Noi c'eravamo.

di Shizucchi
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                                                         Noi c'eravamo. 

 

-L'incontro.

 
Era sera, non ricordo bene  il giorno, solo l'attimo in cui la mia anima si perse...
 
Stavo seduta in un bar, a festeggiare la nuova vita da "adulta", fin in giovane età pensavo: "I diciotto , i diciotto sono gli anni dove la vita inizia! Finalmente potrò andarmene e fare grandi cose!".  Buffo, lo pensavo fino a ieri ed invece mi sembra ancora d'averne diciassette, non posso nemmeno andare a votare, per sfoggiare la mia piccola fetta di indipendenza appena  presa. Triste e delusa dalle aspettative che mi ero creata in diciotto anni, stavo in un bar con la mia migliore amica, Stefania. La stessa che mi ha sopportato in tutti gli attuali quattro anni di liceo, e il prossimo anno il quinto, dove mi aveva consolato per le delusione del passato, tenuto i capelli e la fronte durante i momenti più brutti dopo le sbornie adolescenziali, dove si beveva ancora di nascosto e si rientrava a tarda ora, levandosi i tacchi per non far troppo rumore. Forse adesso , dovrei iniziare a mettere la testa a posto?  A preoccuparmi del futuro, dell'università, del lavoro ormai quasi introvabile? Sbuffai, che noia. Gia pensavo a quante scocciature dovevano ancora iniziare a gravare sulle spalle, dove quel "vivere di rendita" stava per finire ed iniziava un "vivi se lavori".Mi spostai un po la frangia rossa che mi dava sugli occhi, presi una ciocca tra le dita e pensai che ormai era ora di rifare la tinta consumata dai troppi lavaggi, lasciava un color rosso biondiccio, per i miei naturali capelli. 
«Giulia!» Ritornai nel mondo reale, e guardai confusa Stefania che mi sventolava la mano davanti il viso , come per dirmi "Ci sei o ci fai?" mi passò una mano tra i capelli.
«Ti stavo dicendo, Marco mi ha chiamata, posso andare?»
Mi chiese abbassando lo sguardo, come qualcuno che aveva commesso chissa quale reato.
«Certo, va pure, ci vediamo domani a scuola, no? » 
Gli feci un grande sorriso per incoraggiala ad andare , senza preoccuparsi troppo, lei si alzò, prese la sua borsa mi diede un piccolo bacio sulla fronte scompigliandomi la frangia , borbottai mentre prendevo la borsa alzandomi verso il bancone del bar, occupando uno sgabello.
«Un Pink Russian, per favore.» 
Era perfetto, Kahlua, la Tequila Rose e la Vodka, si mescolavano tra loro perfettamente, pensai alle mie storie passate e che se le persone si mescolassero bene come gli alcolici, nessuno sarebbe solo! Portai il bicchiere alle labbra e lo bevvi tutto d'un colpo, senza manco permettere al sapore di poggiarsi per bene sulle mie papille gustative.
«Non è un po rozzo per una Lady?»
Mi disse un ragazzo che si era appena seduto al mio fianco.Le guance mi erano diventate leggermente rosse, guardai il barista e ne ordinai il biss. Poggiai il mento su una mano e con l'altra muovevo l'indice sul bordo del bicchiere. 
«Non è da impiccioni guardare i fatti degli altri?» 
Risposi stizzita, e finalmente mi girai verso quel "respira aria a tradimento" vicino a me. 
Lui beveva un normalissimo Whisky, portava il bicchiere alle rosee labbra e beveva a piccoli sorsi, come se non volesse mai finirlo e lo gustasse goccia per goccia. Si spostò gli spessi occhiali da vista, i soliti che si usano al momento, quelli da "nerd", e due freddi e distanti occhi azzurro cielo mi folgorarono.




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Pietàà è la mia prima storia, spero che gusterete questo piccolo capitolo >.<




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