A Demon's Fate

di Aesir
(/viewuser.php?uid=131092)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


A Demon's Fate

Aster guardò l'uomo che gli stava davanti. Ecco, era la fine. La fine di una lunga caccia. Anche l'uomo lo sapeva, e sotto il suo atteggiamento sprezzante il ragazzo poteva sentire la sua paura. Perchè lui era Aster della Terra della Notte, la stessa terra da cui quel vecchio l'aveva costretto a fuggire. Quello stesso vecchio per colpa dal quale sua madre era stata decapitata. Quello stesso vecchio che gli aveva fatto usare per la prima volta la Magia Proibita.
E lui allora chi era? Un ragazzino, un mezzelfo, disprezzato da tutti, a cui la sorte, forse per dono, forse per beffa, aveva destinato strani poteri. E chi era lui adesso? Aster della Terra della Notte, il mago più potente che si fosse mai visto nel Mondo Emerso.
Il ragazzo attese. Fu il vecchio – re Darlon, sì, ma per lui restava solo un miserabile vecchio, uno che faceva decapitare i soldati e impiccare i bambini – a parlare per primo. Fu un errore, e lo sapevano entrambi. “Mi chiedo perchè il Consiglio abbia inviato te per questo compito, un ragazzino e ignorante di politica. E mio nemico giurato.”
Al sentire la voce, dentro di sé Aster fremette. Ma da tempo aveva imparato a contenere i sentimenti, a nascondere ciò che pensava, così dalla sua pelle cerea e dai suoi inquietanti occhi verdi non trasparì nulla. Calmati, ciò che è successo in passato non ha importanza. Adesso sei un Consigliere.

Io rappresento il Consiglio dei Maghi, signore – disse rispettosamente – la mia persona non ha importanza. Non sono un vostro nemico.”
Non proseguì la frase ma il sottinteso era ovvio: dunque perchè sostenete che io lo sia?

Nessuno fa ad un uomo quello che tu hai fatto a me senza un motivo.”
Poi, fu scendere lungo una china buia. Quando il re finalmente lasciò la stanza, Aster si asciugò le lacrime. Si rialzò lentamente. Hai ragione, bastardo. Odio ammetterlo come odio te, ma hai ragione. Voglio la vendetta per quanto mi è accaduto, neanche per i miei simili. Stavo mentendo. Ma perchè l'ho fatto?
E poi: ma... 'perchè ho mentito?' o 'perchè voglio vendetta?'. È strano chiederselo. Voglio la sua morte come non ho voluto quella di nessun altro. Voglio la sua vita, in cambio di ciò che mi ha portato via, voglio saziare la bestia che in tutto questo tempo si è potuta nutrire soltanto dell'odio. È qui, nel mio cuore, è affamata e lo strazia per uscire. Eppure io stesso mi faccio propugnatore della pace. E infatti non l'ho ucciso. Volevo. Perchè non l'ho fatto? Perchè sono un Consigliere? Ma mai sono stato più lontano dal Consiglio dei Maghi.
Come possono essere conciliabili questi due pensieri, la pace e la vendetta? Come posso accettare tutto ciò?

Ma Aster non aveva la risposta a questa domanda.

You'll burn this time
Seeing the violence
It's feeding my mind
No one is saving you
How can you find
A heaven in this hell?

