Innuendo
Trough the
sorrow, all trough our splendour
***
Dancing in the rain
[Pioggia]
“A
che pensi?”
Erano
in silenzio da qualche minuto, ormai, seduti su
quella panchina a fissare il vuoto, mentre tra gli alberi soffiava
piano il
vento di luglio. Una folata più insistente fece ondeggiare
piano i loro
capelli, si insinuò tra le pieghe delle maglie leggere,
ancora tiepida
nonostante fosse passata la mezzanotte da almeno venti minuti. Senza
parlare,
Jeff si strinse di più a Nick, cingendogli i fianchi da
dietro e appoggiando il
mento sulla sua spalla. Sentì la guancia dell’
altro accarezzare la sua.
“A
niente” sussurrò Nick, muovendosi appena per
lasciarsi
abbracciare meglio: “Ti sembrerà strano, ma il mio
cervello è vuoto.”
Il
biondo ridacchiò: “Credevo che il momento in cui
il
cervello si svuota implicasse un ambiente più intimo e
qualche vestito in meno”
Inspirò piano, il volto immerso nei capelli del moro,
riempiendosi le narici
del suo odore. Nick profumava di mango, Jeff lo sapeva
perché era stato lui a
regalargli quel bagnoschiuma, ma avrebbe potuto profumare di qualsiasi
cosa,
per lui sarebbe stato comunque l’ odore più buono
e dolce del mondo – ed era
dolce vedere Nick arrossire quando glie lo faceva notare.
Quest’ultimo
chiuse gli occhi, mordendosi il labbro
inferiore, un po’ per l’ allusione poco velata, un
po’ per il gesto: “Pervertito”
“Colpa
tua” Sterling cercò di nuovo il suo collo,
stavolta con le labbra e lasciò un piccolo bacio sulla
pelle, poi un altro e un
altro ancora, con lentezza “Vedi di essere meno sexy nella
tua prossima vita e
ti lascerò stare.”
“Non
era una critica” fu la risposta. Nick continuava a
tenere gli occhi chiusi, se fossero rimasti in quella posizione a lungo
avrebbe
anche potuto addormentarsi; sarebbe stato perfetto addormentarsi
lì, in mezzo
al parco, i corpi perfettamente incastrati: due pezzi dello stesso
ingranaggio,
creati apposta per combaciare. Jeff aveva le braccia lunghe, era alto,
era
perfetto per gli abbracci. Era perfetto in generale, dal modo in cui si
sottraeva alle carezze appena sveglio al suo atteggiamento da bambino
perennemente allegro. Gli sarebbe bastato avere lui per essere a posto
per
tutta la vita.
“Jeff…”
“Mh?”
“Ti
a-” plic. Nick non concluse la frase. Plic.
“Hai
sentito una goccia?” Jeff si scostò di malavoglia
dal suo ragazzo, fissando il cielo. Nick lo imitò e pochi
secondi dopo sul suo
naso cadde qualcosa di bagnato. Uno, due, tre gocce.
“Ma
no, dai!” gridò. Ma i temporali estivi erano
così e
pochi secondi dopo il silenzio del parco pubblico di Westerville era
stato
riempito dallo scrosciare lento della pioggia. Nick trattenne
un’ imprecazione
e si alzò, c’ era un porticato a pochi metro da
loro, un buon posto per
ripararsi. Ma quando tentò di muovere un passo,
sentì una mano afferrarlo per
il polso. Girandosi, vide che Jeff non si era mosso di un centimetro.
“Dove
vai?” glie lo chiese con tono quasi stupito, mentre
l’ acqua gli incollava la frangia al viso. Nell’
insieme, Jeff sembrava un
cucciolo.
“Pioggia,
bagnato, riparo?” azzardò il moro, indicando
con la mano la sua destinazione “Dai, vieni!” e lo
tirò a sua volta. Ma Jeff non
ne voleva sapere.
“Dai,
rimani” gli fece il verso, alzandosi “Ti fa paura
un po’ d’acqua?”
Nick
sorrise e Jeff lo tirò a sé, costringendolo a
ruotare su se stesso in una piroetta. Gli passò un braccio
attorno alla schiena
e, quando si fermarono, i loro volti erano distanti solo pochi
centimetri.
“Mi
concede questo ballo?” e prima ancora che Nick
potesse dire qualcosa, il biondo aveva iniziato a muoversi,
trascinandolo in un
valzer improvvisato, appoggiando un piede dopo l’ altro
seguendo il ritmo
cadenzato delle gocce sul cemento.
“Sta
piovendo, scemo!” Nick cercava di staccarsi, senza
provarci davvero, e nel frattempo aveva iniziato a ridere in modo
incontrollato, abbracciato a lui come se non importasse
nient’ altro. Si lasciò
guidare in quella danza bizzarra e un po’ impacciata; e ad un
certo punto la
pioggia sembrò quasi non esistere più, un
po’ perché erano ormai entrambi completamente
fradici e un po’ perché quel fruscio era diventato
davvero la loro musica. Jeff
era così, avrebbe potuto ballare ovunque, e trascinarlo con
sé come se fosse la
cosa più naturale del mondo. E ogni volta riusciva a essere
tutto perfetto.
Anche in quel momento, mentre cominciava a fare un po’
freddo, era tutto
incredibilmente, terribilmente, assolutamente perfetto.
Il
temporale non durò più di cinque minuti. Quando
l’
ultima goccia colò sui loro vestiti e sulla pelle nuda delle
braccia, erano
ancora stretti l’ uno all’ altro. Si erano fermati
e ora stavano lì, in piedi,
gli sguardi incatenati.
“Allora
sei capace a ballare.” Scherzò Jeff, alzando una
mano per sistemarsi una ciocca di capelli.
“Ho
imparato dal migliore” Nick sorrise e, alzandosi
sulle punte, lasciò che le loro labbra si unissero in un
bacio umido, che aveva
il sapore della pioggia appena caduta. Si mossero perfettamente in
sincronia,
stringendosi per scacciare i brividi di freddo e di eccitazione,
finchè il
bisogno d’ aria non li costrinse a separarsi.
Di
nuovo, Nick non riusciva a pensare a niente. Se non ad
una cosa.
“Jeff?”
“Mh?”
“Ti
amo.”
Plic.
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.....
Ciao
<3