prologo
AUTORE: Unsub
TITOLO: Collide
RATING: Arancione
GENERE: generale
AVVERTIMENTI: LongFic
PERSONAGGI: squadra BAU, nuovo personaggio.
DISCLAIMER: I personaggi non mi appartengono(tranne quelli da me
inventati), sono di Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS.
Questa storia non è a scopo di lucro.
NOTE: Questa LongFic nasce dalla mia passione per Criminal Minds e dal
folletto che vive nella mia testa. La storia è ambientata nella
terza stagione tra l’abbandono di Gideon e l’episodio 17.
Prologo
Maggio 2002 - Accademia F.B.I., Quantico, Virginia
- Non c’è posto per te nella squadra,
sarebbe… sarebbe inappropriato. Ho fatto in modo che tu venga
presa nell’Interpool, mi sembra la soluzione migliore per tutti
– l’uomo evitava di guardarla dritta in viso.
- Dove? – la ragazza cercava di ingoiare la
delusione e l’amarezza per quel tradimento inaspettato.
- In Francia, a Lione.
- Mi stai mandando in esilio?
- Ora non è il caso che tu rimanga qui, ci
sono già troppe chiacchiere in giro. Quando sarai pronta e le
acque si saranno calmate farò in modo che tu torni.
Preferisco cosi. E’ meglio per tutti.
- Voi dire che mi mandi via per quegli stupidi pettegolezzi? Ti vergogni di me? Di noi?
- Se si venisse a sapere che ti ho favorito, che ho
fatto in modo che tu venissi ammessa all’Accademia e,
soprattutto, il motivo lo scandalo sarebbe enorme e deleterio per la
tua carriera.
- La mia carriera? Perché non dici le cose
come stanno – la ragazza si alzò di scatto – Ti stai
preoccupando della TUA di carriera. Sei un porco egoista!
- Ora è meglio che tu vada a preparare i bagagli, parti fra due giorni.
- Fottiti!
Sbatté la porta e vi si poggiò contro, guardando in malo
modo gli altri cadetti che osservavano la migliore diplomanda
dell’Accademia uscire dall’ufficio dell’agente
supervisore Jason Gideon tutta rossa in volto; qualcuno si diede di
gomito sorridendo e mormorando ancora su cosa legasse l’insegnate
di profiling e la sua migliore allieva.
La ragazza socchiuse gli occhi e strinse così forte i pugni da far sbiancare le nocche.
- Me la pagherai, dovessi metterci una vita ti
porterò via la tua preziosissima squadra – mormorò
a denti stretti, per poi incamminarsi lungo il corridoio.
Aprile 2008 – Appartamento del dr. Spencer Reid
Socchiuse gli occhi quel tanto che serviva per vedere il corpo di Reid
steso al suo fianco. Sentiva ancora il sapore dei suoi baci, il modo in
cui la pelle di lui rabbrividiva al suo tocco, il modo in cui Spencer
aveva stretto a pugno le mani afferrando le lenzuola e mormorando
“Ti prego non fermarti”.
Guardò le sue labbra. Dio! Voleva assaporarle ancora e ancora.
Allungò una mano e la lasciò sospesa poco prima di
arrivare a sfiorarle. Non voleva svegliarlo, non ancora, voleva godersi
quel momento il più a lungo possibile.
Il suo cellulare cominciò a vibrare in quel momento. Girò
lo sguardo verso il comodino e la radio sveglia. Le 3.55 del mattino:
poteva significare solo una chiamata da parte del bureau. Maledizione!
Aveva sperato di potersi svegliare con calma con lui vicino, godersi il
momento in cui quegli splendidi occhi nocciola si sarebbero aperti
incrociando i suoi.
Rispose al telefono girandosi per poter continuare a godere della vista di Spencer addormentato come un bambino.
- Pronto?
- Ciao, sono JJ. Scusami, ma abbiamo un caso urgente e dovresti venire il prima possibile.
- Arrivo.
Chiuse la comunicazione, mentre il cellulare di Spencer cominciava a
suonare a sua volta e lui apriva gli occhi. Per un momento parve
sorpreso, poi le sue labbra si stirarono in un accenno di sorriso
mentre allungava la mano per afferrare il suo Nokia.
Non poteva sentire l’interlocutore, ma sapeva fin troppo bene che
sarebbe stata JJ e che le parole sarebbero state le stesse che aveva
appena udito.
- Si? – disse Spencer con voce assonnata – Certo, arrivo subito!
