Capitolo Uno: Il primo giorno non si scorda mai, vero?
Dedicata tutta
a Kikari_
e Juls_.
Ragazze, il vostro entusiasmo per questa storia mi ha commosso.
Dedicata a
quelli che sono qui da tanto tempo,
e
anche a chi viene qui la prima volta.
Disclaimer: i
personaggi e i Pokémon non mi appartengono,
sono tutti di Satoshi Tajiri e della Nintendo.
Questa storia
è scritta senza alcuno scopo di lucro.
Capitolo Uno: Il
primo giorno non si scorda mai, vero?
Avevano sicuramente schivato
la morte, e Gary non era nemmeno riuscito a rinfacciarlo ad Ash che
questi aveva ripreso a pedalare con una velocità fulminea.
L’idea di saltare dai massi gli era sembrata folle, ma stava
facendo il suo lavoro. Vedeva Pikachu stringersi alla spalla di Ash
come se fosse la sua unica speranza, e trova la scenetta quasi comica
se ignorava la folle velocità con cui l’amico si
muoveva sulla strada. Poco male, poteva avere un panorama migliore da
una posizione simile.
« Ash,
rallenta! » urla al conducente della bici, che invece di
tenere in manubrio si stava sistemando il berretto sulla fronte.
« E, maledizione, metti le mani dove devono stare!
» esclama esasperato.
Gary sperava tanto di
riuscire a prepararsi con calma quella mattina, fare una colazione
decente e arrivare in perfetto orario il primo giorno. Peccato che Ash
Ketchum fosse di tutt'altro avviso quella mattina, e si stavano
dirigendo verso Celestopoli in netto anticipo, lui seduto sulla ruota
posteriore della sua bicicletta con Ash a guida di un tale veicolo.
L’idea di essere svegliato così presto ed essere
costretto a seguire l’amico per assicurarsi della
salvaguardia della sua bici gli faceva rodere lo stomaco.
Certamente, la prossima
volta che piombava nella sua stanza così
all’improvviso lo avrebbe cacciato, altro che prestargli la
sua bicicletta.
« Ti lascio
davanti a casa di Misty, va bene? » gli chiede urlando Ash, e
Gary vorrebbe chiedere se abbia davvero una scelta. L’idea di
passare la colazione in compagnia delle sorelle Waterflowers non lo
entusiasmava nemmeno un po’. In tutta fretta oltrepassano il
cartello che annuncia la loro entrata a Celestopoli, e si spingono
verso un percorso che aveva preso a conoscere.
« Siamo
arrivati! » Ash effettua una manovra che gli varrebbe una
medaglia a qualche campionato, e lo fa scendere davanti alla porta di
casa di Misty. Gary apre bocca per dirgli qualcosa, ma Ash è
già ripartito in direzione di Zafferanopoli senza che lui
faccia in tempo a formulare qualcosa.
« Guai a te
se me la rompi! » gli urla dietro ottenendo come risposta un
allegro sventolare di mano e il verso meno rassicurante di Pikachu. La
sua bici era spacciata.
« Roba da
pazzi. » si ritrova a sussurrare.
« Buongiorno
Gary. » il ragazzo si sente chiamare, ed è con un
po’ di stizza che rivolge la sua attenzione a Misty.
« Anche a te,
Misty. » lei sorride, cogliendo il suo tono ironico,
rimanendo alla porta di casa e prendendo un sorso dalla tazza che
teneva in mano. Nessuno dei due fa in tempo a dire qualcosa, che
all’entrata si affacciano due delle sorelle di Misty, che non
si fanno alcuno scrupolo a prenderlo ai lati e portarlo in casa,
ignorando il sudore gelido che aveva sulla fronte. Misty sorride
imbarazzata, chiudendo la porta e tentando di salvare l’amico
dalle sue sorelle. Se il primo giorno era così,
quell’anno sarebbe sicuramente stato frizzante.
Touko si abbandona
contro il parapetto della nave con un vago sconforto. L’anno
prossimo sicuramente non avrebbe usato la nave per tornare a Kanto, il
viaggio era così lungo da sembrare infinito, ma era il terzo
anno di fila che si diceva la stessa cosa.
Le sue vacanze si erano
rivelate una vera delusione. Era rimasta con i suoi cugini per tutta
l'estate, e suo fratello non aveva migliorato la sua condizione
mandandole ogni sacrosanto giorno saluti dalle spiagge di Hoenn, con
tanto di fotografia in allegato.
