Shitsuji to Soseiji

di White_to_Black
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Capitolo 1-Quel maggiordomo e quei gemelli, la stramba cotta
 

I ragazzi, davanti a scuola, osservavano la lussuosa auto parcheggiata di fronte a loro.
-Una macchina?
-Ci sarà sicuramente il figlio di qualche riccone.- chiacchieravano l’uno con il proprio vicino, curiosi.
Dalla vettura scese un uomo sui vent’anni, vestito di nero, che aprì la portiera posteriore dell’auto. Una ragazza scese dando la mano all’uomo, con portamento e fare elegante.
-Bocchan, le serve qualcosa?- chiese lui dando uno zaino alla ragazza.
-No, Sebastian. Prendi Patrick.- lui si scostò, e portata una mano sul petto, si inchinò leggermente.
-Yes, my Lady.- rispose, e girando dall’altra parte aprì a un ragazzo che sembrava la copia maschile di “Bocchan”.
-Susan, lo porto io?- le chiese Patrick.
-Will, ho sedici anni, non sono una bambina e non siamo nemmeno nell’epoca vittoriana, le donne non hanno bisogno di farsi portare gli zaini.- disse spazientita a quello che si indovinava il gemello.
-Bocchan, io mi congedo.- Sebastian rientrò in macchina e partì.
-Comunque, Will.- la ragazza richiamò la sua attenzione.
-Sì?
-Io preferisco essere chiamata Hikari.- a quelle parole, Will scoppiò a ridere.
-Ahahahahaha! Se ti sentono mamma o papà ti uccidono!- lei gli fece la linguaccia. Cosa gliene importava, di quale fosse il suo nome preferito?
-Ok, ok, scusa, Susan!- disse Will poco prima che lei gli desse un colpo di zaino sulla testa.
-Di nulla, fratello. E ora muoviti, o dirò a Sebastian di ucciderti.- il ragazzo obbedì e insieme alla sorella entrò nella classe destinata a loro, un attimo prima della professoressa.
-Oggi comincia per voi il secondo anno di liceo in una classe che non conoscete.- cominciò la donna –Per cui, l’appello è la prima cosa da fare.
Chiamò parecchie persone, fino a quando non si fermò con gli occhi sbarrati, a un nome piuttosto lungo.
-Susan Evelyn Elizabeth Helen Hikari Oak?- Susan alzò la mano con garbo, come faceva ogni altra cosa.
-Hai un nome piuttosto lungo.- commentò.
-Anche i miei genitori hanno nomi lunghi. Serve per la continuità dei nomi in famiglia, o qualcosa del genere.- spiegò sorridente.
-Ehm, okay. William Charles Henry Edward Oak?- Will alzò la mano con sicurezza.
-Siete parenti? Ah, oh, scusate.- inizialmente la donna non si era accorta dell’enorme somiglianza fisica tra i due.
Completò l’appello fra le risa dei compagni.
Davvero vuoi che ti chiami Hikari?
C’era scritto sul biglietto che William aveva passato alla sorella.
 
Sebastian Michaelis di professione faceva il maggiordomo, e intanto studiava per laurearsi in legge, come molti dei suoi coetanei diciannovenni. Tuttavia, Sebastian era diverso. Lui non avrebbe mai potuto diventare avvocato o giudice, per lui il maggiordomo era il futuro, non solo perché la famiglia presso cui lavorava era molto ricca e sarebbe stato svantaggioso lasciarla, ma anche perché lui non voleva andarsene. Suo padre era maggiordomo degli Oak prima di lui e prima di suo padre vi era stato suo nonno e così via. La storia dei Michaelis era strettamente legata a quella degli Oak. E poi, c’erano quei due ragazzi, William e Susan.
Quando erano nati, lui aveva tre anni, e loro vivevano in Giappone e lui conosceva un nome, un bellissimo nome in quella lingua che gli venne in mente quando vide la bambina per la prima volta: Hikari, luce. I genitori, entusiasti, diedero per ultimo alla figlia il nome suggerito dal bambino. I tre crebbero insieme come fratelli e per Susan e William fu uno shock vedere il loro migliore amico vestito come un maggiordomo. Ma ci fecero l'abitudine e con il tempo, Susan fu costretta ad ammettere che Sebastian era diventato davvero bello. Così, fra i "Bocchan", le prese in giro di Will e i ponti di Londra caduti, Hikari diventò il suo nome preferito.




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