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di C h i a
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Scegliere.
Theodore aveva sempre creduto di esserne capace.
Aveva sempre creduto di essere stato lui a decidere cosa fare della sua vita.
Lui aveva scelto di essere Serpeverde.
Lui aveva scelto di essere amico di Draco Malfoy.
Lui aveva scelto di invitare lei al Ballo del Ceppo.
Lui aveva scelto di chiudersi in se stesso, dopo la battaglia al Ministero.
Eppure dubitava, dubitava seriamente.
Era stato davvero lui a decidere da che parte stare, in quella battaglia?
“Il resto della tua Casa è pregato di seguirti”, così aveva detto la McGranitt a Pansy Parkinson.
Theodore si era incamminato insieme a tutti gli altri Serpeverde, a testa bassa, diretto chissà dove.
Dietro di lui, i membri minorenni delle altre case seguivano la fila borbottando contrariati.
Dietro di lui, Colin Canon sgattaiolava via senza essere visto, la bacchetta in mano e lo sguardo deciso.
E allora capì.
Capì che lui non era mai stato veramente libero.
Lui aveva scelto di essere Serpeverde, ma per far inorgoglire suo padre.
Lui aveva scelto di essere amico di Draco Malfoy, ma per compiacere suo padre.
Lui aveva scelto di invitare lei al Ballo del Ceppo, ma per rendere fiero suo padre.
Lui aveva scelto di chiudersi in se stesso, dopo la battagli al Ministero, ma per stare accanto a suo padre.
Ancora una volta, se stava seguendo la massa era per suo padre. Un padre che non lo amava, il cui unico interesse era tenere alto il nome della famiglia. Un padre che non lo aveva mai seguito, ammirato, che non gli aveva mai fatto una carezza.
Fuggì.
Ovunque, per le scale, per i corridoi, vedeva gente pronta a combattere, le bacchette sguainate, la determinazione dipinta nel volto. Da che parte stessero, non lo sapeva. L’unica certezza era che non avrebbero permesso a nessuno di fermarli.
Theodore correva, correva a perdifiato, e mentre correva pensava.
Al confine con la foresta proibita, si trovò faccia a faccia con suo padre*.
“Theo…” lo stava chiamando, e gli tendeva la mano. Il viso era una dura maschera di pietra.
Era arrivato il momento, avrebbe dovuto scegliere. Lui o suo padre, la libertà o la schiavitù, Potter o Voldemort.
“Mi dispiace, padre”.
Per la prima volta, Theodore Nott seguì il suo cuore.              
     

 

Chiara's 

Non è niente di che, ne sono consapevole. Però ho pensato che, be', tutti siamo soggetti a delle scelte, nella nostra vita; e non sempre siamo davvero noi a decidere. 
Ho voluto mettere nero su bianco -be', si fa per dire- queste riflessioni attraverso uno dei personaggi che mi intrigano di più in assoluto, Theodore Nott. 
Spero che vi piaccia.
Per favore, lasciate un  segno, anche solo per criticare. A un autore fa sempre piacere ricevere delle critiche, positive o negative che siano.
A presto :)




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