4ͣ^
classificata e premio originalità al contest “La
Ballata delle Emozioni” di phoenix_esmeralda
sul
forum di EFP
Salve
a tutti, questa è una storia che avevo in testa da tempo.
Voleva essere una long ma non avevo abbastanza tempo e voglia per
sistemarla ma ho usato l'idea di base per questo Contest.
Per
chi fosse curioso (e volesse spoilerarsi il finale, perché,
lo ammetto, so essere abbastanza incasinata da far demordere il
lettore) i dettagli dei giudizi saranno a fine pagina (la prima parte è
inerente ai refusi davvero idioti di cui mi sono accorta anch'io leggendo ora -a distanza di mesi, però, a conferma che ho bisogno di molto tempo per non scrivere porcherie- o a tutta la punteggiatura di fine frase che purtroppo dimentico
per strada e che mi è costato un bel 6.5). Non
apporterò le modifiche che mi avrebbero permesso un
punteggio maggiore per questione di correttezza.
A
voi, come alla giuria, la storia così come è
stata presentata. Solo sarà scaglionata perché
è lunga 18 pagine...
E
chissà, magari in futuro la riprendo e vi
spiegherò tutte le cose che non vi dico :)
Buona
lettura
“UNA
BAMBOLINA DI CARATTERE” di DarkRonin
Emozione:
disprezzo
Frase:
“Sono quello che chiamavi se piangevi ogni sera, sono quello
che un po’ odi e che ora un po’ ti fa
paura.”
GIUDIZIO
Khika Liz:
-
Grammatica: 6.5/8
-
Stile e Lessico: 7.5/8
-
Originalità e credibilità della trama: 7/8
-
Caratterizzazione dei personaggi: 7/8
-
Sviluppo dell’emozione: 4/5
-
Utilizzo della frase: 4/4
-
Gradimento personale: 6/6
TOT:
42/47 punti
Una
bambolina di carattere
Sembrava
ieri. Eppure erano passate solo due settimane da che si era liberata
della sua prigionia.
Alzò
gli occhi al cielo, contemplando le nuvole bianche rincorrersi veloci
su di in un prato azzurro. Di quando in quando, le scie degli aerei,
dritte e inflessibili, si intromettevano nei loro giochi.
Le
scie erano bizzarre: seguivano docili l'aeromobile; talvolta gli erano
così affezionate da tralasciare subito il cielo azzurro per
rincorrere la loro guida, a volte erano disobbedienti e lascive e si
attardavano, languide, gonfiandosi alle spalle della loro guida nel
tentativo maldestro di imitare una di quelle nuvole paffute che
punteggiavano il loro viaggio, per poi arrendersi e dissiparsi in un
ultimo tentativo di imitare la pesantezza dell'aria carica
d'umidità che nascondeva la vista delle montagne. Quelle
scie le ricordavano i lunghi bastoncini di legno che osservava danzare
nelle bevande aranciate, leggermente alcoliche che, di quando in
quando, le venivano servite prima di cena. Il liquido, come il cielo e
come lei, si faceva un baffo di quella rigida intrusione e continuava
il suo vorticare, deridendo l'austera figura che era convinta di
imbrigliarne l'essenza.
Non
ci aveva mai fatto caso ma era più che convinta che, prima
della reclusione il cielo non avesse mai avuto simili interferenze. Ma
doveva ricordare a se stessa che il mondo che aveva conosciuto era
stato stravolto nel periodo in cui lei non l'aveva vissuto.
Non
l'aveva detto a nessuno, temendo una punizione supplementare a quella
per la fuga, ma aveva sbirciato, di sfuggita e del tutto casualmente,
quella poca gente che aveva intercettato nelle sue lunghe camminate.
Tanto per cominciare, le fogge degli abiti erano assolutamente
scandalose e indecenti. Li trovava indecorosi lei, che aveva l'ardire
di indossare un paio di vistosissimi bloomers. E i cocchi: erano
completamente spariti, soppiantati in toto da strane automobili che
nulla avevano a che vedere con i modelli più lussuosi che
aveva conosciuto
E
i treni! Se il cielo si era riempito delle scie bianche di numerosi
stormi metallici si era ripulito di quelle nere della motrici a carbone
e che ora vedeva sfrecciare, miracolosamente, in lontananza a
velocità inaudite.
