Arayashiki - La calda estate dei Santi Distruttori

di Gulminar
(/viewuser.php?uid=88309)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Il significato di Arayashiki

 

Si fermò a riprendere fiato. Nella fretta di fuggire, non si era preoccupato di misurare la distanza. Valutò di essersi allontanato a sufficienza per essere al sicuro, sia dai nemici che dai presunti alleati. Orochimaru non lo aveva ucciso, non si sarebbe interrogato sul perché di quell’inattesa fortuna. Era vivo e libero di far perdere le proprie tracce, era quanto contava al momento. Rock Lee era perduto, pazienza, aveva scelto di rimanere a farsi uccidere, peggio per lui. I Santi distruttori annientati, un problema da poco, possedeva denaro più che sufficiente per reclutarne altri. Avrebbe ricominciato tutto da capo.

“Se il mio istinto non sbaglia... ”

Il cuore perse un colpo. In quella parte di foresta non doveva esserci nessuno, così distante da Oinomori. Era riuscito ad allontanarsi, non potevano averlo seguito.

“... e ti assicuro che sbaglia di rado... ” Proseguì la voce.

Neji scrutò nell’oscurità e lo vide, un giovane lupo ninja con la schiena appoggiata al tronco dell’albero su cui si trovavano. Lo riconobbe e ne ebbe paura, era l’allievo di Sasuke, quello che aveva lanciato il Lampo distruttore contro Orochimaru.

“... tutto questo casino lo dobbiamo a te.” Concluse.

Neji non rispose, cominciò ad accumulare il chakra. Pensò che l’avversario non potesse impensierirlo, nonostante l’istintivo spavento iniziale.

“Meriti una punizione, il destino lo impone.”

Neji non li vide subito, piuttosto li percepì. I compagni del giovane erano pronti sui rami antistanti, una trappola che anche lui conosceva, dovevano averla appresa dal maledetto Uchiha. Normalmente se ne sarebbe accorto prima, ma quei tre avevano sangue di lupo, un vantaggio non da poco. Un triangolo di morte, i cui vertici stavano per chiudersi su di lui.

...

 

Sasuke dischiuse le palpebre serrate, aspettandosi di vedere la foresta buia e Orochimaru torreggiante sopra di lui. Invece vide un cielo azzurro e senza nuvole, rami di ciliegio in fiore formare una ragnatela di colore. Pensò alla sua collina dei ciliegi ma era assurdo, a meno ché Orochimaru non l’avesse colpito tanto forte da farcelo volare.

Spirava una brezza riposante, sentì il profumo dei fiori fra i quali teneva adagiata la testa. Le dita di Sakura e Naruto erano ancora intrecciate alle sue, alzò faticosamente il capo e li vide distesi accanto a sé, privi di sensi. Non era la collina dei ciliegi, era un luogo in cui non ricordava di essere stato, eppure avvertì una forte familiarità con esso.

Si mise a sedere, districando le dita da quelle dei compagni. Il tappeto di fiori si estendeva a perdita d’occhio, c’erano colline e montagne in lontananza, piante rigogliose e alberi, dai piccoli arbusti ai possenti plurisecolari. Sasuke si sentì invadere dalla tranquillità del posto, gli ricordò, in qualche modo, la pace che provava quando si lasciava cullare dalle braccia di Sakura.

“Ben arrivati.”

La voce inattesa non infranse il senso di pace, era fusa con la brezza in perfetta armonia. Sasuke si volse nella sua direzione e incontrò lo sguardo dell’ultima persona che si sarebbe aspettato, non seppe che pensare. L’uomo sedeva su una grande pietra grigia.

“Siamo morti?” Domandò, facendo un barcollante passo in avanti.

L’uomo sorrise e parve valutare il giovane Ookami, prima di rispondere.

“No.” Scosse la testa per rassicurarlo.

“Maestro Kakashi!” Esclamò Naruto alle spalle di Sasuke. Non si era reso conto che anche loro si erano svegliati e gli erano di nuovo accanto.

“Ciao Naruto. Ciao Sakura.” Il maestro chinò il capo a entrambi. “Mi fa piacere vedervi di nuovo insieme, anche se in questa dimensione di passaggio.”

