The First Seal - capitolo unico
Titolo: The First Seal
Personaggi: Dean, Alaistair, Castiel
Pairing: Nessuno
Rating: Arancione
Genere: Drammatico, Introspettivo
Note e avvertimenti:
- Missing Moment
- Contenuti forti, in quanto è presente l'elemento tortura
Note dell'autrice:
- N. parole: 1400
- Ambientata tra la fine della stagione tre e l'inizio della quattro con Dean bloccato all'inferno.
- L'idea è presa da un
contest a cui, purtroppo, non ho fatto in tempo a partecipare. In
pratica, veniva richiesto di scrivere una storia in cui il protagonista
lasciasse la retta via per torturare emotivamente e/o psicologicamente
un'altra persona. Questo, correlato con Dean all'inferno... mi
hanno praticamente servito il missing moment su un piatto d'argento.
- C'è la presenza, forse,
di un piccolo, minuscolo what if?. Non ho idea se Castiel sia andato a
salvare Dean con la solita sembianza con il trench o con le sue vere
sembianze angeliche. Propendo per le vere sembianze, ma in questa fic
facciamo finta non sia così.
The First Seal
«La
situazione potrebbe cambiare, Dean» fece Alastair, preoccupandosi
d'accompagnare le parole con l'azione di togliergli un'unghia.
Dean urlò,
mentre una lacrima sgorgò da un occhio, seguita da un'altra. Non
era più tempo di fingersi forti, menefreghisti, come se tutto
quello che gli era stato inflitto non contasse.
«Basta solo che tu dica una semplice parola. Dì sì e non ti verrà fatto più alcun male.»
Certo, come se il
patto fosse stato effettivamente così semplice, come se il
prezzo da pagare non fosse così orribile.
Se voleva che le torture cessassero, doveva lui stesso trasformarsi in un torturatore.
La prima volta che
Alastair glielo aveva proposto, quello di Dean era stato un secco
rifiuto, con l'aggiunta di un'espressione colorita.
Aveva avuto la
ferma certezza che mai si sarebbe abbassato a trasformarsi lui stesso
in un mostro. Lui era un cacciatore, non sarebbe mai cambiato.
Purtroppo, non era stato facile sopportare come aveva sperato inizialmente.
Il giorno
successivo, Alastair era tornato a porgli la stessa domanda, senza che
la risposta cambiasse e la situazione si era ripetuta nei giorni, nei
mesi e negli anni successivi, sempre con identico risultato.
Alastair non si era
mai arreso di fronte ai suoi rifiuti e nemmeno lo aveva fatto lui, e il
teatrino che avevano ordito non sembrava sarebbe mai cambiato di una
virgola.
Fino ad ora.
«Sopportare questo tutti i giorni, per l'eternità. È un tempo molto lungo.»
Anche se gli aveva
detto di non farlo, di continuare con la sua vita, per un po' Dean
aveva nutrito qualche speranza che Sam, il suo fratellino, riuscisse in
qualche modo a salvarlo, ma invano gli anni erano trascorsi
inesorabili.
Non aveva nemmeno idea di quanto tempo fosse trascorso sulla terra e dove fosse suo fratello in quel momento.
Era ancora vivo, stava bene?
Con il senno di
poi, era meglio che Sam non si fosse cacciato in qualche guaio al solo
scopo di salvarlo, perché non se lo sarebbe mai perdonato.
Alastair lo
ferì ad una gamba, tanto profondamente da lasciarlo quasi privo
di un arto – non che fosse molto importante, in quanto, appena
fosse stato ridotto a brandelli, Alastair avrebbe ricostituito il suo
corpo – e il dolore acuto lo distolse dai suoi pensieri.
«Allora, Dean?» insistette Alastair e lo colpì
all'altra gamba, riducendola nello stesso stato della precedente.
Dean urlò ancora, mentre la parola “fottiti” rimase bloccata fra le sue labbra, morse a sangue.
