Fandom:
Pokèmon
Nero2/Bianco2
Rating:
Per
tutti
Personaggi/Pairing:
Isshushipping
(NxTouya), Kyohei, Iris
Tipologia:
Flashfic
Genere:
Sentimentale,
Fluff, Shonen-ai, Malinconico
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui ho
elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di
proprietà di Satoshi Tajiri e Nintendo, che ne detengono
tutti i
diritti.
Note:
Ispirata
da questa immagine
→
http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/72564_320814801362563_385250958_n.jpg
Ho un po' romanzato talune parti del gioco, spero di non essermi
presa eccessive libertà... I nomi sono quelli originali
giapponesi.
RITROVARSI
"Jalorda
non è più in grado di combattere. Per 3
Pokèmon sconfitti a 2, la
vittoria va' alla Campionessa Iris.”
Per
parecchi istanti dall'annuncio, Kyohei restò immobile,
guardando con
espressione triste e rabbuiata il suo Jalorda, che faticava per
rimettersi in piedi dopo la brutta batosta ricevuta contro il Crimgan
dell'avversaria:
sentiva di aver deluso i propri e sopratutto gli sforzi del proprio
starter, non sapeva cosa dire, cosa fare, semplicemente sentiva di
dover, e voler, restare immobile, con lo sguardo puntato a terra.
Fu
solo quando le condizioni del suo inseparabile compagno, e l'orgoglio
che quest'ultimo aveva negli occhi, lo spinsero a riprendersi, ad
allontanare almeno momentaneamente quella sensazione di malessere per
la più pressante priorità di far curare le sue
ferite , che
finalmente si riscosse ma ciò che vide fu unicamente una
barella,
spinta frettolosamente da alcuni infermieri, allontanarsi e una mano
tesa.
Sportivamente,
malgrado la sconfitta gli bruciasse e non poco, Kyohei
allungò la
propria per stringerla: “E' stata una bella lotta.”
ammise il
nuovo arrivato, lanciandogli una bottiglietta d'acqua,
“Scommetto
che sarai stanco.” aggiunse.
Ma
Kyohei non rispose, il suo sguardo era fisso sulle ombre che avevano
inghiottito Jalorda.
“Non
preoccuparti, qui abbiamo un ottimo ospedale interno. E' in buone
mani.” lo rassicurò questi con un sorriso mentre,
con la mano, lo
invitava a sedersi sui gradoni che delimitavano l'arena in cui si era
svolto lo scontro, qualche calcinaccio in giro mostrava la potenza
che ambedue le parti avevano sfoderato senza risparmiarsi.
Era
il tramonto, il combattimento era durato tutto il pomeriggio e anche
lui doveva ammettere di risentire dello stress accumulato durante la
lunga giornata, al punto che, disposto il proprio borsone su di uno
scalino, semplicemente ci poggiò su la testa come se fosse
stato un
cuscino e si sdraiò comodamente, osservando il cielo e i
ciuffi
castano scuro che sbucavano dal cappellino a visiera che l'altro
indossava.
“Chi
sei?” chiese Kyohei all'improvviso, sbadigliando vistosamente.
“Diciamo
che sono il protettore dei poveri sconfitti da Iris.”
sogghignò
questi, levandosi il copricapo e mostrando un sorriso allegro:
“Il
mio nome è Touya, piacere di conoscerti,
Kyohei-kun.”
“Non
fare il modesto e presentati in modo adeguato alle nuove generazioni.
Non vorrai venire dimenticato!”
In
uno sbuffo di tulle rosato e sfumato di bianco, Iris balzò
su Touya,
colpendolo sulla testa con una manata: “Io sono la
Campionessa
della Lega di Unova,” disse lei, voltandosi verso Kyohei,
alzatosi
nel frattempo, “Ma sostituisco temporaneamente Touya che, per
motivi personali, non può svolgere il proprio compito e i
propri
doveri come capo di questa Lega.” spiegò lei,
afferrando poi il
giovane per il colletto e sbatacchiandolo poco gentilmente:
“E tu,
ti ho detto tante volte che questo titolo è solo temporaneo,
e che
non vedo l'ora di tornare nella mia Palestra di Soryu City.”
