Titolo
one shot:
He’s still my
angel
Autore: Thinias
Pairings:
nessuno
Rating: PG-13
Beta: Ele106
Personaggi: Dean Winchester, Castiel
Warning: angst, missing moment,
hurt!Dean, asservimento,
violenza.
Conteggio parole: 2.417
Timeline: ottava stagione dopo
l’episodio 8.16
Spoiler: 8 stagione
Disclaimer: I personaggi di
Supernatural non mi appartengono. Scrivo senza alcuno scopo di lucro e
non intendo
violare alcun copyright.
Note: questo è quello che
succede
quando ci sono gli hiatus, guardo i promo e mancano tanti, troppi
giorni prima
di poter vedere il prossimo episodio. Questo è un missing
moment di un episodio
che non è ancora andato in onda, per cui non so se in
effetti si possa definire
così. Diciamo che è una scena che mi piacerebbe
vedere nei prossimi episodi,
sapendo quello che sta succedendo a Castiel e quanto Dean sia rimasto
segnato
dal tradimento subito nella sesta stagione.
Trama: SPOILER C’era qualcosa che
non andava in Castiel,
Dean lo sentiva fin da quando l’angelo era ricomparso dopo
essere riuscito a
scappare dal Purgatorio. Il cacciatore però rifiutava anche
solo l’idea che
Castiel lo stesse tradendo di nuovo, non poteva essere, non dopo quello
che
avevano passato.
Nonostante
la titubanza Dean lo ha seguito in una delle cripte di Lucifero, in
cerca di
una pergamena. Devono arrivare prima di Crowley, perché se
cadesse nelle sue
mani, potrebbe consentirgli di tradurre la tavoletta dei demoni senza
l’aiuto
di Kevin.
Ma le cose
non sono quello che sembrano, non lo sono mai… gli eventi
precipiteranno
velocemente e Dean scoprirà cosa sta succedendo a Castiel
nel peggiore dei modi
possibile.
L’angelo ti
ha portato in quel buco dimenticato da Dio, una delle cripte di
Lucifer,
lasciando una scia di morti sul suo cammino senza il minimo
ripensamento. Ti ha
usato per arrivare fino a lì e lo ha fatto nascondendo le
sue reali intenzioni.
Non è una pergamena, è
un’altra tavoletta.
Che diavolo succede!?
Castiel ha mentito.
Non è
possibile, la tua mente si rifiuta di accettare quella semplice
verità.
“Cass!” Cerchi
di farti sentire da lui, di richiamare la sua attenzione, ma senza
successo.
E’ come se
fosse assente, non ti risponde, non reagisce al tuo richiamo.
Ha ucciso
anche l’ultimo demone che era con voi nella cripta, poi si
è bloccato davanti
alla tavoletta.
Ti muovi,
spinto dall’istinto più che dalla ragione, e
prendi la pietra prima che la
prenda lui. La stringi tra le mani e l’unica cosa a cui pensi
è che dovete
andarvene da lì.
Ti domandi cosa
diavolo stia succedendo,
qualcosa non va, lo sai fin da quando l’angelo è
tornato dal Purgatorio, senza
nemmeno una spiegazione. Ogni fibra del tuo essere te lo diceva, ma non
avevi
voluto ascoltare.
Non può essere, non può
succedere di nuovo.
Una fitta fa
contrarre il tuo cuore e il tuo stomaco, mentre le immagini del
tradimento subìto
in passato, tornano a scavare infide dentro la tua anima.
Ti aveva
ferito più di quanto non avevi voluto ammettere, nemmeno con
te stesso, perché
gli avevi creduto, avevi creduto in lui e nell’amicizia che
vi legava e lui ti
aveva tradito nel modo più doloroso possibile. C’erano
voluti mesi e la quasi totale caduta dell’angelo, per tornare
ad avere fiducia
in lui e permettergli di avvicinarsi di nuovo a te. Per questo lo hai
cercato
ovunque; hai sventrato decine di anime del Purgatorio pur di portarlo
in salvo,
perché non potevi lasciarlo morire, non dopo averlo
ritrovato. Lui era un
membro della tua famiglia e tu ne avevi già persi
così tanti.
Ora sembra
che tutto stia precipitando di nuovo.
“Cass!” Lo
chiami ancora, afferrando il suo braccio,
sperando che si decida a seguirti, che decida di spiegarti cosa diavolo
sta
succedendo.
Castiel si
gira di scatto e il dolore esplode sulla tua mascella, tanto forte da
togliere
il fiato, anche se forse è più per la sorpresa
che accusi il colpo. Non hai
nemmeno visto arrivare il pugno.
Il sapore
metallico del sangue invade la tua bocca, mentre perdi
l’equilibrio e cadi
all’indietro.