Mentre usciva a passi lenti e si inoltrava nel bosco, congedando con un gesto le guardie, in lui cominciò a nascere un pensiero: Ecco, la ragione delle mie inquietudini. È chi detiene il potere, la causa della rovina di questo mondo. Magari Nammen ha sbagliato, a permettere alle Terre di tornare libere e scegliere ognuno i propri regnanti. No, di certo era in errore, basta vedere ciò che è successo alla Terra del Fuoco. Ma se non ci fosse più nessuno dei tanti re che si sono spartiti il Mondo Emerso?
Pensò al Consiglio dei Maghi: Uomini che più che servire vogliono solo un pezzo del potere. Un organo fossilizzatosi in sé stesso, popolato da miserabili la cui maggior preoccupazione è perdere la posizione che hanno ottenuto. Davvero era questo che mi immaginavo?
Sospirò. No, certo che no. Altrimenti non sarebbe mai entrato a farne parte. Nei suoi sogni, il Consiglio dei Maghi era composto da uomini saggi che facevano il possibile per aiutare il Mondo Emerso. Magari potevano non riuscire, ma quella era la loro principale preoccupazione. Adesso, c'erano solo lui e pochi altri, che dall'interno tentavano di realizzare il sogno della pace.
Perchè il Consiglio è finito così? Perchè è diviso fra le Otto Terre, e ciascuno vuole che la propria sua superiore e tragga vantaggi maggiori delle altre. La pace non è un bene per l'economia: la guerra fa scorrere flussi di denaro, abbatte potenti e ne innalza di nuovi, alimenta il commercio di armi e armature, l'estrazione mineraria, il commercio e il trasporto dei viveri e tutto ciò che ne consegue.
Otto regni sono sette di troppo, otto regnanti inutili. Quel di cui davvero avrebbe bisogno il Mondo Emerso è di un unico sovrano, un unico saggio che possa guidare e plasmare le anime degli uomini, che controlli a costo del proprio sacrificio il mondo intero e lo regga con giustizia. Governare dovrebbe voler dire servire, e detenere il potere esserne schiavo.

Scosse il capo. Sembrava facile, troppo facile.
Presenterò la cosa al Consiglio. É vero, la maggior parte di loro è marcia, ma c'è chi pensa al bene comune. Di certo ci sarà una persona, fra tutti gli abitanti delle Terre, che corrisponde al mio ideale, un uomo saggio e giusto che voglia assumersi il fardello di sacrificare sé stesso per servire gli altri.
Sorrise.
Forse può nascere qualcosa di buono da questo fallimento.

Leave it behind
Hearing your silence
It screams our goodbye
Cannot believe it's an eye for an eye
Let us go to waste

Inaccettabile, la definirono. Uno stolto, lo chiamarono, un despota che voleva piegare gli animi al suo volere.
Ma furono loro gli stolti.
Dimenticarono che Aster, almeno per metà, era un mezzelfo, e come tutti gli esponenti di quel popolo nato dall'unione fra gli elfi e gli umani, sapeva leggere nella mente. Un piccolo errore, ma non per questo privo di enormi conseguenze.
Infatti Aster, se prima lo sospettava, adesso percepiva pienamente il loro panico, vedeva che ciò che temevano in realtà era di perdere il loro potere.
Non disse nulla, sbattè la porta e uscì.

Camminò fino a lasciare il riparo del porticato, e il vento e la pioggia sferzavano il suo corpo esile. La tunica gli si stava attaccando addosso, e con il suo peso lo impacciava nei movimenti. Quasi non se ne accorse. Sapeva che oltre alla pioggia, il suo volto era bagnato di lacrime. Arriva sempre un momento in cui i sogni ci tradiscono. Si era ripetuto di non piangere, che quei bastardi non meritavano le sue lacrime, ma era stato solo capace di resistere fino a quando si era trovato all'esterno. Deriso, denigrato e disprezzato: non poteva permettersi di perdere anche quel poco di dignità che gli restava. Adesso, sotto la pioggia, nessuno poteva vederlo piangere, e ne approfittò per sfogarsi. Fu un pianto silenzioso, di singhiozzi soffocati con rabbia, perchè nessuno se ne accorgesse.
Ormai i suoi capelli erano inzuppati, ma non poteva importargliene di meno. Ammalarsi era l'ultimo dei suoi problemi. Qualcosa nel suo cuore si stava concretizzando. Qualcosa di troppo pericoloso per parlarne con nessuno. Quel giorno erano state gettate le radici di un futuro fatto di lacrime e di dolore. Confusamente, non si accorse che i suoi passi lo avevano fatto rientrare e lo stavano conducendo ai suoi alloggi. E quasi non notò la gnoma contro la quale praticamente andò a sbattere.

Aster!” esclamò Reis. “Sei tutto bagnato!”
Ciao”, rispose atono lui.
Ti senti bene?”, e senza attendere una risposta gli poggiò una mano sulla fronte.
Scotti. Vai dentro, ero venuta a trovarti.”
Ancora imbambolato, al ragazzo occorse qualche istante a fare mente locale e prendere le chiavi. Lasciò che la ragazza gli togliesse i vestiti e lo aiutasse a stendersi a letto. “Devi stare proprio male”, commentò, “non ti avevo mai visto ridotto così. Senti, io devo andare. Passo domani mattina a vedere se va meglio, d'accordo?”

