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Attenzione: considerevoli spoiler sul settimo
libro. Se non lo avete ancora letto vi consiglio di non continuare.
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Una sciocchezza breve, senza
scopo finale e senza morale, scritta di getto appena la scena mi è apparsa nella mente. E'così che immagino Ron padre! Spero vi piaccia!
“Cavallo… in avanti a destra”
Ron scosse la testa.
Hugo fermò il suo pedone prima
che compisse la mossa richiesta e lo fece tornare indietro.
“A sinistra?”
Ron scosse la testa più forte.
“Indietro a destra?” chiese
ancora Hugo, suonando sempre più incerto.
Il padre fece ancora cenno di no
con il capo.
“Cambio pezzo?” continuò a
domandare con la sua voce acuta e sottile, guardando il padre in attesa.
Questa volta Ron annuì.
“Alf – TORRE!” si corresse
entusiasticamente il bambino ad un cenno di Ron.
Lui sorrise.
“In avanti. Due caselle… ok,
una!” concluse infine, guardando il suo pedone avanzare come richiesto.
“Finalmente!” protestarono un
paio di pedoni di Ron.
“Zitti voi, sta ancora
imparando!” li ammonì lui, facendoli borbottare in riposta.
Hugo sorrise ampiamente e guardò
il padre con occhi orgogliosi, fiero che riuscisse ad avere tutto quel potere
sui vari pezzi degli scacchi.
“Occhi sulla scacchiera, Hugo,
sto per muovere” disse Ron, allungando una mano verso il suo alfiere e
allontanandolo dal Re.
Hugo studiò per un po’ i vari
pedoni in attesa sulla scacchiera, molti iniziarono a mormorare, stanchi, poi
protese una manina verso un proprio pezzo, ritirandola subito dopo. Lanciò uno
sguardo al padre, sperando che lo aiutasse anche questa volta e lo vide guardare
fisso un punto della scacchiera. Abbassò lo sguardo per capire cosa stesse
guardando e notò il Re del padre scoperto e che tremava. Cercò attentamente
intorno, già sapendo cosa cercare e trovò un proprio pedone nella posizione
giusta per poter attaccare il Re. Gli chiese di muoversi e poi rimase fermo ad
aspettare che qualcosa accadesse, alzando lo sguardo su suo padre. Quando vide
Ron fissarlo in attesa, tornò a guardare la scacchiera e, sorpreso urlò, “Scatto
matto!”
“Olè… per la terza volta di
fila!” disse allegramente Ron, passando velocemente una mano tra i capelli
rossiccio-castani del figlio.
“Però la prossima volta prometti
di non aiutarmi?” chiese Hugo, iniziando a riporre nuovamente i pedoni nelle
loro posizioni.
“Promesso!” acconsentì Ron con
un occhiolino e, lanciando uno sguardo alle spalle di Hugo, si alzò dal cuscino
sul quale era stato seduto fino a quel momento sul pavimento e sorrise
divertito.
“Non vuoi più giocare?” chiese
Hugo, tristemente.
Ron si inginocchiò accanto a lui
e gli sussurrò piano, “Che ne dici di giocare a spaventa-la-mamma- e-Rosie?”
Gli occhi di Hugo si allargarono
e luccicarono enormemente, la sua testa iniziò ad annuire follemente. “Come?”
chiese.
“Tu comincia ad andare
silenziosamente dietro il divano” bisbigliò Ron, “ti raggiungo subito.”
Hugo fece un ulteriore cenno
deciso di assenso e poi si fissò intorno per notare se la madre lo stesse
guardando.
Ron gli sorrise e si alzò.
Camminò accanto al divano, sul quale sua moglie era stesa, con un libro in mano
a leggere una Favola di Beedle il Bardo alla loro primogenita. Sorrise
dolcemente verso Hermione, conquistando la sua attenzione e, con la coda
dell’occhio, vide Hugo sgattaiolare alle spalle di sua moglie. Allargò ancora di
più il sorriso e Hermione gli rispose con altrettanto calore, ancora ignara di
cosa stava per accadere.
