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Disclaimer:
Le trame e i personaggi di Once Upon A Time non mi appartengono. Le follie
che ne derivano, sì.
*** I ***
Il campanello suonò con prepotenza.
Regina si alzò con riluttanza dalla sedia del suo studio, non le importava
minimamente di chi fosse alla porta, ma la remota possibilità che fosse Henry la
spinse ad andare ad aprire.
Percorse lentamente il corridoio dal pavimento in marmo, i suoi tacchi
risuonavano nel vuoto.
Raggiunse la porta e la aprì.
Un'ondata di rabbia la travolse. – Tu. Cosa diavolo vuoi? –
Il signor Gold, dietro i suoi costosi occhiali da sole, sorrise.
– Ero venuto a vedere come stavi, maestà. –
Regina accennò un sorriso amaro. – Mia madre è morta tra le mie braccia, un
attimo dopo essere diventata la madre che ho sempre desiderato, per colpa tua.
Come dovrei stare secondo te? – il suo tono era tagliente come una spada, freddo
come il ghiaccio.
Il sorriso di Gold divenne una smorfia di sofferenza. – Mi dispiace Regina, mi
dispiace davvero. –
La donna rise a denti stretti. – Oh certo, immagino quanto tu sia dispiaciuto,
Tremotino – fece qualche passo verso il suo visitatore. – Sei patetico, vuoi
recitare la parte del redento ma sappiamo entrambi chi sei davvero. Un mostro
senza cuore! –
Il signor Gold scosse il capo sospirando. – Ho amato tua madre, Regina, e lei ha
amato me. Ma lei ha preferito il potere, un potere riflesso per giunta. È per
questo che è morta, per la sua sete di potere. Non avrei mai voluto che morisse,
non è mai stato nelle mie intenzioni. –
– Tu...cosa? – chiese Regina sconcertata, poi scoppiò a ridere. – Che immagine
orribile, tu e mia madre! Credevo avesse gusti più raffinati in fatto di uomini!
– commentò velenosa
– Potevi essere mia figlia – continuò l'uomo, impassibile. – Dovevi essere mia
figlia. –
Regina smise di ridere e lo guardò truce. – Grazie al cielo non lo sono, sarebbe
stata una disgrazia e io ne ho già abbastanza. –
Gold tornò a sorridere, ma era un sorriso triste. Si tolse gli occhiali e la
guardò dritto negli occhi. – A differenza di tua madre, io avrei scelto te. Ti
avrei amata per quello che eri, perchè tutto ciò che cercavo, era l'amore di un
figlio. Ti avrei protetta, come tuo padre non ha saputo fare. –
– Come hai protetto Baelfire? –
Il cuore di Gold si contrasse. Inforcò di nuovo i suoi occhiali e non la guardò.
– Tua madre non aveva un cuore, letteralmente. Tu ce l'hai, è lì che batte nella
tua gabbia toracica, ma è arido e freddo. Molto più del mio, mia cara. Io, a
differenza di te, ho continuato a cercare amore, nonostante tutto. Per amore ti
ho spinta a lanciare la maledizione, sperando di ritrovare mio figlio. Tu, l'hai
fatto solo per cercare vendetta. E ora sei sola, totalmente e inesorabilmente
sola. –
Regina si sentì ferita da quella terribile verità, ma rispose con uno dei suoi
soliti sorrisi di scherno.
– Perchè, tu non lo sei forse? Siamo soli entrambi, mio caro. –
Il signor Gold sorrise, e questa volta era un sorriso radioso. – Oh no mia cara
regina di picche – l'apostrofò – io non sono più solo. Ci sono mio figlio e mio
nipote ad aspettarmi e...teoricamente anche mia nuora e i miei consuoceri. Ho
una famiglia adesso, come non l'ho mai avuta in tutti questi secoli. Io non sono
solo Regina, a differenza di te. Ora scusami, mia cara, la mia visita di
cortesia si è protratta anche troppo. Ti lascio al tuo niente. –
Si voltò senza darle modo di rispondere. Ma anche se fosse rimasto, Regina non
avrebbe detto nulla. Gold aveva ragione, era terribilmente sola.
Lo guardò allontanarsi, incerto sulla gamba offesa e allo stesso tempo sicuro,
diretto verso quella che considerava la sua nuova famiglia.
– Che tu sia maledetto Tremotino, tu e tutta la tua stirpe. – mormorò con gli
occhi pieni di lacrime. Poi richiuse la porta sbattendola con violenza e vi si
poggiò, lasciando andare quelle lacrime che non riusciva più trattenere.
Andate tutti all'inferno, pensò. Ma
l'unica che era davvero all'inferno, era lei.
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