1: Blinded
“Sono
affondato nella miseria,
spengo la luce,
uccido
l’alba”
Mordred’s Song – Blind Guardian
La sveglia
suonò impietosa, trapanando le orecchie al corpo
ancora addormentato nel letto affianco, che si svegliò, per
poi affondare
nuovamente la testa nel cuscino.
La sveglia
aumentava la frequenza del trillo –Ti odio…-
disse con voce roca alzando a malapena il viso dagli occhi
sonnacchiosi, per
poi lasciarlo ricadere, allungando mollemente una mano per spegnere
l’infernale
aggeggio.
Una gamba
uscì da sotto le lenzuola, seguita da un’altra, ed
insieme sollevarono il corpo per aiutarlo a barcollare fino al bagno,
dove le
braccia intorpidite riuscirono ad afferrare spazzolino e dentifricio,
spazzolandolo sui denti.
Una volta
capito cosa stava succedendo il ragazzo
ordinò ad una mano di sciogliere i
nodi delle bende, stupendosi della pigrizia con cui il braccio eseguiva
malvolentieri l’azione.
Si doveva
ancora abituare a dormire poco e raramente.
Tre ore di
sonno gli sarebbero dovute bastare per una
giornata o più, o almeno ci provava, tentativo dimostrato
dalle occhiaie scure
che gli si allungavano sotto agli occhi chiusi.
Sentì
il viscidume del sangue che lasciava la stoffa per
seguire il flusso del rubinetto e si portò al viso
dell’acqua raccolta nelle
mani tenute a mo’ di coppa, risvegliandosi del tutto al
contatto del fresco
liquido che gli scioglieva e toglieva le macchie di sangue solidificate
attorno
agli occhi, sulle guance e sul naso.
Appena il
tempo di cambiare le bende, lasciando quelle ora
bagnate ad asciugare al sole primaverile, e suonò il
campanello.
-Già
tanto tardi?- si chiese, per poi staccare la cornetta
del citofono, sentendo tramite essa la voce allegra del suo amico.
Scese ad
aprire il cancelletto e la porta della villetta
–Ehilà Ste, come va?-
Lui si
toccò brevemente le bende, in tono esplicativo
–Riesci già a toglierle?-
-No, non ci
tengo a provare, non ancora almeno- la voce roca
del giovane rifletteva la sua cupa preoccupazione, ricordava ancora le
parole
dei due esseri…trovava
impossibile
che fossero persone, erano troppo anormali
per esserlo…incarnazioni di luce e ombra, ecco
cos’erano…
Un angelo ed un
demone
gli
suggeriva un lato recondito della sua mente, prontamente ignorato dal
lato più razionale angeli e demoni non
sono altro che leggende, tradizioni per creduloni spaventati dalla
Chiesa.
Ora sapeva
però quanto quel lato irrazionale, che lui più
volte non aveva atteso a chiamare stupido, si fosse avvicinato alla
verità.
Angeli e demoni
sono
tra noi, ma solo pochi possono vederli, ed ancora meno
contrastarli…
Ogni tanto
udiva le voci serpentine dei malvagi che
sussurravano cattiverie all’orecchio delle persone, udendo
talvolta i loro
rauchi gridolini di trionfo o i loro sibilanti strepiti contro chi
aveva una
forza di volontà abbastanza forte da contrastarli.
-Che
c’è, ti sei incantato?- la voce
dell’amico lo riscosse
dai pensieri
-Scusa Dany,
è che ho dormito poco…- non era una bugia in
effetti
-Uff, che noia
però a stare sempre con quelle bende addosso,
il mondo dev’essere una noia mortale..-
Meno di quanto tu
possa immaginare
–Sopravvivo-
-Avevi detto
che non potevi vedere per un mese a causa di
un’infezione…mancherà una settimana al
termine di quel periodo, che ti
costa...? Sono curioso di vedere se sono cambiati in qualche
maniera…e poi
credo che potrai vedere anche ora, anche se non perfettamente-
Il ragazzo
sbuffò, annoiato –Beh, forse potresti non avere
tutti i torti- concesse infine davanti allo sguardo supplichevole
dell’amico
Slegò
le bende con lentezza, ripensando a ciò che quei due esseri gli avevano detto
Avrebbe potuto
perdere la facoltà di vedere i demoni, ma
quello non gli importava granchè.
Anche lui in
fondo era un po’ curioso di osservare i suoi
nuovi occhi, gli occhi della condanna da lui stesso firmata.
Si
ordinò di aprire le palpebre, ma i muscoli reduci da un
lungo periodo di passiva immobilità erano riluttanti
all’obbedienza, fremendo
senza far trasparire nemmeno una piccola porzione d’iride.
Al terzo
tentativo si alzarono lentamente, come vecchi
cancelli arrugginiti che cigolano e ruotano su cardini oliati
minimamente.
La luce lo
spinse a pararsi il viso con le mani, dando il
tempo alle pupille intirizzite di adeguarsi al giorno, assumendo in
volto
un’espressione buffa, come di un bambino appena sveglio che
cerca di mettere
insieme alcuni ragionamenti nella sua mente intorpidita dal sonno.
I suoi occhi
si fissarono sul volto tondo e gioviale di
Daniele, che fischiò per la sorpresa, assumendo
un’aria ammirata
-Che
c’è?- chiese perplesso il ragazzo
-Beh…se
esiste qualcosa che mi fa venire gli occhi così la
voglio…-
-Cosa intendi?-
-Osserva da
solo, mio caro Ste-
Lentamente si
avviò verso il bagno, estasiato dalla
percezione riacquisita, per poi osservare la sua immagine riflessa
nello
specchio.
Riconobbe a
stento ciò che era diventato, le guance prima
piene erano scavate e davano al volto un’espressione
più acuta ed una forma più
affilata, sfuggevole ma piacente. I capelli, ribelli come al solito,
ricadevano
in ciocche scomposte sulle spalle, neri come l’ebano,
coprendo la fronte con
alcuni fili indisciplinati, la barba era rimasta incolta ed era
decisamente
troppo lunga sembro
un barbone
pensò
brevemente, per poi prendere un piccolo rasoio elettrico e togliere i
peli in
eccesso, eliminando l’intricato groviglio che arrivava da
basetta a basetta
passando da sotto al mento.
Le labbra,
prima abbastanza carnose si erano fatte fini.
Ma gli occhi
erano la cosa più sconvolgente –Cosa sono
diventato?- chiese sottovoce, con voce tremante mentre un occhio destro
del
color del cielo ed uno sinistro rosso fuoco con un’aguzza
pupilla simile a
quella di rettili o gatti scrutavano i suoi tratti dall’altra
parte dello
specchio.
Velocemente
rimise le bende, stringendo troppo nella fretta
e facendosi male, ricompensato da ferruginose lacrime rosse.
Con
più calma aggiustò il bendaggio, e dopo essersi
legato
alla schiena due katana d’acciaio si avviò con
l’amico per le vie della
cittadina verso il piccolo bosco in riva ad un fiume che sfruttavano
come
rifugio per allenarsi nella loro comune passione per le armi.
Tuttavia
quegli occhi gli rimasero impressi in mente e
nemmeno la vicinanza del suo migliore amico riuscì ad
attenuare quella
fastidiosa sensazione.
La sensazione
di andare incontro al disastro…
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