Ansia. Paura. Preoccupazione.
Questo era ciò che la piccola Paige
provava quando si svegliava ogni mattina.
Aveva dieci anni, due vispi occhi verdi, dei lunghi capelli
neri sempre legati ed era una ragazzina come tante, apparentemente normale.
Sicuramente non si notava in mezzo alla massa, e certamente nessuno si sarebbe
degnato di fermarsi ad osservare i suoi occhi, altrimenti avrebbe subito
denotato l’angoscia che vi correva ogni volta che sentiva di essere osservata
da uno dei suoi genitori.
Tyberius e Rebecca Avery si erano sposati semplicemente per
convenienza dei loro genitori. Serpeverde per eccellenza, si erano diplomati
l’anno prima del Torneo Tremaghi e si erano sposati subito, cercando, invano,
di avere un erede. Erede che arrivò ben dodici anni dopo. Per quanto avessero
cercato di rendere la loro
Paige una perfetta Serpeverde, però, riuscirono solo a
incuterle una grande paura.
Per completare il tutto, le avevano già programmato il
matrimonio con un partito perfetto, Kevin Lestrange, nipote di Rabastan,
fratello del più celebre Rodolphus.
C’era solo una frase con cui Paige definiva la sua vita…
“Uno schifo totale!” Questo stava dicendo alla cugina
Samantha, forse l’unica persona in grado di capirla, insieme alla zia. “Giovedì
devo partire per Hogwarts e portarmi dietro la reputazione di sfigata, di
figlia di Mangiamorte e chissà cos’altro!”
“Paige, ascolta…” Samantha aveva solo un anno in meno di
Paige e una grande solidarietà con la cugina; sapeva quanto i suoi zii potevano
farle male moralmente, e anche fisicamente, perciò cercava sempre di tirarla su
di morale. “Nessuno ti classificherà mai come sfigata; Mangiamorte, forse, ma
non sfigata. Quindi giovedì tu partirai e farai vedere a tutti che tu non sei i
tuoi genitori, ok? Ascolta la tua cuginetta Sam, dai…”
Paige annuì.
Forse Sam aveva ragione, forse… non sarebbe risultata ciò
che non era. Anche se sicuramente, bruttina com’era, non sarebbe stata notata.
Il primo giorno di scuola è un’ansia per tutti.
Il binario 9 ¾ era pieno come al solito.
Guardandosi intorno, Paige vedeva solo famiglie felici. Una
in particolare attirò il suo sguardo.
La madre, lunghi capelli rossi raccolti in una treccia,
stava facendo delle raccomandazioni alla figlia; un altro ragazzino,
sicuramente più grande, si guardava intorno annoiato, probabilmente alla
ricerca di qualche amico, e intanto rispondeva alle domande di una bambina, la
più piccola; a breve distanza, un altro fratello, il maggiore, stava salutando
la sua ragazza. Probabilmente era il primo anno che passavano separati. Era
notevole come i figli, come per contrasto con i capelli rossi della madre,
fossero tutti biondi.
Anche a lei sarebbe piaciuto avere una famiglia così unita,
anche se sicuramente tutto questo non sarebbe accaduto, non con Lestrange come
futuro marito.
Era persa nei suoi pensieri e osservava, con una punta
d’invidia, quella famiglia, quando la voce di sua madre la fece tornare alla
realtà.
“Vedi di stare lontana da quelli lì. Mi sono spiegata?”
“E perché?” Era un suo piccolo piacere risponderle male
quando erano in mezzo alla gente. La divertiva vedere quanto si infuriava e
come cercava di non darlo a vedere. Ma allo stesso tempo sapeva che a casa
avrebbero fatto i conti… ma stavolta, Paige non sarebbe tornata a casa.
“Perché,” Rispose la madre, con una punta di rabbia nella
voce. “Quelli sono i Malfoy. Ricordi cosa ti ho detto a proposito dei
Malfoy?”
“Che il figlio di Lucius, Draco, aveva rifiutato di stare
dalla sua parte, quindi si è ritrovato contro il Signore Oscuro, poi è cambiato
e ha aiutato gli Auror a uccidere suo padre.” Ripeté la ragazzina, come se
fosse una cantilena.
“Dimentichi che…?”
“Che ha sposato una babbanofila e che quindi lui e la sua
famiglia sono sudici traditori del loro Sangue.”
Bigotti. Questo erano i suoi genitori.
“E ricordati: devi essere una…”
“Una Serpeverde fino all’ultimo capello. Lo so.” Concluse
Paige. Erano anni che glielo inculcavano in testa.
***
Un altro, noioso, anno
di scuola.
Christopher Malfoy si guardava intorno, annoiato, aspettando
Daniel, il suo migliore amico che, come al solito, non arrivava. Classico.
“Chris, quando parto io?”
Quella mattina, la piccola Gabrielle
aveva deciso di fare domande stupide. Chris sbuffò.