Eppure
le terre che aveva imparato ad amare nel corso della sua adolescenza
erano indubbiamente quelle.
Tante
cose non le quadravano, constatò ancora una volta. Scappare
e allontanarsi un po' ogni volta era l'unico modo per scoprire il mondo
circostante. Ricordava la paura che aveva provato la primissima volta
nel rendersi conto che qualcosa di grosso era avvenuto.
Vinta
la paura, che le aveva impedito di tentare altre sortite nei giorni
successivi, aveva cercato di analizzare la situazione, senza riuscire a
trovarvi soluzione. Quello che la magione poteva offrirle, quanto a
conoscenza, era già in suo possesso. Per tutto il resto, non
poteva fare altro che attingere direttamente alla fonte.
Quindi,
era scappata. Una volta sola. Poi un'altra. E un'altra volta ancora.
Probabilmente,
in quel momento, i domestici la stavano cercando disperati. Ma, questa
volta, lei aveva posto molta più distanza tra sé
e i suoi nuovi carcerieri. Certo, erano gentili e servizievoli. E la
prigione era più ampia, soleggiata. Ma era sempre una
prigione da cui avrebbe dovuto esserle vietato uscire.
Sorrise.
Lei era furba e scaltra. E non era certo docile e mansueta.
Chiuse
gli occhi, del colore del cielo in tempesta e inspirò
profondamente il profumo dei fiori di campo. Era diverso rispetto a
quello a cui era abituata prima. Doveva essere stata la segregazione a
cancellarle i ricordi olfattivi, pensò mentre il caldo sole
di una giornata estiva, che si preannunciava afosa, le bagnava la pelle
delicata come la neve.
Un
improvviso, quanto fastidioso odore di zolfo, arrivò a
coprire il tenue profumo dei fiori di campo. Si tirò a
sedere, meccanicamente in allerta. Qualcosa di pericoloso, le
suggerì la parte rettile del suo cervello, la stava per
raggiungere. Tendendo l'orecchio, però, capì: un
paio di persone stavano dando fuoco, manigoldi, a dei copertoni.
Se
la memoria non l'ingannava, gli pneumatici vulcanizzati avevano al loro
interno una qualche componente sulfurea che li rendeva più
elastici. Ascoltò i loro traffici indistinti per qualche
minuto, rapita dall'odore e dai rumori, finché i delinquenti
non si allontanarono e lei tornò a rilassarsi, stendendosi
nuovamente nell'erba. Impigrita, desiderosa di non tornare a casa ma
nemmeno di allontanarsi ulteriormente, osservava minuziosamente i fiori
attorno a sé, sperando che almeno quelli non fossero
cambiati più di tanto.
Però,
quando una campanula selvatica attirò la sua attenzione,
avvenne qualcosa di strano: la sentì trillare. Era sicura
fosse solo un'illusione, uno scherzo che le giocavano le orecchie non
più abituate ai rumori. Allungò istintivamente la
mano, guantata di pizzo nero, per cogliere lo strano fiore quando,
ancora, ne sentì lo scampanellio.
Un
terrore cieco, inspiegabile l'attanagliò. Una voce le
riecheggiò in testa. Cosa diceva? Chi era che parlava?
Qualcuno la stava mettendo in guardia. La voce di una donna, biascicata
dall'età, si faceva strada, prepotentemente, tra i suoi
ricordi.
Improvvisamente
come era venuto, il panico si dileguò, lasciandola ansante e
stordita.
Fissò
l'innocuo e strano fiore con sospetto e curiosità, prima di
imporsi di rimettersi in cammino.
Poi
l'avvertì, alle sue spalle. Una presenza che prima, ne era
sicura, non c'era. E non si trattava di un animale.
Si
voltò lentamente e si trovò a osservare una
persona che, in un certo qual modo, le sembrava di conoscere e di cui,
tuttavia, aveva dimenticato ogni legame.