“Lo
so, lo so!” sbottò lui, divincolandosi e spostando
lo sguardo
verso il cielo con espressione colpevole: “So che sto creando
un
sacco di problemi a tutti voi, me ne rendo conto...”
La
Campionessa sbuffò, rivolgendosi poi a un Kyohei che,
rimasto a
bocca aperta, osservava il battibecco con espressione confusa e un
poco incuriosita: “E tu, chiudi quella bocca prima che ci
entri
qualche moscerino...”
“S-Scusate!”
gridò lo sfidante, alzandosi di scatto in piedi:
“Non volevo che
discuteste per colpa mia... Io... Io non sapevo... Non volevo mancare
di rispetto...”
“Basta,
non è colpa tua. La colpa, se di colpa si può
parlare, è solo di
Touya. Avrebbe dovuto essere lui il tuo sfidante.”
“E
io che c'entro ora?!”
“Se
solo non fossi stato così stupido, ora non saresti in queste
condizioni! Quante volte ti ho detto che la situazione non si era per
nulla normalizzata, che aveva ancora bisogno di aiuto? Ma tu
ovviamente non mi sei stato a sentire, e ora eccoti qui! Hai ottenuto
il titolo di Campione, sei imbattuto in ogni competizione e i
rapporti con gli alti vertici della Lega non sono mai stati
così
buoni eppure rinunceresti a tutto senza pensarci un attimo. E tutto,
solo per rivederlo!”
Per
parecchi minuti, il Campione restò in silenzio, con gli
occhi bassi
e le spalle lievemente scosse da tremiti, poi, con un sospiro,
conscia di avere forse esagerato, Iris gli andò accanto,
abbracciandolo fraternamente: “Scusami, non volevo... E' che
sto
male quanto te a saperlo là fuori, da solo...”
“No,
hai ragione... Se solo mi fossi accorto del suo disagio...”
“Posso
aiutare in qualche modo?” timidamente, Kyohei aveva alzato la
voce
per palesare la propria momentaneamente dimenticata presenza:
“Davvero, non sarò granchè come
allenatore però sono bravo ad
ascoltare, posso fare qualcosa.”
“Solo
a patto di rimangiarti ciò che hai appena detto. L'unico che
è
riuscito a battermi sia in Palestra che sul campo della Lega
è stato
Touya, e tu hai ottenuto un risultato non lontano dal suo. Hai
talento. E comunque, sei pur sempre l'eroe che ha sconfitto da solo
il Team Plasma. Se mio nonno ti ha affidato un compito così
importante, allora tanto di cappello.” lo
rimproverò Iris,
giocherellando con il pendaglio che aveva al collo.
“Ha
ragione... E comunque, non c'è molto da dire...”
“Stupidaggini!
Che ne sai? Abbiamo cercato N ovunque, per cielo e per mare ma senza
successo! Kyohei-kun è un allenatore capace, magari nei suoi
viaggi
ne ha sentito parlare, magari l'ha visto, non ci hai pensato?!
N...?!
“Quell'N?!”
I
due Campioni si guardarono negli occhi per un attimo, stupefatti, poi
Iris annuì, scendendo di un gradino per avvicinarsi a lui:
“Non ci
sono molte persone di nome N a Isshu, sai? Lo conosci?”
chiese
speranzosa lei.
Kyohei
annuì mentre Touya, con presa ferrea sul suo polso e con gli
occhi
sgranati, lo faceva voltare verso di sé: “Lui ci
credeva veramente
in un mondo diverso, dove Pokèmon e umani vivessero
separati... Fin
da piccolo è stato... plagiato da Ghetsis, dal Team Plasma,
gli
hanno sempre fatto credere che gli umani ferissero i
Pokèmon,
facessero loro del male... Credevo di essere riuscito a fargli capire
che invece era tutto il contrario, che esistono sì persone
del
genere ma che non tutti sono così. E invece... Ti prego...
