La pioggia mi lava il viso, mentre corro tra i vicoli cupi di
Rabanastre.
Perché fai sempre cose stupide, Vaan?
Devi cercare l’avventura. Ma cercare l’avventura non significa
cercare la morte. Migelo aveva bisogno di aiuto, è vero, ma non occorreva
facessi tutto tu. Corro sulla strada, e i miei passi suonano sulla pietra. Cerco
di farmi forza, anche se il buio mi spaventa. La notte è calata già da un pezzo,
e nessuno avrebbe mai immaginato che te la saresti svignata nel cuore delle
tenebre.
Un rumore alla mia destra mi fa sussultare, e il mio corpo cade
contro la mia volontà addosso al muro alla mia sinistra. Mi fermo, e con occhi
sbarrati guardo il punto da cui proveniva il fruscio, cercando di scovarne
qualcosa. Non notando nessun movimento, ricomincio a correre verso la piazza,
dove si trova un lampione.
Migelo doveva consegnare un cesto ad un cliente in tutta fretta,
se no la sua reputazione ne avrebbe risentito parecchio, ma Kytes era troppo
giovane per avventurarsi in posti pericolosi, e Migelo mi aveva impedito di
andare in certi luoghi. Rimanevi solo tu, con il piccolo particolare che insieme
alla mercanzia ti saresti dovuto portare dietro la febbre a quaranta.
Scuoto la testa sorridendo, al tuo pensiero. Sempre il solito,
un ragazzino che pretende di fare qualcosa di importante. E il bello è che,
anche se cerco ti tirarti fuori dai guai ogni volta, rimproverandoti di essere
troppo impulsivo, anch’ io ho voglia di portare a termine una missione
rilevante. Diventare aviopirata è il tuo sogno, mentre accompagnarti è il
mio.
Posso, vero?
La pioggia continua a cadere, e riempie almeno un po’ quello che
sarebbe stato un silenzio assordante. Le pozzanghere stanno aumentando di
grandezza, ed io cerco di evitarle per poter tornare a casa non completamente
fradicia. Anche se lo sono già, dato che non ho un ombrello. Sono uscita non
appena mi sono accorta che eri fuggito, quando guardando la luna ho notato la
tua finestra aperta. E nessuno avrebbe lasciato la finestra di un ammalato
spalancata, se non lo stesso ammalato che scappa di casa. E conoscendoti, la
cosa non sarebbe stata per niente impossibile.
Per raggiungere il cliente di Migelo, devi attraversare la porta
sud, per dirigerti nella pianura di Giza.
Non so cosa ti sia passato per la testa, quando hai deciso di
avventurarti di notte, da solo e malato in un posto colmo di mostri. La
preoccupazione mi riempie il petto, ma io continuo a correre senza perdere la
calma. Abbandono i pochi metri quadrati illuminati, e mi lancio nell’oscurità
alla tua ricerca.
Quando hai perso i tuoi genitori, i miei sono stati ben contenti
di adottarti. Ma quando anche loro sono scomparsi, io e te siamo rimasti soli, e
siamo diventati la nostra famiglia. Migelo si occupa di noi, è una persona
veramente buona, noi siamo fortunati. E capisco che tu voglia farlo contento,
evitargli guai. Ma non dovevi mettere a rischio la tua salute, la tua vita da
solo.
Continuo a correre, senza tregua. La pioggia ora batte più
forte, e mi irrita la pelle. Mi sento bagnata, e la cosa mi da fastidio come non
mi ha mai dato.
Mi sto avvicinando all’uscita di Rabanastre, e solo adesso mi
chiedo come farò io, se verrò assalita da mostri. Ma non importa, mi interessa
solo ritrovarti e portarti al sicuro.
Entrata nella piazza delle porte, mi dirigo verso sud, ma quando
sono in cima alle scale mi blocco. Sorridendo, scendo le scale lentamente, e mi
avvicino a te, che stai disteso a qualche metro dall’uscita. Non ce l’hai fatta,
la febbre ha avuto la meglio e ora sei svenuto, sdraiato a terra.