“Dimensione di passaggio?” Sakura chiese spiegazioni a nome di tutti.

“Non preoccupatevi, non siete morti, questo è Arayashiki.”

“Il leggendario stato del chakra puro!” Esclamò la ragazza.

“Esatto, e voi lo avete raggiunto unendo le forze per lanciare il Lampo distruttore.”

“Non credo di capire bene.” Disse Naruto.

“È molto semplice. Come ha detto Sakura, Arayashiki è la dimensione del chakra puro, l’incolore, il più potente di tutti perché somma degli altri. Avete cercato di dare il massimo per annientare Orochimaru, questo vi ha permesso di trovare Arayashiki dentro di voi, solo insieme potevate riuscirci. Inoltre, ha permesso a me di raggiungervi qui.”

A Sasuke tornò in mente una cosa detta da Hiki Danjyo.

Un ninja deve eliminare ogni sentimento umano per essere infallibile, è vero sotto molti aspetti ma Arayashiki è qualcosa di diametralmente opposto.

Ripensò a Keiji che provava il Lampo distruttore da solo, che differenza abissale quando lo faceva con l’ausilio di Kinuye e Koshiro! Forse i ragazzi non si erano resi conto di ciò che avevano fatto, era stata una cosa istintiva, basata sul fortissimo legame che c’era fra loro.

Il significato di Arayashiki.

Sasuke sorrise.

“Maestro, grazie.”

Anche Kakashi sorrise.

“Io devo ringraziarvi.”

Sasuke notò che la visione cominciava già a dissolversi, riportandoli gradualmente verso il mondo reale, Sakura e Naruto avevano occhi e orecchie solo per il maestro e non vi badarono.

“Mi avete reso orgoglioso come non mai.”

 

Il boato della folla in festa fu assordante, quando l’armata vittoriosa entrò a Oinomori attraverso la Porta ovest. L’intera popolazione si era radunata in quella parte della città, appena si era saputo che l’esercito invasore era stato messo in fuga e i guerrieri vincitori stavano tornando. Tutto si era concluso all’improvviso com’era iniziato.

Sasuke camminava in testa con Sakura al fianco. Dietro di loro, Kinuye e Koshiro sostenevano un Keiji piuttosto malconcio, Naruto aiutava Sai a camminare, poi tutti gli altri.

Sasuke Avrebbe preferito restare nel campo improvvisato, dove si curavano i feriti e si componevano i corpi dei caduti. Lì la musica era ben diversa, c’era poco di cui esultare. La città, però, aveva bisogno di tutto questo, lui era il capobranco vincitore e doveva esserci. Per di più, doveva essere lui e nessun altro a fare il primo rapporto a Hiki Danjyo. Nemico sconfitto, assedio concluso, perdite poche, meno di quelle preventivate, aveva scelto bene i suoi guerrieri.

I cancelli dell’Accademia erano aperti per loro, Hiki Danjyo aspettava in cima alla scalinata d’ingresso con espressione arcigna. Sasuke incontrò lo sguardo del maestro, che annuì impercettibilmente, un segnale dedicato solamente all’allievo. Il giovane Ookami cercò la mano di Sakura. Naruto aiutò Sai a mettersi a sedere all’ombra di una tettoia e chiese acqua per il compagno. Alle loro spalle, il corteo dei vincitori era svanito, assorbito dalla folla. I combattenti si erano staccati dal branco incontrando compagni di vita, amici e parenti. Kinuye e Koshiro avevano consegnato Keiji alle braccia della madre ed erano corsi dai rispettivi genitori. Sasuke sapeva che, più tardi, si sarebbero ritrovati per parlare di ogni cosa, dopo una bella dormita e una rimpinzata di cose golose. Poi sarebbero venuti a cercare il loro sensei, oppure i compagni di corso che non avevano preso parte alla battaglia, per raccontare le loro imprese. L’iniziativa di inseguire Neji lo aveva sorpreso, non meno di vederli tornare con il ninja tramortito e legato a dovere. Se Kakashi era stato orgoglioso, incontrando il suo vecchio team in Arayashiki, lui lo era stato altrettanto in quei momenti. I ragazzi si erano concessi uno strappo alla regola, i lupi avevano fatto un prigioniero. Dovevano aver intuito che quel ninja era il responsabile di tutto, stabilendo che essere ucciso da loro in battaglia non sarebbe stata una punizione sufficiente. Pensando a Rai e Soma, era stato sul punto di farsi consegnare la sua vecchia spada da Sakura e decapitarlo, mentre erano ancora nella foresta. Il vecchio Sasuke l’avrebbe fatto senza troppi giri di parole, il Sommo Ookami di Oinomori aveva ritenuto giusto che Neji subisse tutte le umiliazioni che sarebbero seguite. Non era poi escluso che il tribunale chiedesse a lui di essere il boia del bastardo.