“Hai sei anni, Gabrielle. Te ne mancano cinque.”
Di solito non era irritato dalla sorellina, ma erano queste
domande quelle che più gli davano fastidio. Lo sapevano tutti che Hogwarts si
cominciava nell’anno degli undici anni, anche lei. L’aveva chiesto a Ryan,
l’aveva chiesto a lui, e l’aveva chiesto pure ad Alyssa.
Lui non era mai stato un ragazzo molto allegro: non aveva
mai riso per niente, trovava stupide molte cose che i suoi fratelli trovavano
divertenti. Sua madre, spesso, gli diceva che era troppo serio, che doveva
prendere la vita più semplicemente, di prendersi in giro ogni tanto; ma il
ragazzino non ci riusciva, aveva troppe cose in testa. E sapeva che la minima
cosa gli avrebbe potuto procurare l’ennesimo mal di testa impossibile da
sopportare, e avrebbe dovuto prendere di nuovo quella schifosissima pozione.
Gli occhi grigi del ragazzo scrutavano ogni persona che
affollava il Binario 9 ¾.
Davanti a lui, c’era una ragazzina che parlava con la madre. Il ragazzo
ridacchiò, doveva essere una del primo anno e la madre le stava sicuramente
facendo le solite raccomandazioni. Era anche felice, come si era sentito anche
lui il giorno in cui aveva iniziato Hogwarts. Chris notò che era estremamente
magra, sembrava quasi anoressica, ma anche la madre non era molto in carne;
doveva essere alta più o meno trenta centimetri più della figlia. Per il resto,
si somigliavano in maniera incredibile: avevano entrambe i capelli neri, lisci,
la madre sciolti, la figlia raccolti in una coda. Anche il loro viso aveva
tratti simili, per quanto la figlia, in un certo senso, risultava più semplice
e meno altezzosa della madre; era anche incline al sorriso. Del padre non c’era
traccia, magari era rimasto a casa o era andato al lavoro, come il suo. Si
scambiarono un breve sguardo, prima che entrambi lo volgessero da un’altra
parte.
“Mi raccomando, non combinare guai.” Chris sbuffò di nuovo.
Ogni volta che qualcuno di loro iniziava la scuola, sua madre doveva fare
sempre le stesse raccomandazioni.
“Mamma, Alyssa non combinerebbe mai guai, ricordalo.” Odiava
risponderle male, ma a volte ci voleva. Tanto, era abituata ai suoi sbalzi
d’umore. Se non fosse stato per quel suo problema…
Alyssa aveva quasi undici anni, avrebbe iniziato la scuola
quell’anno. Come lui e gli altri suoi fratelli, era bionda, ma, a differenza
degli altri, aveva gli occhi azzurri. Non avevano un bel rapporto, come tutti i
fratelli, l’unica cosa che li teneva uniti era Daniel, per il quale Alyssa e
Gabrielle avevano una cotta.
Ma quando arriva Dan?!
“Chris ha ragione, mamma…” Menomale che Alyssa ogni tanto
gli dava ragione.
Cercando Dan, alla sua sinistra, vide un quadretto
vomitevole: Ryan, suo fratello maggiore, stava baciando la sua ragazza. Era il
primo anno che passavano separati e, per fortuna di Chris, anche l’ultimo.
Odiava quelle cose, le trovava inutili. Cercò di non sentire quello che la
coppia si stava dicendo, poi, finalmente, vide un volto conosciuto, quello di
Dan.
“Sei sempre in ritardo!” Lo ammonì, scherzando. “Menomale
che sei arrivato, non li sopporto più: Gabrielle continua a fare domande, mia
madre è convinta che Alyssa combinerà qualcosa e Ryan mi fa venire il
voltastomaco.”
***
“Muoviti, mamma! Il treno parte tra mezz’ora!”
Daniel Kyle era nervoso. Aveva un appuntamento con Chris
esattamente a quell’ora, e sua madre era ancora nella Southampton Road. Se solo
avesse saputo Smaterializzarsi… e invece no, era un mago minorenne e per di più
di origini babbane.
“Manca poco, Daniel, stai tranquillo.”
Daniel la guardò, sperando di fulminarla con lo sguardo.
Sua madre era serena. I suoi occhi castani, esattamente
identici a quelli del ragazzo, guardavano la strada e le sue labbra erano
curvate in un sorriso.
La donna era stata orgogliosa, quando aveva scoperto che
anche il suo secondo figlio era un mago.
Era successo due anni prima. Daniel era in camera sua, stava
giocando ai videogiochi, quando suo fratello Robert era corso da lui con una
lettera, uguale a quelle che riceveva ogni anno da Hogwarts. Non poteva credere
che fosse indirizzata a lui, e invece, c’era scritto il suo nome.
