The
Northern Star
Quando
la Terra venne creata in cielo si alternavano il sole e la luna
soltanto, e poi c’erano i giorni bui, non solo il cielo
coperto, ma erano giorni oscuri, di terrore e disperazione.
Giorni in cui tutti si chiudevano in casa, abbracciati ai loro
famigliari per rincuorarsi.
Dicevano ai bambini di non aver paura, e che il sole e la luna
sarebbero tornati, e insegnavano loro preghiere per gli Æsir,
per invocare il loro perdono senza sapere che loro stessi erano la
causa di quei giorni e gli Dei poco potevano contro una razza
così inferiore eppure piena di oscurità e luce in
egual misura.
Mai quei giorni duravano per più di 3 cicli, eccetto una
volta.
Il sole tramontò ma la luna non arrivò a prendere
il suo posto, alto nel cielo un puntino nero che già da 2
giorni gli occhi attenti avevano potuto scorgere.
Al tramonto quel punto iniziò ad allargarsi, la notte
calò, e il buio oscurò il cielo e la luna, tutti
si nascosero nelle proprie abitazioni stretti uno contro
l’altro.
I cicli passavano e il mondo cadeva sempre più
nell’oscurità, dal cielo si passò agli
alberi, le foglie scivolarono a terra, secche e ingiallite, i rami
protesi verso il cielo imploravano con gli uomini gli Dei che
osservavano impotenti la caduta di quel mondo legato e simile al loro
più di qualunque altro regno.
In una di quelle case, a Nord di quel mondo viveva una giovane donna
dai capelli biondi e dagli occhi come il cielo.
Liv viveva con la sua famiglia in un paese circondato dalla neve e ogni
volta che il buio arrivava i suoi occhi ne prendevano il colore
diventando neri come il carbone.
Non pregava gli Dei, ma sedeva alla finestra, col volto accostato al
vetro appannato dal suo caldo respiro, a fissare il buio.
Accadde in uno di quei giorni, durante la lunga oscurità,
che lo vide.
Era una piccola luce che danzava impaziente davanti alla sua finestra,
senza ascoltare i richiami e le implorazioni dei famigliari, sempre
più lontani, Liv corse fuori seguendo la luce, cercando di
prenderla.
Corse senza sprofondare nella neve, senza accorgersi di non lasciare
tracce del suo passaggio dietro di se, senza sentire il freddo
nonostante gli abiti leggeri e i piedi scalzi.
La luce si fermò in mezzo ad un lago e prese una forma
incorporea ma quasi somigliante ad un umano, non che ella avesse mai
visto qualcuno che non lo fosse.
La figura, fatta di luce tenue era sospesa sulla superficie e la
guardava.
E allora parlò, con voce leggera che sembrava arrivare dal
vento.
“A lungo ti abbiamo attesa, figlia del Nord, colei che giunge
per cacciare l’oscurità. Vieni avanti, vieni da
me, non temere.”
Liv osservò il ghiaccio alcuni istanti prima di muoversi
verso la figura, sotto i suoi piedi, ora stupida di non sentire il
freddo, il ghiaccio scricchiolò ma lei non vi fece caso,
arrivò davanti alla figura e la guardò cercando
di scorgere dei lineamenti che non vedeva.
“Chi sei?”
“Siamo tanti, noi, migliaia, e centinaia di migliaia, siamo
infiniti, e continuiamo ad aumentare.”
Attorno a loro si riversarono una moltitudine di piccole luci che
danzavano impazienti, e il vento portava con sé ognuna delle
loro voci.
Tutti invocavano il suo nome danzandole attorno, e le voci crescevano,
aumentavano, senza mai urlare o essere invadenti, la avvolgevano in un
abbraccio caldo e famigliare.
“Chi siete?”
Precisò, ancora la figura non le aveva dato una risposta.
“Siamo stelle, siamo le compagne della luna, quando essa
illumina il cielo di notte.”
“Stelle? Non ho mai visto nulla, oltre alla luna, nel
cielo.”
Una scintilla di luce le si posò sul palmo della mano, teso
davanti a sé, e per un attimo Liv la vide sorridere e se ne
meravigliò.
E al tempo stesso ne rimase incantata, dalla delicatezza e dalla
dolcezza.
“Perché mi aspettavate?”
“Tu puoi salvarci, puoi salvare tutti quanti. Questi giorni
non passeranno mai, non sono gli dei ad oscurare il mondo, ma sono gli
uomini.”
Disse ancora la figura mentre le piccole luci ripetevano le prime
parole, con speranza.
“Puoi
salvarci. Puoi salvarci.”
“Noi? Come potremmo noi fare... Questo...?”
Domandò spaesata indicando l’oscurità
che li circondava, oltre le luci.
“Il cuore degli uomini non è più come
quando questo luogo venne plasmato, è corrotto, e spaventato
da questa corruzione. Ma non può fermarsi.
L’oscurità divora ogni cosa, non lascia vie di
scampo.”
“Come potrei aiutare allora?”
