y
Insomnia night
Note: Dunque, questa storia mi è
venuta in mente mentre ero in macchina con i miei amici, anche se non ho ancora
capito da dove è uscita fuori. Fatto sta che l’ho trascritta, ma senza nessuna
pretesa.
Dobbiate scusarmi se la storia presenta
imperfezioni; sono una nuova fan del manga e anime ‘Naruto’, e anche se mi sono
impegnata molto per recuperare, può succedere di aver descritto il carattere dei
personaggi OOC, ma senza farlo apposta.
Mi scuso anche per il titolo, forse un po’
inadatto.
La storia parla principalmente dei Fratelli
Del Deserto, anche se è più incentrata su Temari e Kankuro; i tre sono ancora
dei bambini, Temari ha sette anni, Kankuro sei e, secondo i miei calcoli, Gaara
dovrebbe averne quattro.
Bene, vi lascio alla storia. Ringrazio
anticipatamente tutti quelli che leggeranno e recensiranno, e tutti quelli che
leggeranno solamente: grazie per aver perso cinque minuti con la mia
storia!
Spero lascerete delle recensioni per dirmi
se la storia è di vostro gusto o se devo ritirarmi e
cancellarla.
La dedico alla mia migliore amica, Rita,
che pazientemente ha acconsentito a leggerla per prima e a darmi giudizi.
Grazie!
Baci, Andy_914
Kankuro era disteso sul suo
letto.
Era molto stanco; quel giorno
aveva assistito agli allenamenti di sua sorella Temari, e aveva pregato
all’infinito il loro sensei di far allenare anche lui.
Alla fine, Baki l’aveva
accontentato, e aveva “giocato” un po’ con lui per una mezz’ora, il tempo
necessario per sfinirlo del tutto. Kankuro però, era contento lo stesso.
Quand’era tornato in casa, poi,
era stato ammonito bruscamente dal padre per aver sollevato
l’argomento Gaara, sul quale lui
era molto curioso.
Non aveva mai capito perché quel
fratellino dall’apparenza così innocua non doveva stare a contatto con la sua
famiglia, soprattutto ora che bisognava stare uniti più che mai per riempire
quel vuoto che aveva lasciato loro madre.
Lo sguardo, involontariamente,
gli cadde fuori dalla finestra. C’era molto vento, l’aria sembrava gelida.
Kankuro provò un piacere immenso a stare al calduccio sotto le coperte, e
stringendo di più il suo peluche, pensò subito al suo fratellino. Chissà se
anche lui ora era al calduccio tra le coperte del suo letto con il suo peluche
in mano a guardare il vento che trasportava piccoli granellini di sabbia
nell’oscurità come lui…
Basta, non doveva più pensarci.
Quelli in fondo non erano pensieri adatti ad un bimbo di sei anni.
Si girò nel letto e cercò di
addormentarsi, ma proprio non ci riusciva. Si alzò deciso a sedere sul letto, e
con un gesto secco scostò le coperte da se.
Scese, col suo peluche in mano,
dirigendosi alla porta e uscendo. Attento a non far rumore, chiuse la porta
dietro di se e cominciò a camminare lungo il corridoio buio. Si fermò poco dopo
davanti ad una porta identica alla sua; l’aprì ed entrò, dirigendosi verso il
letto che conteneva una figura piccolina rannicchiata tra le coperte.
- Tem? - chiamò.
- Temari? - provò di nuovo,
scotendola.
- Kankuro… che c’è? - chiese
Temari con voce assonnata.
- Non riesco a dormire, Tem… -
disse lui con voce lamentosa. La sorella si stropicciò un po’ gli occhi; poi
scostò le coperte, gli fece posto e gli disse - Vieni qui -.
Kankuro si sistemò lì, vicino sua
sorella, con il peluche stretto ad una mano e lo sguardo fisso al soffitto.
- Tem… Perché papà non vuole che
stiamo con Gaara? -. Eccola, la domanda che si faceva sempre, quella a cui non
sapeva darsi una risposta almeno lontanamente corretta.
- Beh… Non ne sono sicura ma
credo perché papà pensi che sia pericoloso e possa farci male… - le rispose
Temari.
- Oh… - esclamò Kankuro. Era un
po’ deluso, in fondo lui questa risposta se l’aspettava, ma sentire nemmeno sua
sorella sicura lo faceva sentire un po’ amareggiato.
Calò il silenzio tra di loro,
ognuno troppo concentrato sui suoi pensieri da essere incapace persino da
addormentarsi.
- E’ stato lui a far morire la
mamma, Tem? - proruppe Kankuro.
Temari ci pensò un po’ su, e poi
cominciò ad accarezzare i capelli a suo fratello come faceva sua madre quando
uno dei due era preoccupato per qualcosa. Poi rispose.
- Questo non lo so, Kanky… -
disse sincera.
Ci furono altri minuti di
silenzio, gli sguardi incatenati al soffitto, le mani di lei sui capelli di lui,
il peluche stretto al petto, le ginocchia vicine e i respiri all’unisono.
- Sai che ti dico sorellina? -
disse Kankuro. - Non mi interessa se Gaara è pericoloso, se ci può fare male o
se è stato lui ad uccidere la mamma. Certo, le volevo bene, e gliene voglio
ancora ora, mi manca tantissimo, soprattutto le sue coccole la sera per farmi
addormentare e i suoi baci la mattina quando la colazione era già pronta, ma…
lei ora è in cielo e non tornerà più… Ora c’è lui qui con noi, è il nostro
fratellino, e lo voglio tanto bene lo stesso… -.
Temari si ricordò della sua mamma
a quelle parole, e le si formò un groppo in gola; cercò di non piangere però,
era grande lei, e doveva stare attenta al suo fratellino, doveva sostituire la
loro mamma e piangendo non avrebbe concluso niente.
- Hai ragione, Kankuro. E’ nostro
fratello, e dobbiamo volerlo bene.- gli rispose, facendo un sorriso amaro.
- E poi… Le tue coccole
assomigliano molto a quelle che mi faceva la mamma… Mi piacciono… - disse
Kankuro accennando un sorriso e sistemandosi meglio per essere accarezzato.
- Sono contenta, Kanky… D’ora in
poi sarò io la tua mamma… - gli disse dandogli un bacio sulla fronte.
Tornò ad accarezzarlo
amorevolmente, fino a quando, vicini, entrambi si addormentarono.
Fine
|