“Adesso basta! Ho deciso, ora scendo e glielo dico!!”
Ron sbraitava contro il suo libro
di Pozioni quasi aspettandosi che gli rispondesse.
Sospirò disperato e chiuse il manuale, lasciandolo cadere a
terra con un tonfo.
Il dormitorio era vuoto a quell’ora.
Tutti erano andati a cena.
Ma il suo sordo dolore allo stomaco, non era certo dovuto alla fame.
Prese a misurare a grandi passi la stanza.
Osservò la sua ombra allungarsi sul muro.
I bauli ordinatamente riposti sotto i letti dei suoi compagni
sbucavano da sotto le coperte.
Un comodino su cui qualcuno aveva lasciato un libro di Trasfigurazioni piuttosto consunto.
Le tende rosse e oro, il colore della sua casa.
Superò stizzito il suo letto.
Non era poi così difficile... Per
lui era addirittura impossibile.
“Hermione,”
un altro letto.
“io devo dirti,” un comodino. “No no, così non va! Ricominciamo.”
“Sai Hermione…” Il letto di Harry.
Si fermò con un’espressione sconfitta e
sedendosi mormorò “È inutile…”
La testa tra le mani.
Dalla finestra filtrava la tenue luce del
tramonto.
Si voltò a guardare il manico di scopa di Harry, senza vederlo realmente.
Sentiva le voci giù nella sala
comune.
Voci così familiari che facevano parte della sua
quotidianità.
Sapeva esattamente cosa avrebbe
fatto ognuno di loro.
Dean e Seamus
sicuramente erano intenti ad esaminare degli schemi di gioco da proporre ad Harry, il capitano della
squadra di Quidditch di Grifondoro.
Lui li avrebbe letti e avrebbe risposto di doverci
pensare un po’ su, poi si sarebbe seduto davanti al camino a sfogliare il suo
libro Pozioni avanzate.
Le risate argentine di alcune
ragazze del primo anno, avrebbero riempito la sala, provocate da chissà quale
altro scandalo, e qualche altro studente avrebbe sicuramente impiegato il tempo
a giocare agli Scacchi dei Maghi.
E poi una sensazione di calore gli si propagò dal ventre
fino alle orecchie, che divennero rosse.
Si ritrovò a sorridere senza un preciso motivo.
Poteva vederla, lì seduta in un tavolo in disparte immersa
nella lettura di chissà quale argomento sconosciuto ai “comuni mortali” come lui.
Un piacevolissimo senso di tenerezza lo fece sentire come
tra le nuvole, quando l’immaginò grattarsi pensosa la testa con la matita,
mettersi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, osservare i movimenti dei
suoi compagni senza vederli realmente, persa in fantasie sconosciute a chiunque
tranne che a lei.
Tutti quei gesti così normali che si ripetevano ogni giorno
e che lo facevano sentire così felice.
Tutto quello che faceva Hermione
lo faceva letteralmente impazzire.
Si era ridotto a guardarla sempre
di nascosto.
Non c’era un momento nella sua vita senza che lui pensasse a
quella ragazza che era riuscita a farlo innamorare, a come sarebbe stato
accarezzarle dolcemente i capelli nelle notti d’inverno, a cosa avrebbe dato
per poterla anche solo sfiorare, a come sarebbe stato baciarla.
Ripiombò pesantemente sulla terra quando si
rese conto che ormai i loro unici contatti erano diventati le loro litigate per
i corridoi della scuola.
Sospirò aggrottando le sopracciglia, si
girò e disse sconsolato in direzione del cuscino “Ma come ci sono
arrivato a questo punto?”
Aveva preso la malsana abitudine di parlare con gli oggetti…
“Ahh lascia
perdere!” mugugnò alzandosi dal letto deciso a scendere in sala comune.
La sua espressione ad ogni gradino diventava più grave e
funerea, non era stato così teso nemmeno prima dei
temutissimi GUFO.
Ultimo gradino.