D'accordo”, ripetè meccanicamente il mezzelfo, e la gnoma lo lasciò in pace.
E mentre sprofondava nel sonno e un sottile strato di ghiaccio iniziava a ricoprire il suo cuore - ghiaccio che avrebbe avuto bisogno di ottant'anni per sciogliersi - un'immagine si delineò nella sua mente, un'immagine che non avrebbe mai dimenticato: una grande rocca di cristallo nero e otto tentacoli protesi verso ognuna delle Terre...

Angels have faith
I don't want to be a part of his sin
I don't want to get lost in his world
I'm not playing this game

Aster si lasciò andare contro lo schienale della semplice sedia di legno, con un'espressione compiaciuta. Non un sorriso, perchè era molto che non sorrideva: gli sarebbe occorsa una vita intera per ricominciare a farlo.
Con un gesto automatico, estrasse la penna dal calamaio e ripulì il pennino su una pezzuola, prima di riporlo con cura. Davanti ai suoi occhi c'era lo schizzo di un progetto: otto tentatoli che si allungavano verso ciascuna delle Terre, e un'immensa torre centrale. Sarebbe sorta sul luogo di Nuova Enawar, il monumento al mondo che lo aveva scacciato, la beffa alle ideologie che lo avevano deriso, il mausoleo delle ipocrisie infrante. Un edificio che parlasse del suo sogno, meraviglioso e terribile com'era l'impresa stessa che si accingeva a compiere.
La Rocca.

Molto bene” disse Aster. “Avete fatto un ottimo lavoro.”
Gli architetti annuirono e si scambiarono uno sguardo, temendo cosa sarebbe successo. Forse il mezzelfo li avrebbe uccisi per preservare i segreti che la Rocca di cristallo nero custodiva? Certo, se fosse stato un qualsiasi signorotto desideroso di potere, avrebbe fatto così. Quegli uomini non potevano comprendere la grandezza del suo progetto, la maestosità del sacrificio che si sarebbe compiuto.
Intanto, nell'attesa che questo si fosse realizzato, certo Aster non era crudele. Non più di molti altri. Si limitò ad annebbiare le loro menti e far loro dimenticare gli ultimi giorni, lasciando al loro posto una foschia indistinta. E cancellò il suo aspetto, perchè si apprestava a diventare un'ombra, una leggenda, e più distante si fosse trovato dalla massa, meglio sarebbe stato. Soddisfatto, rispose alle loro confuse domande e li rispedì ognuno nel luogo da cui provenivano. Quindi entrò nella torre nera e sbarrò il portone dietro di sé.
Salì lentamente le scale, e ad attenderlo trovò solo il trono scolpito in un unico, maestoso pezzo di cristallo.
Si sedette.
Non c'erano servitori, non c'era anima viva, nella Rocca. Non ancora. C'erano soltanto lui, e l'immensità del grande piano che si spiegava dinnanzi ai sui occhi verdi. Fece scorrere piano lo sguardo sulle alte volte, spoglie e disadorne. Nessuna civiltà era mi stata testimone di una tale immensità: le più grandi città del Mondo Emerso avrebbero potuto essere racchiuse in quella gigantesca torre. La vastità di quell'ambiente testimoniava strutture formidabili, ma equilibrate con eleganza. Sembrava fosse stata la natura, e non la mano umana, a modellare quell'edificio.
L'ho vista finita, e mi è sembrato d'averla costruita io, nell'immaginazione. I miei sogni, pensò. Queste erano le dimore della mia mente, quando non avevo altro luogo in cui potesse rifugiarsi. Queste erano le case della mia infanzia, regni di spettri dall'inutile regnante...
Ho eretto un palazzo per i congelati, tutto di neve e di ghiaccio, e l'ho popolato di cristalli di neve sospesi in corridoi ibernati che riempivano con le loro tintinnanti cantilene.
Ho allestito una palude per gli annegati, in cui i bambini affogati navigavano pacificamente su foglie di ninfea, e potevano diventare amici delle rane e dei gigli d'acqua.
Ho acceso un falò per gli ustionati, grande e ruggente come l'incendio di un bosco e ondeggiante come un mare in tempesta, in cui gli spiriti potevano danzare sotto forma di fiamme guizzanti in preda ad un'estasi eterna e dimenticare le loro crudeli sofferenze.
Ho costruito una casa per coloro che si erano uccisi, la Locanda delle Lacrime, con pareti fatte di piogge eterne.
Infine ha preparato un asilo per quanti erano morti con le menti sconvolte. È diventato l'edificio più grande e splendido di tutti, dipinto di colori squillanti che non esistevano nella realtà, e retto da proprie leggi della natura: vi si poteva passeggiare sui soffitti, e il tempo vi scorreva a rovescio.