Ron si diresse in cucina da dove
riusciva a vedere perfettamente suo figlio dietro il divano che sghignazzava
nella sua direzione. Cacciò un cilindretto rosso con tre “W” incise sul dorso da
un cassettino nella credenza e lo agitò nella direzione di Hugo, il bambino
annuì come una matto con la testa. Lui gli sorrise ancora una volta e sfilò la
propria bacchetta dalla tasca dei pantaloni, posò un dito contro naso e bocca,
in segno di fare silenzio a suo figlio e in un veloce gesto si rese invisibile
con un incantesimo.
Hugo portò le mani alla bocca,
improvvisamente sorpreso.
Ron si avvicinò lentamente e
senza alcun rumore al divano, si acquattò al fianco di suo figlio che stava
ancora guardando la porta della cucina e poi ritornò visibile.
Hugo cacciò un soffocato gemito
di spavento che, fortunatamente, venne coperto dalla voce di Hermione che era
passata a leggere un’altra storia.
Ron passò il piccolo cilindro a
Hugo che lo afferrò; tra le sue mani sembrava enorme.
“Io lo innesco tu lo lanci, ok?”
bisbigliò Ron.
“Ok” mormorò Hugo.
Sorridendo, Ron puntò la
bacchetta ad una sottile cordicella che usciva da una delle due estremità del
cilindro e velocemente lo fece scintillare di fiamme fredde.
Hugo lo lanciò immediatamente
dall’altra parte del divano e subito lo sentì emettere un lieve scoppio.
Hermione e Rose cacciarono un
forte urlo e gli altri due si alzarono per assistere alla scena. Decine e decine
di topolini bianchi iniziarono a correre dappertutto, circondandole e iniziando
a squittire rumorosamente.
“Mamma… mamma!” urlò Rose,
stringendosi alla madre ed iniziando a piangere.
Hermione puntò la bacchetta
verso i vari topini e formulò un incantesimo congelante ma quelli, invece di
fermarsi, scoppiarono in centinaia di scintille colorate e si trasformarono in
farfalle dai mille colori che subito volarono via da uno spiraglio di finestra
aperta.
Rose iniziò a ridere tutto d’un
colpo, gettandosi nuovamente sul divano e mantenendosi la pancia per le forti
risate.
Dall’altra parte del lungo sofà,
Hugo stava rotolandosi a terra, anche lui preso da forti risa e Ron lo guardava
dall’alto con un ampio sorriso divertito sulle labbra.
“Chi di voi due è stato?” chiese
minacciosamente Hermione, posando le mani sui fianchi e fissando
alternativamente Ron e Hugo.
“Lui!” dissero i due
all’unisono, indicando l’altro, Hugo ancora disteso a terra e Ron in tutta la
sua altezza. Hugo saltò prontamente in piedi guardando il padre, scioccato.
“Ronald Weasley!” ringhiò
Hermione, girando dall’altra parte del divano e avvicinandosi a lui con
intimidatoria calma.
Hugo e Rose zittirono
all’istante e fissarono i due genitori in attesa.
“Perché io? È stato lui a
lanciarlo!” protestò Ron, indicando nuovamente il figlio e ridendo senza alcuna
paura verso sua moglie.
“Non è vero… l’idea l’hai avuta
tu!” bisbigliò lentamente Hugo, abbassando subito dopo lo sguardo quando Ron gli
lanciò un’occhiataccia.
“Hugo, quante volte devo dirti
di non dire bugie!?” lo riprese Ron con ancora quel divertito sorriso sulle
labbra.
“Ma io-” cercò di dire Hugo ma
Hermione lo bloccò.
“Non preoccuparti, so che non mi
hai detto una bugia. Papà è la persona più bambina in questa stanza” disse
Hermione, posando una mano tra i capelli di Hugo in una carezza e avvicinandosi
ancora più pericolosamente a Ron.
