Arayashiki - La calda estate dei Santi Distruttori

di Gulminar
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EPILOGO

Aveva congedato gli altri ed era rimasto ad aggirarsi nelle sale dell’accademia, che si era progressivamente svuotata lasciandolo solo con i suoi pensieri. Vagando nelle sale deserte, con la sola compagnia del suono dei suoi passi misurati, era giunto alla conclusione che non rimpiangeva le scelte fatte, benché avessero richiesto un prezzo salato. Il pensiero era andato a Rai e Soma, poi a tutti i caduti della guerra appena conclusa. Aveva detto addio a ognuno di loro mentalmente, nel silenzio dei corridoi in penombra. L’aria all’interno era afosa, con un vago sentore di chiuso, misto a quelli di quanti avevano lavorato incessantemente per giorni. All’esterno era piacevolmente tiepida, sapeva d’estate e distoglieva dai pensieri.
Hiki Danjyo si sedette sulla scalinata d’ingresso, in attesa che la notte cancellasse la calura del giorno. Il sole era tramontato ma un alone di rosso sussisteva a incendiare l’orizzonte.
Gli altri erano andati ma lui sarebbe tornato, se lo conosceva come pensava. C’erano ancora alcune parole da spendere.
Sasuke lo fece attendere a lungo, la luna era alta quando avvertì i suoi passi oltre il muro perimetrale. Il giovane Ookami attraversò la corte in silenzio, si era rimesso gli abiti abituali dei tempi di pace, il mantello blu notte lo avvolgeva mormorando nel buio. Si fermò a un paio di passi dalla scalinata e rispose al sorriso del maestro.
“Certe cose non cambieranno mai, giusto?” Cominciò Sasuke.
Il vecchio ridacchiò e distolse lo sguardo annuendo.
“Siamo lupi.” Argomentò. “Ma viviamo nel mondo degli shinobi. Nemmeno la volontà più forte può cambiare certe cose.”
“Ne è valsa la pena?”
“Abbiamo evitato conseguenze peggiori.”
“Mettiamola così.”
Una pausa, Sasuke distolse lo sguardo e scrutò le stelle.
“E adesso?”
“Adesso fai quello che hai detto oggi, ti occupi della tua città.”
Il giovane Ookami riportò gli occhi sul vecchio.
“La mia carica fu creata più di duecento anni fa, quando il Sommo Ookami venne a mancare. Si doveva colmare il vuoto e si pensò di incaricare un capo villaggio.” Una pausa, anche prevedibile. “Ora il Sommo Ookami è tornato ed è perfettamente in grado di prendersi cura di Oinomori, il capo villaggio non serve più.”
Sasuke annuì, si era aspettato un discorso del genere.
“Quindi cosa farai?”
“Andrò a stare con i lupi.” Hiki Danjyo sorrise. “Ho un piccolo podere sulle montagne. La casa è tutta da ristrutturare, ma è l’ideale per trascorrere quanto mi resta da vivere. La fece costruire la mia compagna, peccato non sia vissuta abbastanza da poterci abitare.”
“Oinomori non ti mancherà?”
“Spero che mi verrete a trovare, di tanto in tanto.”
“Mi sembra una buona soluzione.”