When the shadows remain in the light of day
On the wings of darkness he'll retaliate
He'll be falling from grace
Till the end of all his days

Tutti i progetti che ho accantonato, prima di capire... erano tutti luoghi in cui... in cui avrei potuto essere felice. E non posso permettermi di esserlo. Non ci dev'essere altro per me di diverso dal compito che mi sono prefissato. Il mio unico e solo obiettivo, una disegno così grande che nessuno potrà vederlo nella sua integrità... tranne me. Questo è l'unico posto che mi appartenga e mi si addica. Freddo, oscura, inospitale, il rifugio per la mia anima straziata dalla crudeltà e dall'ottusità di questo mondo. Un luogo dove l'ombra sia talmente densa da avere sostanza, così da rinvigorire il mio spirito afflitto. Un luogo dove la vita si generi dalla morte, e la morte genera nuova vita. Un luogo che costantemente mi ricordi il mio dolore, che lo acuisca, un luogo nel quale io non possa mai essere felice.
Aster è morto, adesso sono il Tiranno. È ora solo una questione di tempo, prima che io possa compiere l'atto finale e dissolvermi assieme a questo mondo corrotto. Attenderò.

From the ashes of hate
It's a cruel demon's fate
On the wings of darkness
He's returned to stay
There will be no escape
Cause he's fallen far from grace

Aster camminava per i corridoi della Rocca. Ne conosceva ogni stanza, ogni anfratto. Aveva letto ognuno dei libri dell'immensa biblioteca, e ne avrebbe saputo indicare a colpo sicuro la posizione. Erano passati anni, d'altronde, anni in cui il suo aspetto non era cambiato, anni trascorsi in solitudine a camminare sul nero pavimento di cristallo. In quel luogo, vi erano momenti in cui riusciva a scordare il suo passato. C'erano solo lui, e l'olocausto che stava per compiersi. C'era solo una stanza in cui non osava entrare, un luogo che lo respingeva e gli era intollerabile. Ogni giorno, la sua mano si posava sulla maniglia della porta, faceva per premerla, quindi sospirava e si allontanava.
Quella stanza era piena di specchi. Non erano le lastre deformanti che esibivano i saltimbanchi nelle fiere, non erano oggetti magici per vedere nello spazio o nel tempo. Erano semplici specchi. Ma Aster non li sopportava. Non sopportava la propria immagine riflessa, aveva la chiara consapevolezza di non assomigliarsi più, e per questo guardare il suo volto gli risultava intollerabile. Non poteva vedere i suoi occhi, e leggere al loro interno solo odio puro ed incondizionato, odio ardente che inceneriva ogni altra cosa.
Ma quello, quello era un gran giorno. I fammin, i mostri da lui creati, avevano attaccato la Terra dei Giorni, le principali città erano state rase al suolo dalle orrende creature. Aveva sentito dire che della capitale, Seferdi la Bianca, avevano voluto occuparsi gli umani.
Se questo era vero, non gli importava: non provava compassione per i suoi simili, alla razza tracotante che lo aveva bandito e che lui aveva ordinato fosse cancellata dal Mondo Emerso. Né si sentiva in colpa. Era il loro destino, lui non aveva fatto altro che compierlo. E non si sentiva solo: lo era sempre stato, fra la sua gente. Tanto, sarebbero morti tutti alla fine: i mezzelfi, le sue creature, i popoli liberi, i suoi schiavi...
Ma quel giorno sentiva qualcosa di più: una sorta di insoddisfazione nei confronti di sé stesso, una sottile vergogna per la propria codardia. Che cosa mai avrebbe potuto fare una sala di specchi a lui, Aster della Terra della Notte, Aster il Tiranno, al cui nome tutti quanti si torcevano per la paura?
Quando giunse davanti alla porta, premette la maniglia. Si aprì senza difficoltà, e per un attimo il mezzelfo ne fu stupito. Non avrebbe dovuto essere così, dopo tutto il tempo che non vi entrava. Le ragnatele pendevano come festoni, e gran parte degli specchi erano stati resi lattiginosi dalla polvere. Ne fu quasi contento: era un modo come l'altro per rimandare l'inevitabile. Si era avvicinato camminando pino, come quando voleva impressionare uno dei tanti che lo servivano.
Si allungò, e pulì con la manica della casacca uno degli specchi, il più vicino.
Chiuse gli occhi, contò fino tre, e si fissò.
Guardò i suoi stessi occhi, e si vide.
Guardò i suoi stessi occhi, e capì che era diventato altrettanto grande, forte e potente come si era ripromesso quel giorno lontano, quello in cui tutte le sue illusioni erano crollate.
Altrettanto solo.
Una parola appena sussurrata, seminascosta dietro un singhiozzo, e tutti gli specchi si infransero.
Lui neanche sentì il rumore.
Cadde in ginocchio.
Lì, davanti alle schegge di vetro, Aster pianse.