“O la va o la spacca.” Sospirò
camminando speditamente verso Hermione.
Come aveva immaginato, lei stava seduta ad un tavolo in prossimità
di alcuni studenti del primo anno che giocavano a
scacchi, ma lei non sembrava averli notati.
Era troppo occupata a scribacchiare
ogni tanto qualche appunto ai margini di un grande tomo rilegato in pelle,
aveva l’aria di essere un volume molto antico.
Ron si
era fermato a guardarla indeciso se proseguire o tornare indietro a cacciarsi
sotto le coperte mentre Harry osservava la scena da una poltrona senza
essere visto e ridacchiava di sottecchi.
Il ragazzo come ipnotizzato da ogni suo movimento, la fissò
mentre sfogliava le pagine ingiallite, sfiorandole con estrema cura e
delicatezza.
Quanto avrebbe voluto essere quel libro…
Si disse di lasciar perdere
pensieri di quel tipo e di darsi una mossa, perché ben presto la ragazza si
sarebbe accorta del suo sguardo puntato su di lei.
Oltretutto stare imbambolati ai piedi di una
scala con aria sognante, stava attirando l’attenzione di molti.
Sebbene mandasse il comando di
muoversi alle sue gambe, queste sembravano piantate al suolo.
Avrebbe dovuto dirglielo ogni giorno, quanto era bella,
quanto amava la sua espressione corrucciata quando cercava di smontare le sue
recriminazioni durante le loro liti, quanto trovava armoniosi i suoi movimenti
quando camminava, quanto andava su di giri se lei
scrollava quei suoi splendidi capelli ricci.
Quasi potesse avvertire i suoi pensieri Hermione
distolse i suoi occhi profondi dal libro e li puntò su
di lui, che avvertì le orecchie bruciargli, assumendo un cipiglio serio e
autoritario.
Per un attimo in tutta la sala comune
scese il silenzio, o almeno, così gli era sembrato.
Non vide più i due ragazzini giocare.
Non c’erano più Seamus e Dean con le loro riviste di Quidditch
e, stranamente anche il camino era sparito.
C’era solo lei con quei magnifici occhi
fissi su di lui.
Ma perché non si decideva!!!
Doveva dirglielo, in quel momento, subito, o, ne era sicuro, l’avrebbe rimpianto per sempre.
“SCACCO MATTO!” uno dei due studenti accanto ad Hermione aveva vinto la
partita.
La ragazza si distrasse interrompendo il contatto con Ron, guardando la regina che distruggeva anche l’ultimo dei
pezzi dell’avversario.
Non aveva mai approvato i modi barbari di quel gioco.
Quello era il momento, lei non si
sarebbe potuta rifiutare di parlargli.
“Ron-Ron, ma dov’eri finito??”
“Oh no, proprio adesso nooo!!!” pensò il rosso assumendo un’espressione contrita.
Lavanda, la sua pseudo-ragazza gli
si era letteralmente buttata tra le braccia
bloccandogli il passaggio e aveva preso ad accarezzargli i capelli.
Hermione aveva assistito a tutta
la scena con un’espressione furiosa dipinta sul viso, e senza degnarlo più di uno sguardo, prese il libro e gli passò accanto.
Poi uscì in silenzio senza girarsi.
Ron guardò Lavanda per un attimo.
Era inutile continuare a mentire.
Lui pensava solo ad Hermione, a nessun altro, e Lavanda, si vergognava ad
ammetterlo, era stata soltanto un mezzo, per dimostrare a tutti che anche lui
poteva avere una ragazza.
In effetti era stata più una risposta ad
uno screzio poco piacevole con sua sorella.
Dopo tutto era vero, prima di lei,
non aveva baciato nessuno…
Ma ora era diverso, lei gli era
sempre addosso, mentre Hermione non faceva che
allontanarsi.
“Lavanda ora ho da fare.” Le disse
con poco garbo spingendola via.
