NON UNA PAROLA
NON UNA PAROLA
*
Il cielo era tornato
dell’azzurro di sempre.
Quell’azzurro che i
terrestri avevano, da sempre, imparato a conoscere, e ad amare.
Tutto il pianeta Terra
alzava le mani al cielo in un generale grido di approvazione per l’eroe mondiale
che, ancora una volta, aveva eliminato il mostro venuto a minacciare il loro
manto verde, il loro cielo.
Il nome di Mr. Satan
veniva invocato in ogni angolo del bel pianeta azzurro.
In un solo luogo, però, gli
occupanti conoscevano il vero nome da acclamare, in un solo luogo sapevano chi
era il vero eroe che era riuscito ad eliminare il mostro rosa che li aveva
tenuti tutti con il fiato sospeso per giorni.
Anche se in questo caso l’eroe
aveva avuto diverse persone che, al suo fianco, avevano combattuto strenuamente
per ottenere la pace.
Ognuno aveva fatto il suo
meglio per aiutare Son Goku, il vero eroe, nella sua impresa.
Da chi aveva evocato le
sfere namecciane, a chi lo aveva aiutato a mettersi in contatto col pianeta, o
aveva chiesto l’auto del proprio popolo.
Lì, in quel singolare
palazzo sospeso nell’azzurro cielo, tutti sapevano chi ringraziare per averli
salvati, per averli ancora salvati.
Questa volta il nome
dell’eroe veniva invocato a gran voce accanto a quello di un altro individuo
che, con la stessa fierezza di sempre, lo aveva affiancato nell’impresa
implorando l’auto di un pianeta che stimava solo in parte.
Così, quando Goku e Vegeta
tornarono al santuario di Dio, accompagnati da Mr. Satan, Dende e un paffuto Mr.
Bu, furono acclamati da veri eroi, quali erano.
Abbracciati,
simbolicamente, da tutti i presenti, e soprattutto dalle rispettive famiglie che
li vedevano tornare entrambi dal regno dell’aldilà.
*
Goten e Trunks si fondarono
entrambi verso i rispettivi padri.
Mentre per il primo
equivaleva ad averlo, finalmente, un padre, per il secondo era il ritorno del
suo eroe personale.
Goten non si lasciò
sfuggire l’occasione di essere arrivato per primo al genitore, lanciandosi in un
abbraccio che così raramente aveva avuto.
Gohan ne seguì l’esempio,
anche per lui era un ritorno tanto atteso e sperato, e come il fratellino minore
festeggiò la ricomparsa del suo amato padre.
Chichi non fu da meno ai
figli, giunta per ultima al cospetto del suo redivivo marito attese con
impazienza un abbraccio, che Goku non le negò.
In un altro angolo del
palazzo Trunks si avvicinò alla velocità della luce a suo padre, girato di
spalle e con l’immancabile broncio.
Gli afferrò una mano
limitandosi a saltargli attorno, conscio che, un altro abbraccio non lo
avrebbe mai ottenuto, ma a lui andava bene così.
Anche Bulma dovette
accontentarsi, alcuni passi verso il ritrovato compagno e un occhiolino complice
accompagnato da un piccolo gesto di vittoria eseguito col pollice di una mano.
Se solo quell’uomo non
fosse stato così zuccone e riservato gli sarebbe saltata al collo per
abbracciarlo.
Ed in quel momento il
desiderio di farlo era oltremodo smisurato, tanta era la voglia di corrergli
incontro, tanta la voglia di stringerlo a sé per constatare che era davvero
tornato.
Si limitò, pertanto, a
fermare una lacrima al bordo dell’occhio, giusto per non sentirsi dire che era
una piagnucolona o qualche altro insulto di vagamente simile.
Deglutì, l’amaro groppo che
le attanagliò la gola, accontentandosi di uno sguardo, di sbieco, che ottenne da
lui.
Solo con l’apparizione di
Mr. Bu riuscì infine a toccarlo, istintivamente, in cerca di protezione.
Nonostante ciò la reazione
del principe dei Saiyan fu praticamente nulla, lui non si mosse, brontolò tra sé
qualcosa contro Goku e sulla sua, inguaribile, bontà per aver risparmiato il
gommoso mostro, ma nulla di più.
