ATTENZIONE:
questa fanfiction contiene SPOILER SU HARRY POTTER AND THE DEATHLY
HALLOWS!!! Non leggete oltre se non volete rovinarvi la lettura del
libro!!! Io vi ho avvisati…
Ciao
a tutti!!! Eccomi tornata con un'altra fanfiction!!! Dopo aver letto
il settimo libro (che mi è piaciuto tantissimo^^) ci ho messo
un bel po’ per assorbire lo shock causato dalla “strage”
che ha fatto la Rowling. Mi ha lasciata delusa il fatto che non abbia
sprecato qualche parola per la morte di tre dei miei personaggi
preferiti, ovvero Tonks, Remus e Fred. Non ha neanche dato il tempo
di assorbire il colpo. La cosa che mi ha reso più triste
riguardo la morte di Tonks e Remus è che ha lasciato orfano un
bimbo di pochi mesi. L’ ho trovato terribilmente crudele e
ingiusto!!! Questa ff è un mio piccolo tributo alla loro
memoria con un pizzico della mia coppia preferita, alias H/G (che ci
volete fare, sono una romanticona^^). Se mi torna l’
ispirazione scriverò una ff anche per il grande Fred Weasley.
Vi lascio alla mia storia^^
(il
titolo sinceramente non mi fa impazzire, ma non sapevo che metterci)
Heroes
who fought for freedom
“Bene…”
disse la signora Weasley, “andiamo a casa. Credo che ci
meritiamo tutti un po’ di riposo.”
Harry
e i Weasley si trovavano nella Sala Grande. Harry aveva rinunciato a
farsi una dormitina su alla torre di Grifondoro decidendo che era
meglio stare un po’ con la famiglia Weasley. E poi, quando era
uscito dall’ufficio del preside, l’ improvvisa e
fortissima voglia di riabbracciare Ginny aveva sovrastato anche la
stanchezza e la fame.
Così,
lui Ron ed Hermione erano tornati insieme nella Sala Grande ancora
gremita di gente. Non appena Ginny vide Harry gli corse incontro e
gli gettò le braccia attorno al collo. Harry la strinse forte
a sé, contento che fosse viva, contento di poterla finalmente
riabbracciare dopo un doloroso anno di lontananza. Harry aveva
baciato Ginny non appena lei ebbe allentato un po’ la stretta
dell’ abbraccio, guadagnandosi un occhiataccia di Ron e gli
sguardi stupiti del resto della famiglia Weasley.
Prima
di uscire dalla Sala Grande, Molly volse brevemente il capo alle sue
spalle con un sospiro triste, e Harry seguì il suo sguardo. E
rivide i corpi senza vita di Tonks, Remus e Fred.
“Signora
Weasley…. Voi… andate avanti. Io vi raggiungo tra un
po’, prima devo andare in un posto”
“Ma,
Harry, caro! Sei esausto! Hai bisogno di riposo! Vai a riposare un
po’, e poi potrai andare dove vuoi.”
“No.”
Replicò Harry. “Devo andare adesso.”
“Ma
Harry… dov’ è che devi andare così
urgentemente?”
“Io…
volevo andare da Andromeda Tonks.”
L’
espressione della signora Weasley si intristì ancora di più.
“Ecco…
io pensavo che qualcuno debba dirle… insomma… di Tonks
e Remus… e volevo farlo io.”
Molly
sospirò tristemente.
“D’accordo
caro. Se ci tieni così tanto allora va. Ti aspettiamo alla
Tana.” Disse abbracciandolo brevemente.
“Grazie”
disse Harry, e si voltò per uscire dalla Sala Grande.
“Harry…
aspetta.”
Ginny
gli aveva afferrato un braccio. Harry la guardò interrogativo.
“Vengo
con te.”
“Ginny…
no, dai, posso andare da solo, tu vai a casa a dormire, ne hai
bisogno.”
