you have to choose.

di Flaviotta
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Quella giornata era proprio iniziata col piede sbagliato.
La sveglia – quella maledetta sveglia – aveva suonato come sempre alle sei e mezza. La odiavo, ed era praticamente ovvio che lei odiava me. La guardai truce, la spensi e poi mi misi seduta. Che cosa interessante il muro, soprattutto quando non hai per niente voglia di andare a scuola. Guardai la parete tappezzata di poster dei miei idoli e, notando quello di Conor Maynard, ricordai di dover caricare la cover della sua canzone su Youtube. Mi promisi di farlo appena tornata a casa da scuola.
La mattina la casa era molto silenziosa. Facevo tutto da sola ormai da cinque anni, anche perché i miei genitori, entrambi medici, lavoravano solo dalle nove in poi.  Dovevo raggiungere la stazione il prima possibile. Prendevo sempre il treno, poiché la mia scuola era a qualche kilometro di distanza dal mio paese, e poi perché lo preferivo nettamente all’autobus.
Finito di prepararmi scappai via giù per le scale, poi camminai fino alla stazione. Era la parte che meno preferivo della giornata perché non c’era mai nessuno con me. I miei ex compagni di scuola media avevano tutti preferito una scuola nella loro stessa città (che poi era anche la mia),invece io avevo deciso di frequentare il liceo classico. ‘Noioso’, dicevano. Ma a me piaceva. Quindi, qual era il loro problema?
Camminai imperterrita fino ai binari, poi mi sedetti sulla panchina per aspettare il treno. Ero molto in anticipo, così decisi di concedermi la colazione. Tutto ciò che mi aspettava era una misera barretta della macchinetta automatica della stazione. Mi accontentai e mi sedetti a mangiucchiarla, ma mentre mangiavo squillò il telefono.
Ingoiai velocemente il boccone e poi fissai il display: riportava un numero strano, probabilmente straniero, probabilmente inglese. Cosa credete, erano anni che cercavo di imparare tutto sulla mia meta preferita – ovvero l’Inghilterra – ed era quindi normale che sapessi almeno i prefissi dei numeri di telefono. O non era normale? Probabilmente ero solo una fissata.
A scanso di equivoci risposi in inglese, visto che non avevo proprio niente da perdere con uno sconosciuto, e poi non me la cavavo mica male.
-          Si? -
-          Ciao,sei Diana?
Non era possibile, me lo stavo immaginando. Probabilmente ero ancora nel mio letto caldo e quella maledetta sveglia non aveva suonato, sicuramente perché mi odiava.
Altrimenti come sarebbe stato possibile che una persona che:
1.       Abita in un altro paese;
2.       Non parla la mia lingua;
3.       Non sa della mia esistenza
potesse contattarmi? A maggior ragione se quella persona è Conor Maynard. La riconoscerei su milioni, quella voce.
 
 
 
YOOOOOH. Allora, che ne dite? Ho voluto finire qui il capitolo per lasciarvi un po’ incuriositi OuO
Non ho altro da dirvi, quindi peace and love (?) e ditemi cosa ne pensate.
SCEEAO BELI.




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