La soluzione era una sola: SCARICARLA, ma
decise di rimandare a dopo questo gravoso compito, limitandosi ad ignorarla
deliberatamente.
“Ma Ron-Ron!!”
lo richiamò lei.
Ma il suo ron-ron era già uscito dal buco del ritratto lasciandola al centro della Sala Comune.
Percorse i corridoi fiocamente illuminati.
Non c’era nessuno nei paraggi.
Gli unici rumori a rompere il silenzio
provenivano dalle sue scarpe e da qualche ritratto il cui abitante russava
sonoramente.
Se Gazza l’avesse trovato a girovagare a quell’ora
gli avrebbe sicuramente assegnato una punizione fuori dal
comune, ma non gl’importava.
Doveva trovarla e dirle che Lavanda
per lui non contava nulla, che per lui esistevano solo i suoi splendidi occhi,
i suoi capelli, le sue mani, le sue labbra, il suo sorriso, la cosa più bella
che avesse mai visto.
Che era stato così testardo e stupido da non rendersene
conto prima, da negare i suoi sentimenti al mondo e soprattutto a sé stesso.
Ad ogni passo il cuore gli batteva più forte.
Era ora di mettere in chiaro ogni situazione.
C’era arrivato anche lui alla fine, anche
se un po’, anzi molto in ritardo.
I loro sguardi non sfuggivano a nessuno.
Era palese che si piacessero da morire, anche se per
entrambi il tempo sembrava essersi fermato a quando erano ancora dei bambini,
lo dimostravano le loro litigate alquanto infantili.
In realtà però non lo erano più,
non lo erano affatto.
Tra loro c’era stata sempre una muta
complicità, un gioco di silenzi e parole dette a metà.
A lui era sempre andato bene così, meglio di rovinare
un’amicizia, ma adesso voleva di più, voleva stare con lei più di ogni altra cosa ed era sicuro che anche lei provasse gli
stessi identici sentimenti.
Ma dove poteva essere finita? La cercava da mezz’ora ormai,
che fosse andata a dormire senza che lui l’avesse vista?
Pensò che sarebbe stato meglio tornare indietro e rimandare all’indomani tutta la questione.
“Ecco, sempre così vigliacco”, si disse, “è per rimandare
che ti trovi in questa situazione.”
Ad un tratto un rumore.
Era sicuramente Gazza, e con un’ espressione
afflitta si preparò al peggio, ma quando vide la figura che aveva girato
l’angolo, si sentì incredibilmente euforico, un sorriso decisamente idiota gli
si disegnò in viso mentre vedeva la ragazza avvicinarsi.
Ce l’aveva fatta, l’aveva trovata!
O meglio era lei che aveva trovato lui, ma questi erano piccoli dettagli senza
importanza.
Hermione incontrò lo sguardo del ragazzo indiscutibilmente sorpresa.
Si fermò riflettendo sul da farsi.
Ron raccolse tutte le sue forze e ignorò il formicolio che si stava pericolosamente
diffondendo nelle sue gambe.
Percorse il breve tratto che li divideva.
Si fermò davanti a lei, fissandola intensamente per almeno
cinque minuti.
Hermione si disse che
evidentemente l’amico era impazzito, ipotesi
confermata dal suo sguardo vacuo…
Sebbene la ragazza cercasse di andare
indietro, gli si avvicinava sempre di più.
Adesso erano veramente troppo vicini.
Decise che sarebbe stato meglio
parlare, per smorzare la tensione che si stava creando.
Oltretutto, essendo fuori dai
dormitori molto dopo il coprifuoco, in un corridoio dove di lì a poco qualcuno
sarebbe arrivato a controllare, farsi trovare così, avrebbe dato luogo ad un
grosso, enorme, catastrofico, equivoco.
Perché loro non stavano insieme, erano
soltanto amici! Nient’altro!!!
Ed era contro il regolamento stare fuori a
quell’ora di notte, in atteggiamenti compromettenti.