“No,
Harry. Io vengo con te. Non ti lascio più.”
“Suppongo
non ci sia verso di farti cambiare idea, eh?” disse
abbracciandola forte.
Lei
scosse il capo con espressione decisa.
“D’
accordo. Vieni con me.”
Lei
gli fece un debole sorriso che lui ricambiò.
“Mamma
io vado con Harry.”
“Ginny,
ma…”.
“È
inutile, tanto non cambio idea. Ci vediamo dopo.”
Molly
annuì rassegnata.
“Andiamo”
disse Harry prendendo la mano di Ginny e voltandosi verso il portone
della Sala Grande.
Si
diressero verso i cancelli. Intorno a loro le persone festeggiavano
la scomparsa di quel mago oscuro che aveva portato nelle loro vite
solo morte e terrore.
Harry
sentiva dentro di se un miscuglio di emozioni contrastanti, e il
tutto era molto doloroso.
Non
riusciva a provare allegria per la morte di Voldemort. Aveva perso
altre tre persone, tre persone a cui voleva molto bene. E il dolore
per la loro morte era più forte del sollievo di aver sconfitto
il mago che gli aveva rovinato la vita. Ci sarebbe stato tempo per
festeggiare, ma non era questo il momento. E poi sentiva una sorta di
incredulità. Davvero aveva sconfitto Voldemort? Davvero se n’
era andato per sempre? Aveva passato gli ultimi sette anni della sua
vita nel terrore di venire ucciso, e adesso… era libero.
Libero. Che parola strana… non lo era mai stato veramente in
vita sua. Aveva vissuto per dieci anni con i suoi zii, a dormire in
un ripostiglio e ad essere trattato come un animale da tutta la
famiglia. Pensava di essere stato libero con i suoi genitori, ma
neanche in quel periodo lo era stato veramente. La profezia che gli
aveva tolto la sua libertà pendeva sulla sua testa ancora
prima che lui nascesse. E poi a Hogwarts… lì gli era
sembrato di avere finalmente la tanto desiderata libertà. Ma
con Voldemort deciso ad ucciderlo non poteva averla. E adesso niente
più Dursley, niente più Voldemort, niente più
terrore.
Lui
e Ginny continuarono a camminare in silenzio e ben presto raggiunsero
i cancelli. Li varcarono e si fermarono.
“Ginny,
tieniti forte al mio braccio” disse Harry, “ora ci farò
materializzare tutti e due.”
La
ragazza annuì stringendo saldamente il braccio di Harry.
Qualche
secondo dopo si trovarono sul vialetto di casa Tonks. Il sole era
ormai alto e illuminava la casetta silenziosa. Le tende erano tirate
e non c’era alcun segno di movimento dietro di esse. Avanzarono
silenziosamente, camminando mano nella mano.
Arrivati
alla porta d’ ingresso, Harry esitò un attimo. Ginny,
vista la sua esitazione, gli strinse la mano più forte e gli
rivolse un sorriso incoraggiante. Lui fece un respiro profondo e
bussò.
Sentirono
dei passi affrettati provenire dall’ interno e Andromeda Tonks
aprì la porta. Aveva il volto pallido, un espressione ansiosa
dipinta su di esso.
“Buongiorno,
signora Tonks. Potrei… potrei parlare?”
Andromeda
parve dedurre il peggio dalla loro presenza lì. Sbiancò
ancora di più, ma si fece da parte e li lasciò entrare.
“Grazie”
disse Harry debolmente.
Andromeda
li condusse nel piccolo salotto, fece loro cenno di sedersi sul
divano e lei prese posto sul divano di fronte al loro.
“Ecco…”
cominciò Harry. Poi si schiarì la voce e continuò.
