My
beautiful dream.
Osservavo le vie di
Londra scorrere dal finestrino.
Appoggiai la fronte
sul vetro e lo appannai con le labbra.
Il freddo della
superficie liscia mi trapassò e un brivido mi percorse la
schiena.
Era novembre. Mi
strinsi nella giacca.
La tensione mi
divorava da dentro. Le gambe mi tremavano.
Forse per il freddo,
forse al solo pensiero della destinazione di quel viaggio.
Papà mi aveva
consigliato di non mettermi quelle calze. Le temperature erano basse.
E io, come al solito, non le avevo dato retta. Dovevo essere carina.
-Quanto manca?- chiesi
a mio padre, alla guida.
-Su per giù
dieci minuti, tesoro.- rispose sfiorandomi il ginocchio con la mano.
Dieci minuti. Solo
dieci minuti e mi sarei persa tra tutta quella gente. Solo dieci
minuti e avrei coronato il mio sogno. Solo dieci minuti e, di fronte
a loro, tutto avrebbe perso senso.
Meno pensavo al
presente, meglio era.
-Tanti auguri, amore
mio.- mi sussurrò la mamma all’orecchio passandomi una
confezione incartata.
La aprii con gli occhi
lucidi. Una boccetta di profumo Gucci. L’adoravo. Le regalai un
sorriso a trentadue denti e l’abbracciai teneramente.
-Niente smancerie…
Tocca a me!- esclamò mio padre consegnandomi una bustina di
carta rossa.
-Papà, mamma,
ve l’avevo detto… Niente cose costose- mormorai cercando
di costruire un’espressione imbronciata.
Scoppiarono a ridere.
Mi fiondai sulla
bustina. Cercai di aprirla in tutti i modi e il risultato fu un
taglietto sul polpastrello..
Incurante delle gocce
di sangue, riuscii nel mio intento e un sorriso si disegnò
sulle mie labbra.
Lanciai un’occhiata
curiosa ai miei genitori.
Tirai fuori il
contenuto della bustina. Due biglietti.
Li squadrai cercando
di trattenere il pianto ma una lacrima traditrice mi rigò il
volto.
L’asciugai
frettolosamente e strinsi i miei genitori in un abbraccio.
-Grazie.. Grazie per
avermi regalato la possibilità di sognare.-
Sfiorai la piccola
cicatrice sul dito, annusai la sciarpa che mi avvolgeva il candido
collo. La fragranza dolce di Gucci inondava la macchina.
Strinsi tra le mani
quella busta. Tornai ad ammirare le meraviglie della mia città
di notte.
Le strade erano
illuminate e le luci si riflettevano sulla strada. L’antico
prevaleva sul moderno. La sua perfezione si rifletteva ovunque, nella
gente stessa.
-Eccoci qui. Siamo
arrivati!- esclamò papà.
Indicò la
grande arena e un sorriso ebete comparve sul mio volto.
Il grande anfiteatro
era gremito di persone. Ragazze che urlavano in direzione del palco,
che sventolavano cartelloni disegnati, che piangevano, che
indossavano magliette color evidenziatore per farsi notare.
Mi sentivo a disagio.
Avrei voluto tanto
mischiarmi a quella folla, gridare, tirando fuori l’anima,
applaudire con tutte le mie forze e saltare sopra gli altri pur di
arrivare più vicina possibile a loro, ma la tensione aveva
pieno possesso del mio corpo.
Mio padre mi prese la
mano e mi guidò tra la gente. Avanzavamo sempre di più.Lo
guardai interrogativa.
Lui mi ignorò e
continuò a trascinarmi fin sotto il palco.
-Questi sono i nostri
posti.- disse sorridendo.
Il mondo mi cadde
sopra.
Io. Ad un loro
concerto in prima fila. Le due affermazioni non combaciavano. Eppure
quella sera mi sentivo l’eccezione che confermava la regola.
Gli saltai addosso
stritolandolo di abbracci. Mi sorrise, stampandomi un leggero bacio
sulla fronte.
Un silenzio improvviso
calò sulla folla. Rivolsi lo sguardo verso il palco e cinque
meravigliosi uomini uscirono dalle quinte. La vista mi si appannò.