L'hai
davvero visto?! Dimmelo!”
“L-L'ho
visto... Lo conosco... Rot-dono me ne ha parlato... Tutti nel Team
Plasma lo conoscono...” bofonchiò debolmente
Kyohei: “Touya-dono,
mi fai male...”
La
voce, bassa e incerta, del più giovane, riscosse
all'improvviso
Touya, che mollò la presa con un singhiozzo a stento
trattenuto.
“Cosa
intendi con l'ho
visto,
esattamente? E chi te ne avrebbe parlato?!” Iris aveva gli
occhi
sgranati, sembrava fuori di sé: “Vedi che avevo
ragione?!”
sbottò, rivolta ad un Touya che sembrava aver perso tutto il
colore
sul proprio viso.
“Intendo
dire che l'ho visto. Più volte. E l' ultima è
stata due giorni fa:
era ai piedi della Via Vittoria. La prima volta che ci siamo visti
è
stato al Giant Hole, mi ha salvato la vita!” Kyohei
s'alzò in
piedi di scatto: “Ghetsis stava per uccidermi usando Kyurem!
E lui,
con Reshiram...”
“E'
intervenuto, esatto?”
Il
ragazzo annuì alle parole gentili di Iris,
s'asciugò furtivamente
gli occhi con la manica poi riprese, puntando gli occhi lucidi in
quelli pieni di aspettativa di Touya: “C'è stato
uno scontro
violentissimo... Ho temuto di non farcela... Eppure lui è
rimasto
con me fino alla fine, poi se n'è andato. Mi ha detto lui di
venire
alla Lega.”
Sbalordita,
Iris rimase in silenzio.
Kyohei
ispirò profondamente, socchiuse gli occhi –
ricordando, per un
attimo, in un caleidoscopio di flash ed esplosioni, le lacrime
nascoste di N, la violenza del combattimento e il dolore che portava
con sé quel ragazzino – poi, riaprendoli,
fissò con intensità
Touya: “Mentre eravamo sulla Plasma Frigate, ho parlato con
molte
persone... Tutti ricordavano N come un traditore, come un Re che ha
abbandonato il suo popolo, ma invece lui ha capito, non ha
dimenticato quello che gli insegnasti due anni fa... Lui non vuole
che i Pokèmon soffrano, eppure non vuole separarli dai loro
compagni
umani. Sa che è questa la vera Armonia perché
è questo che gli
insegnarono un “certo allenatore” e
Adeku-dono.” ora capiva
cos'era quella sensazione di malinconia che emanava, quel bagliore
che sapeva di mancanza e di parole non dette nel suo sguardo.
Ora
sapeva.
“Ora
so che quell'allenatore sei tu.” disse il più
giovane con tono
trionfante mentre gli stringeva con forza la mano:
“Probabilmente
vi siete inseguiti per tutto il mondo senza mai riuscire a trovarvi.
A ritrovarvi. Ha viaggiato a lungo, mi ha detto, ha detto di aver
visto il mondo, di aver imparato tante cose. Sono certo di poterlo
ritrovare, di potervi aiutare a ritrovarvi. E questa volta, per
sempre.”
§§§
E
finalmente era tornato nella civiltà.
Non
importava non essere riuscito a sconfiggere Iris, non era nulla a
paragone della scoperta che aveva fatto.
Era
passata una settimana da quando aveva lasciato lei e Touya,
promettendo loro di farsi vivo appena avuta qualche notizia riguardo
ad N, e doveva ammettere che ormai stava perdendo la speranza.
D'accordo,
stava cercando una persona particolarmente tranquilla e riservata, ma
diamine! Un tipo con quei vistosi capelli verdi non doveva passare
proprio inosservato!
Sbuffando,
Kyohei si allungò disteso sul prato dinanzi alla Ruota
Panoramica di
Raimon City, con Jalorda acciambellato a fargli da cuscino, e
alzò
la mano verso il cielo sfumato di rosso.
Di
nuovo il tramonto.
Di
nuovo un'altra giornata infruttuosa.