“Come…
come credo che lei sappia, nelle ultime ore ad Hogwarts si è
svolta una battaglia. Voldemort è venuto a scuola, e con lui
tutti i suoi Mangiamorte. Gli insegnanti, i membri dell’
Ordine, e parecchi studenti hanno dato battaglia. Parecchi sono morti
nel tentativo di proteggere la scuola ed aiutare gli studenti più
giovani ad uscire… e… tra questi… eroi che ci
hanno lasciato c’ erano pure…” ma le parole gli si
bloccarono in gola. Dirlo ad alta voce avrebbe reso la cosa assoluta,
irreversibile. Abbassò lo sguardo sulle proprie ginocchia e
non ebbe il coraggio di continuare.
“Dora
e Remus” concluse Andromeda per lui, in un sussurro tremolante.
“Si.”
si fece coraggio e alzò il viso verso la donna. Lacrime le
scendevano lentamente sulle guance, i suoi occhi davano l’
impressione che qualcosa dentro le si fosse spezzato. Ginny accanto a
lui piangeva in silenzio.
“Mi
dispiace” continuò a bassa voce, ancora guardando la
donna, che ora singhiozzava sommessamente col capo chinato in avanti.
“volevo essere io a darle la notizia perché pensavo che
fosse meglio sentirselo dire di persona da qualcuno che li conosceva
bene piuttosto che venirlo a sapere attraverso una lettera o da
qualche sconosciuto funzionario del Ministero. Dora e Remus erano
delle persone straordinarie. Sono morti da eroi. Volevo un sacco di
bene ad entrambi.” Una lacrima silenziosa gli solcò la
guancia. Ginny poggiò la testa sulla sua spalla e lui le
accarezzò piano i capelli.
“Hanno
combattuto per qualcosa in cui credevano. Hanno combattuto per
cercare di ridare a tutti una vita normale. Per ridare a tutti la
libertà. E non sono morti in vano. La loro battaglia –
la nostra battaglia – è stata vinta una volta per tutte.
Voldemort è andato. Non c’è più.”
Andromeda
alzò lentamente lo sguardo, riprendendo un po’ il
controllo.
“Se
n’è andato? Davvero?”
“Si”
questa volta fu Ginny a rispondere. “Se n’è andato
e non tornerà mai più. Tutto merito di Harry.”
Andromeda
sorrise, anche se i suoi occhi mostravano ancora un profondo dolore.
“Io…
mi sento in colpa, però.” Disse Harry, abbassando
nuovamente il capo. “Potrei averlo fatto prima… avrei
potuto evitare che tutte queste persone morissero..”
La
donna lo interruppe scuotendo il capo.
“Non
dirlo neanche per scherzo, ragazzo. Non sentirti in colpa. L’
inero mondo magico deve solo ringraziarti. Nessuno ti incolpa di
niente. Ci hai restituito la nostra libertà. Non importa in
quanto tempo l’ hai fatto. Infondo, hai solo diciassette anni,
hai compiuto una grande impresa per un ragazzo della tua età.”
Harry
alzò il capo ed un piccolo sorriso gli increspò le
labbra.
“Grazie
di essere venuto a dirmelo di persona. Lo apprezzo molto. Ora
suppongo che tu sia stanco, e che voglia andare a casa a riposare.”
“Si.
Ma prima… posso chiederle una cosa?”
“Dimmi
pure, caro.”
“Potrei…
potrei vedere Teddy, per favore?”
Andromeda
gli sorrise e disse: “Certo. Tu sei il suo padrino, dopotutto.
Venite, Teddy è di là.”
Così
dicendo si alzò dal divano, ed Harry e Ginny la imitarono.
Ginny aveva gli occhi rossi, ma sorrise ad Harry quando i loro
sguardi si incontrarono. Harry la strinse a sé e le diede un
bacio sulla guancia. Poi la prese per mano e seguirono Andromeda.
Entrarono
in una camera da letto buia. Dei piccoli cavallini colorati e
luminosi volavano in cerchio sopra una culla posta ai piedi del letto
matrimoniale, e dalla quale provenivano dei piccoli versi indistinti.
