A Oxford c'è un cimitero

di Morwen_Eledhwen
(/viewuser.php?uid=196964)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Several of the tombs bear glazed photographs of the deceased, and the inscriptions are florid. In consequence a grey slab of Cornish granite rather to the left of the group stands out clearly, as does its slightly curious wording:

Edith Mary Tolkien
Luthien
1889-1971

John Ronald Reuel Tolkien
Beren
1892-1973.*

 
Era notte fonda.
John continuava a rigirarsi nel letto, anche se le forze che gli erano rimaste non gli permettevano di farlo con facilità, e il dolore non accennava a diminuire. Anzi, sembrava aumentasse di minuto in minuto, ma i medici gli avevano detto di avere pazienza.
Pazienza? Lui ne aveva sempre avuta tanta. E la vecchiaia ne aveva richiesta anche di più.
Gli altri malati che si trovavano nella sua stessa stanza erano immersi in un sonno profondo. John li invidiava.
E se Christopher non fosse riuscito a tornare dalla Francia in tempo? John aveva tante cose da dirgli. Amava tutti i suoi figli, ma con Christopher c’era sempre stato un legame più forte.
Gli tornarono in mente quelle giornate uggiose in cui il figlio lo ascoltava mentre leggeva ad alta voce le sue storie e gli dava consigli. O quando lo aveva aiutato a disegnare la mappa della Terra di Mezzo.
Christopher avrebbe dovuto assicurarsi che tutti quegli anni di lavoro non andassero perduti. Avrebbe dovuto continuare a mettere ordine in quella confusione di manoscritti e fare in modo che Arda non venisse dimenticata.
Ma poi cosa importava? Quello era il suo mondo. Di nessun altro. La gente non avrebbe mai capito.
Per gli altri quelle erano solo un mucchio di favole, ma per lui tutto ciò a cui aveva dato vita con la penna era qualcosa di più. Era storia.
Una singola lacrima gli scese timidamente sulla guancia e si asciugò in fretta.
Osservava la stanza buia e ascoltava il silenzio.
Che cos’era davvero la morte?
Avrebbe tanto voluto risvegliarsi in quella terra che gli era così cara, la terra che lui stesso aveva creato. Lì avrebbe trovato la pace.
I suoi cari e tutti gli altri l’avrebbero dimenticato in fretta, ma lui avrebbe finalmente trovato quello che cercava. Là sarebbe stato davvero libero. Là sarebbe stato a casa.
Ma cosa vuol dire casa?
Bianche sponde e, al di là di queste, un verde paesaggio sotto una lesta aurora.
Rimase immobile a fissare il soffitto finché le prime luci dell’alba non bussarono delicatamente alla finestra.
Verso le 7.30 l’infermiera entrò nella stanza e lo trovò così, immobile. Non respirava più, ma c’era un lieve sorriso sulle sue labbra.
 
Se ne era andato e non sapeva che ciò che aveva scritto avrebbe riecheggiato per l’eternità. Che ciò che aveva creato avrebbe regalato speranza ed emozioni a migliaia di persone. Che la sua terra sarebbe stata un rifugio per molti e che le sue parole avrebbero brillato di una luce più potente di quella di Laurelin e Telperion nell’universo della letteratura.
 
A Oxford c’è un cimitero dove Beren riposa insieme a Luthien. Il vento accarezza il marmo e fa oscillare i fiori e le lettere e i biglietti che lui non leggerà mai. Il sole e la luna proteggono quel giaciglio dalle tenebre.
A Oxford viveva un uomo che non è mai morto.


---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
 

 

 
*Su molte delle tombe vi sono fotografie sotto vetro dei defunti e le iscrizioni sono molto elaborate. Di conseguenza una grigia lastra di granito della Cornovaglia, a sinistra di questo gruppo, spicca particolarmente, come le sue curiose iscrizioni: Edith Mary Tolkien, Lúthien , 1889-1971. John Ronald Reuel Tolkien, Beren, 1892-1973

(Humphrey Carpenter, JRR Tolkien, A Biography)





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1568763