E
lui non voleva vedere Touya-san perdere di nuovo la speranza, non
dopo tutto quel tempo.
“Che
dobbiamo fare...?” borbottò tra sé e
sé: “Accidenti! Dove s'è
andato a cacciare?!” sbottò infine, saltando su e
gridando tutto
il suo disappunto.
Un
paio di teste si voltarono, curiose e confuse, verso di lui, e tra la
folla, per un secondo, gli parve di vedere una faccia familiare.
Molto
familiare.
Nella
fattispecie, la stessa faccia che stava inseguendo come un fantasma.
Agguantare
lo zaino e far rientrare Jalorda fu questione di un attimo, ancora
meno gli ci volle per districarsi tra la gente in coda per salire
sulla Ruota e, dopo aver dribblato una coppietta di fidanzati, ebbe
appena il tempo di notare la sagoma di N sparire tra i bambini che
affollavano le montagne russe prima di perderlo di vista.
“Non
mi sfuggirai.” bofonchiò tra sé e
sé, balzando in sella alla
propria bicicletta e sfrecciando fuori dal Luna Park.
Nelle
viuzze di Raimon ormai immerse nella penombra del crepuscolo, Kyohei
pareva sperduto.
“Dannazione!”
strillò, gettando per terra il cappellino a visiera con
stizza: “Non
scappare! Voglio solo parlarti! Non voglio farti del male!”
gridò
al nulla.
“Ragazzo,
tutto bene...?”
Un
poliziotto si avvicinò a lui titubante, emergendo dalle
ombre di un
vicolo adiacente al punto dove si trovava, ed esibì il
distintivo:
“Stavi gridando, è successo qualcosa?”
Imbarazzato,
l'allenatore scosse sbrigativamente il capo: “M-Mi
scusi...”
borbottò, abbassando lo sguardo,
“Stavo...inseguendo una
persona...”
“E
che ha fatto questa persona? Ti ha derubato?”
“No!
No, non ha fatto nulla... E' una cosa difficile da spiegare ma le
assicuro che va tutto bene. Davvero.”
“E'
qualcosa che ha a che fare con la Lega?”
Maledicendosi
sottovoce per aver dimenticato di celare il distintivo che Touya gli
aveva fatto avere “in misura cautelativa”,
di modo da
permettergli di muoversi come meglio credeva.
Non
era proprio certo che un comportamento del genere fosse consono:
dopotutto stava, in un certo senso, sfruttando l'influenza del
proprio titolo per motivi personali...
“Diciamo
di sì.” affermò sbrigativo il ragazzo,
tirando un sospiro di
sollievo nel vedere il poliziotto allontanarsi.
E un
problema era stato risolto.
Purtroppo,
il secondo pareva non essere di così facile risoluzione.
E
oramai era troppo buio per sperare di ottenere qualcosa.
Stizzito,
Kyohei tirò su la bicicletta da terra, ci risalì
e, nell'esatto
momento in cui il suo piede s'era poggiato sul pedale, pronto a darsi
la spinta necessaria per ripartire, un verso basso, animalesco,
attirò la sua attenzione da un punto imprecisato sulla sua
destra.
Poi,
una saetta scura gli si parò dinanzi, aggrappandosi coi
denti alla
cinghia del bagaglio mentre la debole luce del lampione sopra la sua
testa illuminava il musetto birichino di quello che, senza alcun
dubbio, era un Eevee .
Un
Eevee che pareva molto interessato a strappargli a morsi la borsa di
dosso, a giudicare dalla forza che ci stava mettendo nel tirarlo.
“Ti
sei perso?” chiese lui, guardandosi attorno: “Non
dovresti essere
qui...” disse con evidente confusione nella voce; questo,
prima di
notare il bigliettino che il piccolo teneva tra i denti.
Con
delicatezza, glielo sfilò e lui, con evidente soddisfazione
per aver
portato a termine il proprio compito, si accomodò sul suo
grembo e
lo scrutò con attenzione e vivacità, la piccola
coda pareva
muoversi ritmicamente con il battito del cuore.
