escape

di Merkelig
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Escape

Mi compare davanti all’improvviso. È un uomo, giovane, sui venticinque. Ha i capelli scurissimi, gli occhi tra il verde e l’azzurro, ridotti a fessura. In mano stringe una strana arma. È comparso all’improvviso, un momento prima non c’era e il momento dopo era davanti a me. Si tiene una mano su un fianco. Da sotto la spessa giacca di pelle vedo allargarsi una macabra macchia rossa. Faticosamente l’uomo si alza in piedi. Mi fissa, nei suoi occhi vedo smarrimento, sofferenza, paura. Lui non si muove, si limita a stringere le labbra per non cedere ai gemiti. Sembra così spaventato. Perso. Come un viaggiatore da un altro pianeta. O da un’altra epoca. Lentamente, alza un braccio. In mano stringe la sua arma. Me la punta alla testa. Io sono immobile, mi limito ad ascoltare il suo respiro. Il sole si scolora lentamente alla mia destra, in un opaco e arido tramonto. Toglie la sicura. L’indice si appoggia sul grilletto. Trattengo il respiro.
Esita.
Poi, cade a terra.
È caduto a terra con un tonfo sordo, sollevando appena una nuvoletta di polvere e terra. L’arma giace lontana dal suo padrone, ormai innocua. Lui respira in modo irregolare, a scatti. Si tiene la mano all’altezza dello stomaco. Sotto le sue dita si allarga una macchia vermiglia.
Con movimenti lenti giro intorno al suo corpo e mi inginocchio vicino a lui. Lui guarda altrove. Rabbia, risentimento, orgoglio ferito. In quelle iridi chiare riesco a leggere il suo trascorso. Uno sbaglio, una decisione calcolata male, una fuga forse?
Dovrei andarmene. Dovrei lasciarlo qui a crepare. Non lo conosco, e non ci tengo per niente. Non è affare mio. E poi, guarda come non riesce a fermare il tremore delle sue mani. Osserva come gli è sfuggito il controllo del suo corpo. È un tossico. È un maledetto tossico, e questa è una crisi d’astinenza in piena regola. Qualcuno gli ha sparato, forse un poliziotto. Se è così, deve essere anche un criminale. Un rapinatore, o più probabilmente un assassino. E come può essere comparso così? Come se fosse stato coperto da un telo mimetico e qualcuno lo avesse lasciato cadere all’improvviso. Com’ è possibile?
- Chi sei?
Lui sposta gli occhi su di me. Dischiude le labbra e in un soffio mi risponde:
- John.
- Da dove vieni?
Lui distoglie lo sguardo. Parlare gli provoca sofferenza, ma decido che devo fidarmi un po’ di più prima di decidere di fare alcunché.
Stringendo le labbra mi risponde:
- Tanto non ci credi.
- Provaci.
Un grugnito.
- Dal 2087.
Trattengo il respiro. Il silenzio è assoluto. Si sente addirittura frusciare il vento tra le sterpaglie secche.
- Stai dicendo…
- Esatto. Viaggi nel tempo.
 
Non so se ho fatto la scelta giusta. Non so cosa abbia fatto, in che guai si sia cacciato, da chi stia scappando. Non so se dica la verità o meno. Non so nemmeno chi sia davvero. In questo mare confuso di nebbia, un faro, una certezza:
Poteva spararmi, ma non l’ ha fatto.




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