Set on fire.

di BlackSam
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Si alzò da terra stizzito, rimettendosi le cuffiette nelle orecchie. Come diavolo aveva fatto a cadere? Ricominciò a camminare, bofonchiando parole poco consone verso il mondo intero. David era appena tornato da 5 lunghi anni a Washington e l'ultima cosa che avrebbe voluto vedere in tutta la sua vita era New Castle, una cittadina minuscola di si e no 1500 abitanti, i cui 3/4 erano composti da vecchietti in pensione. Aveva fatto di tutto per cercare di convincere i genitori a prolungare il periodo  di lontananza ma non lo avevano ascoltato. Non si erano nemmeno sforzati di guardarlo negli occhi. 

E ora si sentiva di nuovo solo.




 
 L'Istituto distava sì e no poco più di 2km dal centro abitato, collegato con esso da una stradina spossata e difficile da percorrere.
Poco male, nessuno voleva new entry umane, sopratutto la preside Loss, che nonostante ne avesse dato il permesso continuava ad avere un certo ribrezzo verso di loro.
La struttura era divisa in due:
A destra vi erano i "Puri", i bianchi. Quelli perfetti.
A sinistra gli Stark, i neri. Le pedine nere del gioco.
Se entravi in quella scuola, difficilmente ne uscivi.
I Puri non potevano vedere gli Stark, e viceversa.
Entrambe le "fazioni" erano controllate severamente da un "capo fazione", per evitare ribellioni interne.
Per i bianchi l'unico capo era Martìn, un ragazzino dal fisico asciutto e gli occhi color cioccolato, severo e decisamente poco intraprendente.
Non aveva mai amato le avventure e faceva di tutto per evitare di muovere un solo dito.
Godeva della paura di tutti, e per questo nessuno aveva ancora provato a diseredarlo dalla sua posizione di prestigio.
Agile e benvoluto dalla preside com'era, nessuno lo avrebbe voluto come nemico.
Nemmeno Deltan, il capo fazione Stark, un ragazzo parecchio muscoloso e grosso dagli occhi neri, ricoperto da tatuaggi umani che si faceva lui stesso.
L'unico ad aver mai incontrato un bianco, Martìn.
L'unico che ancora aspettava l'eliminazione della legge d'Istituto che ancora divideva l'edificio.
Attesa che iniziava a dilungarsi fin troppo per i suoi gusti.




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