What have you done?
Is this what you wanted?
What have you become?
His soul's not forsaken
You're walking alone
From heaven into hell

Quando mi vedrà, capirà. Mi dispiace averla dovuta rapire, non avrei mai dovuto giungere a ciò, ma non c'era altra soluzione. Non posso restare diviso fra due destini: o lei, o il mio piano. Fra pochi minuti sarà qui, e la mia strada sarà decisa.
E Aster sospirò, perchè quella riflessione gli permetteva di tornare una statua di ghiaccio. Fra pochi minuti avrebbe avuto una strada da seguire, un percorso ben delineato, e non desiderava altro. Per lei era disposto a rinunciare a tutto, anche alla grandezza del suo progetto. Che si salvasse da solo, il Mondo Emerso!

Signore?”
Nascosto dai veli neri, Aster voltò impercettibilmente il capo. “Parla.”

La donna che mi avevate chiesto di recuperare è qui.”
Molto bene. Sei congedato.”
Signore.”
Passi che si allontanavano.
A far da sottofondo a questo dialogo, una terza voce che proferiva un misto tra minacce, scongiuri e imprecazioni.

Reis.”
La ragazza tirò su il capo. Era un bel viso, del genere sul quale si scrivono poesie e si sogna, anche se deturpato dal pianto e dal terrore. Fra le palpebre arrossate gli occhi azzurri scrutavano ansiosamente le velature nere. Quasi automaticamente, un mano salì ad aggiustare una ciocca bionda che era sfuggita all'acconciatura. Era cambiata, la ragazza che conosceva era sbocciata in una donna, ma era lo stesso bellissima come la ricordava.

Chi siete? Cosa volete da me?”
Vieni avanti.”
Reis scostò i tendaggi sottili, aprendo la vista al grande trono di cristallo nero. Si guardò intorno, finchè non vide l'alto scranno. Il suo occupante era in ombra, ma a giudicare dalla voce e dall'altezza, sembrava un ragazzino; inoltre a contornare le gambe fino agli stivali - l'unica parte di lui che riuscisse a distinguere chiaramente - c'era una tunica da mago. “C'è nessuno?”, chiese.

Solo io”, replicò Aster.
La donna focalizzò la sua attenzione sul ragazzino. Nonostante la stranezza della situazione che apriva numerosi interrogativi, non appariva particolarmente pericoloso. Tentò
un approccio: “Senti, non so cosa ci fai qui, ma questa è la Rocca del Tiranno. Non è un bel posto. Se ci mettiamo insieme può anche darsi che riusciamo ad uscire di qui, che ne dici?”
La sagoma in ombra - ora la gnoma era pressoché certa che fosse un bambino - inclinò il capo. Reis pensò che sembrava un un po' triste. La sua voce si venò di un leggero fastidio: “Non sono poi tanto giovane come sembri credere. Un mago mi ha impresso un incantesimo, perciò per quanto io possa invecchiare questo sarò il mio aspetto fino alla morte.”