“Ehi! Mi è venuta un’idea!”
esclamò improvvisamente il giovane Dio attirando su di sé l’attenzione di tutti
“Che ne dite di fermarvi un altro po’ e di organizzare un banchetto?” continuò
gesticolando euforico con le braccia “Per festeggiare!” concluse guardando uno
per uno i volti di tutti, soffermandosi infine sul Saiyan più gentile.
Goku lo guardò per alcuni
istanti, si grattò la nuca pensieroso “Bè…a dire la verità volevo assaggiare i
manicaretti di Chichi. Mi sono mancati tanto in questi anni” si lamentò con una
smorfia causando la delusione del piccolo namecciano.
Dende chinò il capo
amareggiato “Ah…capisco” si limitò a farfugliare mogio.
Sentendosi colpevole di
averlo ferito, Goku cercò subito di rimediare agitando le mani, “P…però anche
Mr. Popo cucina benissimo…e…e poi la cucina di Chichi potrò assaggiarla quando
voglio, giusto amore?” chiese subito conferma alla moglie.
Chichi lo guardò
appoggiandosi le mani ai fianchi con finta severità “Stai dicendo che Mr. Popo
cucina meglio di me?” gli chiese cercando di celare un sorriso.
Ora Goku si trovava in
doppia difficoltà, deludere il supremo, o offendere la moglie, un bel problema.
Ancora una volta tornò a
gesticolare con le mani “Certo che no cara, come cucini tu non cucina nessun’altro,
credimi…è solo che…” è solo che?! “E’ solo che sarebbe carino festeggiare
insieme a tutti gli altri non ti pare?” l’eroe che aveva appena salvato l’intera
galassia stava cominciando a sudare freddo.
Chichi incrociò le braccia
socchiudendo altezzosamente gli occhi “E va bene, faremo come vuoi” rispose
infine accondiscendente…uff…salvo!
La simpatica scenetta
suscitò il sorriso di Dente e le risate generali, mentre Goku si limitò a ridere
nervosamente, contento di essere scampato alla più paurosa minaccia della
giornata.
Per sviare l’attenzione dal
suo scampato pericolo si rivolse al compagno d’avventura “Ehi Vegeta! Tu cosa
farai? Resti?” gli chiese con un sorriso.
Un piccolo ringhio e un
movimento del capo nella direzione opposta fu l’unica risposta che ottenne.
Bulma lo guardò con la coda
dell’occhio, poi tornò a guardare l’amico d’infanzia “Certo che rimane” confermò
al suo posto, guadagnandosi un’occhiata torva da parte del diretto interessato.
Goku allargò il suo
sorriso, “Bene allora” disse appoggiandosi una mano sullo stomaco, accompagnato
da un rumoroso gorgoglio “Quando si mangia…io ho fame” piagnucolò infine
guardando supplichevole il giovane Dio.
Dende sembrò riemergere dai
suoi pensieri, scosse le mani “Ahhh sì certo” si ricordò volgendo ora lo sguardo
al suo assistente “Popo…” chiese solo, mentre il simpatico collaboratore asserì
con un cenno del capo “Vado subito” confermò prima di allontanarsi.
Il namecciano tornò a
rivolgersi ora ai due guerrieri Saiyan “Voi intanto perché non vi date una
rinfrescata e vi cambiate d’abito. Immagino che sarete stanchi” li invitò
facendo loro cenno di seguire l’uomo dal turbante.
“Accetto volentieri,
grazie” approvò subito Goku che non esitò a fare quanto detto.
Bulma si rivolse al marito
“Vai anche tu forza…sei ridotto da far schifo” si lamentò constatando il pietoso
stato dei suoi abiti.
Senza che Vegeta potesse,
anche solo minimamente, protestare la donna gli posò una mano sulla spalla
spingendolo verso l’ingresso del tempio.
Appena sfiorò la pelle
dell’uomo fu pervasa da una scarica, quasi quel contatto lo avesse avuto con una
presa di corrente.
Quando lui si fu
incamminato si guardò per un secondo la mano, poi la chiuse a pugno.
Il suo sorriso, fino a quel
momento solare, fu invaso da un velo di tristezza che le segnò lo sguardo.
Vegeta si voltò solo
leggermente, fu un attimo, una frazione di secondo, ma in quell’istante lo vide.
Quell’alone che le aveva
oscurato gli occhi, non gli era sfuggito, gli era bastato poco per vederlo, fino
a quando lei non fu distratta da Chichi.
