Andrea
Ciao a tt!!!!!!! ^______^
Sn qui cn la mia 3' AU!!!!! ^o^
Sapete, ero partita cn un'idea precisa x qst storia (e in parte l'ho
mantenuta) ma quasi subito mi sn accorta ke la cs ha preso 1 piega
diversa da quella ke avevo pensato all'inizio..... ^^'''' x
carità, mi piace moltissimo cmq cm è venuta fuori,
xò nn era la mia idea di partenza....
In caso, se la ficcy vi piacerà, potrei fare un 2' cap. cn quello ke avevo pensato inizialmente.....! ^___^
Cmq, basta.... allora: Saiyuki nn è mio...... ç____ç
Leggeteeeeeeeeeeee & Commentateeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!
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- ANDREA -
Mormorii in lontananza. L'aria carica di elettricità.
Oggi è un giorno speciale, per me. Tutto sembra così
irreale. Qui, in questa stanza, da solo. Tutto il mio corpo è
teso, rigido e in attesa.
Mi alzo dal letto: non riesco ad addormentarmi... troppe emozioni e
troppi ricordi si agitano in me, in queste ore di ansia. Inizio a
passeggiare per la stanza, cercando di dissipare l'angoscia che provo.
Lo sguardo si posa su un quadro appeso alla parete -è piuttosto
vecchio ma in perfette condizioni-: un campo sterminato di violette
interrotto da due figure indistinte, con lo sguardo rivolto in alto,
verso un Sole splendente e talmente reale da dare l'impressione che la
luce sparsa per la stanza provenga proprio da lì e, nell'angolo in
alto a destra, la sagoma di un'imponente montagna fa mostra di
sé, in cima ad essa una roccia divisa in due.
Quel quadro rappresenta davvero molto per me; mi è stato
regalato tantissimo tempo fa dalla reincarnazione di Sanzo: da sempre
la persona più importante e a me più cara.
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Ricordo che a quel tempo -erano ormai passati 500 anni dalla sconfitta
di Gyumao e, del famoso gruppo di Sanzo, solo io ero rimasto- mi
trovavo in Europa, Inghilterra, mi pare... e non facevo che girovagare
senza meta, finché non lo incontrai...
Non ricordo esattamente come successe, ricordo solo di essermi
svegliato in una casa, al caldo... non sapevo dove mi trovavo ed ero
completamente confuso...
Guardandomi introno mi accorsi di essere steso sul divano di quella che
sembrava la casa di una persona benestante... in ogni caso, non avevo
intenzione di rimanere oltre e stavo per alzarmi e andarmene, quando
lui fece la sua entrata.
Era diverso da come lo ricordavo, ma lo riconobbi immediatamente -non
sarebbe potuto essere altrimenti, la nostra "connessione" è
sempre stata molto forte-, l'aura che lo circondava era rimasta la
stessa.
Rimasi a fissarlo a lungo -non riuscivo a credere ai miei occhi; non mi
sembrava vero, dopo ben 500 anni, di averlo nuovamente davanti a me-:
capelli neri, lunghi quel tanto da permettere un piccolo codino, occhi
verde scuro che mi guardavano intensamente, curiosi e un pò
scocciati, la bocca fine stretta in una smorfia di noia.
Non era più un monaco, bensì, scoprii che era un pittore
enormemente dotato e stimato, nonostante il carattere scostante -che
non era cambiato-; aveva mantenuto i suoi vizi... e anche l'abitudine
di colpirmi in testa...! L'unica differenza in questo? Aveva sostituito
l'harisen con la tavolozza dei colori....!
Dopo quell'incontro, rimasi lì senza pensarci due volte: avevo
ritrovato Sanzo e non avevo nessuna intenzione di lasciarlo, inoltre,
lui non mi chiese mai di andarmene... sembrava tutto così
naturale e per me lo era: ricordavo benissimo il passato e gli anni
trascorsi insieme ma, forse, anche questo Sanzo dai capelli scuri
sentiva che non era nulla di nuovo, che quella era la cosa giusta...
