Romance
Dawn - l'alba di una grande avventura
La
storia è ambientata dopo che Rufy, Ace e Shanks se ne sono
andati
già da molti anni dal villaggio di Foosha però
prima dei 2 anni di
allenamento della ciurma. Innanzitutto in questa storia dovete sapere
che Makino, la barista del villaggio, ha avuto una figlia da Shanks
(immaginate che sia arrivato nel villaggio qualche anno prima che
nella storia vera di Oda sensei) nell'agosto dello stesso anno in cui
è nato Rufy, quindi adesso questa figlia misteriosa (poi
capirete
chi è) ha 17 anni. Però non ha potuto conoscere
né Makino, né
Shanks, né Rufy, né Ace, perchè Makino
e Shanks non potevano
mantenerla: Shanks infatti prima o poi se ne sarebbe andato, mentre
Makino era solo una barista e non guadagnava abbastanza per mantenere
un'altra persona. Quindi hanno consegnato la bambina ad un viandante
che passava di lì e gli hanno detto di lasciarla, durante
uno dei
suoi viaggi, ad una famiglia che potesse crescerla. Alla fine la
bambina è stata adottata da una famiglia di cacciatori, in
una
cittadina chiamata
Ninive, che si
trova in un isola vicino alla linea rossa. La bambina è
cresciuta
bella, sana e forte * detto con molta enfasi * in questo
paese, non sapendo però di essere stata adottata...
La
bambina si chiama Natsumi (che si scrive così
ナツ美
e
significa bellezza d'estate, infatti
è nata il 9
agosto).
Aiedail
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Un
giorno stavo passeggiando tranquillamente per la via centrale di
Ninive per andare fuori nel bosco a cacciare qualcosa per la cena.
Attraversai il cancello d'ingresso, salutai le due guardie, una delle
quali era il padre di uno dei miei amici, e cercai qualche animale
che si potesse mangiare. Non trovando nulla di commestibile decisi di
inoltrarmi nel bosco sperando di trovare qualcosa di meglio, cosa
che, data la mia fama fra gli animali di cacciatrice, non successe.
Alla
fine camminai così tanto che arrivai alla riva e, attratta
dalla
brezza marina che soffiava portando con sé un forte odore di
salmastro e scompigliandomi leggera i capelli rossi, mi fermai e
cercai di ragionare su una trappola per poter catturare quegli astuti
animali (che sembrava si stessero prendendo gioco di me).
Secondo
me... si stavano anche divertendo... illusi... ne avrei catturato uno
a costo di passare la notte fuori.
Il
posto in cui mi trovavo era una piccola radura che terminava con una
spiaggetta sul mare. Lasciai lo zaino, l'arco e le frecce ai piedi di
un albero vicino alla spiaggia e sedendomi anch'io con la schiena
poggiata al tronco, iniziai a pensare a qualche stratagemma per la
caccia.
Mentre
pensavo girai lo sguardo verso il mare e mi persi come al solito nei
miei pensieri, dimenticando totalmente la mia iniziale intenzione.
Ho
sempre adorato il mare e fin da piccola ho sognato di poter navigare
ed esplorare l'oceano e tutte le isole di cui sentivo parlare dai
viandanti: da come le descrivevano loro sembrava che fossero dei
luoghi meravigliosi, dove si incontravano persone, animali e piante
totalmente diversi dai nostri. Poi ogni tanto capitava che approdasse
sulla nostra isola qualche pirata; di solito tutti ne stavano alla
larga, ma io invece, se vedevo che erano persone gentili, andavo da
loro e gli chiedevo le loro avventure e quello che avevano visto nei
loro viaggi e stranamente i miei genitori mi lasciavano parlare con
loro, stando comunque all'erta, al contrario degli altri che si
chiudevano in casa con i loro figli, guardandomi come se fossi una
pazza; ma a me non era mai importato più di tanto.
Infatti
il mio sogno era di diventare un pirata, anche se ero una femmina; le
avventure che mi descrivevano quei pirati sembravano così
belle che
mi sarebbe piaciuto viverne qualcuna, tanto che ogni giorno facevo
vari esercizi, mi allenavo con le mie tre katana, insomma, cercavo di
essere più forte per diventare un pirata.
Mentre
stavo pensando a queste cose, vidi in lontananza una nave, man mano
che si avvicinava, capivo quanto era grande, anzi gigantesca, fino ad
allora non avevo mai visto una nave così enorme.
Vedendo
che si stava avvicinando al porto decisi di andare a vedere mandando
al diavolo la caccia e quei dannati animali e mi misi a correre.