Lui non si mosse nemmeno di un
millimetro, non affatto impressionato dall’intimidatoria vicinanza di Hermione
cosa che stupiva sempre i suoi figli.
“Credi di più a lui che a me?”
chiese Ron.
“Lui mi ha sempre dato
dimostrazione di fiducia… tu no!” spiegò Hermione, sorridendogli malignamente.
“Dai mamma… era solo un gioco, è
stato divertente!” disse Rose, inginocchiata sul divano, guardandoli
preoccupata.
“Grazie per l’aiuto Rosie”
iniziò Ron, sorridendole e facendole luccicare gli occhi. Per lei Ron era sempre
stato un eroe. “Ma so come farmi perdonare” aggiunse, alzando provocatoriamente
le sopracciglia verso sua moglie.
“Ah sì? Io non-”
Senza consentirle di continuare,
Ron l’afferrò per la vita e l’attirò a sé. Posò velocemente le labbra su quelle
di Hermione e la baciò con così tanta passione che sarebbe dovuta essere stata
vietata a quell’ora del pomeriggio. Hermione lo baciò in risposta,
accarezzandogli tutto il petto.
Rose e Hugo arrossirono su tutto
il volto. Si guardarono ed iniziarono a sghignazzare tra le mani.
“La mamma ha perdonato papà!”
avvertì Hermione, allontanandosi dalle labbra di Ron, guardandolo negli occhi e
scuotendo la testa, rassegnata. Ron le sorrise maliziosamente.
“Adesso dobbiamo andare a
letto?” chiese con una voce abbattuta Hugo.
Hermione e Ron si voltarono
velocemente, ancora abbracciati.
“No! Sono solo le cinque di
pomeriggio, perché?” disse lei, non riuscendo a comprendere la domanda del
figlio.
Rose e Hugo si scambiarono un
altro sguardo imbarazzato.
“Perché ci mandate sempre a
letto dopo che vi siete baciati in quel modo” spiegò Rose.
Hermione arrossì e Ron rise
sonoramente.
“Pare che Rosie abbia afferrato
il punto!” bisbigliò lui all’orecchio della moglie.
Hermione gli assestò una
gomitata nello stomaco mentre si voltava.
“Beh… oggi non accadrà!” disse
Hermione, dirigendosi verso il divano e chiudendo il libro che fino a poco prima
stava leggendo a Rose.
“Allora possiamo andare a
giocare in giardino?” chiese allegramente Hugo.
“No” disse Ron.
Rose e Hugo si rattristirono
velocemente e Hermione si voltò verso Ron per capire perché avesse proibito loro
di giocare ma, quando incrociò il suo sguardo, lui le fece un occhiolino
divertito.
Quando i due bambini stavano per
voltarsi e salire nelle loro camere, Ron fece una corsa verso di loro e si
caricò Hugo su una spalla e Rose in braccio.
“Oggi giro sulla scopa con il
papà più bello che avete!” urlò Ron.
Hugo e Rose urlarono
contemporaneamente un gioioso e prolungato “Sì!” e Rose gli lasciò un sonoro
bacio sulla guancia, allacciando le braccia intorno al suo collo mentre lui li
trasportava nell’ampio giardino, poi si fermò poco prima della finestra che
conduceva fuori e si voltò.
“Se la mamma vuole seguirci, le
faremo vedere qualcosa di altamente pericoloso” scherzò Ron, lanciandole un
sorriso istigatore e affrettandosi oltre la finestra.
“Sììì… la Finta Wrinssciii”
arrivò il felice urlo di Hugo da fuori.
“Wronski, Hugo!” lo corresse
Ron.
Hermione strabuzzò gli occhi e
corse nel giardino: non si poteva mai sapere quel bambinone di quasi due metri
fino a che punto potesse spingersi.
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