Adoravo i suoi quadri....!
Ricordo la prima volta che glielo dissi -era ormai da un pò che
abitavo lì e ci eravamo avvicinati molto-: mi guardò
per qualche secondo poi, lentamente, un sorriso gli illuminò il
viso facendomi restare a bocca aperta -era la prima volta che lo vedevo
sorridere così... la prima in assoluto-; ero talmente
ipnotizzato che non mi accorsi che si era avvicinato... tornai in me
solo quando sentii le sue labbra sulle mie per pochi secondi, a seguito
di un «Grazie» appena mormorato.
Purtroppo ricordo benissimo anche ciò che successe pochi giorni dopo...
La giornata era cominciata meravigliosamente, finalmente io e Sanzo
eravamo nuovamente insieme -veramente insieme- ed io ero così
felice che fosse tutto come in passato...! Quella mattina, al mio
risveglio, Sanzo era già uscito ma trovai ad aspettarmi un
regalo stupendo: appoggiato al cavalletto, c'era il quadro più
bello che avesse mai lasciato il pennello del mio Sanzo.
Ero ancora catturato dalla bellezza del ritratto, quando bussarono alla
porta; mi ritrovai davanti un ragazzo abbastanza giovane vestito da
poliziotto, che mi disse che Sanzo aveva avuto un incidente e non ce
l'aveva fatta... appena il ragazzo se ne andò chiudendo la
porta, iniziai a tremare... tremare al punto di non riuscire a stare in
piedi...
Mi appoggiai alla porta con la schiena. Gli occhi spalancati, il
respiro irregolare e la vista annebbiata... nella mia testa, il vuoto
era continuamente attraversato dalle parole che avevano distrutto
-ancora una volta- il mio mondo... dopo qualche minuto, il mio corpo,
scosso da brividi gelidi, si accasciò al
suolo.
Poi, non so come -quei momenti sono stati cancellati dall'enorme dolore che
provavo-, riuscii a trascinarmi in camera; una volta lì, alla
vista del quadro di Sanzo, iniziai a piangere senza riuscire o
desiderare di smettere... presi il ritratto e mi rannicchiai sul letto;
il dipinto stretto al petto e il cuore in pezzi...
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Alla sensazione di una lacrima correre lungo la guancia, torno al presente.
«Non è il momento di piangere, questo!» mi rimprovero mentalmente: oggi devo essere felice... oggi sono felice!
Riprendo a camminare per la stanza. «Insomma... ma quanto ci
vuole ancora...?» mi chiedo per l'ennesima volta, il nervosismo
sta prendendo il sopravvento, quindi mi distraggo gettando un'occhiata
alle foto sparse per la camera.
Alla sinistra della porta c'è una foto scattata un pò di tempo fa: ci sono io, da solo, corti capelli castani spettinati e occhi dorati, la carnagione naturalmente abbronzata,
con indosso un paio di pantaloni che arrivano al ginocchio, un paio di
scarpe da ginnastica e una maglietta nera e rossa a maniche corte; non
sto facendo nulla, semplicemente sto lì, lo sguardo un pò
triste rivolto alla camera.
Se non ricordo male, è stato Hakkai a scattare la foto, per provare la nuova macchina digitale.
Un'altra immagine è appesa affianco a quella: due ragazzi -Gojyo
e Hakkai-. Uno alto, lunghi capelli rossi e occhi scarlatti, carnagione
un pò più scura della media, con addosso un paio di jeans
scuri e una camicia verde bottiglia leggermente aperta sul davanti, un
braccio attorno alla vita del ragazzo accanto a lui e un ghigno furbo
in faccia; l'altro -Hakkai- un pò più basso, corti
capelli scuri e occhi verdi, carnagione normale, vestito con dei
pantaloni chiari e una felpa color panna, sul viso un'espressione
pacata.