“Sei diversa, tu assorbi l’oscurità. Ti
abbiamo trovata così, perché brilli,
l’oscurità non riesce a toccarti eppure la assorbi
e ne sei circondata.”
Liv guardò il proprio riflesso sullo specchio ghiacciato
sotto di sé senza capire ciò che la figura stava
dicendo.
“Noi lo vediamo. Tu puoi salvarci.”
“Ma come?”
Chiese ancora, le piccole scintille le si avvicinarono circondandola.
“Il come lo scoprirai, capirai da sola cosa fare.”
La figura si rimpicciolì e di colpo, come spazzate via dal
vento, le luci svanirono.
Quando rientrò silenziosamente scoprì che non
erano passati che pochi minuti, le era sembrato molto di più.
Alla domanda stupita “Dove sei andata?” Rispose
semplicemente.
“Mi era sembrato di vedere una luce, ho voluto controllare...
Ma non c’era nulla, mi dispiace.”
I giorni passavano e l’oscurità era sempre
più fitta e spaventosa, all’inizio era sembrato
impossibile, ma giorno dopo giorno la consapevolezza che ciò
che quelle misteriose luci, stelle avevano detto di essere, avevano
detto riguardo al buio si faceva più forte.
Erano gli uomini a crearlo e lei davvero ne era circondata.
Erano passati 4 giorni da quell’incontro, in 4 giorni Liv
trovò la risposta, la ragione per cui non aveva paura, e la
consapevolezza che poteva davvero salvarli, tutti quanti.
Nella notte corse verso il lago fermandosi al suo centro e guardandosi
attorno in cerca di quelle minuscole luci.
Ma non c’era nessuna di loro, inghiottite in quella tenebra
troppo fitta.
Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo iniziando lentamente ad
assorbire l’oscurità dentro di sé.
Avevano detto che lei poteva salvarli tutti e in quel momento decise
che l’avrebbe fatto, poteva essere colpa degli uomini, quel
regno di paura e sconforto, ma a nessun uomo doveva essere permesso di
vivere in un mondo simile.
Aprì le braccia verso il cielo e lentamente il buio
andò diradandosi e una timida luna solitaria fece capolino
da dietro quelle nubi che parevano eterne.
Quando ogni angolo più remoto del mondo fu libero da quella
prigionia Liv avvertiva dentro di sé il dolore che aveva
imprigionato quei fragili cuori, capì che non sarebbe mai
svanito, che nonostante quello che aveva fatto sarebbe ritornato, un
giorno.
Sulla sponda del lago un bambino era in piedi a guardarla, quando se ne
rese conto sorrise ma non lo fece avanzare.
Continuò a sorridere mentre il suo giovane corpo
iniziò a risplendere e dal buio della notte le piccole luci
giunsero ad abbracciarla.Alzò le braccia al cielo ed esse si
alzarono trapuntandosi sulla volta celeste al fianco della luna, alcune
rimasero, danzando allegre attorno al bambino meravigliato da quella
magia.
“È tempo di andare, torna a casa bambino mio, le
mie lucciole ti guideranno.”
“E tu?”
Domandò con voce innocente.
“Tu non torni a casa?”
Liv annuì, e avrebbe voluto scuotere la testa.
“Ho un’altra casa in cui sono attesa da molto
tempo. Ma verrò da te tutte le notti, proprio in questo
punto.”
Sorrise e mentre anche il suo volto veniva invaso dalla luce un ultima
lacrima scorse lungo la guancia della giovane madre.
Allungò le braccia verso di lui, in un silenzioso e dolce
arrivederci, prima di sparire.
Nel cielo una stella più brillante e solitaria da quel
momento splendeva in mezzo a quel lago di ghiaccio che aveva accolto
l’ultima lacrima della prima stella, la guida di tutte loro.
Col tempo la leggenda si tramandò, di padre in figlio, il
bambino di quella notte crebbe, si fece una famiglia e la
raccontò loro, e da loro passò ai nipoti, e
così, fino alla fine dei tempi.
E quando l’oscurità minaccia la Terra
c’è sempre una stella che la assorbe e la
illumina, un erede di colei che portava il nome di Liv, colei che per
prima illuminò la paura e le tenebre del cuore degli uomini.
Un erede della Stella del Nord.
Note dell'autrice:
In una delle storie che sto scrivendo in questo periodo si parla di una
Stella del Nord, erroneamente si può pensare alla Stella
Polare perchè è conosciuta così, ma
non qui... La Stella del Nord non è quella.
è una vecchia leggenda, della prima stella che
salvò dall'oscurità che si annidava nel cuore
degli uomini.
Avevo intenzione di inserire una leggenda simile, così l'ho
creata, vuole sembrare come una favola della buonanotte in cui il bene
vince sempre, e spero di esserci riuscita .
Però anche se il bene finisce col vincere, il buio
è sempre in agguato, pronto a calare di nuovo.
(Viene detto ma lo ripeto qui, le stelline che non salgono in cielo e
accompagnano il bambino, tecnicamente figlio di Liv, diventeranno
lucciole.)
Spero vi sia piaciuta come è piaciuto a me scriverla.
Bye Bye~
Aki
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