Nessuno avrebbe potuto capire quanto quel ragazzino si
sentiva fortunato ad andare a Hogwarts; nessuno, nella sua famiglia, se lo
sarebbe aspettato.
E invece, era lì, anche se aveva una grande paura di non
risultare all’altezza, di non essere ciò che gli altri volevano che fosse, di
essere meno bravo di suo fratello, e soprattutto di non legare con nessuno.
Era sempre stato un ragazzino solare: amava ridere,
scherzare, prendersi gioco di qualsiasi cosa strana accadesse.
Il suo unico compagno di Casa, invece, era strano.
Era chiuso, stava sempre nel suo mondo; anche se passavano
tutte le lezioni uno di fianco all’altro, non parlavano mai, se non per
qualcosa che riguardava la
scuola. Quel ragazzino biondo risultava antipatico a tutte
quelle poche persone che conosceva, anche Robert diceva che forse era meglio
evitarlo; ma, del resto, Robert era quello che aveva deciso di non legare con
nessuno, di dedicarsi solo allo studio: era il cosiddetto secchione, e Dan
adorava prenderlo in giro in quel modo.
Poi, un giorno, il ragazzino aveva preso coraggio: aveva
sempre avuto la faccia tosta, perché non averla anche con il suo compagno di
Casa?
Da quel giorno, Daniel e Christopher erano diventati
inseparabili, nonostante fossero tanto diversi. Un giorno, l’amico gli aveva
confidato di aver sempre preferito allontanarsi dalla gente, ma che con lui
riusciva a non pensare ai suoi problemi. Lo aveva anche reso partecipe di un
segreto del quale era al corrente solo la sua famiglia.
Finalmente, a King’s Cross, Daniel diede un veloce bacio a
sua madre, senza nemmeno sentire le solite, noiose raccomandazioni che gli
faceva ogni anno, e corse al Binario, senza quasi guardare le persone che
camminavano intorno a lui.
Chris doveva essere arrabbiato. Era sempre in ritardo, ma
non era colpa sua, se sua madre partiva molto tardi con la macchina e guidava
ancora più lentamente!
Iniziò a guardarsi intorno, quasi sbatté contro una
ragazzina dai capelli neri e sua madre, per correre incontro all’amico.
“Sei sempre in ritardo! Menomale che sei arrivato, non li
sopporto più: Gabrielle continua a fare domande, mia madre è convinta che
Alyssa combinerà qualcosa e Ryan mi fa venire il voltastomaco.”
“Buongiorno anche a te, Chris.” Rispose scherzoso Daniel.
Ormai conosceva l’amico, era sempre così, quando non si vedevano da un po’.
Dietro di lui, c’era Alyssa con Ginevra, la madre, l’unica della famiglia rossa
di capelli.
Si sistemò velocemente i capelli, prima di salutare anche
lei. Sapeva che, se avesse faticato a legare con le sue compagne, la ragazzina
avrebbe iniziato a frequentare loro; a Daniel non dava fastidio, la trovava
simpatica, e anche molto carina. Era stato lui a dire che le sue efelidi non le
rovinavano il viso, anzi, che la rendevano ancora più bellina.
La ragazzina rispose al suo saluto con un flebile “Ciao,
Dan”, prima di rivolgersi di nuovo alla madre.
“La finisci di guardare mia sorella?!”
Affabile come al
solito, Chris.
“Ok, ok… andiamo sul treno.”
I due ragazzi presero il proprio bagaglio, prima di salire
ad occupare uno scompartimento. Alyssa li avrebbe trovati.
***
“Ciao, Alyssa!”
La voce di Daniel distrasse la ragazzina per qualche
secondo: era come al solito, bellissimo, con quei capelli castani e gli occhi
color nocciola. Le piaceva dall’estate prima, quando Chris gliel’aveva
presentato, e andavano anche molto d’accordo.
“Ciao, Dan…” Alyssa gli sorrise, prima di rivolgersi di
nuovo alla madre.
“Mamma, dai, lo sai che non farei mai come Chris! Io non ho
quello che ha lui!”
La madre sospirò.
“Hai ragione… ma lo sai, no? Ho sempre paura tesoro.”
“Sì… lo so.”
In quel momento, il suo amico James si avvicinò a lei. Anche
lui doveva iniziare il primo anno, almeno non si sarebbe ritrovata da sola.
“Vieni, Alyssa? Tra poco parte.”
Il ragazzino le sorrise. Aveva i capelli neri, come suo
padre, ma la forma del viso ricordava quella della madre, con quei grandi occhi
azzurri. Meglio, perché James non andava d’accordo con suo padre, fin da quando
se n’era andato, solo due anni prima: non avrebbe sopportato di somigliargli,
tanto quanto non sopportava la fama riflessa. Suo padre era il famoso Harry
Potter, e lui detestava essere classificato come suo figlio, a dir la verità,
non lo vedeva da quando se n’era andato con un’altra. Si era sempre rifiutato.
