Appuntamenti e panda

di MarchesaVanzetta
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Al panda del mio eucalipto,
ti voglio bene ♥
 
“Allora, non hai ancora vinto un peluche questa sera! Vuoi forse tradire il cliché?” lo stuzzicò, dirigendosi verso un banchetto in stile western.
“Dai, cosa ne è del tuo spirito pacifista? Davvero mi faresti sparare a dei barattoli?” replicò lui, cercando di rallentare il passo deciso di Silvia.
“Non fare storie solo perché non sai sparare: improvvisa! Sono sicura che mi divertirò un sacco” gli rispose con un ghigno malefico sulle labbra.
Filippo, maledicendo il momento in cui era finalmente riuscito a chiederle di uscire, si avvicinò rassegnato al banchetto.
“Vuoi vincere un tenero panda per la tua ragazza, giovanotto?” gli offrì gioviale il vecchietto, allungandogli già il fucile ad aria compressa.
“Almeno lo fosse, la mia ragazza…” borbottò il ragazzo, prendendolo perplesso tra le mani e allungando una banconota da cinque.
“Potrei diventarlo, con quel peluche in braccio…” gli sussurrò all’orecchio, piegandosi su di lui già teso al tiro.
Filippo chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi. Premette il grilletto e il colpo partì; il proiettile di plastica rimbalzò sullo scaffale e cadde per terra.
“Giovanotto, non disperare: hai ancora due tiri!” lo incitò il vecchio, sorridendo dell’espressione divertita della ragazza.
Filippo si preparò di nuovo, premette nuovamente il grilletto: il barattolo barcollò e poi, con un doloroso colpo, ritornò stabile nella sua posizione.
“Su, dai, non c’è due senza tre” rise Silvia, passandogli allo stesso tempo una dolce carezza sul braccio.
Tirò di nuovo indietro la pompa, prese la mira consapevole della fatalità del tiro, premette il grilletto e chiuse gli occhi, inquieto per il responso che avrebbe dato quella prova. Non sentì alcun rumore e aprì all’improvviso gli occhi, preoccupato.
“Che strano…” bofonchiava il signore, il fucile tra le mani e uno sguardo curioso e perplesso “…che si sia incastrato qualcosa? Ma non mi sembra…” continuò l’uomo, ignorando la coppia.
“Beh, ti è andata bene” ridacchiò Silvia, un po’ delusa dal mancato terzo tiro.
“Taci, strega!” la zittì Filippo, ridendo poi della sua espressione scandalizzata.
“Mi scusi, so che il suo problema principale è il fucile, ma vorrei quel panda…” si rivolse poi al vecchio, appoggiando i gomiti sul banco.
“Ma giovanotto, non mi verrai mica a contare che te lo meriti eh…” lo rimbrottò il proprietario della bancarella.
“Sono consapevole delle mie incapacità venatorie più di lei, signore. Con un’offerta, magari…” gli rispose, allungandogli un’altra banconota da cinque  e ricevendo in cambio una palla morbida macchiata di nero che quell’uomo osava definire ‘panda’.
Con un gesto stizzito lo allungò a Silvia. “Tieni il tuo stupido panda” le disse, fermandosi poi un istante a guardarla sorridere meravigliata. Era così bella…
“Che gentiluomo che sei, Filippo!” rise ancora la ragazza, prendendogli la mano e appoggiando la testa sulla sua spalla.
“Allora, il pupazzo ti ben dispone?” domandò dopo qualche passo Filippo.
“Non l’hai vinto, quindi no” rispose soddisfatta Silvia, adocchiando poi l’auto paterna che l’avrebbe portata a casa.
“Sei un’antipatica mostruosa” la prese in girò, solleticandole i fianchi.
“Ti piaccio anche per questo” lo stuzzicò, sorridendo “comunque è stata una bella serata, grazie” concluse, facendo un segno a suo padre.
“Anche con il panda?” domandò, non riuscendo a lasciarla andare.
“Anche con il panda” acconsentì lei, prima di baciarlo su una guancia e fuggire via volteggiando, con il pupazzo tra le braccia e lo zucchero filato nel cuore.




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