“Eccoti
qui, finalmente” la sua voce era dura, tagliente. Sembrava
infastidito
Era
un uomo, dall'età imprecisata. Avrebbe benissimo potuto
avere vent'anni come cinquanta. Il portamento era altero e fiero, quasi
superbo. Indossava una semplice camicia appena coperta da una raffinata
marsina nera lasciata aperta sullo sparato agganciato sotto il
colletto. Le scarpe, delle Brogue Wingtips nere e affilate, tirate
così a lucido che sembravano appena tirate fuori dalla
confezione, sbucavano da sotto un paio di ghette bianche sotto un paio
di braghe gessate, le cui righine burro erano così sottili
da perdersi nei meandri delle pagliuzze del fondo color lavagna
La
visione le procurò un tuffo al cuore: lui era l'unico,
veramente, vestito come lei. Insieme non sembrava più essere
fuori dal tempo. Insieme sembrava che fosse il tempo a essere nel
momento sbagliato.
“Ci
conosciamo?” domandò gentile, accennando un
inchino a mo' di saluto, con l'educazione che le era stata impartita.
Lui
l'osservò fermo. E pure, negli occhi, gli ballarono un
vortice di emozioni diverse tra loro: paura e sollievo, rabbia e
attrazione, sorpresa e perplessità. Alla fine le disse,
sbrigativamente e semplicemente, di seguirla. E di non tentare scherzi
“Saprei ritrovarti in capo al mondo”
Una
frase che lei interpretò subito come minacciosa nonostante
il contenuto in qualche modo romantico. Decise, non seppe neanche lei
perché, di seguirlo docilmente. Camminarono in silenzio fino
al limitare dei cancelli.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Ciao a tutti, rieccomi qui.
Come detto nell'introduzione, avrei voluto sviluppare la storia come
una long.
Invece, non avendo abbastanza idee ne ho approfittato per usarla per un
contest.
Per ora finisce in modo un pò tronco...
ma chissà, magari un giorno la riprenderò.
Never say never.
E intanto, al prossimo capitolo.
Commento:
Ti
segnalo, intanto, alcuni errori.
•
Se dici "sembrava ieri", allora non puoi mettere "erano passate solo",
altrimenti non c'è coerenza. È più
corretto dire "erano passate già due settimane"
•
"Non ci aveva mai fatto caso ma era più che convinta che,
prima della reclusione [,] il cielo non avesse mai avuto simili
interferenze"
•
"Chiuse gli occhi, del colore del cielo in tempesta [,] e
inspirò profondamente"
•
"Un terrore cieco, inspiegabile [,]l'attanagliò"
•
"Improvvisamente [, così] come era venuto, il panico si
dileguò, lasciandola…"
•
Nella descrizione delle scarpe dell'uomo ci sono un paio di ripetizioni
"Tirate a lucido"-- "tirate fuori" , "un paio di ghette" -- "paio di
braghe"
•
“Il leggero bussare del maggiordomo[ senza la virgola,]
spezzò la tensione e..”
•
“a qualcosa che, a sua volta[,] era legato allo
stemma”
•
"Quindi, sigillò la porta con un giro di chiave che si
infilò nel taschino[.] “Dasa?”
chiamò, distraendola"
•
"cercò di ignorare la sensazione sgradevole che
ciò le comporta[va].
•
"Ma lei, a differenza della principessa persiana, non aveva la lingua
lunga e tagliente [,] né era abbastanza colta per.."
•
"Al di là della soglia si estendeva un ambiente magnifico
che le [che le ricordò] ricordarono, ancora, le sue letture
esotiche.."
•
"E un'idea fantastica arrivò in suo aiuto[.]"
•
"scamosciata e che, a colpo d'occhio[,] simulava l'effetto di un vero
bustier.."
•
"non è stato un buon maestro” lo
schernì lei, sprezzante[.]"
Più
in generale, fai attenzione ai punti a fine frase e alle virgole,
perché fondamentalmente sono state il tuo problema
più grande. Poi le frasi molto spesso risultano ridondanti,
pesanti, sia alla vista che alla lettura e comprensione.
Un’altra cosa. Alla fine dici
“fregandosene” che non c’entra nulla con
il linguaggio che invece hai usato prima.