Il
messaggio, in verità, era molto breve.
Solo
una frase.
“Vieni
alla Champion Road. Eevee ti guiderà.”
Sentendosi
improvvisamente la gola secca per l'emozione, l'allenatore ripose in
tutta fretta il messaggio nella tasca del gilet poi smontò
dalla
bicicletta e tirò fuori una PokèBall traslucida:
“Andiamo.”
Il
Kenhallow
che
ne uscì, dopo aver sfregato la testa contro quella del
ragazzo in
segno di affetto, osservò con disappunto l'espressione
pacifica di
Eevee, evidentemente incuriosito per la situazione.
“Ora
faremo un breve viaggio.” lo rassicurò a bassa
voce, saltando
sulla schiena del Pokèmon e accomodandosi come meglio
poteva; per un
attimo, soppesò l'idea di chiamare Touya, di avvertirlo ma,
con sua
enorme sorpresa, s'accorse che il suo Live
Caster doveva avere le batterie scariche. Lo schermo era buio.
Strano...
Aveva
chiamato Hue quel pomeriggio, e pure Ruri
l'aveva
tenuto a lungo a chiacchierare, e la batteria era perfettamente
carica.
Strano
a dir poco.
Scrollò
le spalle, ripose il comunicatore e si preparò a partire.
“Tieniti
forte.” disse il ragazzo, stringendo protettivamente a
sé il
piccolo Pokèmon.
Nell'oscurità
del crepuscolo, spiccarono il volo.
§§§
Da
ormai parecchi minuti, Kyohei stava seguendo uno Zororak del tutto
simile a quello che riposava tranquillo nella PokèBall
agganciata
alla sua cintura, lo stesso, con estrema pazienza, teneva con
abilità
sulle proprie spalle il piccolo Eevee che l'aveva guidato fin
lì, al
punto di incontro con quell'altro Pokèmon che, senza dubbio,
doveva
essere un suo compagno.
Era
buio, lungo il viottolo sconnesso che stavano percorrendo, e
più e
più volte la marcia dovette essere interrotta per la sua
incapacità
a varcare i punti più difficili.
Non
era una strada che aveva percorso la prima volta che aveva
attraversato la Champion Road, era nascosta, quasi segreta, la stava
percorrendo solo perchè le sue guide probabilmente erano a
conoscenza del percorso da seguire, o perchè qualcuno voleva
che la
seguisse.
Quando
entrarono in una grotta ancora più oscura, lasciandosi alle
spalle
il tepore di un Sole bellissimo, il cuore di Kyohei ebbe un tuffo nel
ritrovarsi a fissare il vuoto di una voragine che sembrava infinita,
dal cui fondo pareva provenire una debole luminescenza dorata che
splendeva sulle pareti di quello che, a tutti gli effetti, era un
palazzo, un vero e proprio castello scavato nella nuda roccia.
Lo
stretto sentiero accidentato che si dipanava dinanzi a lui come una
scala che veniva inghiotta era già stato percorso per
metà da
Zoroark mentre Eevee, rimasto indietro, tirava l'allenatore per la
manica della giacca.
“Arrivo,
arrivo.” borbottò questi, raccogliendo da terra il
piccolo e
avviandosi cautamente dietro all'altro Pokèmon ormai
lontano: se non
si fosse sbrigato, probabilmente, l'avrebbe perso di vista.
Cosa
che accadde.
Troppo
impegnato a cercare di non precipitare nel burrone, Kyohei aveva
raggiunto l'ingresso principale del complesso con un discreto ritardo
rispetto alla sua guida, guida che era sparita, inghiottita dalle
ombre che regnavano all'interno del palazzo.
Con
un tremito di paura, il giovane allenatore controllò
nuovamente il
Live Caster senza troppa speranza.
E
infatti, l'apparecchio non dava alcun segno di vita.
Era
isolato.
Qualunque
cosa gli sarebbe successa, non avrebbe potuto chiedere aiuto a
nessuno.
Doveva
affidarsi unicamente alle proprie forze.