Naruto porse da bere per lui e Sakura, accettò ma non distolse lo sguardo da quello del vecchio compagno.

“Non mi piace essere spiato nella mia città.”

“Dunque sapevi.” Considerò Naruto.

Sakura osservò entrambi, colta di sorpresa dallo scambio di battute, dalla tensione naturale e spontanea sorta nuovamente fra i due. La conosceva, anche se non la vedeva scatenarsi da anni, e sentì un irrefrenabile moto di panico salire dallo stomaco.

“Fin dal primo momento.” Scandì Sasuke, gli occhi incatenati a quelli di Naruto.

I due non battevano nemmeno le palpebre, la mente di Sakura galoppava alla ricerca di qualcosa che spezzasse la tensione, una stronzata qualsiasi andava bene.

“Potevo venire a prenderti quando volevo.” Proseguì Sasuke.

“Perché non l’hai fatto?” Naruto derise la spacconata dell’altro.

“Perché posso farlo ora.”

“Allora che aspetti?”

“Dipende da te, sei qui da amico o da nemico?”

“Qui non ci sono nemici.” Sai, alle spalle di Naruto. “Mi sembrava chiaro.”

“Sono d’accordo.” Hiki Danjyo, comparso accanto a Sasuke.

La tensione si spezzò, Sakura tirò un plateale sospiro di sollievo.

“Se voi due giovanotti sentite il bisogno di una bella scazzottata per appianare vecchi dissapori, non c’è problema, ma nei limiti della decenza.” Impose il vecchio.

“Per me non ce n’è bisogno.” Stemperò subito Naruto.

Sasuke attese più a lungo prima di avallare la decisione annuendo. Sakura sentì le viscere decontrarsi, le venne voglia di piangere ma s’impegnò a mantenere un minimo di contegno. Il vecchio Team Sette riunito, le girò la testa al pensiero di quanto significava, di quante cose avessero da dirsi. Avrebbe dovuto aspettare, prima il rapporto a Hiki Danjyo.

 

Anche i corridoi dell’Accademia erano pieni di gente che applaudiva, funzionari e impiegati uscivano dagli uffici per accogliere il piccolo drappello. Sasuke era sprofondato in una fitta discussione con il Sommo Danjyo. Sakura avrebbe voluto parlare con Naruto, nella foresta erano stati impegnati a soccorrere i feriti, lì c’erano ancora troppi abbracci da ricevere e mani da stringere. I generali di Hiki Danjyo attendevano disposti in semicerchio, anche loro volevano complimentarsi con i vincitori, l’atteggiamento arcigno si stemperava finalmente in sorrisi.

Ci volle mezzora buona per arrivare all’ufficio dello stato maggiore del Sommo Danjyo, che ordinò un secco rompete le righe a quanti volevano ancora complimentarsi, i quali si ritirarono con ordine tornando alle loro mansioni. Il vecchio aprì la porta per farli entrare, l’interno era in penombra, le persiane abbassate per tenere all’esterno la calura estiva. Qualcuno si alzò quando li vide sulla soglia, Sakura si irrigidì accanto a Sasuke.

“Tsunade-sama!”

 

Avevano rassicurato i genitori ed erano corsi a casa di Keiji, la mamma del ragazzo aveva offerto loro delizie a profusione. Dopo una battaglia impegnativa niente vale quanto reintegrare le energie con un’abbuffata di dolci. Ora, profondamente addormentati sulla stessa amaca, protetti dalle fronde degli alberi dal sole di luglio, Keiji, Kinuye e Koshiro sognavano di imprese future.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1622295