«Sto aspettando» disse l'altro ed emise un fischio prolungato.
Dean deglutì e sentì il sangue raggelarsi nelle vene.
Sapeva bene cosa significasse quel richiamo: Alastair stava chiamando a sé i suoi dannati cani: i cerberi.
Era morto per mano
loro, fatto a pezzi dalle loro fauci. Da allora, aveva rivisto quei
mostri spesso, all'inferno, sempre pronti a cibarsi senza ritegno delle
sue carni, pezzo per pezzo.
Non voleva che accadesse di nuovo, era stanco di tutto quel dolore. Voleva solo...
«Sì, dannazione, sì!» esclamò Dean all'improvviso.
Bastò uno
schiocco di dita da parte di Alastair e le corde che lo tenevano legato
scomparvero e Dean crollò a terra, in ginocchio.
Era molto sudato,
aveva il fiato corto e non c'era una singola parte del suo corpo che
non gli dolesse. Sollevò lo sguardo su Alastair, che aveva le
labbra piegate in un sorriso soddisfatto.
Non era passato
nemmeno un minuto e Dean si stava già pentendo della sua
decisione. Ma non poteva tornare indietro, non voleva tornare indietro.
Dio, in cosa si stava trasformando?
Si
riaffacciò nella sua mente il ricordo di quando aveva visto la
copia di se stesso tramutata in un demone e rabbrividì pensando
che l'incubo di trasformarsi in un tale mostro si stava realizzando.
Si immaginava
già sulla terra a prendere possesso del corpo di persone
innocenti e stringere patti agli incroci delle strade, come un
qualsiasi altro demone.
Un'anima, legata
come lui fino a cinque minuti prima, comparve improvvisamente, insieme
ad un tavolo pieno di armi da tortura di ogni genere.
L'anima era quella
di un uomo di mezz'età, con un inizio di stempiatura, gli
occhiali tondi come Harry Potter e gli occhi azzurri. Indossava un
completo beige e una cravatta marrone, il che fece pensare a Dean ad un
contabile.
L'anima piangeva e si lamentava, implorando di essere lasciato andare.
Alastair si portò al suo fianco, porgendogli una lama spessa cinque centimetri e lunga venticinque, molto affilata.
«Guardalo,
Dean, come si lamenta» gli sussurrò strascicando Alastair
all'orecchio, facendo rabbrividire Dean di disgusto. «Sono sicuro
che tu potresti farlo urlare in un attimo.» Allungò
ulteriormente la lama verso di lui, in un chiaro invito, o meglio,
ordine.
«Prendi il coltello, Dean. E colpisci! È l'unico modo per... beh... salvarti.»
A Dean tremava la mano, mentre stringeva tra le dita il coltello e si avvicinava all'anima legata.
Non poteva farlo! Lui salvava le persone innocenti, non le torturava.
Deglutì e
provò a ricordarsi che, se l'anima si trovava all'inferno, non
potesse trattarsi di una persona tanto innocente.
Dean sollevò il braccio, mentre l'anima lo implorava di non farlo.
Non disse altro:
Dean sferrò il primo colpo dritto al costato, e le singhiozzanti
implorazioni dell'anima si tramutarono in grida disperate.
Non poteva più tornare indietro, ora.
Era perduto.
***
Una luce intensa si fece largo tra le tenebre, illuminando Dean e distogliendolo dal suo compito quotidiano.
L'anima di quel giorno non smise di lamentarsi a bassa voce.
Come la maggior
parte delle anime che aveva torturato, era ceduta in fretta,
promettendo qualsiasi cosa in cambio della fine di tutto quel dolore.
E poi, Dean sapeva
di essere diventato capace in quello che faceva; conosceva tutti i modi
per far provare maggiore sofferenza, quali punti toccare e come.
Con un passato da
cacciatore – gli provocava sempre una fitta al cuore ricordarlo
–, trent'anni a subire e dieci a torturare, sarebbe parso strano
il contrario.