Si girò dall’altra parte perché lui non vedesse il
lampo di incertezza e odio nei suoi occhi. Anche se avevano fatto
sesso, anche se lui dormiva al suo fianco, non poteva dimenticare
quell’appuntamento con JJ alla partita di football, appuntamento
del quale Spencer si era sempre rifiutato di parlare con
chiunque…
Come poteva spiegare al raziocinante dottor Reid quegli attacchi di
gelosia? Come spiegargli che, quando Spencer pronunciava il nome di JJ
o le parlava in quel modo dolce, il suo unico pensiero era quello di
aprire la cassa toracica della biondina e strapparle via il cuore? Come
spiegargli che il solo pensiero che lui potesse trovare o aver trovato
l’agente Jareau attraente, o peggio ancora aver avuto una cotta
per lei, faceva andare in frantumi il suo autocontrollo e rischiava di
mandare in pezzi il suo equilibrio emotivo?
Cominciò a raccogliere i propri indumenti sparsi in giro per la
camera da letto di lui voltandogli le spalle e cercando di mandare
giù quel magone. Sicuramente la squadra aveva visto solo un lato
del suo modo di essere: duro, deciso, senza tentennamenti. Sangue
freddo e determinazione: ecco come doveva essere un profiler!
Solo a Spencer aveva concesso di vedere l’altro lato: la
sensibilità, la dolcezza e la passione che racchiudeva
gelosamente in fondo al cuore. Un lato tenuto segreto, perché
non si fidava di nessuno.
- Tutto bene? – la voce di Spencer suonava preoccupata.
Si girò e notò lo sguardo incerto del ragazzo. Aveva
paura che tutto potesse finire in un attimo e sperava che
quell’incertezza negli occhi nocciola di Spencer significasse che
anche lui aveva gli stessi timori.
Guardò il suo corpo coperto solo dai boxer e si avvicinò
fino ad allungare le mani per assaporare ancora il tepore e la
morbidezza della pelle dell’uomo che amava. Avvicinò il
suo viso a quello di Spencer per inalare ancora il suo odore che
riusciva sempre a scuotere i suoi sensi e posò un bacio delicato
e passionale allo stesso tempo sul collo di lui.
Lo sentì rabbrividire e un lampo di eccitazione attraverso il suo basso ventre.
Spencer si schiarì la voce.
- Dobbiamo sbrigarci; la squadra ci aspetta. Si
accorgeranno che porti ancora i vestiti di ieri quando hai lasciato
l’ufficio.
- Dirò di aver messo questi perché erano a portata di mano… mi cambierò sul jet.
Si voltò di nuovo e finì di vestirsi.
- Vado avanti, non vorrei che ci vedessero arrivare insieme.
- Già – mormorò lui con la tristezza nella voce.
Sapeva quello che provava. Avrebbe voluto gridare al mondo intero il
loro amore, ma era un amore proibito tra colleghi. La Strauss avrebbe
preteso le loro teste su un vassoio d’argento se solo avesse
saputo o anche solo sospettato.
Si domandava chi si sarebbe accorto per primo di quello che c’era
fra loro. Lavorare con dei profiler ha le sue controindicazioni. Oppure
non si sarebbero mai accorti di niente perché non c’era
niente di cui accorgersi.
Con Spencer non aveva affrontato l’argomento. Cosa c’era
esattamente fra di loro? Era amore? Sesso? Amicizia con privilegi?
Aveva paura di chiedere.
Vista l’ora il traffico era inesistente e arrivò
all’Accademia in un baleno. Spencer arrivo cinque minuti dopo. La
squadra si stava radunando nella sala riunioni. Con suo sommo sollievo
anche altri portavano gli stessi indumenti del giorno prima; in fin dei
conti chi si preoccupa di abbinare i vestiti quando deve correre in
ufficio alle quattro del mattino?
JJ prese subito la parola:
- Ragazzi, dobbiamo muoverci subito, i ragguagli sul
caso ve li darò sull’aereo – e senza dire altro
uscì dalla sala come un fulmine seguita dagli altri che si
avvicinarono alle scrivanie per prendere le valigie.
Guardò quei volti ormai familiari e i suoi occhi si soffermarono
un momento su Spencer. La sua mente tornò a come tutto era
cominciato… un nuovo arrivo nel team, le difficoltà di un
caso particolarmente cruento e la scoperta di un sentimento che metteva
a repentaglio la sua carriera e il suo lavoro.
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