Sospirando,
lasciò andare lo scalpitante Eevee, che sparì a
propria volta
all'interno dopo avergli lanciato uno sguardo impaziente, poi
tirò
fuori dalla borsa una torcia elettrica.
Quando
infine varcò quella soglia, il vento gelido che gli si
insinuò
sotto gli abiti lo fece rabbrividire ulteriormente mentre i suoi
occhi, che a fatica si stavano abituando alla scarsa luce,
distinguevano tutto attorno soltanto rovine e distruzione.
Doveva
essere accaduto qualcosa di grosso lì, e neppure troppo
tempo prima.
“Due
anni fa. Fino a due anni fa, questo posto aveva un aspetto molto
diverso. Ora è tutto distrutto. Tutto abbandonato
nell'oblio.”
La
voce pacata e improvvisa fece sobbalzare letteralmente Kyohei, che
cadde all'indietro per lo spavento e perse anche la propria torcia,
che precipitò a terra con un tonfo sordo, ripiombandolo
nell'oscurità.
Una
vaga risata risuonò a pochi passi da lui mentre tanti
piccoli
Hitomoshi, col loro caratteristico verso, si ammassavano attorno a
loro, illuminando tutto con una spettrale luce violacea: fu solo
allora che Kyohei vide la mano tesa di N davanti a sé e il
sorriso
incoraggiante del suo proprietario che sembrava invitarlo ad
afferrarla per alzarsi.
E
così fece.
Rialzatosi
e scrollatosi la polvere di dosso, finalmente l'allenatore
poté
osservare per bene la persona che così a lungo egli aveva
cercato,
frugando disperatamente tutta Isshu: N sembrava più sereno
rispetto
all'ultima volta che si erano visti.
“Voglio
ringraziarti per l'aiuto” disse lui senza la minima
inflessione
nella voce: “E poi, ho saputo che mi stavi
cercando.”
Kyohei
annuì impercettibilmente: adesso che lo aveva davanti a
sé non
sapeva cosa dire...
“Non
c'è bisogno che tu dica nulla... Quel distintivo... La Lega
di Isshu
di ha chiesto di trovarmi per arrestarmi, è
logico...” disse,
trattenendo un sorriso malinconico alla vista del distintivo dorato.
“N-No!
Nessuno vuole arrestarti!” sbottò Kyohei
all'improvviso, trovando
d'un tratto la forza che fino a poco prima gli mancava: “Se
ti
stanno cercando è perchè...”
“Perchè?”
“Oh
al diavolo! Se solo questo aggeggio funzionasse!” il ragazzo
era
amareggiato, faceva fatica a spiegarsi e, se il Live Caster non
avesse deciso di mollarlo, avrebbe potuto far spiegare tutto
direttamente a Touya-dono...
“Ti
andrebbe di venire con me per un po'? Voglio farti vedere una
cosa.”
La
presa ferrea sulla sua mano da parte di N stupì non poco
l'altro
allenatore, che fu costretto a seguirlo di buon passo attraverso gli
ampi corridoi in rovina.
Fu
un percorso accidentato quello che seguirono, ovunque posasse i piedi
vi trovava un ostacolo, ma riuscì, non seppe bene come, a
raggiungere una bianca scalinata e ad ingegnarsi a salirla,
arrancando dietro la sua guida.
Quando
sbucarono al piano superiore, per poco il cuore di Kyohei non si
fermò.
Sapeva
cosa fosse quel posto.
Sapeva
perché N l'avesse condotto lassù.
E
sapeva che, di lì a pochi minuti, avrebbe dovuto combattere.
“Oh
beh, poco male...” si disse tra sé e
sé: “Magari dopo riuscirò
a parlargli e a spiegargli.”
E
quando Reshiram, con un poderoso ruggito, entrò in
combattimento,
per un attimo sentì il respiro mancargli senza alcuna
possibilità
di ripresa, si sentiva schiacciato dall'imponente Dragone, ne sentiva
il fiato bollente sul collo, ma un deciso colpo sul suo fianco col
muso da parte di Daikenki,
uscito all'improvviso dalla propria sfera e ritto in mezzo al campo
di battaglia con orgoglio nello sguardo, lo convinse.