Con fare distratto la
ragazza lancia un'occhiata al ponte sotto al suo. Di sotto Anemone e
Camelia chiacchieravano allegramente. No, più che altro era
Anemone a parlare e ridere, Camelia si limitava ad annuire. Erano
così diverse, ma sembravano così unite. Si
chiedeva spesso se il sentimento che provava per N era forte come
quello che legava le due ragazze che stava osservando. Touko si
ritrova ad essere quasi gelosa del loro stretto rapporto, nonostante
avesse due amici come Komor e Belle. Peccato che in quel frangente il
primo fosse a Zafferanopoli da una settimana, e la seconda si fosse
appena svegliata e quindi non poteva farle compagnia.
« Guarda,
Aristide! » la voce squillante di Iris faceva sempre un
effetto preoccupante su di lei, tanto che sobbalza e non cade oltre il
parapetto. Touko vede Aristide seguire placidamente la ragazzina, che
gli indicava un punto imprecisato della città. Iris sembrava
ancora una bambina, sia per aspetto fisico sia per carattere, eppure
era una delle allenatrici più forti della sua regione ed
aveva a malapena quindici anni.
Touko distoglie lo
sguardo, sperando di non essere notata dai due Domadraghi, ma la
fortuna non sembra sorriderle quella mattina. « Signorina
White. » Touko sgrana leggermente gli occhi nel sentire la
voce di Aristide rivolgersi a lei ed è seriamente tentata di
accennare un inchino. L’uomo che aveva di fronte le incuteva
sempre un forte rispetto.
« Signor
Dragontamer. »
«
Quest’estate non ho avuto occasione di vedere la sua famiglia
a Spiraria. » Touko sorride, nervosa.
« Ho dovuto
trascorrere l’estate con i miei cugini ad Alisopoli, mentre
mio fratello ha passato la sua estate a Hoenn. »
l’uomo rimane in silenzio, e Touko suda freddo per il disagio
che provava ad intavolare una simile discussione.
« Capisco.
Spero di vedervi tutti insieme l’anno prossimo. »
Touko rotea gli occhi, desiderando che Iris dicesse qualcosa per
spezzare la tensione ma la ragazzina, in quel frangente, era
più interessata a guardare i Tentacool che nuotavano sulla
superficie dell'acqua.
D’improvviso
la ragazza sente il proprio nome, riconoscendo Belle, e coglie al volo
l’occasione per defilarsi, avvicinandosi all’amica
che era pronta, l’unica indumento che le mancava era la
giacca che stava tenendo in mano.
« Scusa per
il ritardo. » ma Touko fa un gesto vago con la mano,
sorridendole, ed entrambe guardano Aranciopoli che si stava facendo
sempre più vicina. Ne intravedevano i tetti, dello stesso
colore del nome della loro città. Ormai mancava poco.
Arrivato a
Zafferanopoli, il fiato di Ash si era dimezzato ma la sua
determinazione non aveva subito alcun calo. Il ragazzo si scioglie il
nodo alla cravatta, quella che sua madre gli aveva allacciato poco
più di una mezz’ora prima, e scende dalla bici,
andando incontro a un maestoso edificio color crema.
Il Collegio era enorme
visto da fuori, e chiunque aveva la possibilità di entrarci
poteva solo confermare le storie sull’immensità
della costruzione.
L’edifico
principale, che conteneva l’aula magna e le aule per i corsi
superiori, era quello che spiccava più alla vista di
chiunque. Era circondato da alberi che erano ancora verdi, ma in meno
di un mese avrebbero colorato il vialetto con i colori autunnali.
Più a destra c’era un edificio collegato tramite
un corridoio, più modesto ma anche più ampio,
dove si frequentavano i corsi annuali. La struttura aveva aule ampie e
luminose, adattate alle necessità delle lezioni che si
svolgevano. Tutto il complesso aveva un’aria maestosa, e
chiunque entrava dal cancello principale era investito dalla sua
magnificenza.
Ash però era
già abituato all’atmosfera, e attraversando
l’entrata nota subito l'attività fervente per i
preparativi. Gli studenti provenienti da Sinnoh e Unima si erano
organizzati e si erano divisi i compiti, collaborando in completa
armonia. Solitamente c’erano già anche gli
studenti di Hoenn, ma non riusciva a vederne nemmeno uno.