“Arrivo, James. Ciao mamma…” Sua madre la abbracciò, dandole
un bacio sulla guancia. Poi, la ragazzina prese il suo baule, salutò Ryan e
salì sul treno.
Aveva sempre immaginato che fosse così affollato, pieno di
facce che non aveva mai visto. Adorava tutto, lei amava stare in mezzo alla
gente, anche se isolata; era sicura che nessuno l’avrebbe notata, mentre
guardava gli altri.
In poco tempo, trovarono lo scompartimento occupato da Chris
e Dan. In silenzio, sistemarono i loro bauli, poi si sedettero.
Poco dopo, il treno partì. I ragazzi vennero raggiunti dalla
ragazza di Ryan e da una sua amica, che loro non conoscevano.
***
Insieme ad Emma Flint, che conosceva appunto perché figlia
dell’ex capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, Paige era alla
ricerca di uno scompartimento libero. O forse dello scompartimento occupato
dalla famiglia ‘riccioli d’oro’.
Li invidiava, perché negarlo? Invidiava loro padre per aver
fatto ciò che lei non aveva il coraggio di fare; invidiava quei ragazzini
perché avevano tutto; li invidiava perché erano uniti; perché nessuno di loro
sarebbe mai rimasto solo; perché la loro famiglia era l’utopia che mai avrebbe
raggiunto.
Cercò lungo tutto il treno, sperando che Emma non volesse
fermarsi nel primo scompartimento libero. Quella famiglia aveva qualcosa che la
attraeva, perché negarlo? Forse proprio perché non erano come lei.
Li trovò poco dopo. Non c’erano posti liberi nel loro
scompartimento. Erano i due ragazzini biondi, uno moro, uno castano, e due
ragazze più grandi, tra cui, Paige riconobbe, la ragazza del fratello maggiore.
Cattiveria, Paige.
Ricordatelo. Si disse, prima di aprire la porta dello scompartimento. Poi,
facendo finta di niente, con aria superiore, come le aveva sempre insegnato sua
madre, disse:
“Oh… è occupato.”
“Certo che è occupato, cos’è, sei cieca?” A parlare fu il
ragazzino biondo, che iniziò ad osservarla con i suoi penetranti occhi grigi.
“Voi siete i Malfoy.” Non era una domanda. Era
un’affermazione.
Doveva trattarli male. Voleva punirli per essere una
famigliola perfetta.
“…e allora?” Era ancora il ragazzino.
Paige scosse la testa.
“Questo posto sta cadendo davvero in basso…” Disse, uscendo.
Se prima di vederli si sentiva una schifezza, ora il suo
unico obiettivo era proprio quello: far sentire quei ragazzi inferiori a lei
per ciò che erano. Perché loro non meritavano di essere felici.
***
“Oh… è occupato.”
Quella voce saccente aveva infastidito Chris. Si girò verso
la proprietaria e si ritrovò davanti la ragazzina dai capelli neri che aveva
notato poco prima, in stazione; in quel momento gli sembrava così diversa
rispetto a quello che era prima, mentre parlava con la madre. Era come
incattivita. E odiosa.
“Certo che è occupato, cos’è, sei cieca?” Del resto, lui era
conosciuto per essere quello che rispondeva male a chiunque. Del duo, era
quello chiuso; sapeva anche che, a scuola, qualcuno lo aveva classificato come
sfigato, per il suo carattere. Ma non gli importava.
La ragazzina continuava a guardarlo negli occhi con aria di
sfida. Chris quasi non ne aveva notato il colore, un verde chiaro che solo
poche persone avevano, talmente era preso dalla rabbia che lo stava
attanagliando.
Doveva calmarsi, se non voleva che succedesse qualcosa.
L’ultima volta che aveva fatto una sfuriata, era rimasto bloccato a letto pieno
di dolori per una settimana, e non voleva certo che la scena si ripetesse.
“Voi siete i Malfoy.” Disse la ragazzina, dopo pochi
secondi. Se voleva intimidirlo, non ci sarebbe riuscita. E poi, a lei cosa
importava chi fossero?
Cercando di mantenere l’autocontrollo, Chris rispose:
“…e allora?”
La ragazzina scosse la testa. In quel momento gli sembrava sua madre,
nonostante l’avesse vista pochissimo.
“Questo posto sta cadendo davvero in basso…” Disse, sempre
guardandolo negli occhi, poi uscì dallo scompartimento, seguita, poco dopo,
dalle due ragazze.
Ma chi si credeva di essere? Era solo una ragazzina,
un’inutile ragazzina di quella scuola. L’ennesima persona che lo infastidiva.
Chris iniziò a guardare fuori dal finestrino, cercando di
mantenere il proprio autocontrollo, senza sentire ciò che gli altri dicevano.