Stavo vivendo sulla mia stessa pelle il momento che avevo aspettato
da quella che sembrava una vita.
Le migliaia di persone
si fecero sentire e un boato scoppiò all’interno
dell’arena. Iniziarono a cantare salutando le fan. Sembrava
tutto così surreale.
Ripetei le parole con
loro, applaudii alla fine di ogni canzone, piansi con ‘Pray’
e sorrisi. I loro volti, le loro risate, le loro voci. Era tutto così
bello.
Il tempo passò
velocemente ed arrivò il momento per interagire con le
ammiratrici. Ognuno di loro chiamava sul palco una fan che, a sua
scelta, poteva rivolgergli delle domande.
Le ragazze intorno a
me si sbracciarono, alzarono le mani al cielo, urlando ogni volta che
lo sguardo di uno di loro squadrava i loro volti.
Abbassai lo sguardo.
Una voce roca e, allo
stesso tempo, melodiosa biascicò qualche parola al microfono
puntando un dito verso la folla impazzita.
Mio padre mi scosse e
fui costretta ad alzare gli occhi, incrociando quelli sfacciatamente
blu dell’inglese.
-Hey you, come here!-
Rimasi paralizzata.
Mark Anthony Patrick Owen mi aveva appena invitata a salire sul
palcoscenico del loro concerto.
Mi offrì una
mano ma le mie membra non si spostarono di un millimetro.
-C'mon, babe!
Mio padre mi
incoraggiò e mi spinse verso di lui. Lo fulminai con lo
sguardo e un sorrisetto malizioso comparve sul suo volto.
Contro la mia volontà,
mi arrampicai al braccio del mio idolo e, in meno di un battito di
ciglia, mi ritrovai sulla superficie di legno.
-Good choice, Harry.-
sentenziò Robert Peter Williams squadrandomi da capo a piedi.
Mark mi fece l’occhiolino.
-What is your name,
beautiful?
Bella. Dio, ma ti sei
visto? Tu chiami bella a me.
Feci per rispondere ma
la mia lingua non si mosse e le parole rimasero intrappolate da un
groppo in gola. Guardai il suo corpo davanti a me svanire lentamente.
Il suo sorriso con le fossette annullarsi in un istante. Le urla
delle fan diminuire d’intensità fino a sparire
completamente.
Pian piano tutto
divenne sfocato e ogni cosa intorno a me si dissolse in una nuvoletta
di vapore.
Mi svegliai bagnata.
Il lenzuolo bianco strappato accanto a me.
Niente più
ragazze urlanti. Nessun palcoscenico. Nessun cantante inglese.
Nessuna voce fuori campo. Niente sguardo incoraggiante di mio padre.
Solo io e il mio letto.
Mi guardai intorno
confusa. Il respiro pesante di mio fratello dal letto accanto al mio.
Il gatto sdraiato sul tappeto ai miei piedi. Io e i miei capelli
castani che mi ricadevano in ciocche disordinate sul viso.
Di tutto quel
bellissimo sogno, ero rimasta solo io e le lacrime che scendevano
incuranti sul mio volto.
Look
at me!
Buongiorno,
anzi buonassssera.
Ma
tipo che un giorno ho fatto un sogno del genere. Vi piace questa OS?
A
me tantissimo, so che esistono FF identiche, quindi eviterei
insulti.
Vorrei,
solo presentarmi.
Mi
chiamo Roberta, ho 14 anni e sono di vicino Roma, mi piacciono tanti
tipi di musica:
Dai
Take That (♥), a Christina Aguilera (i miei due idoli), per
finire con Britney Spears, Robbie Williams, One Direction e Ellie
Goulding.
E'
la seconda fanfic che scrivo su questa sezione, l'ho scoperta da
poco,non sapevo che i miei idolo
fossero
anche su EFP.
Vorrei
fare solo una domana, ho deciso che ne farò una ogni Os, o
ogni capitolo che publico.
Il
vostro film preferito?♥
Il
mio è 'le pagine della nostra vita'
endlessly_
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