Ho immortalato io questo momento: era la prima uscita "ufficiale" dei miei due amici come una coppia.
Sorridendo leggermente, passo oltre -devo cercare di resistere
all'impulso sempre più forte di fiondarmi nella stanza in fondo
al corridoio- e mi fermo davanti al comodino sistemato vicino alla
finestra; qui ci sono le foto che adoro di più e resto lì
a guardarle, mentre mi torna in mente l'incontro che ha ridato un
significato alla mia vita...
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Successe circa 7 anni fa. In quel periodo Hakkai, Gojyo ed io vivevamo
insieme in un appartamento, a Los Angeles -città dove abitiamo
tutt'ora, solo in case diverse-; era la terza o quarta volta che
trovavo le loro reincarnazioni e, sorprendentemente, quella volta erano
del tutto simili a quelli che erano stati al tempo di Gyumao.
Al contrario dei miei due amici però, non avevo più
ritrovato Sanzo -dalla sua morte in quell'incidente- e il dolore per
quella perdita era ancora forte.
Di suo, oltre ai ricordi del tempo trascorso con lui, avevo solamente
due cose: il quadro con le violette e, soprattutto, il Sutra del mio
Sanzo -il Sutra del monaco buddhista che amavo-, che tutti al tempo
credevano fosse andato perduto e che, invece, avevo preso io.
In ogni caso... il mio incontro con la sua ennesima reincarnazione,
avvenne proprio allora... un incontro un pò stupido, a dire la
verità...
Gojyo, io e Hakkai eravamo al supermercato vicino casa per fare spese.
Io, per tutta la giornata, ero nervoso a causa di un presentimento,
continuavo a tendere le orecchie e a distrarmi...
In un momento di distrazione -mi stavo guardando alle spalle- finii
addosso a qualcuno e, prima di potermi scusare, mi sentii prendere per
la maglia e aggredire da un fiume di insulti -il più gentile dei
quali, forse, è stato «Idiota, guarda dove vai!!».
Dopo qualche secondo mi ripresi e stavo per rispondere per le rime,
quando vidi chi avevo davanti e lo shock mi bloccò la lingua...
a due centimetri dal mio viso c'erano un paio di occhi viola; occhi
viola che solo una persona ha mai avuto: Sanzo.
Ancora sbalordito da quegli occhi, mi allontanai di poco per vedere
meglio chi avevo davanti e probabilmente sarei caduto a terra se
Hakkai, che era alle mie spalle, non mi avesse sostenuto chiedendomi se
stavo bene; eh... inutile dire che non sapevo come rispondere,
così mi limitai ad indicare la persona davanti a me -che, per
inciso, mi stava fissando come se avesse voluto incenerirmi.
Hakkai e Gojyo, che nel frattempo ci aveva raggiunti, rimasero impietriti quanto me.
Ferma, a braccia incrociate e piuttosto scocciata, c'era una ragazza -già, una ragazza.
Era abbastanza alta, capelli biondi che le arrivavano a metà
schiena, occhi viola che non smettevano di guardarmi -sbaglio, o il suo
sguardo era cambiato?-, carnagione chiara, indossava un paio di
pantaloncini corti lilla, una maglietta senza maniche nera con la
stampa di un drago sul davanti e dei sandali col tacco.
Ero totalmente impietrito... la mia mente non faceva che ripetere
«Sanzo... Sanzo...... Sanzo.......»; credo di averlo detto
anche ad alta voce, perché la ragazza aveva alzato un
sopracciglio biondo in segno di domanda, dicendomi -in modo tutt'altro
che gentile- che lei non somigliava affatto ad un uomo e che «Il mio nome non è Sanzo...! Capito, ragazzino?!», per poi andarsene, irritata.
