la mia prima long-fic! speriamo bene!
avverto subito che non ho ancora ben chiaro come si svilupperà
la storia... ci devo pensare bene. quindi i commenti e i suggerimenti
sono ben accetti!!
buona lettura!
CHAPTER ONE: A DEATH LIEF
Konoha è sempre stato un
villaggio meraviglioso. Grande, immerso nel verde, ridente anche
nelle più tetre giornate di pioggia. Popolato da centinaia e
centinaia di persone, tra ninja e civili, e animato da un continuo
viavai di turisti e viaggiatori. Un posto dove ognuno, in fondo,
sognerebbe di crescere ed invecchiare.
Hinata Hyuuga amava Konoha... dal
profondo del cuore. Era la sua terra, le sue radici, il suo sangue.
Era, per lei, il posto più stupendo del mondo.
Ma ora, non era così facile
continuare a ritenerlo tale.
Camminava veloce, Hinata, per la strada
principale di Konoha, sotto una pioggerellina sottile e pungente, che
bagnava di tristezza le case deserte, i monumenti abbandonati e
vandalizzati, la spazzatura che ormai nessuno aveva premura di
raccogliere e che giaceva ai bordi delle piazze e delle strade. La
sua Konoha era gravemente malata, e ogni giorno rischiava di morire.
Lanciò uno sguardo amareggiato a
quella che una volta era un'abitazione, e che ora era ridotta ad uno
scheletro, bruciato e ridotto in pezzi. Dentro i suoi confini si
potevano scorgere i rimasugli di quelli che una volta erano un tavolo
e quattro sedie. Era la casa di una famiglia che lei conosceva solo
di vista, ma che nonostante questo gli mancava tantissimo.
“Tutta colpa di questa maledetta
guerra!” pensò con rabbia, accelerando il passo per
distogliere quanto prima lo sguardo da quella visione sconfortante.
Non aveva tempo di perdersi in ricordi
malinconici: doveva essere operativa.
Nonostante ormai fosse una jonin
affermata, non riusciva a scacciare un alone di paura che la
stuzzicava di continuo, proprio lì, dietro il collo... freddo
e costante.
La squadra esploratrice di Suna era
passata per il villaggio solo pochi giorni prima, avvisando le
autorità di un probabile, imminente attacco da parte di Oto, e
quindi probabilmente anche di Orochimaru ed i suoi ceffi.
Solo il nome di Orochimaru la faceva
tremare, ma strinse i denti: doveva essere forte, per il suo
villaggio, per quel poco che ne rimaneva ma che era sempre lì,
pulsante, nella rada vegetazione che si ostinava a spuntare nei punti
più impensabili, e negli occhi duri dei suoi compagni.
Anche i suoi, grandi e bianchi, lo
erano. Impossibile non avere una vena di durezza nello sguardo, coi
tempo che corrono. Ma era quello che li spingeva a continuare in
questa guerra.
Finalmente Hinata arrivò a
destinazione: la porta est di Konoha, dove avrebbe sostenuto il
prossimo turno di guardia del confine. Salì la stretta scala a
chiocciola che portava alla sommità della torretta di
controllo, e si affiancò ad altri due jonin.
-Detsuke, va pure, ti do io il cambio.-
-Hyuuga? Ma tu non dovevi andare alla
porta nord?-
-Si lo so, ma non ti preoccupare, ho
preso accordi io. Và tranquillo e riposa.-
Questi se ne andò in fretta,
lasciando che Hinata prendesse il suo posto contro il basso parapetto
della torre.
Lei si mise subito vicino al compagno,
violentemente scompigliata dal vento furioso e dalla fastidiosa
pioggia, ma riuscì a tirargli fuori un caldo sorriso.
-Buonasera Kiba-kun-
Kiba sorrise felice, scoprendo i canini
appuntiti. Dettaglio che poteva spiazzare ed intimorire, ma che ad
Hinata suscitava una tenerezza infinita.
-Hinata, che bello vederti!-
Era quello, per Kiba Inuzuka,
probabilmente il momento più felice della giornata. Aveva
fame, un freddo assassino e sentiva le ossa scricchiolare per le ore
passate esposto all'acqua, ma era bastato l'arrivo di Hinata, quasi
un'epifania, a scaldarlo e sfamarlo come nient'altro avrebbe potuto.
-Da quanto sei qui?-
-Quasi cinque ore... mi sento uno
straccetto schifoso-
-Lo vedo... Ho pensato che ti avrebbe
fatto piacere mettere qualcosa di caldo in pancia- disse la ragazza,
porgendogli una ciotolina di metallo sigillata, che Kiba aprì
febbrilmente, scoprendoci dentro del profumatissimo yakusoba.
-Hinatuccia, Hinatuccia mia!!!- esultò
il ragazzo, rosso in viso e con lo stomaco che ululava.
E non solo lui ululava: alle sue spalle
apparve come una montagna bianca il suo Akamaru, che fino ad allora
aveva pisolato qualche metro più in là ma che ora era
ben felice di riunirsi alla compagnia.