Andromeda si avvicinò e disse: “Ehi piccolino! Sei
veglio, eh? Vieni qui, hai visite.” Prese in braccio il bambino
e si voltò verso i due ragazzi.
Teddy
aveva i capelli turchesi al momento, come nella foto che Remus aveva
mostrato loro quello che sembrava un infinità di tempo prima.
Andromeda si avvicinò ad Harry e gli porse il piccolo.
“Prendilo,
coraggio.”
“Io
non… non ho mai tenuto in braccio un bambino… non so
se…”
“Tranquillo,
è facile. C’ è sempre una prima volta per tutto”
lo incoraggiò lei.
“D’accordo”
disse Harry tendendo le braccia verso la donna.
Lei
sorrise e gli porse di nuovo il piccolo Teddy Lupin.
“Piano…
attento alla testa, mi raccomando… ecco… visto? Non era
poi così difficile, no?”
Harry
guardò in giù, verso il bambino che stava tra le sue
braccia.
“Ciao
Teddy” disse “io sono Harry, il tuo padrino.”
Teddy
lo guardò dritto in faccia, con espressione concentrata. Poi
chiuse gli occhi per un istante e i suoi capelli diventarono rosa.
Harry
fece un sorriso triste.
“Lo
sai che questo era il colore preferito della tua mamma? Li portava
spesso di questo colore. Dava allegria… lei dava allegria. Era
incredibilmente goffa, riusciva sempre a rovesciare tutto, ma era
sempre allegra e ci faceva spesso ridere. Era una persona
meravigliosa. Anche tuo padre lo era. Erano due delle persone
migliori che io abbia mai conosciuto e non potrò mai, mai
scordarmi di loro. Erano molto coraggiosi, e buoni, e leali. Hanno
combattuto per dare al loro bambino la possibilità di vivere
in un mondo migliore e se ne sono andati da eroi. Quando sarai più
grande ti racconterò di loro e di quello che hanno fatto.
Spero che un giorno tu possa capire e possa essere orgoglioso di loro
come lo sono io.”
Teddy,
che aveva tenuto gli occhi fissi sul volto di Harry mentre lui
parlava, li chiuse e si accoccolò contro il petto del ragazzo.
Harry sentì un ondata di calore e di affetto per quel bimbo
che andò a colmare una piccola parte del vuoto che la perdita
di Tonks e Remus gli aveva lasciato dentro. Strinse un po’ di
più Teddy a sé e gli posò un bacio sulla
testolina momentaneamente rosa.
Ginny
si avvicinò.
“Ehi
piccolo” disse, vedendo che Teddy aveva riaperto gli occhi.
“Somigli tanto alla tua mamma, lo sai?”
“Vuoi
tenerlo un po’?” le chiese Harry.
“Posso?”
chiese lei, voltandosi verso Andromeda.
“Certo”
rispose la donna.
Harry
porse il bambino alla sua ragazza, che lo prese delicatamente. Poi si
voltò verso Andromeda.
“Se
ha bisogno di qualcosa – di qualsiasi cosa – può
contare su di me. Voglio prendermi le mie responsabilità di
padrino. Verrò spesso a trovare Teddy, voglio essere presente
nella sua vita, perché so cosa significa crescere senza
genitori e senza qualcuno da poter considerare tale. Non voglio che
Teddy debba subire la stessa sorte che è toccata a me. Sempre…
sempre che lei mi permetta di venire a trovarlo.”
“Certo!
puoi venire quando vuoi, sarai sempre il benvenuto qui!”
Harry
le sorrise. Si voltò verso Ginny e Teddy. Il bimbo si era
addormentato e se ne stava accoccolato tra le braccia della ragazza
con un braccino che gli pendeva lungo il corpo.
“Dallo
a me, lo metto a letto” le disse Andromeda.