Quella volta non feci in tempo a fermarla e temetti che non avrei
più avuto occasione di rivederla, di stare ancora una volta
accanto a chi ho amato -e amo-; fortunatamente, la incontrai di nuovo:
a quanto pareva si era appena trasferita e abitava nei paraggi del
supermercato dove andavamo anche io, Hakkai e Gojyo.
Grazie alla mia risolutezza -o alla mia capacità di esasperare
le persone, come direbbe qualcuno di mia conoscenza- riuscii a farmi
dire come si chiamava quella ragazza: il suo nome era Sanako. Avevo
tentato parecchie volte di chiederle di uscire e, alla fine,
accettò «Per farti tacere una buona volta....!»
disse lei, ma sapevo che anche Sanako, dopotutto, era interessata...
solo che non lo dava a vedere.
Anche con lei non c'è voluto molto per avvicinarci e, non molto
tempo dopo, eravamo ufficialmente una coppia... e lo siamo tutt'ora,
anzi, forse siamo molto più vicini delle altre volte -con
l'unica eccezione di quando Sanzo era Sanzo:
allora avevamo un rapporto del tutto speciale- infatti, due anni fa, ho
chiesto a Sanako di sposarmi, una cosa che prima non avevo potuto
fare...
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Sono ancora fermo davanti alle foto di me e Sanako; ripensando al
passato, prendo in mano la cornice più grande: è la foto
del nostro matrimonio.
Guardando l'immagine non posso fare altro che sorridere, lei è così bella da non sembrare vera.
La foto l'ha scattata Hakkai -è il fotografo ufficiale del
gruppo-: ci sono io con uno smoking nero molto semplice, un sorriso che
il mio amico dagli occhi verdi definirebbe "sgargiante"; e c'è
Sanako... in uno splendido vestito bianco senza spalline che le
arrivava al ginocchio, scarpe col tacco in tinta, una magnifica
acconciatura che le incorniciava il viso raggiante, gli occhi lucidi di
felicità e il braccio sotto il mio.
Mentre contemplo la foto che ho in mano, sento improvvisamente qualcuno
bussare alla porta della camera -ero così concentrato che non ho
sentito i passi avvicinarsi.
E' Gojyo; mi giro e lo guardo, di nuovo teso e impaziente come prima.
«Allora.....?» chiedo ansioso al rosso, che non risponde. «Gojyo...? Vuoi rispondere....?!»
«Bè, scimmia....? Cosa ci fai ancora qui...? Ti stanno
aspettando.....» mi dice Gojyo, sorridendo felice e dandomi una
manata sulla schiena.
Non me lo faccio ripetere due volte e mi fiondo, letteralmente, nella
stanza in fondo al corridoio. Appena davanti alla porta mi fermo,
improvvisamente nervosissimo; faccio un paio di respiri profondi e apro
piano la porta, a fianco della quale Hakkai è seduto su una
sedia.
Stesa sul letto, il viso sudato ma con un sorriso di pura
felicità, c'è mia moglie; mi avvicino in punta di piedi e
mi siedo sul letto accanto a lei, mi abbasso e le bacio la fronte
sorridendo; Sanako chiude gli occhi e si lascia coccolare per un
pò, poi mi porge delicatamente il fagotto che aveva fra le
braccia.
Con un enorme nodo in gola -per l'emozione e la commozione- prendo in
braccio la creatura nata dal nostro amore: una bellissima bambina dai
capelli castani e gli occhi viola. Un paio di lacrime mi scendono dagli
occhi mentre cullo mia figlia che dorme...
Mia figlia.... mia e di Sanzo.... mia e di Sanako....
«Benvenuta, Andrea.»
OWARI
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Fine....!!!
Spero proprio vi sia piaciuta....!!! ^___^ Io la trovo molto dolce,
verso la fine.... e, anke se nn è quello ke avevo pensato
inizialmente, credo sia venuta fuori bene.... no?
Ditemi si vi piacerebbe un 2' cap. ^__^
ALLA PROSSIMA, TEMARI ^_________________________________^
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