole che mi sono state impartite fin dal principio: prima di tutto, usa chiunque ti serva, anche se dovessi ricorrere all'inganno; secondo di poi, non provare niente che possa intralciare i tuoi doveri. Massimo massimo provo rispetto nei confronti di qualche nazione, ma si contano sulla punta delle dita di una mano. I sentimenti sono per gli esseri umani, Romano... anche se, come puoi ben vedere, persino i miei cittadini non sembrano inclini all'amore. Disprezzano tanto il Sud quanto le altre nazioni, a momenti si odiano pure tra di loro!» Una risata vuota incrinò l'aria, spegnendosi quasi immediatamente.

«La risposta è no. Non ho mai voluto bene a nessuno né intendo cominciare».
 
«Da come parli, deduco tu non sappia neanche cosa siano, i sentimenti. Dal momento che sfuggono al controllo della logica, se mai li avessi provati non parleresti come se si potessero sopprimere a tuo piacimento...» constatò amaramente l'altro.
 
«Tu invece sembri conoscerli molto bene, non è così?» ribattè seccamente il più giovane, sorridendo ironicamente.
 
Il bruno abbasò mestamente la testa, stringendo i pugni e ricacciando indietro le lacrime.
 
«Vedi, è questo che ti rende debole! Ti abbassi al livello dei mortali» disse l'altro, aprendo in un ampio gesto le braccia, per poi scrollare le spalle, con noncuranza.
 
«Beh, tanto meglio per me, suppongo~»

Gli occhi color verde-ambrato si spalancarono completamente, andando a posarsi sul viso di Veneziano con una sorta di stupore. Adesso finalmente lo capiva: quello che aveva sempre chiamato scioccamente "fratello", non era altro che una marionetta.

Fissò intensamente quegli occhi così simili ai suoi, eppure così diversi, lo sguardo carico di pena nei suoi confronti; poi, prima di essere costretto a dover sentire altro, si voltò e uscì dalla stanza.




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