Ma è terribile! Cos'hai fatto per meritare una cosa del genere? Chi oserebbe commettere una simile nefandezza? È stato il Tiranno?”
Finalmente il bambino alzò la testa, uscendo alla luce, e scosse lentamente il capo. Aveva gli occhi grandi, verdi, luminosi e splendenti. Una lacrima scese lungo la sua guancia. Dov'è che ho già visto quegli occhi?

Reis... davvero non mi riconosci?”
Chi dovresti essere?”
Probabilmente questa non era proprio la risposta che lui si aspettava, perchè distolse lo sguardo. “Non importa. Nessuno di importante.”

No, adesso pretendo di saperlo! Sono stata rapita, imprigionata e trascinata qui...”
Deinoforo ti ha forse fatto del male?”
Deinoforo?”
Il cavaliere con la corazza scarlatta che ti ha condotto qui. Ti ha forse fatto del male? Ti ha mai mancato di rispetto?”
"No...”

Allora evita di accusare in questo modo. Non sei cambiata, in fondo.”
Senti, non ho la minima idea di cosa stia accadendo. Evidentemente il Tiranno per i suoi scopi ti ha dato un aspetto che ricorda... qualcuno che conoscevo. Tu parli come se mi conoscessi, ma quando mai ti ho visto prima d'ora?”
Questo dovette essere troppo, perchè il bambino la guardò di scatto negli occhi.

Reis... tu lo sai chi sono...!”
Se è uno scherzo non è affatto divertente...”
...sono Aster.” (Luke, io sono tuo padre!, ndAnakin Skywalker/Dath Vader ^ ^)
La gnoma lo fissò per un attimo, incapace di proferire parola. Quando ci riuscì, la sua voce risuonava di rabbia.
Aster la lasciò sfogare; quando tacque per prendere fiato, si intromise. “Questo è quello che mi ha fatto tuo padre.”

Te lo meritavi, mostro!”
Il mezzelfo era scioccato da quel repentino cambio di atteggiamento: “Reis! Ti prego, non fermarti alle apparenze! Dicevi di amarmi, che non importava nient altro che l'amore che provavi per me...”

Questo prima che mio padre mi aprisse gli occhi! A me, sì, importava l'amore, ma tu cosa volevi da me, maledetto? Volevi solo la mia bellezza, e il potere che avresti ottenuto dalla mia posizione! Probabilmente a quel punto mi avresti gettata in strada come una puttana qualsiasi! Amore... Tu non sei un uomo, sei una bestia, queste cose non le puoi capire...”
Era più di quanto Aster potesse sopportare.

Portatela via!”, ordinò.

Now that you know
Your way in this madness
Your powers are gone
Your chains have been broken
You've suffered so long
You will never change.