Crolli a
terra, picchi pesantemente la schiena e la nuca sulla dura superficie
di pietra
che costituisce il pavimento della cripta, la nuova ondata di dolore
rende
irrisorio quello appena provato. A causa dell’impatto,
l’aria viene risucchiata
dai tuoi polmoni svuotandoli all’improvviso, lasciandoti
privo perfino della
forza di gemere.
La tavoletta
che tenevi in mano ti sfugge e scivola lontano, ma non hai modo di
recuperarla.
Stringi gli
occhi, cercando di respingere la sofferenza, mentre il sangue ti cola
dall’angolo della bocca e tu lo senti scivolare sulla pelle e
arrivare fino
all’orecchio.
Porti di
nuovo lo sguardo su Castiel, incredulo e incapace di elaborare quello
che è
appena successo. Riesci a riprendere fiato e, questa volta, non puoi
trattenere
il gemito di sofferenza che ti esce dalla gola, quando cerchi di
risollevarti.
La testa esplode in una stilettata dolorosa, che dalla nuca si espande
come una
ragnatela fino a raggiungere le tempie.
Non riesci a
capire, la confusione che provi ti impedisce di rendere coerenti i tuoi
pensieri.
Alzi lo
sguardo su di lui e quasi non lo riconosci, lo guardi negli occhi e
tutto
quello che riesci a scorgere è un pozzo scuro privo di
emozioni.
Senti
improvvisamente la paura serpeggiare dentro di te, quando ti rendi
conto che
Castiel non sembra riconoscerti.
È freddo e
distante. Per un momento l’immagine di Sam privo di anima,
incapace di provare
sentimenti, si sovrappone a quella dell’angelo in piedi di
fronte a te e ti
rendi conto che potresti non avere via di scampo.
Castiel ti
guarda e dopo un attimo è di nuovo assente, sembra stia
ascoltando parole che
solo lui può sentire, come se una voce melliflua e
insistente indirizzasse le
sue azioni.
Quando il
suo sguardo torna su di te, la sua espressione resta priva di emozioni,
eppure
tu avverti il pericolo come una lama
fredda che ti affonda nello stomaco.
Non hai la
forza di alzarti, le vertigini per il colpo subito alla testa, ti
impediscono
di sollevarti da terra.
“Cass…” Lo
chiami, cercando di riportare indietro la sua coscienza dal luogo in
cui è
stata relegata. Inconsciamente cominci ad indietreggiare, trascinandoti
sul
pavimento, in un patetico tentativo di fuggire.
Castiel si
abbassa e stringe la mano come una morsa sulla tua caviglia,
trascinandoti
indietro con un movimento secco, quasi come se tu non avessi peso.
Perdi
l’equilibrio e colpisci nuovamente il pavimento con la testa;
il dolore arriva
forte e intenso, lasciandoti stordito, con le braccia abbandonate ai
tuoi
fianchi e l’assoluta incapacità di muoverti.
L’unica cosa
che puoi fare è gemere a causa della sofferenza. Non capisci
come sia
possibile, ma ora senti che quello che hai di fronte non è
Castiel, non completamente.
Ti convinci
che qualcosa o qualcuno sta guidando le sue azioni e questo, in un modo
contorto, è sia spaventoso che confortante.
Castiel non
ti ha tradito… qualcuno lo sta usando.
Avere di fronte un
essere celeste controllato
da qualcosa o da qualcuno, è un pensiero terrificante.
Chi può avere il potere di
soggiogare
Castiel a suo piacimento?
“Cass, ti
prego…” La tua voce è talmente flebile
che quasi non la senti tu stesso.
La stretta
sulla tua caviglia si allenta, ma è solo un momento; ti da
un altro strattone e
tu scivoli più vicino a lui. Ti sovrasta.
Guardare nei
suoi occhi è quasi doloroso, perché non lo
riconosci, è come se Castiel non
fosse lì, il suo sguardo è freddo, distante.
Quando il
pugnale angelico scivola fuori dalla manica
del trench, Castiel lo impugna con un movimento fluido e tutto quello
che tu
riesci a percepire è il luccichio del metallo. Come una
promessa di morte, la
lama riflette la tua immagine distorta, impietosa di fronte alla tua
inferiorità.
Appoggi la
testa al pavimento, chiudendo gli occhi per un attimo.
“Castiel, ti prego…” Ripeti.
Come ha fatto la situazione a precipitare
così velocemente?
“Non so cosa
sia… ma lo puoi combattere amico!” La tua voce
è roca e non riesce a nascondere
quello che provi.
Castiel si
inginocchia al tuo fianco, l’elsa stretta in pugno. Ti
guarda, ma è come se fosse
un'altra persona a farlo; non il tuo amico, non l’angelo che
è diventato parte
della tua famiglia, ma uno sconosciuto.
