Il Maestro

di lysdance1
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Il Maestro

Non capivo. Non ci riuscivo, forse non volevo capire. Ero in quella scuola da molti anni, la classe era sempre stata sotto la mia giurisdizione, volevo bene agli alunni come fossero figli miei, indipendentemente dalle loro origini. Che diritto avevano, ora, di venire qui e dirmi di mandare via i miei bambini, solo perché lo diceva un folle? Perché dovevano dar retta alle sue farneticazioni sulle razze? Ogni persona è uguale, che sia ebrea o cattolica. E loro erano solo dei bambini, perché si accanivano su di loro? Io avevo cominciato ad insegnare per condividere con altri le mie conoscenze, per mettere qualcosa di buono nella testa delle generazioni future, per mitigare tutto ciò che di negativo avevano acquisito. Eppure ora arrivavano e mi dicevano di portarli via da scuola, minacciandomi. I primi tempi avevo cercato di oppormi, di non prestare attenzione agli ebrei che stavano nella mia classe, ma ciò non era stato possibile per molto. Mi piangeva il cuore quando li accompagnavo al portone, spiegandogli che non potevano più venire a scuola a causa della legge. E loro non capivano, mi guardavano con gli occhi umidi, tristi di doversi separare dagli amici, chiedendosi perché gli altri li additavano come mostri. Non capivano che non tutte le persone erano buone, che alcune erano folli, non riuscivano a spiegarsi perché non andassero bene così com’ erano. A volte mi guardavano spauriti, ma sopportavano tutto stoicamente. Una sola cosa non cambiava mai: ogni volta che tornavo in classe i miei vestiti erano sgualciti ed inzuppati di lacrime salate, infantili. Ora la guerra è finita, alcuni sono ancora vivi, ma di molti alunni è rimasto solo un lieve eco su di una camicia sgualcita.

Lys

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




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