Dopo aver consumato il tempo record
l'inaspettata merenda, Kiba si voltò verso Hinata
-Come mai hai fatto a cambio con il
jonin della porta nord?-
-Volevo venire qui... Come ben sai, la
situazione è nera, e il clima di gran tristezza... Ho
intenzione, giacchè potrei morire anche domani, di passare più
tempo possibile con le persone a cui voglio bene.-
-Che bel pensiero Hina... ma non dire
più che potresti morire domani, o mi butto giù dal
parapetto!-
-Ma è la verità...
Godiamoci ogni momento che possiamo passare insieme, perchè
purtroppo potrebbe anche essere l'ultimo...-
Dopo questo non disse più
niente: si limitò ad appoggiarsi accanto a lui sul parapetto,
spalla contro spalla, scrutando con attenzione l'orizzonte e sperando
di non veder nessun nemico farsi strada tra i poveri alberi di quella
che un tempo era una magnifica foresta.
Kiba invece non riusciva a guardare
avanti a sé: quella presenza al suo fianco lo distraeva. I
suoi sensi sovrasviluppati erano in visibilio, e il freddo bagnato di
solo pochi minuti prima era completamente svanito.
Anche per lui Hinata era una buona
compagnia... anzi, la migliore che potesse sognare. Ogni istante
passato con lei era ben speso, e ringraziava il cielo per quel
particolare momento. Purtroppo, negli ultimi tempi, i momenti come
quello scarseggiavano.
Il suo incubo peggiore si era avverato:
Naruto Uzumaki sembrava ricambiare la sua Hinata. Lei, nonostante gli
anni passassero, non aveva ancora distolto il proprio interesse dal
ninja biondo, che ora si era svegliato dal torpore che avvolgeva quel
suo cervello di gallina, e si era messo a frequentarla.
Certo capiva che era periodo di guerra,
tutto era instabile e bla bla e pertanto, chi poteva rifugiarsi a
trovare un po' di conforto e distrazione nell'amore, non esitava a
farlo. Ma diavolo, perchè, perchè lui si sentiva così
triste? La felicità di Naruto ed Hinata faceva sembrare il
villaggio di Kiba ancor più tetro ed invivibile.
E si che lui si era anche illuso...
Poco prima che Hinata cominciasse a frequentare Naruto, l'Inuzuka
aveva avuto l'impressione che la ragazza iniziasse ad avvicinarglisi
di più, sembrava provare qualcosa di nuovo... Però
quest'evoluzione fu troncata sul nascere: l'amore dell'infanzia della
ragazza di era fatto vivo e lei ci si era fiondata senza pensarci due
volte. Comprensibile, ripeto.
Se solo Kiba avesse saputo cosa passava
per la testa di Hinata in quel momento... Qualcosa che mai si sarebbe
aspettato.
Era felice. Felicissima. Non avrebbe
mosso un passo da quella posizione nemmeno se gli si fosse parato
davanti in quel momento Orochimaru in persona circondato da mille
serpenti.
Tuttavia, questa sua felicità la
faceva sentire in colpa... Pensava a Naruto.
Pensava, ora che stava con lui, si aver
realizzato il suo sogno. Naruto, il ragazzo che da anni ammirava in
silenzio, da un angolino scuro, era suo. Almeno così appariva
la situazione.
Ma, nonostante la realizzazione di
questo intimo sogno, non era soddisfatta. Era come se si fosse rotto
un incantesimo. Oltre al fatto che Naruto era tendenzialmente molto
immaturo, Hinata aveva la fastidiosa sensazione che lui non avesse
ancora accantonato del tutto Sakura Haruno, anche se quelle volte
(pochissime) in cui Hinata condivideva col ragazzo le sue incertezze,
lui giurava di non avere occhi che per lei, e che Sakura l'aveva
dimenticata.
Insomma, sentiva che quello non era il
posto che faceva per lei... Il cammino verso la felicità aveva
rivelato una strada alternativa, migliore, ma buia e misteriosa.
Inoltre, Naruto aveva, un paio di
volte, cercato di approfondire la loro relazione su un piano più
fisico, ma lei ogni volta si era sentita soffocare e tirata indietro
quasi subito. Sentiva, davvero, che non era questa la felicità
che sognava.
Nell'attesa, nel dubbio, si era
ritrovata moltissime volte a cercare rifugio del pensiero o, ancor
meglio, nella compagnia di Kiba, suo migliore amico da... da... bè,
da praticamente una vita. Ormai in Hinata si era radicato il sottile
pensiero che lui, solo lui, sapeva tranquillizzarla e farla sentire
serena... non metterla mai, per nessun motivo, sotto pressione. Lei
era una ragazza fragile e delicata e Kiba, nonostante fosse forte,
impulsivo ed irruento, sapeva sempre usare un tocco leggero con lei,
nelle parole e nei gesti. E lei amava rifugiarsi in questo piccolo
anfratto di paradiso.
^^ ehm... il prossimo capitolo, se a
qualcuno può vagamente interessare, è già in
lavorazione....
mi scuso se questo è stato un
po' breve o noioso... |