Alcuni mesi più tardi

Konoha non si era risparmiata nel mandare aiuti, doveva darne atto a Tsunade. Cibo, medicinali, personale specializzato, materiali, dalla Foglia era arrivato di tutto. I giorni della ripresa di Oinomori si erano susseguiti più rapidamente di quanto si fosse aspettato, per molti uomini di Konoha era già arrivato il momento di tornare a casa. Non lo avrebbe ammesso, ma era stato piacevole passare le giornate a lavorare con Sakura e Naruto.
Hiki Danjyo aveva lasciato la città quella mattina, tutta la popolazione era andata a salutarlo. Sasuke non aveva trovato lacrime da spendere ma sapeva che il vecchio gli sarebbe mancato. Non riusciva a provare rancore nei suoi confronti, solo una cauta indifferenza.
“Siamo stati bravi, no?” Disse Naruto dall’amaca accanto alla sua.
L’aspetto estivo della collina dei ciliegi faceva bene al cuore, quello autunnale era riposante.
Non con Naruto a meno di cinquanta metri.
“Vuoi una medaglia?” Chiese, da sotto il cappello di paglia con cui si riparava dal sole.
“Perché no? Potrei regalarla a mio figlio.”
“Mi hai già detto quando nasce?”
“Una decina di volte, entro dicembre.”
“Porgi i miei ossequi a Hinata.”
Naruto rise.
“È un invito velato ed elegante a levarmi dai piedi?”
“Prendilo come vuoi.” Sasuke scese dall’amaca. “È ora che torni da tua moglie, qui hai fatto molto più di quanto fosse lecito chiederti.”
“Sbaglio o mi stai ringraziando?”
“A nome di Oinomori.” Specificò Sasuke, porgendogli la mano.
“Meglio che niente.”
Naruto sentì l’impulso di abbracciarlo ma si trattenne, meglio non esagerare. Sentì quindi il cuore balzargli in gola, quando fu Sasuke a stringerlo a sé con il braccio libero. Il rude abbraccio del lupo, pieno di sincerità.
“Ora sparisci.” Sibilò Sasuke poco dopo, colto da palese imbarazzo.
“Ci vediamo presto.” Volle comunicargli Naruto.
Sasuke annuì.
“Porta la tua famiglia a visitare Oinomori.”
“Ovvio. E a conoscere i cuccioli del Sommo Ookami.”
“Fa buon viaggio.” Un altro invito non troppo velato a levarsi di torno.
Naruto si fermò dopo qualche passo, parve osservare la città.
“Ci sarebbe…” Ora era lui a essere imbarazzato.
“Cosa?” Tagliò corto Sasuke.
Naruto si volse di tre quarti, sorriso in stile paresi facciale. Prese il coraggio a due mani.
“Mi insegni il Lampo distruttore?”
Sasuke sgranò gli occhi.
“Sparisci.”
“Stammi bene.”
La sua risata lo accompagnò lungo il fianco della collina.

Sakura lo raggiunse verso sera, poco prima che il sole calasse del tutto.
“Hai salutato Naruto?” Le chiese, smontando dall’amaca.
Sakura annuì. Osservarono insieme il crepuscolo, finché del sole non rimase che un alone arancio all’orizzonte. La città respirava placida sotto di loro. Sakura pensò che fosse proprio una bella città, l’aspetto di grande decaduta era il suo principale punto di forza.
“Sei pronta a occuparti di Oinomori insieme a me?”
Sasuke colse al volo i suoi dubbi, non le leggeva nel pensiero, l’istinto lo guidava sempre in maniera impeccabile.
“No.”
Le chiese spiegazioni con lo sguardo.
“Prima devo essere la tua compagna a tutti gli effetti.”
“Sei già la mia compagna.” Sasuke fu colto impreparato. “Da quando ci siamo, scusa il termine, accoppiati la prima volta. I lupi non suggellano le unioni con cerimonie.”
“Ma con una bella scopata, lo so.” Sakura sorrise. “Non è per questo. Io ancora non appartengo a Oinomori, ma tu puoi trasformare il mio sangue, mutare la natura del mio chakra, puoi darmi i poteri del lupo. Me l’ha detto Hiki Danjyo.”
“Quando?”
“Poco prima della battaglia con i Santi distruttori.”
“Allora perché non me lo hai chiesto prima della battaglia?”
“Non lo so, forse non ci credevo.”
Sasuke parve studiarla.
“È vero? Puoi farlo?”
“Sì, ma tu devi essere più che convinta. Non dipende solo dai miei poteri, devi essere disposta ad accoglierli, a lasciare che ti cambino.”
“Mi renderebbe uguale agli abitanti di Oinomori? Avrei anche io il sangue di lupo?”
Da come lo chiese, fu chiaro che era la sola cosa che le importasse.
“Sì ma non l’ho mai fatto, non sono sicuro di sapere come si faccia. Potrebbe essere doloroso, potrei sbagliare e farti male.”
“Non credo potresti.” Sakura scosse la testa e sorrise.
“Va bene.” Si arrese subito Sasuke. “Ragionandoci come si deve, non dovrebbe essere neanche troppo difficile. Ma tu sei sicura? È un cambiamento radicale, lo dico per esperienza, e una volta fatto non si torna indietro.”
“Più che sicura. So di doverlo fare, per noi.”
La voce di Makiko che li chiamava per la cena si perse nel vento e nei baci, difficilmente quella notte sarebbero rientrati a casa.


* * *

Liberamente ispirato al grande successo manga Naruto.
Sasuke Uchiha, Sakura Haruno e gli altri personaggi di Konoha appartengono al maestro Masashi Kishimoto,
Oinomori e i suoi abitanti sono di mia creazione.
Ravenna 16 marzo 2013





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