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In our endless sleeping.
Watching you sleep for so long,
Knowing I can't turn the rain into sun any more
I've given you all that I have,
Now I stand here, too scared to hold your hand.
(Sleep
Well, My Angel - We are the Fallen)
Orazio
non aveva mai toccato un cadavere, prima d'allora. Aveva sempre avuto paura di
farlo, e anzi aveva superato a fatica l'impressione che gli facevano i corpi dei
defunti.
Adesso fra le sue braccia c'era Amleto, il volto
pallido, i capelli scomposti e le labbra socchiuse.
Gli accarezzava piano i capelli, sussurrandogli
liriche d'amore, di quelle che leggevano all'università durante le loro
interminabili passeggiate per i parchi di Wittemberg.
Sembrava che dormisse, come quando facevano
l'amore e passavano la notte nello stesso letto perché fuori faceva troppo
freddo ed era impensabile rinunciare al tepore delle sue braccia per tornare
nella sua stanza.
Cercava inutilmente di coglierne il respiro, si chinò sulle sue labbra e le
baciò, una, due, tre volte, ma nulla.
Arrivarono le guardie di Fortebraccio, ad
intimargli di lasciare il corpo di Amleto alle cure di coloro che l'avrebbero
preparato per essere sepolto, ma Orazio non li sentiva.
Non percepiva nulla, soltanto il vuoto
dell'assenza di Amleto. Ne riviveva il suono del riso, lo splendore degli occhi,
il calore delle mani, ma l'illusione di star provando sensazioni reali venne ben
presto spezzata dalle guardie, che continuavano ad insistere perché si
allontanasse.
"Buonanotte, mio dolce principe." mormorò, a voce
appena udibile, prendendo le sue mani e giungendogliele sul petto.
Lo baciò ancora una volta sulle labbra ormai
livide e si rialzò, allontanandosi dalla stanza senza però voltare le spalle,
rimanendo con lo sguardo fisso su Amleto.
Buonanotte, mio dolce principe.
Si accorse di aver portato con sé la spada che
aveva ferito mortalmente Amleto solo quando sentì la lama fredda ferirgli la
mano.
E che sia una notte infinita, quella che
presto ci avvolgerà entrambi.
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