Al centro di
quell'alveare, Lucinda Jenness con il suo inseparabile Piplup in
braccio era intenta a organizzare le attività insieme a
Touya Black, che sbadigliava cercando di non darlo troppo a vedere.
Lucinda era solo al secondo anno, ma aveva già conquistato
una grande popolarità e una discreta dose di fiducia da
parte dei professori.
Era infatti compito del
secondo anno occuparsi del comitato d’accoglienza per le
matricole, con la supervisione di uno studente del terzo e di un
professore, e Lucinda era così presa dal suo incarico,
volendo rendere l’evento memorabile. In mezzo a tutta quella
confusione, però, Lucinda non ha alcuna fatica a corrergli
incontro.
« Ash! Come
stai? E' tutta l'estate che non ci vediamo! » esclama, mentre
lo stringeva nell'abbraccio. Touya, che la seguiva quasi
d’istinto, si avvicina.
« Benissimo!
Ciao, Touya. » l’altro ragazzo ricambia, soffocando
un altro sbadiglio.
« Scusa se ti
ho chiesto di venire così presto. » dice Lucinda,
piuttosto rammaricata ma Ash ne ride divertito.
« Tranquilla,
se posso aiutare lo faccio volentieri. »
« Lucinda,
avrei bisogno del tuo aiuto. » la ragazza sorride, scusandosi
e allontanandosi con Zoey Williams.
« Allora puoi
aiutarmi a portare degli scatoloni in aula magna? » gli
chiede Touya e Ash annuisce. I due ragazzi si avviarono verso la
palestra, quel giorno adibita come magazzino.
« E Touko?
» chiede a quel punto Ash.
«
Arriverà... » Touya guarda il suo
Interpoké. « Tra mezz'ora. »
In palestra c'era il
caos, tra studenti e scatoloni che si accumulavano formando un corpo
unico difficile da distinguere. C'era un grande viavai, tra ragazzi e
ragazze, Pokémon e oggetti. La figura di spicco, in una
situazione simile, sarebbe però stata solo una. «
Per l'ennesima volta, Kenny! Piantala di chiamarmi Lulù!
» i due ragazzi rimangono indifferenti, mentre vedono una
ragazza rincorrere un ragazzo in mezzo a quel putiferio. Non era certo
la prima volta che vedevano Lucinda inviperita che correva dietro a
Kenny.
Fiordoropoli era in
fermento quella mattina.
Gli studenti di Johto,
condannati alla loro condizione di pendolari, si erano riuniti nella
stazione del Supertreno, in attesa di partire.
Jasmine Steelee si
guarda intorno, in cerca di qualche viso amico, ma trovava solo persone
più adulte di lei. Non c’era nessuno che conosceva
ed è con un po’ di sconforto che si siede su una
panchina libera. Si sentiva tremendamente a disagio in mezzo a tante
persone, e si mette a fissare insistentemente le piastrelle per non
incrociare lo sguardo di qualche sconosciuto.
« Buon
giorno! » esclama a quel punto una voce famigliare. Chiara
Hollingshead era raggiante quella mattina. La ragazza salutava tutti
quelli che conosceva – e non – con disinvoltura.
« Jasmine,
'giorno. » la ragazza ricambia timidamente il saluto, mentre
Chiara si sedeva accanto a lei.
« Hai visto
per caso Angelo o Valerio? » le chiede, mentre si rimirava
nel suo specchietto per controllare il trucco. Jasmine scuote la testa,
negando. In effetti non aveva visto nemmeno i due cugini Domadraghi, e
solitamente loro erano sempre puntuali. O almeno, Sandra era quella
puntuale, Lance veniva prontamente trascinato dalla cugina che non
ammetteva ritardi di alcun tipo.
« Peccato.
Forse li vedremo a scuola. » sorride incoraggiante,
toccandosi qualche ciocca della frangia per sistemarla meglio. Jasmine
annuisce, mentre alzava lo sguardo al grande soffitto della stazione.
Chissà perché, ma insieme a Chiara non si sentiva
a disagio. Anzi.
Un sonoro fischio
annuncia l'arrivo del Supertreno, e quindi anche l’inizio di
un lungo anno per loro due.
Vera non era una
persona pessimista ma viste le condizioni in cui si trovava non poteva
affatto dire che sarebbe stata una mattina positiva.