La
trama è molto originale e sinceramente all’inizio
non ci stavo capendo nulla lol poi alla fine, con la data, ho
realizzato il tutto e sì, ottima idea. Alcune cose comunque
non mi quadrano (come per esempio come faccia lui ad essere ancora
vivo) e sono domande che hai posto e a cui non hai risposto e io sto
morendo di curiosità. Ecco. Una cosa che ho apprezzato
moltissimo sono stati gli accenni al femminismo, penso che sia stato
con quelli che mi hai totalmente conquistata. Per il resto, una buona
storia, la frase usata benissimo e l’emozione abbastanza
presente. I miei complimenti!
GIUDIZIO
DI phoenix_esmeralda:
- Grammatica e sintassi: 6,80/8
La grammatica è il buco nero di una storia che altrimenti, a
mio parere, non ha nulla da invidiare ai libri che compro nei negozi.
Purtroppo ci sono state parecchie sviste, imprecisioni e
scivolate...non errori plateali, ma cosucce qua e là che
andrebbero riviste. Essendo la tua storia mediamente molto
più lunga delle altre che mi sono arrivate, ho tenuto conto
di questo nel punteggio (non penso sia giusto valutare allo stesso modo
storie di 2 pagine e storie di 20). Ti segnalo tutto quello che ho
potuto notare, tra cui anche alcune frasi che risultano molto
appesantite e rendono complicata la comprensione:
1)
“contemplando le nuvole bianche rincorrersi veloci su di in
un prato”: di in un prato.
2)
“Le scie erano bizzarre: seguivano docili l'aeromobile;
talvolta gli erano così affezionate da tralasciare subito il
cielo azzurro per rincorrere la loro guida, a volte erano disobbedienti
e lascive e si attardavano, languide, gonfiandosi alle spalle della
loro guida nel tentativo maldestro di imitare una di quelle nuvole
paffute che punteggiavano il loro viaggio, per poi arrendersi e
dissiparsi in un ultimo tentativo di imitare la pesantezza dell'aria
carica d'umidità che nascondeva la vista delle
montagne.” = qui c’è un problema
più che altro sintattico, la frase è molto
pesante da leggere e difficile da seguire, il mio consiglio magari
è di spezzarla in due.
3)
“Non ci aveva mai fatto caso ma era più che
convinta che, prima della reclusione il cielo non avesse mai avuto
simili interferenze”: virgola dopo
“reclusione”
4)
E i treni! Se il cielo si era riempito delle scie bianche di numerosi
stormi metallici si era ripulito di quelle nere della motrici a carbone
e che ora vedeva sfrecciare, miracolosamente, in lontananza a
velocità inaudite.” = dovrebbe esserci una virgola
dopo “metallici” e dovresti togliere la
“e” dopo “carbone”.
5)
“Scappare e allontanarsi un po' ogni volta era l'unico modo
per scoprire il mondo circostante” = dovresti cambiare il
“per” con “di”, altrimenti
risulta un po’ dialettale.
6)
“La voce di una donna, biascicata dall'età, si
faceva strada, prepotentemente, tra i suoi ricordi” =
dovrebbe essere “biascicata per
l’età” o “a causa
dell’età.”
7)
“e di cui, tuttavia, aveva dimenticato ogni
legame.” = questa frase è proprio sintatticamente
formulata male, nel senso... non puoi dimenticare il legame di una
persona, ma il legame che hai con una persona.
8)
“E pure, negli occhi, gli ballarono un vortice di
emozioni” = il soggetto è vortice, quindi il verbo
va al singolare: “gli ballò un vortice di
emozioni”.
9)
“Avrebbe voluto ridergli il faccia” =
“in”
10)
“Con uno scatto meccanico, che forse sentì solo
lei, le rotelle del cervello completavano una parte del complesso
puzzle” = completarono
11)
“redingotte” = è
“redingote”, con una sola “t”
12)
“altre sì” =
“altresì”, tutto attaccato.
13)
“Danjal “Io ho creato – e sono
quindi,” = ci vorrebbe un “ne” tra
“e” e “sono”
14)
“in paesi – che loro consideravano –
arretrati” = ti consiglio, o di mettere la frase tra i
trattini in una parentesi, oppure di lasciarla normale senza trattini.
