N.19

di Hubris
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N. 19

Prendere o lasciare
Questo è il dilemma
Anche quando ti dimentichi di respirare
Il tempo non aspetta,
e il cielo non cambia colore
rimane uno specchio appannato
che mostra solo il dolore
tutta l'aria che hai rinnegato.

La chiamano vanità,
C’è chi si graffia il volto
Chi ha perso la sanità
E intanto ti portano il conto.

Occhi vuoti, come le tasche
Preghiere di morti appariscenti
Mentre le correnti si ribellano allergiche
Invertendo le direzioni dei poveri credenti.

Ho scavato nel giardino dei fantasmi
Quello che quando senti il tuo nome
metti le mani avanti,
quanti colpi può ancora incassare l'addome?

Come mordi il sale e bevi acqua amara
Dalle montagne disgregate di catrame,
lasciami allontanare ignara
dalle masse ricoperte di letame.

Ho afferrato le mie cose come strappi i fiori nel deserto
Mi chiedo ancora chi io abbia ammazzato 
Per scappare come l’ultimo angelo scoperto
A lasciarsi amare da un diavolo affamato.

Il male che stringi benedetto
E il sorriso che ti mostra beffardo
Quando sei solo e non c’è che un corpo nudo sul tuo letto
E chiedi perdono per il ritardo.

Capisci troppo tardi che la vita sta nel bisogno
Nel sorreggere l’altro che piange e te ne offre un sorso
Nel provare a mettere da parte un po’ il guadagno
Quando lui cerca solo conforto.

Perché il dolore ha sempre lo stesso sapore
E tu che lo hai assaggiato 
Ne hai nascosto il gusto dentro al cuore
E sulla pelle di chi hai amato.

Siamo tutti ossa che rincorrono un rimpianto
Chi lo ha riscaldato sotto al cuscino
E chi se lo tiene sempre accanto
Tanto ti perseguita sempre di quanto è vicino.

Io mi ricordo ancora l’ abbraccio incerto
Giovane come sei, già pieno di risposte
Eppure io ne ho ancora altre
Da porre al tuo petto
Schiacciato da chissà quale peso
Seppur innalzato da chissà quanto orgoglio. 

Quindi io mi siedo di fianco
Lascio al silenzio la paura d’azzardarsi
A ricomporsi come in un puzzle
Unendosi in un lento ballo 
in abito bianco.




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