Amava isolarsi per pensare, a volte. Quando era a casa, si rifugiava in
giardino, in un angolo che, tutti sapevano, era solo suo. Anche a scuola, ogni
tanto, si rifugiava in riva al lago nero.
Quella ragazzina lo irritava; era saccente e si credeva
chissà chi. Non sapeva niente di lei, ma già non la sopportava, sperava solo di
non rincontrarla per i cinque anni seguenti!
“Chris? Ci sei?”
Il ragazzo alzò lo sguardo. Dan lo fissava, come per
ricevere una risposta. Ma cosa aveva detto?
“Scusa, Dan. Non ti ascoltavo.” Ammise.
***
“Questo posto sta cadendo davvero in basso…” La ragazzina
mora se ne andò, disgustata. Era la stessa ragazza contro la quale Dan aveva sbattuto
poco prima. Era veramente odiosa, nonostante, il ragazzo aveva notato, fosse
molto carina.
Sia lui che Alyssa avevano seguito con un pizzico di
divertimento quel battibecco; poi, ognuno aveva mantenuto il silenzio, come se
nessuno volesse azzardarsi a romperlo: le due ragazze più grandi erano uscite,
James aveva iniziato a leggere un libro, Chris guardava fuori dal finestrino e
Alyssa fissava il pavimento, affranta.
“Cosa c’è?” Le chiese lui; di solito, lei gli confidava
tutto.
“Niente… sono agitata. E se capito nella stessa Casa di
quella?”
“Io e Chris non l’abbiamo mai vista, in giro.” Ammise. “Ma
può essere che sia del secondo anno, vero Chris?”
Entrambi si girarono verso il ragazzo, che non rispose: era
come assorto, fissava le montagne senza vederle.
“Chris? Ci sei?”
L’amico si girò verso di lui.
“Scusa, Dan. Non ti ascoltavo.”
Classico, non era la prima volta che succedeva. Chris faceva
sempre così, anche senza rendersene conto: appena gli veniva un attacco di
rabbia, si isolava, cercando di mantenere il suo autocontrollo. Era bravo,
ormai; Dan l’aveva visto infuriarsi seriamente solo una volta, e aveva anche
notato l’orribile conseguenza.
“Dicevo.” Daniel riprese, scocciato. “Che quella ragazzina
potrebbe essere del secondo anno, e noi non l’abbiamo mai vista.”
“Guarda, sinceramente non mi interessa.” Rispose Chris
bruscamente, tornando a fissare le montagne. “Spero solo di non incontrarla di
nuovo in giro.” Concluse.
Dan tornò a guardare Alyssa, cercando sostegno. Nessuno dei
due sapeva cosa fare, quando Chris faceva così; aveva un brutto carattere, ma
era anche un amico e un fratello leale. Nessuno di loro avrebbe mai pensato a
lasciarlo da solo, visto il loro legame: ormai, Dan era considerato il terzo
fratello, nonostante non assomigliasse minimamente a nessuno dei due.
Sorridendo, Dan si rese conto che probabilmente Alyssa avrebbe iniziato a stare
con loro, facendo diventare il loro duo un terzetto.
***
Iniziano le
sceneggiate.
James Potter sapeva che presto avrebbe incontrato una
persona che si credeva migliore di loro; era sempre così, di solito era un
bulletto, qualcuno che cercava di infastidire tutti e che provava piacere
nell’essere additato come la persona più odiosa della scuola.
Non avrebbe mai pensato, però, che questo bulletto sarebbe
stato una ragazzina bassa, minuta, che gli ricordava vagamente suo padre, per
il colore degli occhi e dei capelli: le mancava una cicatrice in testa, e
sarebbe diventata identica a lui.
Chi gliel’aveva fatto fare, di sedersi in quello
scompartimento? James adorava la solitudine, la lettura di un libro, la
distrazione che provava. Decise quindi di prendere il volume che aveva iniziato
la sera prima, cercando di non essere distratto.
Ogni tanto, guardava gli altri di sottecchi, cercando di non
essere notato. Alyssa sedeva di fronte a lui, e guardava per terra; la sua
bocca si muoveva, ripetendo incessantemente le parole della morettina che era
entrata prima. Si conoscevano abbastanza bene, avevano passato quasi tutta
l’infanzia a giocare insieme. Di fianco a lei, suo fratello Chris fissava un
punto imprecisato fuori dal finestrino, sicuramente anche lui stava rimuginando
su quell’odiosa ragazzina. Seduto accanto a James, c’era Daniel, il migliore
amico di Chris. Non aveva parlato molto con lui, l’aveva solo intravisto
qualche volta, mentre andava a trovare i due fratelli; gli avevano detto che
praticamente era diventato un membro della famiglia, quello che poteva
permettersi di entrare e uscire da casa loro senza problemi: gli mancavano solo
le chiavi di casa. Sembrava che non sapesse cosa fare.