Così risulta quasi illeggibile.
15)
“i giovani stavano lottando dispotismo e sessismo”
: contro dispotismo e sessismo
16)
“Se l'aveva iniziata alla libertà del corpo e
della mente, come poteva, ora dirsi così
contrariato?” : c’è una punteggiatura
che rende la frase illeggibile. o_O Tra “poteva” e
“ora” quella virgola non ci sta proprio.
17)
“Era la prima volta che penetrava in quella parte della
residenza e si guardava attorno con l'aria stupita” :
“guardò”
18)
“Al di là della soglia si estendeva un ambiente
magnifico che le ricordarono, ancora, le sue letture
esotiche” : “ricordò”,
perché il soggetto è l’ambiente, non le
letture.
19)“Senta...”
disse appoggiandosi con le braccia al bordo della vasca “Ha
qualche controindicazione per la brusca e la spugna?” = fino
a qui, Dasa aveva dato a Danjal del “voi”. Da
questo punto in poi, inizia a dargli del “lei”...
°_°
20)
“Le pareti erano completamente rivestite di superfici
riflettenti. Sembra essere una pinacoteca privata adibita alla
raccolta” : dopo il passato remoto, hai messo
“sembra” al presente.
21)
“Al centro della stanza stava un letto matrimoniale, grande e
spartano, rispetto a quelli che ricordava.” = quella virgola
dopo “spartano” non ci sta assolutamente.
22)
“ Le lenzuola, dall'aspetto caldo e peccaminoso, erano di
raso di seta nero” di seta o di raso? o_O
23)
“La sua attenzione continuava ad essere calamitata su uno
specchio gigantesco” : “da uno specchio”
24)
“Sulla sua pelle bianca campeggiavano tre simboli”
: si dice “capeggiavano”... non penso che i simboli
fossero sul suo collo con la tenda! :D
25)
“La verità è che tu sei...una mia
creazione...sei un, cosiddetto Golem.” = cosa
c’entra la virgola dopo “un”?
26)
“Ho letto i diari di Ahimaaz ben Paltiel nei quali segnala le
notizie, del nono secolo, relative al Golem” = quelle due
virgole vanno tolte
27)
“Tu, come tutti i servitori della villa, siete mie
creazioni.” = il soggetto è
“tu”, quindi “sei una mia
creazione”
28)
“Due settimane non sono tanti” = tante
29)
“Ciò che disse la fece sentire così
leggera, che neanche si era resa conto quando quella paura le aveva
attanagliato le viscere “ Frase di difficile comprensione,
l’ho dovuta rileggere 5 volte per capire cosa intendeva e
guardare il pezzo successivo per darle il giusto significato. Prova a
formularla in altro modo.
- Stile e Lessico: 7.5/8
Il tuo stile denota una buonissima competenza a livello sia lessicale
che descrittivo. Hai una gran padronanza del vocabolario, sai essere
precisa e puntuale nel tratteggiare ambienti, vestiari, persone... su
questo ti devo fare tantissimi complimenti!
In
alcuni punti però ho notato delle ripetizioni, te le segnalo:
1)
il cielo azzurro per rincorrere la loro guida, a volte erano
disobbedienti e lascive e si attardavano, languide, gonfiandosi alle
spalle della loro guida nel tentativo maldestro:
“guida” e “guida”
2)“Le
scarpe, delle Brogue Wingtips nere e affilate, tirate così a
lucido che sembravano appena tirate fuori dalla confezione, sbucavano
da sotto un paio di ghette bianche sotto un paio di braghe
gessate,” = “tirate” e
“tirate”; “sotto un paio” e
“sotto un paio”.