Avrebbe
lottato e si sarebbe fatto valere.
E
quando, nel cuore della battaglia, un potente Freezing Beam era
riuscito a congelare sul posto il leggendario Dragone, decretando
infine la vittoria di Kyohei, il sorriso sereno di N era stata la
ricompensa migliore che potesse mai ricevere.
Con
un inchino, l'ex sovrano del Team Plasma sfiorò con le dita
il
ghiaccio che lo ricopriva. Questi s'infranse, lasciando il gigante
frastornato e confuso, rassicurato unicamente dallo scampanellio del
pendaglio che N teneva al collo.
“Ce
l'hai fatta.” disse soltanto, sorridendo a Kyohei mentre gli
faceva
cenno di raggiungerlo e sedersi al suo fianco, sui gradini coperti
dal tappeto polveroso e sdrucito che portava al cuore del piano
stesso, quello dove sorgeva il suo trono, dove s'era incontrato con
Touya-dono per la prima volta...
Il
ragazzo conosceva a memoria la planimetria di quel luogo, l'aveva
imparata se mai ci fosse stata la possibilità di ritrovarsi
lì.
“Ho
saputo che mi stavi cercando.” ripeté infine N,
dopo parecchi
minuti di silenzio: “Se non su incarico del Campione per
arrestarmi, allora perché?” domandò con
aria tranquilla, non
impassibile, forse un poco triste e malinconica.
“T-Tecnicamente
l'incarico mi è stato dato dal Campione!”
chiarì Kyohei, non
senza una punta di imbarazzo: “Ma Adeku-dono ha perso il
titolo due
anni fa, sfidando...”
“Lo
so, sfidando me. Lo battei e tecnicamente il Campione sarei stato io.
Ma poi me ne andai, avrebbero dovuto sceglierne un altro, a quel
punto.”
“E
invece no, Adeku-dono mantenne il titolo il tempo sufficiente per
passarlo subito dopo la tua scomparsa...” mormorò
a voce bassa,
lasciando che il silenzio tutto attorno li assordasse.
“Chi
ereditò il titolo? Se ti ha chiesto di cercarmi, dovrei
conoscerlo.”
“Touya
di Kanoko.”
Davanti
ai suoi occhi, N sbiancò letteralmente.
“T-Touya...?”
chiese con un filo di voce, allungando la mano tremante verso quella
di Kyohei, che gliela afferrò volentieri e con affetto:
“S-Sì,
Touya. E' diventato Campione, ha realizzato il suo sogno, ma non del
tutto. Lui... Lui vuole che tu ritorni... Lui vuole...”
“E'
arrabbiato...?” chiese N in un sussurro, affossando il viso
nelle
ginocchia strette al petto e tenendo lo sguardo fisso verso il vuoto.
“Forse
un po'... Ma più che altro è preoccupato, triste.
Molto triste. Non
ha voluto dirmi molto ma... Io penso che tu gli manchi,
tanto.”
Per
lunghi minuti, N non rispose, nella sua mente e nel suo cuore si
avvicendavano emozioni, ricordi sopiti, paura e aspettativa.
Ricordava
il bacio che lui aveva posato sulle labbra di Touya al loro incontro
sulla Ruota di Raimon, ricordava l'espressione confusa e un pochino
ebete di questi una volta salutatisi davanti alla biglietteria...
Ricordava
le lacrime che luccicavano orgogliose nei suoi occhi mentre si
abbracciavano prima che, in groppa a Reshiram, lui stesso partisse
nel cielo azzurro d'estate.
In
quegli anni di viaggio, l'unica cosa che aveva sempre desiderato era
stata ritrovarlo, riabbracciarlo.
Ora
che, forse, aveva pagato per i suoi crimini salvando Kyohei e
contribuendo a sconfiggere quel padre che aveva trasformato la sua
infanzia felice in un purgatorio incomprensibile e aveva quasi ucciso
un ragazzo innocente, magari gli sarebbe stata concessa questa
piccolezza.