James tornò alla sua lettura, cercando di immaginarsi di
essere solo.
“Cosa c’è?”
Era Daniel; James alzò lo sguardo, cercando di capire con
chi stesse parlando. Gli rispose Alyssa.
“Niente… sono agitata. E se capito nella stessa Casa di
quella?”
Ecco. Quella era esattamente la stessa ansia che aveva lui.
Non avrebbe sopportato sette anni con una persona che somigliava a suo padre,
subendo i suoi tentativi di risultare migliore degli altri. Secondo il
ragazzino, quella morettina era da sopprimere.
“Io e Chris non l’abbiamo mai vista, in giro.” Ancora peggio. “Ma può essere che sia del
secondo anno, vero Chris?”
L’amico di Chris aveva una strana fiducia. Prendeva tutto
alla leggera, anche se probabilmente aveva capito il problema. Aveva lo strano
potere di tranquillizzare la gente con poche parole, aveva addirittura
tranquillizzato lui. Se quella fosse stata al secondo anno, sia lui che Alyssa
avrebbero avuto molte possibilità in meno di incontrarla.
***
“Guarda, sinceramente non mi interessa.” Chris si girò verso
il finestrino, guardando fuori. Segno che non voleva parlare. “Spero solo di
non incontrarla di nuovo in giro.”
Questo era quello che sperava anche Alyssa, anche se non
riusciva a dirlo. Trovava quella ragazzina irritante, anche se, guardandola,
Alyssa si rendeva conto che c’era qualcosa di strano in lei: sembrava che tutta
la cattiveria che accumulava la rendesse così, ma che il suo vero carattere
fosse nascosto. Magari aveva solo bisogno di qualcuno che le volesse bene. Era
qualcosa che la attraeva, come se volesse conoscere meglio quella ragazzina,
per quanto avesse paura di incontrarla di nuovo. Magari, le avrebbe fatto
qualcosa.
Per tutto il viaggio in treno, Alyssa continuava a pensarci.
Quella aveva un’avversione per loro, anche se non capiva il perché; che cosa
potevano averle fatto?
A volte, avrebbe voluto essere spensierata come James. A lui
non importava nulla, aveva iniziato a leggere e da quel momento nessuno l’aveva
fermato. Lei, invece, si faceva problemi per nulla. Ricordava con un sorriso il
giorno in cui aveva conosciuto Dan; era estate e lei era in giardino, seduta
sull’erba. Pensava a come avrebbe voluto essere bella come la sua sorellina
Gabrielle, senza le orribili efelidi che si ritrovava e con gli occhi grigi.
Dan si era seduto di fianco a lei, presentandosi, e dicendo che no, quelle
efelidi non erano orribili e no, gli occhi azzurri erano stupendi. Ricordava
che, da quel momento, erano diventati amici, per quanto lei fosse una bambina
di nove anni e lui un ragazzino di undici.
Quando arrivarono alla stazione, Alyssa cercò di mantenere
la calma; abbracciò Chris e Daniel, poi, con James, seguì il guardiacaccia fino
ad un porticciolo, dove si sedette su una barca, insieme all’amico e a due
ragazzini che non aveva mai visto.
Hogwarts era stupenda, il castello più bello che aveva mai
visto. Non vedeva l’ora di entrare, di essere Smistata, di poter iniziare le
lezioni; Chris diceva che era noioso, ma lei non ci credeva. Era sicura che
sarebbero stati i sette anni più belli della sua vita.
Si ritrovarono, poi, nell’ingresso principale del castello
e, mentre quella che si era presentata come la Vicepreside McGranitt
spiegava loro cosa dovevano fare, Alyssa notò che la ragazzina del treno era
nel loro gruppo e la guardava compiaciuta. Se fossero state nella stessa Casa,
Alyssa avrebbe passato il periodo peggiore della sua vita.
Affranta, seguì la donna in Sala Grande. Nonostante la
descrizione accurata di Chris, però, Alyssa rimase sorpresa dalla sua
magnificenza, non riuscì a trattenere quel gridolino di sorpresa che colse
tutti i nuovi studenti.
In quel momento, una donna pose su di uno sgabello un
cappello rattoppato, quello che Chris aveva detto che era il Cappello Parlante,
che li avrebbe Smistati nelle loro Case.
“Avery, Paige.”
Alyssa guardò la ragazzina dai capelli neri sedersi agitata
sullo sgabello. Dopo pochi secondi, questi urlò:
“SERPEVERDE!”
La Casa di Chris.
Alyssa cercò il fratello con lo sguardo, intravedendolo
vicino ad uno spazio vuoto, quello che teneva per lei, convinto che fossero
nella stessa Casa, come lo erano stati anche Ryan e il loro padre. Sembrava che
dai suoi occhi uscissero fulmini.
***
“Avery, Paige.”
