La sua
vita era composta da costanti.
Semplici, poche e ben definite costanti.
Un appartamento in affitto, un amico con cui dividerlo e un lavoro.
Non che questa fosse davvero una costante.
La costante erano le idee, gli scritti, giudicati spesso e volentieri
di dubbia qualità invece non erano altro che... il resto.
Aveva provato di tutto.
Le storie romantiche, horror, i thriller, scene d’amore, di
matrimoni, di inseguimenti e fughe su una bicicletta.
Non vi era mai nulla che funzionasse.
Le costanti scendevano a due.
Un appartamento in affitto e un amico con cui dividerlo.
Finché anche lui non ebbe altro per la testa.
Non che se ne fosse andato, no.
Ma era arrivata lei.
La costante del suo amico, o che forse sperava di diventare.
Si insediava a casa loro, parlava di vacanze, si sedeva al suo posto in
macchina.
E mentre per uno diventava una costante, per lui la costante svaniva.
Puff.
Ne rimaneva una.
L’appartamento.
Non era brutto, era una zona tranquilla, un appartamento tranquillo.
Eccezione fatta per il padrone di casa, anche lui era una costante.
Per i pagamenti.
Nessun aiuto, nessuna comprensione.
Tutto sparito.
Anche questo.
Eccetto gli scritti, scatole e scatole accatastate
nell’ingresso vuoto, scritti inutili.
Avrebbero potuto dargli da vivere e invece erano solo fogli pieni di
scritte.
Non aveva più niente.
Il suo amico, e la sua costante, erano ancora lì, con lui,
probabilmente se ne sarebbero andati presto.
Li aveva sentiti parlare.
Della Spagna.
Lei voleva andarsene, non si erano mai sopportati, lei non aveva mai
capito.
L’unica vera
costante era la sua amicizia con Jones.
Lo sosteneva, lo incoraggiava, non lo faceva arrendere.
Si sarebbe arreso da un pezzo ormai, senza di lui nella sua vita.
“Sei sicuro Art? Possiamo sempre rimandare se...”
Le valige già pronte all’ingresso nuovamente
arredato, almeno il problema dell’affitto era stato sistemato.
Beth sbuffò sventolando i biglietti dell’aereo.
“Non me ne accorgerò nemmeno Jones.”
Il modo in cui la sua voce diceva quel nome era qualcosa di nuovo, ogni
volta.
Era dolce, piena di affetto, di gratitudine.
Lo sottolineava come se fosse la parte più importante della
frase.
Jones.
Era la parte più importante.
Della frase, della storia, della sua vita.
“Ho iniziato a lavorare su una nuova sceneggiatura. Parla di
un uomo che per tutta la vita fa le stesse cose...”
Continuava a parlare, a raccontare il suo nuovo lavoro, anche dopo che
la porta si era chiusa e la macchina era partita.
La voce si faceva, minuto dopo minuto, più bassa, un
sussurro, un singhiozzo, una lacrima, e un’altra, e altre
ancora.
Non avrà mai il coraggio di andare contro ciò che
lui dice, non gli dirà mai “Voglio che
rimani.”.
Due settimane, cosa vuoi che siano?
È solo una vacanza, non ci trasferiamo mica.
E intanto una parte di lui se ne andava, lasciandolo sul pavimento
dell’ingresso in posizione fetale.
Con un’idea, che magari avrebbe vinto l’oscar,
incompiuta.
Mai scritta.
Un foglio sprecato nella macchina da scrivere, con un titolo e un
autore immaginario, come sempre.
La Costante.
Note dell'autrice:
Non ne ho avuto abbastanza di una, e sono tornata all'attacco.
So che il titolo va in alto e bla bla bla... però mi piaceva
in fondo (ragione stupida... ci stava bene e poi mi è venuto
in mente a storia finita.).
Come la precedente, nemmeno questa l'ho riletta, la posto
così, di getto, come è stata scritta.
E come la precedente, i commenti sono sempre ben accetti, che
conosciate o no la serie.
Bye Bye~
Aki
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