La mia mano destra si poggia sulla tua spalla, carezzando la
pelle bagnata. Sorrido, quasi commossa. Neanche Vaan non è riuscito a battere la
malattia. Con le braccia, ti faccio sedere appoggiato a me. I tuoi capelli
sfiorano il mio viso, e mi solleticano la guancia.
Resto a guardarti, invidiosa di tanta forza d’animo. Il tuo viso
riposa con espressione docile, appoggiato alla mia spalla. A guardarti non si
direbbe che stai male, ma la tua fronte bollente lo dimostra.
Un movimento mi rivela che stai prendendo conoscenza. Ti
allontano un po’ da me, per potarti osservare negli occhi, e assumo la mia
espressione infuriata migliore. Quando i tuoi occhi si aprono, la prima cosa che
vedono sono i miei.
- Penelo? - chiedi mormorando, e la debolezza nella tua voce mi
fa desistere dal farti una sfuriata. Dolce, ti rispondo.
- Sono io, Vaan. Adesso ti riporto a casa. -
Il tuo volto sembra divenire rilassato, rincuorato dal fatto di
essere stato ritrovato.
- Non mi lasci andare nella pianura di Giza, vero? - chiedi tu,
sapendo già la risposta.
Io sorrido, dolce.
- Ti prometto che ci andiamo insieme non appena ti rimetti, ok?
- assicuro. Tu sembri sorpreso dalla mia risposta, e sorridi.
Il tuo braccio mi avvolge le spalle, mentre io cerco di alzarti
afferrando la tua vita. Maldestramente, riusciamo ad alzarci in piedi. Con passi
incerti, ci avviamo verso la scalinata.
- Penelo…Grazie… - mormori, privo di forze. Io ti guardo
preoccupata. La febbre deve averti inflitto molto.
- Di niente, Vaan. - rispondo, sorridendo nuovamente. Sollevi lo
sguardo, e mi guardi negli occhi. La stanchezza te la si legge in
faccia.
- Lo dirai a Migelo? - chiedi, allarmato.
- Se mi prometti che non lo farai mai più, starò zitta. - dico
io.
Annuisci, credendola la scelta migliore. Poi la debolezza ti
prende, e le tue gambe cedono. Io riesco a malapena a tenerti su, oscillando.
Sei veramente indifeso, in questo momento. Il diluvio continua a caderci
addosso, inzuppandoci i vestiti.
- Oggi non danzi sotto la pioggia? - mi chiedi, cercando di
riempire il silenzio rotto dallo scrosciare dell’ acqua.
Io sorrido, facendo di no con la testa.
- Se stai male, non ho voglia di ballare. - dico, seria. Tu
sorridi, quasi lusingato.
Proseguiamo per la via, buia e umida, ed entrambi speriamo che
Migelo non si sia accorto della nostra assenza. Dopo qualche minuto di silenzio,
arriviamo davanti alla nostra abitazione, e ci fermiamo.
Mi volto verso di te e tu fai lo stesso. I nostro occhi ci
incrociano, e vedere il tuo sguardo mi fa ricordare il bene che ti voglio. Per
merito tuo non sono mai stata sola, perché mi sei rimasto sempre accanto. Non ti
voglio bene come un fratello, non ti voglio bene come un amico, non ti voglio
bene come un fidanzato. Ti voglio bene come se fossi parte di me, la mia parte
più preziosa. E nessuno può vivere lontano dalla propria parte più
importante.
Mi prendi la mano, con delicata forza.
- Pronta? - chiedi, sorridendomi. Io ricambio, sia la stretta
che il sorriso, e annuisco.
La tua mano libera si avvicina alla tua bocca, e mi fai cenno di
entrare il più silenziosamente possibile. Poi ti avvicini e spalanchi la
porta.
Nabi: ed ecco la
mia prima fan fiction su Final Fantasy! Mi piacciono molto Penelo e Vaan, e
credo che il loro legame sia realmente profondo. Forse lei non sarà un
personaggio molto importante nella storia, ma c’è da dire che in qualità di
migliore amica, praticamente sorella del protagonista, è notevole come presenza!
Spero che questa piccola one shot sia piaciuta!
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