« Mamma, sono gay. » dichiarò Sebastian, serio, non alzando nemmeno il capo dal piatto.
Villa Smythe era vuota quel giorno: il signor Smythe, come al solito, era via per lavoro e dentro quell'enorme casa rimbombava solamente l'assoluto silenzio, rotto solamente qualche volta dai piccoli e leggeri passi di una cameriera o dal rumore delle posate e del brodo, mentre ora neanche una mosca si azzardava a volare.
Sebastian alzò finalmente lo sguardo verso sua madre, a capotavola dalla parte opposta della lunga tavolata della sala pranzo, che era immobile e lo fissava con uno sguardo misto tra il gelido, l'orribilanza e qualcosa che il giovane Usignolo non riuscì a definire.
Sebastian ingoiò, spaventato dallo sguardo della madre, ma poi non poté fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata.
« Pesce d'Aprile! » gridò, mentre le sue risa echeggiavano in tutta l'ampia sala.
La donna spalancò gli occhi e, quando si rese finalmente conto di cos'era accaduto, tirò un sospiro di sollievo e si sforzò dal fare una piccola e tirata risatina.
« Oh, Sebastian, mi hai fatto prendere un colpo! Menomale che era solo uno scherzo! »
Già, uno scherzo.
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