La voce di una donna, che Paige aveva scoperto essere la Vicepreside McGranitt,
capo di quella che per certo non sarebbe stata la sua Casa, Grifondoro, la
stava chiamando.
La ragazzina si avvicinò al Cappello Parlante, sentendo lo
sguardo di tutta la scuola addosso a lei. Aveva appena scoperto, con suo grande
piacere, che la femmina ‘riccioli d’oro’ aveva la sua stessa età. Meglio.
Avrebbe potuto incontrarla spesso per insultarla e vederla stare male.
Si sedette sullo sgabello, cercando fin da subito di
convincere il Cappello a mandarla a Serpeverde. Sapeva di essere una delusione
per i suoi genitori, ma non voleva esserlo anche per quello.
Era un po’ contraddittoria come cosa. Voleva ribellarsi, ma
allo stesso tempo non voleva deluderli. Forse era per quello che spesso pensava
al suicidio. Almeno, l’avrebbe fatta finita.
“SERPEVERDE!” Paige tirò un sospiro di sollievo nel sentire
quella parola.
La ragazzina andò velocemente verso il tavolo dei
Serpeverde, senza guardare chi fosse vicino a lei. Era felice, sperava che
nessuno le rovinasse la prima sera in un posto in cui si sentiva libera.
Lo Smistamento continuò. Ovviamente Emma finì a Serpeverde,
così come “Malfoy, Alyssa”. Meglio. L’avrebbe insultata anche nel dormitorio.
Mentre “Potter, James” veniva smistato a Corvonero, Paige guardò i suoi
compagni di Serpeverde per la prima volta. Poco più in là, due occhi grigi la
stavano fissando. Era Malfoy.
“Malfoy, lo so di essere bella, non c’è bisogno che mi
guardi.” Disse, con aria strafottente. Non lo conosceva, ma già le stava
antipatico. Le sembrava il tipico ragazzino che si credeva bello, quello che
adorava guardare gli altri dall’alto in basso cercando consensi.
“Bella tu?! Non farmi ridere, Avery.” Malfoy si girò verso il suo amico.
Era abituata a sentirsi dire che era brutta, ma Malfoy era il primo ragazzo che
glielo diceva, a parte Kevin, ma lui non era importante. E per fortuna era a
Durmstrang. Almeno non sarebbe stata costretta a vederlo tutto l’anno.
Sentiva che le lacrime stavano come implorando di scendere.
Per questo, proprio mentre le prime iniziavano a rigare il suo viso, uscì dalla
Sala Grande, per poi sedersi sulle gradinate del Castello.
Non aveva voglia di perdersi per cercare il suo dormitorio.
Quindi, per la prima volta, non le importò che qualcuno la vedesse piangere.
Odiava Malfoy, lo odiava!
Chi era lui per dirle che era brutta?
Ma tu sei brutta Paige…
Una vocina nella sua testa fece capolino tra i suoi
pensieri.
Malfoy aveva ragione. Lei era brutta. Perché prendersi in
giro? Se non fosse stato per quel cavolo di matrimonio combinato, sicuramente
si sarebbe ritrovata zitella.
***
“Avery, Paige.”
Era iniziato di nuovo lo Smistamento. La cosa più noiosa del
primo giorno di scuola. Se non ci fosse stata sua sorella, sicuramente Chris
non l’avrebbe seguito; anzi, non l’avrebbe seguito comunque, cercando solo di
sentire i nomi di chi veniva Smistato.
“SERPEVERDE!”
Chris alzò lo sguardo, notando la sua nuova compagna di
Casa: era la ragazzina odiosa. Almeno, aveva scoperto come si chiamava. Sapeva
che presto sarebbe stata guerra aperta.
“Alyssa aveva ragione.” Chris quasi non sentì Dan parlare,
tanto cercava di mantenere il proprio autocontrollo. Non doveva andare così.
Avrebbe passato cinque anni cercando di non agitarsi alla vista di quella
ragazzina. Che meraviglia.
Esattamente come l’ultima volta, quando aveva litigato con
Nott perché si credeva superiore ed era stato male. Ma quella ragazzina non
l’avrebbe fatto stare male di nuovo, lo sapeva. Avrebbe fatto lui, il
superiore.
Non si accorse neanche che la sorella era a Serpeverde come
lui fino a quando non gli batté sulla spalla. Le sorrise, tornando a fissare
quella ragazzina che si guardava intorno.
In quel momento, era tornata la ragazzina dai tratti dolci
che aveva intravisto in stazione. Ma cos’aveva?
Si fissarono per qualche secondo, probabilmente anche lei
cercava di capire cosa stesse pensando tanto quanto lo faceva lui.
“Malfoy, lo so di essere bella, non c’è bisogno che mi
guardi.”
Ci mancava questa. L’ennesima ragazzina che credeva di
averlo colpito. Non era una gran bellezza, la Avery. Era troppo
magra, prima di tutto. E poi, era troppo presuntuosa.