Ti posa una
mano sul petto e la pressione che esercita sulle tue costole diviene
immediatamente dolorosa, ti inchioda a terra senza nessuno sforzo
apparente.
Grugnisci,
mentre trattieni un altro gemito. Non hai alcun controllo,
semplicemente non
puoi muoverti, non c’è nessuna via di scampo.
“Ora basta!
Non abbiamo più bisogno di te, né di tuo
fratello…” La voce è quella di Castiel,
eppure sei sicuro che sia qualcun altro a parlare.
“Il volere
degli angeli non può essere messo in discussione. La tavola
deve tornare in Paradiso,
dove è giusto che stia. Lontano dalle vostre mani e da
quelle di qualsiasi
demone.”
La verità ti
fulmina impietosa, sposti lo sguardo sulla pietra che giace a pochi
metri da
te.
Una tavola del Paradiso, ecco
cos’è.
La portata
di quella notizia ti colpisce come uno schiaffo. Tu e Sam siete finiti
di nuovo
nel bel mezzo di una lotta tra angeli e demoni e, come in passato,
sembra che
tu non possa fare nulla per fermare gli eventi di cui sembri essere
solo uno
spettatore.
Riporti lo
sguardo su Castiel, con l’abilità data
dall’allenamento l’angelo fa ruotare
l’impugnatura della lama in modo da cambiare
l’angolazione dell’arma, puntandola
ora verso il basso.
Si piega su
di te come se volesse sussurrarti qualcosa all’orecchio.
“Addio…”
Senti a
malapena le parole, perché tutto quello su cui ti puoi
concentrare, è il dolore
sordo che ti invade il fianco quando Castiel affonda il pugnale nel tuo
corpo.
Come un coltello caldo nel burro, la lama entra nella tua carne senza
nessuno
sforzo, attraversando pelle e muscoli, affondando in
profondità fino all’elsa,
in un colpo che non ti lascia via di scampo.
“Cass…” Il
tuo richiamo esce in un gorgoglio, un fiotto di sangue risale dalla tua
gola,
invadendo la bocca, quasi soffocandoti.
I tuo occhi,
indirizzati verso un soffitto che ora fai fatica a vedere, si dilatano
per lo
shock e il dolore.
Afferri il
bavero del suo trench, aggrappandoti a lui, cercando un improbabile
sostegno. Stai
velocemente perdendo la sensibilità nella parte bassa del
corpo.
Non così…
È l’unico pensiero
che riesci a formulare, mentre senti la vita scivolare via velocemente.
“Cass…” Il
tuo ultimo richiamo. L’umidità del sangue che esce
dalla ferita impregna i
vestiti che indossi, sai che con esso, stai perdendo anche la battaglia
per
rimanere cosciente. “Cass ti prego…
combatti.”
L’angelo ti
guarda per un lungo momento, poi qualcosa sembra scattare dentro di
lui. Piega
la testa in avanti e stringe gli occhi, digrignando i denti come se
stesse
lottando per liberarsi.
Vorresti
aiutarlo, ma non puoi reagire, non ne hai la forza; la sua mano
è ancora sul tuo
petto, ma è la lama nel fianco che ti impedisce di muoverti.
Deve aver reciso
qualcosa; qualcosa dentro di te si è frantumato, non sei
più in grado di
sentire le gambe, le energie ti stanno lasciando rapidamente.
Cominci ad
avere freddo e sai che è a causa della perdita di sangue.
Perfino respirare si
fa difficile, ogni rantolo che lasci andare porta con sé un
nuovo fiotto di sangue.
L’unica cosa
a cui riesci a pensare è che stai lasciando Sam da solo, a
combattere una
battaglia che è più grande di lui, di fronte a
prove che avresti dovuto
affrontare tu. Non puoi avvertirlo dell’esistenza della
tavola del Paradiso, né
dirgli che gli angeli si stanno di nuovo comportando come degli stronzi
figli
di puttana; non puoi aiutarlo, non puoi aiutare nemmeno te stesso.
È Castiel a
riportarti alla realtà. Il grido che emette fa tremare il
pavimento e i muri
intorno a te.
Il viso
dell’angelo è rivolto verso l’alto, la
vena sul collo pulsa furiosa, mentre
tutti i suoi muscoli si tendono; il suo urlo è prolungato e
doloroso, come se
la sua grazia fosse lacerata dalla lotta che sta compiendo e tu non
puoi che
sperare che ce la faccia, che vinca la sua battaglia e si liberi da
quella
sorta di asservimento.
Oramai non senti
più nulla, nemmeno il dolore, e sai che non è una
cosa buona.