Fuori dall'albergo di
porto Alghepoli una tempesta fuori stagione – e pure fuori
ogni previsione – si stava scatenando, impedendo a qualsiasi
barca di uscire dal porto. Figurarsi navigare fino alla regione di
Kanto.
Lei aveva tanto
desiderato partecipare all’apertura dell’anno
accademico, ma visti i prognostici la sua speranza veniva brutalmente
schiacciata dalla realtà dei fatti.
Come se non bastasse i
suoi capelli quella mattina avevano vinto la battaglia contro la
spazzola, e lei si ritrovava a legarseli una coda di cavallo con stizza.
« Vera, hai
finito? » il suo adorato fratellino si affaccia alla porta
del bagno e Vera gli lancia un'occhiataccia. « Mamma e
papà ci stanno aspettando da dieci minuti. »
annuncia, prima di lasciare la sorella mentre questa sospira, in cerca
di una buona motivazione per uscire da quella stanza.
Non ne trova, e quindi
esce dalla stanza di pessimo umore, sbattendo la porta e chiudendola a
chiave con fare scocciato.
« Taylor?
» la ragazza perde almeno tre anni di vita nel riconoscerne
la voce. Drew Redrose, davanti ai suoi occhi, che la stava squadrando
con aria divertita.
« Redrose.
» si ritrova a sibilare, quasi senza rendersene conto.
« Come mai qui? » e morde subito la lingua. Dove
sarebbe potuto andare, con quella tempesta tropicale in scala ridotta?
Infatti, Drew indica le
grandi vetrate del corridoio, con un sorriso sornione.
« Vuoi fare
una romantica passeggiata dans le milieu de la tempête?
» le chiede, facendola avvampare di stizza.
« Drew? Ah,
ecco dove ti eri cacciato! » Solidad appare all'angolo,
sorridendo. Subito dopo arriva anche Harley, che non manca di rifilare
un'occhiataccia a Vera. Sembrava che non mancasse nessuno
all’appello.
La tensione si poteva
tagliare con un coltello.
Gli studenti del primo
anno erano nervosi, eccitati e preoccupati, quegli degli anni
successivi determinati ad affrontare nuove sfide nel loro percorso.
Il collegio richiedeva
molto da tutti loro, e bisognava impegnarsi. Già l'essere
lì, avere la possibilità di accedere agli studi
superiori di quella scuola, era un grande privilegio.
Aralia sbircia
attraverso le quinte. Quell'anno le matricole erano in un numero
abbastanza buono. Si sentiva una grande euforia a pensare che sarebbe
stata lei a introdurre loro in quella vita scolastica.
« Allora,
auguri, professoressa Aralia. » Samuel Oak le sorride
incoraggiante.
« Grazie.
» gli risponde lei, mantenendo una calma stoica. Samuel le
batte una mano sulla spalla.
« Una volta
che sarai davanti a loro, tutto sarà più facile.
» la donna sorride, dandosi coraggio, ed esce sul palchetto
di fronte a un’aula piena di studenti che fremevano di
aspettativa.
La prima campana
dell’istituto ammutolisce anche il più
chiacchierone degli studenti, e Aralia si schiarisce la voce.
« Benvenuti,
studenti vecchi e nuovi! »
Spiegazioni
randomiche:
- Touko e
Touya sono gemelli, e hanno cognomi diversi.
- La frase che
Drew dice in francese significherebbe 'nel bel mezzo della tempesta'.
Questo secondo Google Traduttore. Pardon, ma la sottoscritta non
conosce il francese.
- La Iris di
questa storia non è quella dell'anime, bensì
quella del videogioco.
Né!
*ormai è il suo saluto tipico*
Benvenuto a
chi è nuovo, bentornato a chi conosceva
già questa storia.
Mamma, quanto
sono poco coerente con me stessa. E sì che
dicevo 'forse la riprenderò in mano l'anno
prossimo'.
Piuttosto,
parliamo di questa cosa. Sarà come il vecchio
'Collegio'? Fino al capitolo 5 sì. Poi, si vedrà
(no, diciamo che se riesco a tenere Daniel a bada, potrebbe diventare
una storia normale).
Gli anni sono
divisi come prima, la struttura della scuola è
la stessa. Forse
il contenuto potrà variare un po'. Tranquillo chi
non ne sa niente, nei prossimi capitoli tutta questa roba
verrà spiegata.
Spero solo
l'apprezziate.
Quindi, un
saluto e arrivederci.
See you soon!
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