Il mezzelfo camminava avanti e indietro davanti alla porta. Fallo. Fallo, maledetto, e poi vattene, si ingiunse. Eppure c'era una forza che lo bloccava, che gli impediva di entrare. Quella forza era il non accettare la realtà, quella forza era una muta supplica alle infinite possibilità degli eventi. Quella forza si chiamava speranza.
Non posso averla persa del tutto, non può aver dimenticato tutto quello che abbiamo passato insieme...
Da dietro la porta di legno giunse una voce fioca. Parla nel sonno, pensò Aster, e per un attimo ne fu intenerito. Poi gli giunsero le parole: “Maledetto... bastardo... non mi avrai... mai...”
Il mezzelfo serrò i pugni ed entrò.
Non era una cella. Avrebbe voluto lasciarla nelle segrete, mezza smangiata dai topi, a contendersi il cibo con le migliaia di esserini che abitavano la Rocca assieme a lui, eppure non ne era stato capace. La amava troppo. Quindi Reis risedeva in una stanza, non particolarmente lussuosa, ma di certo comoda e funzionale. La porta si aprì senza un cigolio.
Aster si avvicinò alla ragazza addormentata. Il suo sguardo ne percorse per un attimo la figura, la memoria gli riportò alla mente com'era sentire quel corpo perfetto dischiudersi contro il suo, poi la realtà spazzò via brutalmente i ricordi. Nessuna donna l'avrebbe mai amato, nelle condizioni in cui era.
Il sonno era il momento ideale: la mente della gnoma non avrebbe lottato per proteggersi dall'intrusione. Oh, non sarebbe stato un problema neanche da sveglia, perchè lui era Aster della Terra della Notte, Aster il Tiranno, il mago più potente che fosse mai apparso sul Mondo Emerso. Tuttavia, non c'era nulla di male nel facilitarsi un compito che si apprestava ad essere tutt'altro che semplice.
Si chinò su Reis, e le poggiò una mano sulla fronte, rivolgendo una preghiera a chiunque fosse in ascolto: ti prego, fa che sia rimasto in lei un po' dell'amore che provava per me...
Aster aveva pregato per l'ultima volta in vita sua.

Angels have faith
I don't want to be a part of his sin
I don't want to get lost in his world
I'm not playing this game

Sobbalzò all'indietro, sopraffatto dalla forza dell'odio, della rabbia e della violenza emanati dalla donna, di un'intensità tale da perforare la sua mente e farlo sussultare per quelle fitte. Non si era mai imbattuto in una tale quantità di sentimenti violenti, neppure nei prigionieri che il boia torturava, convinto di fare piacere al suo padrone. Cercò in lungo e in largo, sottoponendosi a quel tormento, nella minima speranza di trovare una parte di lei che non fosse ancora corrotta.
Fu tutto inutile.
Arrivò addirittura a riversare in lei i suoi sentimenti, ma la mente della donna automaticamente li rifiutò, serrandosi su sé stessa.
Ormai della persona che aveva amato non era rimasto nulla.
Un corpo senz'anima.
Il mezzelfo si tirò bruscamente indietro, asciugandosi a forza gli occhi. Non poteva, non doveva meritare le sue lacrime, lei che l'aveva rinnegato così profondamente.
Quanto meno non sarebbe andata dire a nessuno del suo segreto: in uno sprazzo di buonsenso era riuscito a ripulirle la mente dalla sua immagine.
Sollevò il capo.
Aveva smesso di piangere.
Sul suo cuore era scesa una cortina di ghiaccio.
Questa è la lezione che mi hai insegnato, Reis, e sebbene tu detesti anche solo il pensiero di avermi dato qualcosa, io te ne sono grato. Ora non ho più dubbi, il mio cammino è spianato.
Il secondino si avvicinò, e Aster gli sorrise. Il genere di sorriso che faceva tremare gli uomini nel profondo. Era lo scintillio che gli appariva nelle iridi verdi. Quegli occhi! Come se gelassero chi li guardava... Erano gli occhi del dominatore, gli occhi del Tiranno!

Bene, ecco cosa devi fare...”

When the shadows remain in the light of day
On the wings of darkness
He'll retaliate
He'll be falling from grace
Till the end of all his days

La sala del trono gli apparve più solitaria che mai, tagliata in due da una lama di luce che proveniva dalla finestra. Si fermò un istante presso la porta, sentendosi come i suoi sudditi, che là si attestavano quando venivano a chiedergli qualcosa.
Questa è la tua tomba, ma ti dà comunque il benvenuto.
E Aster sospirò, perchè adesso la strada era tutta in discesa.
Adesso poteva morire.

From the ashes of hate
It's a cruel demon's fate
On the wings of darkness
He's returned to stay
There will be no escape
Cause he's fallen far from grace

 

___________________________________________
Questa fiction è un estratto e un adattamento di "Leggende del Mondo Emerso - L'Assassina e il Tiranno"; per i credits delle citazioni, vedere il testo originale.
Le lyrics sono tratte da A Demon's Fate dei Within Temptation.
Se vi è piaciuta questa fanfiction, leggete la serie da cui è tratta:
http://www.efpfanfic.net/viewseries.php?ssid=3302&i=1





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1579865