La mora le si avvicinò
appoggiandole una mano sulla spalla “Che ne dici, andiamo a preparare la
tavola?” le chiese distraendola dai suoi pensieri e costringendola a celare
velocemente i suoi occhi tristi.
Bulma, ancora la mano
stretta a pugno, annuì e sorrise “Certo” acconsentì infine allontanandosi nella
direzione opposta, non prima di avergli lanciato un’ultima occhiata.
*
Goku aveva raggiunto gli
altri da qualche minuto, e Goten lo aveva letteralmente rapito per passare un
po’ di tempo assieme, e per farsi raccontare tutti gli aneddoti sulla battaglia
appena conclusa.
Per tal motivo il Saiyan fu
costretto ad accomodarsi su una sedia poco distante dagli altri, con il figlio
minore in braccio e l’inseparabile amico di questi accanto.
“Papà…” richiamò ora la sua
attenzione il primogenito, Goku sollevò il capo notando che egli aveva uno
sguardo malinconico “Sì, dimmi” lo esortò a parlare interrompendo il suo
racconto.
Gohan deglutì “Ecco, senti
mi dispiace di non essere riuscito ad effettuare la fusione” si giustificò
abbassando gli occhi.
“La fusione?!?” esclamarono
in coro i due bambini fissando prima il giovane Son, poi il padre.
Goku gli regalò un sorriso
tranquillizzante “Ah non preoccuparti figliolo. È stato meglio così credimi” lo
rassicurò “Quella fusione, a differenza di quella dei bambini…” disse adagiando
una mano sul capo del piccolo Son che, come l’amico lo stava osservando a bocca
spalancata “…Era permanente, e non credo tu volessi passare il resto della tua
vita agganciato a me” spiegò ottenendo la totale attenzione del figlio.
“Inoltre” aggiunse poi con
un piccolo occhiolino “Credo che tu abbia di meglio da fare ora” gli fece
intendere lanciando un’occhiata a Videl, poco distante, intenta ad aiutare le
altre donne, e suscitando una colorazione porpora sulle gotte del figlio.
Dopo aver superato
l’imbarazzo, causato dall’allusione del padre, il giovane Saiyan tornò sul
discorso principale “Allora non sei più riuscito ad effettuarla?!” domandò
riacquistando lucidità.
Goku sorrise “Al
contrario…sono riuscito ad effettuarla con Vegeta” spiegò alzando l’indice di
una mano.
“Che cosa?!? Tu e papà
avete effettuato una fusione?” urlò il piccolo Trunks sgomento all’idea che
suo padre potesse aver fatto una cosa simile.
Quella frase attirò
l’attenzione della madre, che si bloccò poco prima di raggiungere il tavolo con
un vassoio ricolmo della prima portata da servire.
I tre Saiyan meticci lo
guardarono sgomenti, a tutti e tre, inoltre, stava passando per la mente la
medesima domanda, fu Gohan a porla verbalmente “Scusa papà, ma…come hai fatto a
convincerlo?” chiese supportato da un annuire continuo dei due bambini.
L’adulto sorrise, ed adagiò
una mano sulla testa lilla del figlio del principe “Eheh…mi è bastato dirgli che
Majin-Bu aveva fatto del male anche a Bulma e Trunks e lui si è convinto”
ridacchiò per alcuni secondi scompigliando la capigliatura del bambino “Dovevi
vedere la sua faccia” continuò divertito, ora che la tensione era passata.
Bulma per poco non fece
ricadere al suolo il vassoio.
La presa delle sue mani
stava scivolando dopo quella rivelazione, fu solo grazie al provvidenziale
intervento di Crilin che riuscì a tornare saldamente ad afferrare il
portavivande.
“Ehi Bulma, manca solo
Vegeta, vai tu a chiamarlo?” le chiese facendola tornare coi piedi per terra.
Dopo un primo momento di
smarrimento la donna affidò il vassoio al piccoletto con un leggero cenno del
capo “S…sì” confermò ancora un po’ frastornata.
L’amico la guardò inarcando
un sopracciglio “Stai bene?” chiese notando il suo stato confusionario.
“Sì, benissimo” rispose
frettolosamente la donna dirigendosi verso l’uscita della sala in cerca
dell’uomo.
“Goku! Tu e papà eravate
forti insieme vero…vero…vero?!?” domandò il bambino dagli occhi azzurri
luccicanti per emozione.
Fu l’ultima cosa che Bulma
sentì prima di allontanarsi definitivamente.