Alzare il
braccio ti sembra uno sforzo inaffrontabile, eppure con il briciolo di
forza
che ti rimane, spinto forse solo dalla volontà, riesci a
posare la tua mano su
quella che Castiel tiene poggiata sul tuo petto; è tutto
quello che puoi fare
per aiutarlo a combattere, prima che tutto sia finito.
Non sai se è
successo subito o se sono passati secondi o minuti interi, è
tutto troppo
confuso. Momenti di coscienza e di incoscienza si alternano senza
soluzione di
continuità, ma ad un certo punto l’urlo cessa e
Castiel si piega su se stesso,
cercando di riprendere fiato.
Quando apre
gli occhi e ti guarda, lo rivedi.
Il tuo
angelo in qualche modo è tornato, ce l’ha fatta,
ha vinto la sua battaglia.
“Cass…” Sorridi
debolmente ed è il momento in cui senti la vita scivolare
via definitivamente,
l’oscurità si chiude su di te e tu non puoi fare
altro che farti abbracciare da
essa.
“Dean! Dean…
svegliati.”
La voce di
Castiel buca l’oscurità in cui sei precipitato,
riportando la tua coscienza in
superficie.
Quando apri
gli occhi è piegato su di te, le sue iridi sono inchiodate
nelle tue. Hai la
sensazione che ti abbia chiamato diverse volte, ma l’unica
cosa a cui riesci a
pensare è che gli avrai spiegato il concetto di
‘spazio personale’ un centinaio
di volte, eppure te lo trovi sempre appiccicato addosso.
La mano
dell’angelo posata sul tuo petto ti infonde calore, e fatichi
ad ammettere che
la cosa ti fa stare bene, visto il netto contrasto con il freddo che
risale dal
pavimento su cui sei sdraiato.
La tua mente
è confusa, non ricordi cos’è successo,
ti senti solo stanco e dolorante.
“Dean…” Giureresti
di sentire una nota di sollievo nel suo tono e questo ti sprona a
guardarti
intorno, in cerca di una spiegazione.
La vista
dell’interno della cripta riporta in superficie i tuoi
ricordi. Ti alzi sui gomiti
e porti una mano sul fianco dove sai di essere stato pugnalato. In
qualche modo
non sei stupito di trovarlo illeso.
Castiel si
tira indietro, privandoti del calore della sua mano. Il suo pugnale
è a terra
vicino a te e la lama, così come la stoffa dei vestiti che
indossi, sono
impregnati del tuo sangue.
No, non ti
sei immaginato tutto, l’angelo deve averti guarito.
Quando
riporti lo sguardo su Castiel vedi la sua preoccupazione.
“Mi sa che tu
ed io dobbiamo parlare…” Dici sarcastico, nel
tentativo di sdrammatizzare.
“Mi dispiace
Dean… ” Senti distintamente il suo senso di colpa,
ma sai che qualunque cosa
sia successa, per lui non deve essere stata facile da combattere.
Risolverete
la situazione, sai che non ti ha tradito, ma qualcuno lo ha usato e la
rabbia
che senti crescere dentro di te è un segnale abbastanza
chiaro di come
affronterai la situazione.
“Va tutto
bene Cass! Ne riparleremo non appena ce ne saremo andati da
qui!” Gli rispondi,
e non c’è accusa nel tuo tono. Ti guardi intorno e
ti allunghi per afferrare la
tavoletta di pietra. “E mi dirai anche cosa diavolo
è questa!”
Castiel
annuisce e ti aiuta ad alzarti in piedi. “Scusa se ti ho
quasi ucciso Dean…”
Davanti a
quelle parole, quasi scoppi a ridere in faccia all’angelo. La
sua schiettezza a
volte è davvero disarmante.
“Beh,
fortunatamente non lo hai fatto!” Rispondi, cercando di
confezionare un sorriso
di conforto. “Non è così facile
liberarsi di me. E Cass… grazie per non avermi
lasciato morire.”
Strappi un
sorriso anche a lui, poi Castiel apparentemente rasserenato poggia la
mano
sulla tua spalla e, nella cripta, un secondo dopo, di voi non resta
alcuna
traccia, solo i resti di una lotta per il predominio tra angeli e
demoni che è appena cominciata e di cui, volenti o meno fate
parte.
N.d.A.
Ho sempre
pensato che gli hiatus mi facciano più male che
bene… e in questo caso quello
che ne fa le spese (come al solito?) è Dean. È
sempre lui a finire nell’occhio
del ciclone, ma questa volta almeno non è finita in tragedia
:D
Grazie per
averla letta, spero vi sia piaciuta! Come si dice spesso, se vi va
lasciate un
commento, sono sempre più che graditi ;)
Alla
prossima ciauuuuuuuuuuuuuuuuu s.
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