In
mezz'ora, giunsi al villaggio, oltrepassai il cancello e giunsi
trafelata davanti a casa mia, che si trovava nella stessa piazza del
porto. Lì trovai tutta la mia famiglia tranne mio padre che
era al
lavoro: mia mamma, i miei due pestiferi fratelli gemelli Ren e Kohaku
di 14 anni e la mia sorellina Miku di 10 anni: sì lo so...
eravamo
molti... Però vivevamo bene, sopravvivevamo grazie al lavoro
di mio
padre che gestiva l'unica locanda del paese, alla caccia, che
praticavo io, alla pesca, che svolgevano i miei fratelli,
più per
divertirsi che per altro (anche se ogni tanto ricavavamo qualche
pesce decente) inoltre se queste due attività andavano bene
vendevamo ciò che avanzava, guadagnando dei berry che
potevamo
spendere in quello che volevamo, per esempio libri o spade (ogni
tanto le mie si rompevano ed erano talmente scadenti che costava di
più ripararle che ricomprarle, ora potrete immaginare quanto
i miei
allenamenti fossero utili, con delle katana che si rompevano ogni due
per tre).
Quando
mia madre mi vide mi disse:
-Stavolta
è meglio se non parli con loro mi sembrano dei pirati
più forti
delle altre volte, non vorrei che ti facessero del male.-
-Ok
mamma, come vuoi. Però se sono simpatici posso parlarci?-
dissi con
gli occhi da cucciolo bastonato (contraddicendomi subito dopo), di
solito questa tecnica funzionava sempre.
-Solo
se sembrano affidabili.- sospirò rassegnata.
-Grazie!-
esclamai con un sorriso a trentadue denti.
Da
lì, guardai meglio la bandiera e vidi che era nera con un
teschio
bianco con due strisce rosse sull'occhio sinistro e al posto delle
due ossa, dietro c'erano due spade; probabilmente il capitano era uno
spadaccino.
Nel
frattempo la nave era arrivata e si vedevano i pirati che si
affaccendavano per riuscire ad ancorarla, era tanto grande che si
limitarono ad appoggiare la fiancata al pontile per far scendere le
persone senza però ancorarsi col rischio di danneggiarlo
perchè...
bhe... diciamo che quello che noi chiamiamo “porto”
in realtà
sono delle travi di legno collegate fra loro e legate al pavimento
della piazza che era affacciato direttamente sul mare, senza neanche
una spiaggia in mezzo (la città era costruita su una specie
di
scogliera più o meno al livello del mare, anche se in
realtà sotto
al livello del mare c'erano almeno venti metri). Era un
“porto”
dove si potevano legare delle barchette, non delle navi come quella.
Alcuni
pirati scesero dalla nave senza le scalette, con dei salti
stupefacenti, senza farsi male, come se fosse cosa da tutti i giorni,
altri invece che sembravano più giovani ed inesperti,
scesero come
tutte le persone normali con delle scalette gettate precedentemente
dal parapetto. Alla fine dopo che furono scesi circa venti pirati, ne
scese uno che mi incuriosì più degli altri, aveva
dei capelli rosso
acceso, tre graffi sull'occhio sinistro come sulla bandiera e gli
mancava il braccio sinistro; indossava dei sandali, dei pantaloni
marroncini che arrivavano appena sotto al polpaccio, una camicia
larga bianca aperta fino a metà e tenuta stretta in vita da
una
fascia rossa ed un mantello nero, inoltre aveva una katana appesa al
fianco destro.
Ero
sicura che fosse lui il capitano... però c'era qualcosa che
non mi
convinceva. Appena era saltato giù dalla nave, aveva detto
ad un
pirata con i capelli neri ed una sigaretta in bocca che gli lasciava
il comando della nave finché non fosse tornato e poi si era
incamminato tranquillamente, ignorando le persone che appena lo
vedevano scappavano in casa, fino ad arrivare nella locanda di mio
padre che si trovava dalla parte opposta della piazza rispetto a casa
nostra e lì si sedette su uno sgabello davanti al bancone e
ordinò
qualcosa a mio padre. Subito dopo mio padre tornò dalla
dispensa con
in mano una bottiglia di sakè e dette quest'ultima al rosso
che
iniziò a bere.
Che
strano, di solito ero abituata a vedere dei capitani più,
come dire,
responsabili... in ogni caso quello a cui aveva lasciato il comando
(cosa da cui dedussi che era il vice capitano) aveva finito di dare
ordini e quando tutti quelli che erano scesi a terra ebbero finito di
sistemare delle casse e delle botti vuote, che probabilmente
avrebbero dovuto riempire di provviste e acqua, anche questi, seguiti
da quelli che erano rimasti sulla nave a sistemare le vele, andarono
nella locanda e seguirono il suo esempio mangiando e bevendo a
sazietà, sotto i nostri sguardi stralunati (miei, della mia
famiglia
e dei paesani che nel frattempo si erano affacciati sull'uscio delle
porte). Con quei guadagni scommetto che avremmo potuto campare per
almeno altri dieci anni senza dover lavorare neanche un giorno
(→
non è questo quello di cui si dovrebbe stupire n.d.a).