Ginny
glielo porse e la donna lo poggiò delicatamente nella sua
culla.
“Beh,
noi dobbiamo andare.” Disse Harry.
Ginny
annuì. “Si, a casa ci stanno aspettando.”
“E
poi credo che abbiate bisogno entrambi di un po’ di riposo.
Avete un aria esausta.” disse Andromeda.
“Già,
non mi dispiacerebbe farmi una dormitina” le rispose Harry.
La
donna li ricondusse all’ ingresso egli aprì la porta.
“Allora…
arrivederci. se ha bisogno di me mi trova dai Weasley.”
“Grazie,
Harry” replicò Andromeda “di tutto”.
Harry
le sorrise in risposta.
“Arrivederci”
fece Ginny. Lei ed Harry si presero per mano e si allontanarono lungo
il vialetto.
“Grazie,
Ginny” disse Harry ad un tratto.
“Di
cosa?” chiese la ragazza spiazzata, voltandosi per guardarlo in
faccia.
“Di
essere venuta qui con me. Se non ci fossi stata tu accanto a me non
credo che avrei avuto la forza di parlare con Andromeda.”
Lei
gli sorrise. “Puoi sempre contare su di me.”
“Garzie”
le disse Harry di nuovo e l’abbracciò forte. Dopo un po’
la lasciò andare, lei si aggrappò al suo braccio e si
smaterializzarono.
Qualche
secondo dopo si ritrovarono davanti alla Tana. Cominciarono a
risalire il vialetto polveroso che portava verso la porta d’
ingresso. Harry era contento di essere tornato alla Tana. L’
anno passato a nascondersi, senza mai avere una dimora fissa, rendeva
il pensiero di essere tornato in un luogo che amava con le persone a
cui voleva più bene ancora più bello.
“Sai
a cosa pensavo prima?” chiese all’ improvviso.
“A
cosa?” gli rispose Ginny.
“Che
siamo liberi. Liberi. Possiamo finalmente vivere e fare le nostre
scelte senza il terrore che possa succedere qualcosa di brutto a noi
o alle persone che amiamo. Siamo liberi di respirare, liberi di...”
“...di
stare insieme” concluse Ginny, sorridendo.
Harry
la guardò negli occhi. “Si,” le disse, “senza
niente che possa dividerci di nuovo”.
Ginny
gli sorrise e si avvicinò per baciarlo.
“È
bella la libertà” gli disse infine.
Eccomi
di nuovo a rompervi le scatole!!! I primi righi non è che mi
piacciano tantissimo (e credo di aver pasticciato un po’ con i
verbi, sorry^^’) ma in qualche modo la dovevo pur iniziare. L’
idea di questa ff mi è venuta dopo aver preso una botta in
testa, ora sta a voi giudicare se i colpi in testa hanno effetto
positivo o negativo^^. Potrebbero anche avere effetti positivi all’
inizio (come il lampo d’ ispirazione per questa fic) e poi,
magari a lungo andare potrebbero produrre danni al cervello (come
quello che mi sta facendo scrivere queste cavolate).
Ho
voluto che Ginny andasse con Harry da Andromeda e Teddy per dargli
una specie di “supporto morale”, perché non credo
che Harry se la sarebbe sentita di dare la notizia della morte della
figlia e del genero ad una donna che aveva già perso il
marito.
Allora???
Che ne pensate? Me lo lasciate un commentino, anche solo per
esprimere il vostro parere sulla morte di Tonks e Remus???
Vi
ringrazio in anticipo!!!
Baci
a tutti quanti,
Tonks@
PS:Volevo
ringraziare:
Rainsoul,
Celine_Falilith, HarryEly (l' hai pure inserita tra i preferiti!XD
Grazie!), SakiJune e May per aver recensito questa storia
e
potterina_8_, kisa81, Sieg, Patience 90 e ginny 93 per aver
recdensito “promise that you'll come back”
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