Caramelle al rabarbaro

di Sam Lackheart
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Avete presente la faccia delle persone quando dite loro che andate matti per le caramelle al rabarbaro?
Ecco. 
Quella è la faccia che fa la gente quando dico loro che vado matto per Near.
Per inciso, io odio quelle caramelle. E' come fumare una sigaretta bagnata al contrario. 
Beh, non vi aspettate grandi racconti. Non che sia così ... coinvolto, quando stiamo insieme ma, modestie a parte, penso di essere l' unica persona sulla terra ad averlo mai visto sorridere. E non sto parlando dei suoi sorrisetti da sono-più-bravo-di-te-e-non-mi-interessa-quindi-me-la-dovrei-ridere-ma-sono-troppo-intelligente-per-farlo (che, detto tra noi, sono maledettamente sexy). Sono dei sorrisi seri, per quanto un sorriso possa essere definito serio. Sincero, va bene?
Ancora non posso fare a meno di ridere quando ripenso al nostro primo "bacio". Niente di romantico - vi aspettavate altro? - ma almeno è stato divertente, una volta superato l' imbarazzo di trovarsi in macchina da soli perchè ad un certo ragazzino non piacevano i mezzi pubblici e un altro ragazzino con il foglio rosa era in punizione, quindi doveva accompagnarlo dal medico.
"Potresti avere la mononucleosi" gli dissi quando risalì in macchina, con una busta giallognola tra le dita sottili. Non mi aveva permesso di accompagnarlo, eludendo chissà come l' accettazione. Ma in fondo era pur sempre un genio, e con quei capelli avrebbe potuto spacciarsi tranquillamente per un ottantenne dopo un fortunato intervento di lifting.
Alzò il sopracciglio, ma si limitò a quello. Era adorabile stuzzicarlo senza vederlo reagire, mi donava un piacere quasi perverso.
"Sai ... la malattia del bacio"
"Questo è tecnicamente impossibile" sussurrò, schiacciato contro il finestrino, annoiato come sempre, solo con una nota di terrore in più che ormai non riusciva più a nascondere: ero riuscito ad abbattere le sue prime difese.
Questa volta toccò a me alzare il sopracciglio.
"A questo si può rimediare in maniera abbastanza ... pragmatica" gli soffiai queste parole vicino alle sue labbra, prima di sfiorargliele lievemente. Erano totalmente insapori, ma stranamente morbide. Fredde, ma piacevoli al tatto.
Sghignazzai e accesi la macchina, osservandolo di sottecchi durante il viaggio: i suoi occhi erano più spalancati del normale, ed era terrorizzato al solo respirare. Non osava distogliere lo sguardo dal monotono panorama inglese di quella giornata grigia.
"Eccoci arrivati" dissi allegro. Lo vidi scendere dalla macchina con una velocità inusuale, poi non lo rividi per circa una settimana.
"Penso di aver preso la mononucleosi" mi disse una sera che era venuto in camera mia, approfittando di uno dei corsi serali di Mello.
"Mi dispiace" dissi, distratto, finendo di uccidere uno zombie con un colpo di proiettile.
"A me no"
"Ah sì?" chiesi curioso, guardandolo. 
"Beh, devi riaccompagnarmi dal medico"
Non posso fare a meno di ridere se ripenso al sorrisetto che mi fece in quel momento. 
Da quella sera, la salute di Near peggiorò drasticamente: doveva andare dal medico almeno una volta a settimana, e ogni volta facevo in modo di rimanere l' unico ragazzo motorizzato dell' istituto.




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