La luce bianca si
fece ancora più intensa e Dean assottigliò lo sguardo, ma
ancora non riuscì a scorgere nessuno.
Sollevando il coltello che stringeva tra le dita, si mise in posizione difensiva.
Non aveva idea di
cosa stesse succedendo, sapeva solo che non era mai accaduto e questo
bastava a Dean per spingerlo a non fidarsi.
Per quanto una luce
bianca potesse non sembrare una minaccia, Dean nella sua vita aveva
imparato a stare all'erta anche per la stranezza più innocente.
La sua vecchia,
sopita conoscenza da cacciatore riaffiorò e si chiese quale
fosse mai la misteriosa creatura soprannaturale – o creature.
Erano forse più di una? –, che si era spinta fino
all'inferno, qualunque fosse il suo motivo.
Non aveva ancora
potuto vedere la sua forma, ma, leggendo i primi segnali, non gli
sembrava di aver mai incontrato tale creatura.
Avrebbe voluto sapere che mostro era e, soprattutto, come si combatteva.
Una figura comparve in lontananza: aveva le sembianze di un uomo, maestose ali nere e indossava un... trench beige?
Che cosa diavolo...?!
Il tizio volante in
trench allungò una mano nella sua direzione e Dean, sentendo lo
stomaco contorcersi in una morsa, aumentò la stretta attorno al
manico del coltello e si preparò a colpire.
Prima che potesse
capire come avesse fatto, il tizio volante in trench lo disarmò
e una mano grande e calda si posò sul suo braccio, poco sotto la
spalla. «È ora di andare, Dean. È ora di
tornare» gli disse enigmatico.
Dove? Non sapeva
dove il tizio volante in trench avesse intenzione di portarlo, ma
difficilmente sarebbe stato peggio di quello in cui già si
trovava.
Insomma, si trovava all'inferno.
Quello che non
comprendeva era per quale motivo volessero portare via proprio lui,
cosa aveva di diverso rispetto agli altri?
La luce bianca si sprigionò di nuovo, avvolgendo Dean e il tizio volante in trench.
«Chi sei?» Cosa sei?, intendeva veramente.
«Castiel» rispose l'altro.
Dean inarcò
le sopracciglia, al suono di quel nome così fuori dal comune, ma
la curiosità venne spazzata via da ben altre domande.
Non sapeva per
quale motivo Castiel volesse portarlo via dall'inferno, ma non si
fidava affatto, era certo che ne avrebbe pagato le conseguenze, in
qualche modo.
Per un momento lo
sfiorò il dubbio che Sam c'entrasse qualcosa in quel salvataggio
– salvataggio? Ma lo era davvero? – e il cuore gli si strinse nella speranza di riuscire a rivedere suo fratello.
Non accadeva mai nulla di buono, perché quella volta avrebbe dovuto essere diverso?
Prima che potesse
fare altre domande, Dean e Castiel vennero avvolti completamente dalla
luce. Il tocco della mano di Castiel sul suo braccio bruciò e
tutto scomparve. E Dean venne portato via, via dalla perdizione.
Spazio Autrice: Salve a tutti! Ritorno in questo bel fandom con un'altra OS non esattamente allegra (comincia a diventare un vizio).
Nello specchietto
in altro dovrei aver detto più o meno tutto, quindi voglio solo
aggiungere che nella 4x01, quando Dean incontra il “his
angel”, non lo riconosce come suo salvatore e ci sono parecchie
spiegazione possibili per questo, comunque, in questa storia,
semplicemente Dean non ricorda il salvataggio, il che ha permesso tutta
la scenetta finale.
Detto questo, spero che il missing moment vi sia piaciuto.
Grazie mille alla mia amica Deb, che mi ha letto la storia in anteprima e mi ha dato il suo parere. Grazie, cara. <3
Ilaria
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