Aveva
visto molto di Touya in lui, forse anche per quel motivo era
intervenuto con tanto ardore in sua difesa.
“Dov'è?
Sta bene?”
“Sta
bene.” il più giovane lo rassicurò con
un sorriso incoraggiante:
“E starà ancora meglio quando saprà che
sei a Isshu. Quando vi
rivedrete.” aggiunse testardamente, tirandolo in piedi e
sventolandogli sotto il naso il Live Caster al polso, “Qui
non
prende bene.” ammise depresso, “Ma appena fuori di
qui, andremo
difilato a Raimon e lì lo chiameremo. E non accetto scuse o
rifiuti.” precisò, tirandoselo dietro lungo la
navata.
Con
un sospiro rassegnato, N lo lasciò fare.
Kyohei
e Touya avevano MOLTO in comune. Decisamente troppo.
§§§
Era
ormai il crepuscolo quando Touya, smontando dalla schiena di Warrgle,
giunse nel bel mezzo del Luna Park.
Ignorando
il brusio che aveva seguito il suo arrivo, fece rientrare il maestoso
volatile e accarezzò bonariamente sulla testa il Darumakka
che, nel
corso del viaggio, si era schiuso dall'uovo che aveva avuto il suo
Hihidaruma: assistere alla nascita di una nuova vita era sempre
qualcosa di estremamente entusiasmante.
Con
una certa agitazione, si guardò attorno, facendosi
faticosamente
strada tra la folla che sembrava pararsi davanti a lui come una
muraglia umana: Kyohei l'aveva chiamato quel pomeriggio stesso,
l'aveva sentito agitato mentre gli dava appuntamento proprio
lì,
nello stesso luogo che, in quegli anni, aveva evitato come la peste
per paura dei ricordi.
Quegli
stessi che, in forma di morbidi ciuffi verdi e profumati, gli
solleticavano il naso nell'abbraccio soffocante ed inaspettatamente
improvviso appena ricevuto nel bel mezzo di famigliole e coppiette in
gita, facendogli salire il magone in gola mentre, con movimenti a dir
poco goffi e incerti, cercava di ricambiare la stretta ricacciando
indietro le lacrime senza troppo successo.
“Mi
dispiace...” balbettò il Campione, nascondendo il
viso nella sua
spalla: “Mi dispiace... Io... Io...”
N
non disse nulla, lo teneva stretto a sé senza aprire bocca
mentre
Kyohei, qualche passo scostato rispetto a loro, li osservava commosso
con Toto, il suo Bichuru, che gli mordicchiava insistentemente i
capelli.
In
quel momento, alle loro spalle, la Ruota s'illuminò,
strappando un
sorriso all'allenatore, che andò loro vicino, prendendogli
le mani e
facendo in modo che s'intrecciassero: “Non perdetevi mai
più.”
disse semplicemente, calcandosi il cappellino in testa e
allontanandosi subito dopo con le mani in tasca.
Dall'ombra
di un cespuglio, uscì Iris: anche lei aveva gli occhi lucidi.
“Adeku-nii
è stato informato.” esordì, prendendo
sottobraccio il ragazzo:
“Adesso cosa farai?” domandò.
Per
qualche minuto, Kyohei restò immerso nei propri pensieri,
poi scosse
la testa con espressione malinconica: “Prima che io riprovi
ad
affrontare la Lega, passerà del tempo. Touya-dono ed N hanno
bisogno
di pace e io ho tutta l'intenzione di concedergliela. Probabilmente
tornerò a casa e chiederò a Hue di accompagnarmi
in un piccolo
viaggio.” sorrise.
“Allora
segnati il mio numero! E se passi da Soryu, vieni a trovarmi!”
E
mentre lei, in groppa al suo Crimgan, spiccava il volo, lui
annuì,
guardando un'ultima volta verso i due che ancora non avevano sciolto
l'abbraccio.
“Siate
felici, ve lo meritate...”
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