-Mamma
a me sembrano affidabili, posso andare a parlarci?-
-D'accordo,
ma sii cauta e soprattutto stai vicino al papà-
-Ok-
dissi con un altro sorriso a trentadue denti.
Entrai
nella locanda e, andando dietro al bancone, raggiunsi mio padre che
stava guardando alquanto stupefatto la quantità di cibo che
quei
pirati stavano ingoiando senza sosta; se avessero continuato
così si
sarebbero soffocati...
-Bhe,
considera il lato positivo papà, anche se non ci
sarà troppo cibo
per un po' di tempo, non si potrà dire lo stesso dei berry,
non
credi?- dissi con un ghigno ironico a mio padre.
-Già...
lo credo anch'io.-
Allora
spostai la mia attenzione sul rosso:
-Mi
scusi, posso farle qualche domanda?- chiesi un po' titubante a
quest'ultimo.
-Shì,
gncerto.- disse finendo di ingoiare un pezzo di carne.
-Non
vorrei essere invadente o farvi perdere tempo, però se le
va, mi
piacerebbe sapere qualcuna delle vostre avventure.-
-Non
ti preoccupare, non c'è nessun problema.- mi disse con un
mega-sorriso. In quel momento mio padre, che stava vicino a me, fece
una esclamazione di stupore e sia io che il rosso, che stava ancora
sorridendo, ci girammo verso di lui che stava facendo passare lo
sguardo da me al capitano in continuazione.
-Che
c'è?- chiesi io, leggermente stranita dal suo comportamento.
-Voi
due... vo... voi due... il... i il sorriso... è...
è-
-E'?-
esclamammo in coro io ed il pirata.
-Provate
un attimo a fare un grande sorriso-
-Perchè?-
-Fatelo
e basta, voglio solo... sì... solo vedere una cosa.-
Io
mi girai verso il pirata e guardandoci leggermente stupiti, alzammo
le spalle e rivolgendoci di nuovo verso mio padre facemmo un
“grande
sorriso” come aveva detto mio padre.
Restammo
così qualche secondo, poi quando smettemmo, vedemmo gli
altri pirati
che ci stavano fissando in un imbarazzante silenzio, erano tutti
fermi ed alcuni avevano ancora la carne in bocca, oppure si erano
fermati con la bottiglia di sakè ad un centimetro dalla
bocca, con
la mano tremante.
-Si
può sapere che cosa avete tutti quanti?-
-Voi...
siete...- iniziò a dire il vicecomandante, a cui la
sigaretta era
caduta di bocca dallo stupore.
-Uguali...-
finirono in coro gli altri.
-Uguali?-
chiedemmo io ed il rosso.
Poi
ci girammo l'uno verso l'altra ed anche lui iniziò a
fissarmi con
gli occhi socchiusi, come se volesse capire qualcosa che prima gli
era sfuggito.
-Per
caso... ti chiami Natsumi?-
E
quello fu il mio momento di spalancare gli occhi e di aprire la
bocca, tanto che ci mancava poco che la mandibola non mi si staccasse
dal resto della faccia.
-E
tu... come fai a sapere il mio nome!?!-
Note
dell'autrice xD :
Allooooooora...
spero che vi sia piaciuta, perdonatemi il fatto che ho dovuto
spiegare molte cose all'inizio, è solo che la storia credo
che sarà
molto lunga già senza la parte dove lasciano al mercante la
bambina
ecc. ecc. quindi ho riassunto tutto.
Spero
che questa storia vi possa attirare, anche se dovete considerare che
è la mia prima storia a capitoli e che forse non
aggiornerò sempre
regolarmente, ma prometto (scherzavo quando dicevo un mese xD *cerca
un posto dove nascondersi) che dopo la scuola (quindi circa due mesi
giusto?) riinizierò...
°><°''''''''''''' (che faccina
spastica...)
Sappiate
comunque che le recensioni sono ben gradite, è inutile dire
che
vanno bene anche quelle negative purchè mi possano aiutare a
migliorare la storia xD .
Bene
allora vi lascio.
Pomodoooriiii!
Pomodori freschi! Pomodoriii! * finisce di venderli e si nasconde
terrorizzata in un angolino buio *
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