3)
“Ma lei calò la mano e tentò di aprire
la porta. Stava già tentando di scuoterla un'altra
volta” = “tentò” e
“tentando”
4)
“Puoi lavarti anche i capelli, se vuoi. Ma non sfregare sotto
l'attaccatura dei capelli...lì versa solo acqua. E con molta
cautela” la istruì lui.” = ripetizione
di “capelli”
5)
“su cui si affacciavano solo le porte di due stanze separate
– che andava ad affacciarsi su un terrazzino traboccante ogni
sorta di esemplare vegetale” =
“affacciavano” e “affacciarsi”
6)
“la camicia a collo alto era fermata sul collo da un bel
fiocco rosa cipria” = ripetizione di
“collo”.
- Originalità e
credibilità della trama: 8/8 Beh...
sull’originalità non si può certamente
obiettare! ^^ Tutti i miei complimenti per l’idea che hai
avuto, per la capacità di svilupparla e di lasciare nel
lettore quegli interrogativi che lo costringono ad arrivare fino alla
fine. La credibilità ci sta tutta... certo, non ho potuto
dirlo fino alla fine, perché finché Danjal non
confessa la verità su Dasa... della trama si capisce poco o
niente! Poi però tutto diventa chiaro e ben strutturato.
Certo, tanti dubbi rimangono (ad esempio... come può essere
lì Danjal ancora dopo un secolo? Chirurgia plastica estrema?
Si è meccanicizzato pure lui... o che?), ma questo fa parte
del tipo di storia che hai scelto: una di quelle che spiegano e non
spiegano. Esistono in letteratura e se va bene per i super editori va
bene anche per me! ;) Davvero brava!
Caratterizzazione dei personaggi:
8/8 La
caratterizzazione dei personaggi è ben curata, hai dato
particolare peso ai dettagli, alle sfumature, ai cambi
d’umore. Non ho fatto nessuna fatica a immaginare Dasa e
Danjal come persone reali, devo dire che da questo punto di vista hai
fatto un ottimo lavoro!
- Sviluppo
dell’emozione: 4/5 Lo sviluppo
dell’emozione mi ha lasciata parecchio indecisa. Il disprezzo
inizialmente c’è, sia di Dasa verso Danjal per
come lui la tratta, sia di Danjal verso Dasa per motivi che a lei
paiono incomprensibili. L’emozione inoltre ha anche un suo
particolare sviluppo: Danjal alla fine accetta Dasa benché
sia così diversa dall’originale e lei, scoperta la
verità, smette di disprezzare lui e si limita a essere grata
di esistere. Quindi 4 punti per l’emozione ci sono
decisamente tutti, ma non ho potuto darti il massimo perché,
rispetto ad altre storie, il disprezzo non la fa da protagonista come
era l’obiettivo del contest. C’è, viene
nominato, ma non è l’emozione portante e chi legge
lo percepisce in superficie ma non riesce a condividerlo con i
protagonisti. Per questo ti ho dato un punticino in meno.
- Utilizzo della frase: 4/4
L’utilizzo della frase è decisamente interessante,
mi ha stupito il modo in cui sei riuscita a calare le parole nella
trama. Inoltre la frase non è lasciata cadere
così, tanto per fare, all’interno del contesto, ma
ha una sua importanza centrale. Certo, non lo si capisce subito, ma una
volta arrivati in fondo a tutti i misteri ci si rende conto del suo
reale significato. Punteggio massimo ben meritato!
- Gradimento personale: 5.8/6
Il mio gradimento è stato indubbiamente alto, apprezzo il
genere, lo stile, l’originalità, il finale...
insomma, l’intera storia mi è piaciuta moltissimo
e ti dico con sincerità che potrebbe tranquillamente
confondersi con un libro già in vendita! ^^
L’unico problema che mi ha un po’ pesato nella
lettura è che, fin quasi alla fine, uno va avanti a leggere
senza capire niente... E’ ovvio che non sia chiaro il fattore
dei “tempi diversi”, della prigionia, di lei che
non ricorda... fa parte della trama; però andare avanti a
leggere e non capire per svariate pagine, può diventare un
po’ pesante. Questo è l’unico neo
rilevato in una storia altrimenti splendidamente strutturata!
PS:
ho trovato bellissimo il pensiero di Dasa quando, trovando Danjal
vestito come lei, pensa che insieme non sono sbagliati per il tempo, ma
è il tempo a essere sbagliato! ^^
-
TOT : 44.10/47 punti
|