“Bella tu?! Non farmi ridere, Avery.”
Con quelle parole, le aveva dichiarato ufficialmente guerra.
Sapeva che l’avrebbe fatto innervosire, al massimo avrebbe preso quella
schifosissima pozione. Purtroppo.
Chris cercò di distrarsi, cercando di ascoltare il discorso
che Dan e Alyssa avevano intrapreso, senza risultato. Ad un certo punto,
intravide la figura della ragazzina che si allontanava di fretta. Forse la
serata non era andata a puttane.
***
“Malfoy, lo so di essere bella, non c’è bisogno che mi
guardi.”
Ahia.
Quella ragazzina era la prima persona che si azzardava a rispondere
male a Chris. Non l’avrebbe passata liscia.
“Bella tu?! Non farmi ridere, Avery.”
Chris fissava la ragazzina, mentre Alyssa beveva qualcosa,
probabilmente del succo di zucca.
“Allora, agitata?”
“Tanto… soprattutto per lei… dobbiamo anche dormire nella
stessa stanza.”
Gli occhi dell’amica erano visibilmente preoccupati, come
se, per la prima volta, ci fosse qualcosa che la attanagliava. Beh,
si parlava della stessa persona che aveva osato sfidare Chris, e che, nello
stesso momento, si stava alzando dal proprio posto, andando di fretta fuori
dalla Sala Grande. Chissà cos’aveva. Era tristissima, sembrava che stesse per
piangere.
Chris non toccò cibo, come sempre, quando era preoccupato.
L’amico non parlò per tutta la cena, si rivolse alla sorella per la prima volta
mentre camminavano verso la
Sala Comune.
“Condoglianze, Alyssa, ti tocca dormire con quella
presuntuosa.”
Daniel non riuscì a trattenere la sorpresa, era convinto che
l’amico avrebbe continuato a rimuginare fino alla mattina seguente.
“Sta’ zitto, Chris!” Alyssa rispose scocciata. “Secondo me
quella ha solo bisogno di comprensione. Non hai visto che stava male quando è
uscita dalla Sala Grande?”
Era sempre stato così, la piccola Alyssa
vedeva sempre del buono in tutti, anche chi non l’aveva.
“Comprendila tu, allora. Io non ci tengo, Alyssa.” Era il
solito, acido Chris. Il Chris a cui Dan non potrebbe passare una frase del
genere. Anche il ragazzo l’aveva notata, mentre usciva dalla Sala Grande. Aveva
lo stesso pensiero.
“Ma dai… non prendertela con tua sorella se ce l’hai con
quella.” Si intromise, cercando di tranquillizzarlo. Non stava difendendo la Avery. Era
semplicemente dalla parte di Alyssa.
“Dan, sta’ zitto. Si vede che voi due siete fatti per stare
insieme.”
Daniel si sentì avvampare. Detestava quando Chris parlava in
quel modo: sapeva che Daniel trovava Alyssa molto carina, ma ciò non
significava il voler farlo sapere a tutti!
Con quella frase, comunque, aveva zittito entrambi. Doveva esserne
felice.
***
Paige non seppe per quanto tempo rimase lì a singhiozzare.
Forse solo dieci minuti, forse un’ora. Ma quando iniziò a sentire il brusio dei
ragazzi, che dovevano aver finito la cena, la ragazzina scattò in piedi, alla
ricerca di qualcuno della sua stessa Casa.
Trovò proprio la famiglia ‘riccioli d’oro’ e, visto che non
le sembrava ci fosse qualcuno migliore, la seguì a distanza.
“Condoglianze, Alyssa,” Stava dicendo il ragazzo alla
sorella. “Ti tocca dormire con quella presuntuosa.”
Presuntuosa?
“Sta’ zitto, Chris!” Chris… ecco come si chiamava. “Secondo
me quella ha solo bisogno di comprensione. Non hai visto che stava male quando
è uscita dalla Sala Grande?”
“Comprendila tu, allora. Io non ci tengo, Alyssa.” Rispose
Chris in modo burbero prima di dedicarsi al suo amico.
“Ma dai… non prendertela con tua sorella se ce l’hai con
quella.” almeno l’amico era un po’ più intelligente…
“Dan, sta’ zitto. Si vede che voi due siete fatti per stare
insieme.”
In pochi secondi sia Alyssa sia il ragazzo chiamato Dan
arrossirono. Paige ghignò. Una cosa in più per ricattare la piccola Malfoy…
magari poteva obbligarla a fare qualcosa…
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Fine capitolo 1/62
Ho deciso di riscrivere la storia, perché quella che avevo
messo non mi convinceva molto. Spero che, comunque, vi piaccia lo stesso questa
versione, con i vari punti di vista dei personaggi! ^_^
Spero anche che mi lasciate un commentino!
Un bacio
_olly_