Cosa ancora peggiore, se quelli in atteggiamenti
compromettenti, non erano assolutamente intenzionati ad assumere suddetti
atteggiamenti!!!
Hermione si disse che sarebbe
stato meglio abbandonare questo genere di eloquio e
pensare a come porre fine a quella situazione imbarazzante.
Ma la voce le morì in gola quando lui le
scostò una ciocca di capelli dalla fronte.
I suoi occhi erano così belli, di un
colore così particolare, le ricordavano il mare in una calda giornata estiva.
Improvvisamente il suo profumo le
invase ogni fibra del corpo.
Quel profumo così buono che, ogni qualvolta si trovava
vicino a lui, le faceva perdere il filo dei pensieri, calamitando tutte le sue attenzioni
Seguì in silenzio le dita
affusolate del ragazzo percorrere le linea gentile delle sue guance, per
sfiorarle delicatamente il collo, in un gesto così dolce e sensuale al tempo
stesso.
Non avrebbe mai creduto che Ron
potesse essere così attraente, le stava facendo
letteralmente perdere il senno.
Poi inaspettatamente si avvicinò al suo viso.
Hermione chiuse gli occhi
aspettando di incontrare le sue labbra, e finalmente lui la baciò.
Dopo sei anni infine, Ron la stava
baciando, con dolcezza e tenerezza, eppure con una passione così travolgente
che la lasciò di stucco.
Il ragazzo la sorprendeva sempre di più.
Dopo un tempo che le parve lunghissimo si staccarono e di
nuovo i loro occhi s’incontrarono.
Hermione sorrise.
Stava sorridendo a lui.
Il ragazzo scoprì che non c’era nient’altro
che avrebbe voluto in quel momento.
Solo perdersi in ogni suo gesto, in ogni
sua espressione, perdersi in lei.
“Allora Mrs. Purr, ci sono degli
studenti in giro a quest’ora?” La voce roca di Gazza
si stava avvicinando.
Hermione lo guardò atterrita.
È ufficialmente provato che ogni qualvolta ti senti davvero
felice, arriva qualcuno a rompere il momento magico…
Ron analizzò la
situazione per un attimo, poi le afferrò la mano e le sibilò
all’orecchio “Corri!”
Arrivarono in Sala Comune trafelati, e dopo essersi sorbiti una lunga ramanzina da parte della Signora
Grassa, svegliata con non molta delicatezza dai due, riuscirono finalmente ad
alleggerire la tensione.
Si guardarono e scoppiarono a ridere entrambi.
Le loro risate echeggiarono nella Sala ormai deserta.
Poi Hermione sospirò,
si avvicinò a Ron e gli diede un bacio sulla
guancia.
“Beh io vado a letto. Buona notte Ron-Ron”
lo salutò in una perfetta imitazione di Lavanda.
Ron si portò una mano alla testa, se n’era completamente dimenticato.
Troppe emozioni tutte in un solo giorno.
La sua sfera emotiva era stata troppo impegnata, reclamava
un po’ di calma adesso.
E poi a quell’ora
il suo cervello non era più in grado di lavorare.
Sorrise mentre la guardava allontanarsi, per la prima volta completamente
felice.
Sospirò dirigendosi verso il dormitorio, pensando all’indomani.
Dopo tutto non poteva risolvere
tutti i suoi problemi in una sola giornata.
E rimandare in questo caso non gli sembrò poi una così
cattiva idea.
Perché in effetti Lavanda era un grosso, appiccicoso
problema…
I’m Back!!!!
Eccomi qua, per vostra sfortuna sono tornata con un’altra
delle mie storielline, se siete arrivati fin qui,
vuol dire che non era troppo penosa per essere letta… almeno spero…
Comunque ringrazio tutti coloro che
l’hanno letta, e spero davvero che vi sia piaciuta!!!
Magari qualche commentuccio????
Va bene, va bene tolgo il disturbo!!!
Baci, la vostra Swanny.