*
Sguardo chino e passi
insicuri, così avanzava per i corridoi del santuario.
Immersa nei suoi pensieri
non stava affatto badando a ciò che la circondava.
Pertanto, quando una mano
le afferrò un gomito trascinandola dietro un muro, non poté fare a meno di
trasalire.
In un attimo si ritrovò con
le spalle alla parete, e due occhi, color della notte, puntati addosso.
“Che ti prende?” fu l’unica
cosa che l’uomo, dai capelli all’insù, le disse guardandola dritta negli occhi.
Bulma deglutì, calmandosi
appena si accorse che si trattava di lui.
Distolse lo sguardo verso
il basso “Non mi prende proprio nulla” si affrettò a smentire cercando di
evitare i suoi fanali indagatori.
Passarono alcuni secondi di
silenzio, prima che la donna tentò la fuga.
Staccò le spalle dal muro
nel tentativo di tornare sui suoi passi “Andiamo, gli altri ci stanno aspet…” il
braccio dell’uomo si materializzò davanti ai suoi occhi impedendole di
proseguire.
Vegeta, dopo aver adagiato
la mano sul muro e facendole riappoggiare le spalle, la guardò nuovamente negli
occhi “Lo sai bene che non mi piace essere preso in giro” insistette
trapassandola da parte a parte col solo sguardo.
Bulma sussultò, si appoggiò
completamente alla parete, assumendo un’aria triste, e chinò lo sguardo, dopo
aver socchiuso gli occhi.
Altro silenzio, ma questa
volta la donna non tentò di sfuggirgli.
“Ho…avuto paura, Vegeta”
confessò infine stringendosi nelle spalle, mentre lo sguardo di lui si addolcì
quel tanto che bastava per sembrare confuso “Ho avuto tanta paura” ripeté,
mentre la prima lacrima cominciò a scorrerle lungo lo zigomo.
“Tu…tu non lo sai come ci
si sente quando ti dicono che la persona che ami ti ha lasciato per sempre” due,
tre quattro lacrime, e un leggero tremolio le accompagnò tutte mentre solcavano
il suo candido viso.
Il pensiero di Vegeta andò
alle ultime parole che Goku gli disse prima di effettuare la fusione.
Cinque, sei…innumerevoli
lacrime continuarono a rigarle il volto.
Ormai non riusciva più a
fermarle.
“Non lo sai come ci si
sente a pensare di dover vivere il resto della vita da soli…tu non lo sai!”
continuò a sfogarsi la donna, e se le avesse dato della piagnucolona o
dell’isterica…se ne potava anche andare al diavolo!
Vegeta non disse nulla,
limitandosi ad osservarla nella sua scenata, nel suo sfogo.
“Sei un egoista…non hai
pensato a me quando te ne sei andato? Non hai pensato a cosa potessi pensare io
del tuo eroico gesto del cavolo?! No, non te lo sei affatto domandato e questo
sai perché?! Perché sei…uno stupido!!!” gli urlò alzando con uno scatto il capo.
Quando Bulma incrociò gli
occhi dell’uomo si accorse che nel suo sguardo c’era una punta di comprensione.
Attonita restò a fissarlo
per pochi secondi, poi adagiò il suo capo sui pettorali di lui, mentre con
entrambe le mani cominciò a tirargli dei leggeri pugni, senza che lui reagisse.
“Sei uno stupido…uno
stupido…stupido…stupido…stupido” continuò abbassando di volta in volta il tono
della voce “Stupido” concluse ormai in un sussurro, afferrandogli la maglietta.
Restarono nuovamente in
silenzio, solo i singhiozzi di lei erano ancora udibili.
Nello sconforto si lasciò
cadere lentamente al suolo dandogli, per l’ennesima volta, dello stupido,
mentre la sua mano lasciò la presa della stoffa dell’indumento che l’uomo
indossava.
Bulma si arricciò su sé
stessa afferrandosi le gambe ed appoggiando la fronte sulle ginocchia.
Dal canto suo, Vegeta, non
fece nulla, si limitò ad osservarla per qualche istante.
Alzò lo sguardo al cielo
sbuffando leggermente, ascoltando ancora i singhiozzi della donna.
Dopo alcuni istanti si
chinò afferrandola per il braccio e costringendola ad alzarsi dal suolo, la
costrinse a guardarlo negli occhi, per un istante.
Vegeta non disse nulla, non
una parola, si limitò a cercare le sue labbra.
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FINE
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